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1.3 GLI INVENTARI: ANALIS

1.3.1. La scheda e il database

La scheda redatta dai commissari nella regione dell’Umbria presentava le seguenti voci :

“L’Inventario e descrizione degli oggetti di Belle Arti rinvenuti nelle Chiese o Case delle Corporazioni e Collegiate soppresse dell’Umbria”142

- Il Circondario di - Mandamento di - Comune di - Convento e Collegiata di - Pittura o scultura - Esistente in - Che rappresenta - Che adorna - Alta - In condizioni di - Opera

- Recante le parole o cifre - Appartenente alla Categoria - Dalla Residenza Municipale di - Questo dì

Nel retro della scheda vi è la voce Osservazioni dove si potevano registrare le annotazioni. Per quanto riguarda questo campo si deve sottolineare che dalle riflessioni descritte si evince la formazione culturale dei membri della Commissione e l’amore e l’interesse per il patrimonio artistico e il particolare rispetto per le opere presenti sul territorio di Assisi. In questo campo si fa riferimento alla vita di San Francesco come nel caso della pagella di consegna della chiesa di San Damiano ad Assisi in cui si legge:

141 Nell’archivio della Biblioteca Augusta è presente l’inventario ms. 2251 dedicato a Badia Celestina e

compilato da Luigi Carattoli, Mariano Guardabassi e da Giovan Battista Rossi Scotti nel 1862.

142 Nelle note dell’Inventario viene ricordato che “Giusta lo spirito del Regio Decreto del 21 aprile 1862, n.

573 non possono essere compresi in questo Inventario se non gli oggetti artistici asportabili, fra i quali sono certo da noverare gli affreschi e le opere scultorie non intimamente congiunte colla parte architettonica degli edifici”.

“questa chiesa fu uno dei luoghi dipendenti dalla Badia del Monte Subasio e minacciava rovina sin dai tempi della gioventù di San Francesco, il quale la risistemò e poi vi costruì a lato il primo monastero dove visse e morì santa Chiara. Essa è ad unica nave, coperta da una volta a botte, pendente al centro ed ha in testa una piccola abside dove si scorgono le nuvole rilevate di affreschi ora coperti con bianco di calce”143.

O quando nello stesso immobile si riferisce a Santa Chiara:

“La porta di questo oratorio come anche gli stalli e gli inginocchiatoi e leggii del coro sono tuttavia gli stessi già usati da santa Chiara e della sue prime suore”.144

Ovvero

“sopra una porta ora munita al lato dell’altare e a destra del riguardante si legge intagliata in una piccola pietra questa memoria in caratteri del secolo XVI DA QUESTA PORTA FURONO SANTA CHIARA EBUTU U MO COL S SAC.TO”145.

Inoltre, è possibile individuare i suggerimenti per migliorare la conservazione delle opere comprese quelli di trasferire gli oggetti, la tavola, in un luogo più consono

“L’incaricato della Commissione Provinciale ha ingiunto al custode di trasferire la detta tavola nel coro di santa Chiara, dove può essere meglio conservata”146.

oppure

“La commissione si crede in dovere di pregare l’Autorità Governativa, onde impedire che la Cassa Ecclesiastica deliberi chiudere al culto questa chiesa, la quale oltre il bel quadro del titolare Protettore del Paese ne racchiude pure gelosamente custodite le venerate ossa e finalmente adorna di altari di proprietà privata per i quali esistono lasciate per obblighi di Ufficiature”147.

143 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti, ms 2238, Assisi. C. 43 r. 144 Ivi, 47 r

145 Ivi, 50 r. 146 Ivi, 51 r.

147 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti. ms.2240, Baschi, Bastia, Bettona, Bevagna, Calvi, Cannara e

Fig.5 - Pagella di Consegna di un affresco- presso Badia dei SS. Benedetto e Paolo – Assisi (13 aprile 1869)

BCPA Inventari e descrizioni degli oggetti di Belle Arti rinvenuti nelle chiese e nella case di Corporazioni e collegiate soppresse in Umbria, ms 2238, Assisi. C. 23 v.

Fig.6 - Pagella di Consegna di un affresco- presso Badia dei SS. Benedetto e Paolo – Assisi (13 aprile 1869)

BCPA, Inventari e descrizioni degli oggetti di Belle Arti rinvenuti nelle chiese e nella case di Corporazioni e collegiate soppresse in Umbria, ms 2238, Assisi. c 23 r.

Inoltre, sono presenti anche le indicazioni epigrafiche e la descrizione delle opere delle quali è stato attestato un legame con Giotto o come nel caso di Santa Chiara e l’immagine del papa Urbano V che viene indicato come un dipinto murale della scuola giottesca148.

Il campo Osservazioni ha raccolto anche osservazioni su altre opere presenti nello stesso immobile, come nel caso del Convento di Sant’Antonio Abate ad Assisi:

“Si conservano due paliotti di rame mezzi a oro e argento con ornati a colori. Dietro ad uno di questi si è importatati altro paliotto di seta bianca con ornati riportati di altri colori dono fatto a questa chiesa dalla nobile Sermettari”.149

La scheda doveva descrivere ogni bene all’interno di un immobile oggetto della attività di inventariazione. Il sistema adottato dalla Commissione offriva le informazioni per la sua localizzazione (evidenziate nelle voci relative il Circondario, il Mandamento e il Comune), quindi quelle anagrafico-identificative del bene indicandone la Denominazione del Convento e/o della Collegiata, sottolineandone la tipologia, la “qualità” dei Religiosi o Canonici annotando se erano disciolti o conviventi, e il titolo esatto.

Quindi ne indicava la tipologia artistica del manufatto (pittura o scultura)150 e

proseguiva con la richiesta di indicare esattamente dove l’opera si trovasse all’interno dell’immobile e la descrizione dell’aspetto iconografico della figura oppure indicando il nome del soggetto rappresentato nella scena.

Inoltre, si ritenne opportuno indicare dove fosse collocata l’opera e come questa fosse legata alla struttura architettonica (era posto se è su una tomba, un pergamo, un coro, un Reliquario, un calice o su una croce) e quindi il campo per indicare le dimensioni del bene (lunghezza, altezza e profondità).

Un campo significativo della schedatura è indubbiamente quello delle condizioni conservative che rappresenta lo specchio delle attenzioni in questo settore. Nelle note di spiegazione della scheda si indicava che in questa voce potessero essere previste solo con due diciture: buone o bisognose di restauro; ma la lettura delle schede definisce una serie di risposte molto ampie e differenti. Nella scheda umbra si dava importanza alle condizioni dell’opera e le indicazioni dei commissari sono molto

148 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti, ms 2238, Assisi. 66 v. 149 Ivi, 28 v.

150 In questa voce viene anche indicata la tecnica esecutiva quale a tempera, ad olio, a fresco; mentre per la

scultura se era realizzata ad alto o basso rilievo, se di se di getto, se a cesello o a bulino. Qualora l’opera fosse diversa da queste, la voce veniva cancellata con una riga netta e ne veniva indicata la voce corretta (quale, ad esempio, l’oreficeria).

differenti e vanno dal buono al mediocre, quindi ottimo, alquanto deteriorare, cattive, sufficienti, sudicia, in parte danneggiata, guasta, sofferta, mal restaurata o bisognose di restauro.

Inoltre, si richiede la denominazione dell’autore dell’opera, o in mancanza di questa informazione la scuola o l’indicazione del secolo, o dell’artista cui comunemente viene attribuita. Inoltre, qualora fossero presenti delle parole o cifre si richiedeva una trascrizione corretta e puntuale.

La scheda si conclude con l’indicazione della denominazione della Residenza Municipale, con la data della conclusione e consegna dell’Inventario, le firme del Sindaco, dell’Ufficiale della Cassa Ecclesiastica, dei Commissari della Deputazione Provinciale e i timbri del Comune, della Cassa Ecclesiastica e della Commissione.

La voce più interessante per la Commissione è quella in cui si indicava la Categoria del bene: la I, se si riteneva che l’opera potesse essere spostata; la II, se dopo essere stata traslocata doveva essere sostituita da una copia per non urtare la suscettibilità dei fedeli ed infine la III qualora si intendesse lasciarla in situ151.

Come nel caso della tavola dell’Assunzione di Taddeo Gaddi conservata presso la chiesa di Santa Maria Maggiore a Bettona per la quale

La commissione trova necessaria una copia con la quale il clero può andare processionalmente, senza recarvi questo dipinto il cui pregio esige ogni riguardo”.152

L’idea di realizzare un database in Access con le stesse voci affinché le informazioni contenute permette di consultarle e confrontarle facilmente153.

La Commissione Artistica ha analizzato le chiese e i conventi e ne ha schedato i beni, in base ai diversi tipi di manufatti, segno evidente della piena consapevolezza dell’attività di gestione e tutela dell’opera d’arte e frutto di una maggiore consapevolezza dell’importanza dello stato di conservazione nella scheda si dava importanza alle condizioni dell’opera e alla sua matericità:

151 Quando l’Ispettore per la conservazione delle pubbliche pitture nominato dalle Magistrature veneziane

realizzò il‘piano pratico’ per la conservazione delle opere indicò la suddivisione in tre Classi in base alle loro necessità di restauro. Biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia, Ms. 787, inserto 7, Edwards, P. Relazione presentata ai Provveditori al Sal il 6 aprile 1786.

152 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti. ms.2240, Baschi, Bastia, Bettona, Bevagna, Calvi, Cannara e

Cantalupo, Cart; C. 12 r (Bettona).

Riferendosi al Convento di Santa Chiara ad Assisi

“Il rimanente delle pareti è dipinta e tuttora coperto con il bianco di calce. Fattovi dare dal vescovo Ottavio Spader, forse potrebbero in gran parte questi affreschi recuperati”154.

O a Bettona nel convento di Sant’Antonio Abate

“La commissione raccomanda che sia al più presto possibile rifermato il colore nei punti ove vedesi sollevato”.

nella sacrestia dello stesso edificio

“La commissione propone che detta tela sia al più presto accuratamente foderata per arrestare possibilmente il deterioramento” 155.

A Città di Castello, nel Convento di San Domenico schedando la pittura ad olio raffigurante la Vergine con i Santi, la commissione appunta:

“Abbiamo a deplorare che questa bella tela presenti molte rotture a impedire un maggior reperimento è indispensabile sia accuratamente rifoderata”156.

Oppure particolari attenzioni rivolte ai beni di una certa importanza, come la nota riguardante la chiesa della Minerva ad Assisi.

Non può, senza incorrere nel biasimo del mondo civile abbandonarsi questo edificio che nel suo genere è principalissimo tra quanti ne possiede l’Italia fin qui il beneficio pro tempore si die cura della sua conservazione. Interessa quindi allo zelo del Governo il provvedere ad un fondo per la manutenzione dell’opera insigne”.157

Il lavoro svolto dalla Commissione Artistica ebbe il plauso del Ministro della Pubblica Istruzione che in una lettera del 12 febbraio 1863 riporta:

“ Ho ricevuto l’inventario degli oggetti d’arte del Convento di san Francesco in Assisi e non posso a parole significarle quanto sia stato soddisfatto della esattezza e della eleganza di questo lavoro. Ella si renda interprete dei sentimenti della mia viva gratitudine presso i sig.ri Rossi-Scotti, Guardabassi e Carattoli i quali con tanta dottrina

154 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti, ms 2238, Assisi. C. 57 v.

155 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti. ms. 2240, Baschi, Bastia, Bettona, Bevagna, Calvi, Cannara e

Cantalupo, Cart; cc,.3 r e 6 r (Bettona)

156 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti. ms. 2242, Città di Castello, C.9 v. 157 BCAP, Inventari e descrizioni degli oggetti, ms 2238, Assisi. C. 31r.

e con sì intelligente operosità hanno compiuto quel lavoro, e di assicuri all’alta stima che il governo della loro persona”158.

La lettura e la schedatura informatica dei dati di questi manufatti sono incentrate sulle opere pittoriche, tralasciando le opere scultoree, le oreficerie e gli arredi liturgici si ricorreva allo stacco solo nel caso non fosse possibile assicurare il maggior grado di protezione o nel raro caso in cui si era deciso di demolire l’immobile rimaneva comunque l’unica possibilità.

Il popolamento ha riportato 158 immobili tra chiese e conventi dei ventotto comuni perugini, ha prodotto 977 schede relative alle opere pittoriche.

Il numero più consistente è rappresentato dalle pitture ad olio (486 opere) 159, a

tempera (23)160, quindi i dipinti murali (221)161 ed infine la pittura su tavola a tempera

(114), ad olio (91) e con il campo in oro (11) 162.

Le informazioni utili alla localizzazione dei beni sono state tratte dal database popolato con i dati provenienti dalle schede del “Inventario e descrizione degli oggetti di Belle Arti rinvenuti nelle Chiese o Case delle Corporazioni e Collegiate soppresse dell’Umbria” relative ai 158 beni immobili.

158 ASSBAAASU, AGCM V, 7, 4, n. di ordine 245, Lettera del Provveditore Alunni datata 28 febbraio 1863. 159 Non è stato rilevato nessun bene che fosse indicato con la dicitura generica di “Pittura” e solo un caso di

pittura ad olio e rame.

160 E’ presente anche un’opera si carta dipinta con la tempera e altre sei opere in cui l’unico dato che emerge è

legato alla presenza delle tempera ma non è specificato su quale supporto è usata.

161 Sono schedati anche tre affreschi trasportati su tela. 162 Sono indicate anche 13 opere su tavola

I campi presenti nel database corrispondono alle voci delle schede compilate dalla Commissione Guardabassi.

L’uso del database ha consentito di gestire in modo completo i dati raccolti. Ponendo delle query al database si può evidenziare la quantità di opere pittoriche divise nelle tre categorie (categoria I, II e III) ideate dalla Commissione e volte a definire esattamente la destinazione delle opere, in base al loro stato di conservazione e a quello degli edifici che le contenevano.

La prima categoria si riferisce ai dipinti che, secondo il giudizio della Commissione, potevano essere spostati dal luogo dove erano stati collocati fino a quel momento per conservarli in ambienti più consoni. Dalla tabella si evince che i dipinti ad olio, ai quali deve essere aggiunta anche la parte delle tavole ad olio, che nella schedatura di Guardabassi era scorporata, sono le opere d’arte che possono essere spostate. CATEGORIA I affresco olio su muro pittura ad olio tavola tavola a tempera

tavola a tempera in campo d'oro tavola ad olio

tela a tempera tempera

Fig, 8 Grafico degli oggetti d’arte schedati con l’indicazione della Categoria I.

A seguire, i dati riportano con una casistica considerevole, le tavole a tempera e gli affreschi.

La seconda categoria si riferisce ai dipinti che, secondo il giudizio della Commissione, potevano essere spostati o sostituiti da una copia.

CATEGORIA II affresco olio su muro pittura ad olio tavola tavola a tempera

tavola a tempera in campo d'oro tavola ad olio

tela a tempera tempera

Fig, 9 Grafico degli oggetti d’arte schedati con l’indicazione della Categoria II

Dalla lettura del grafico si comprende che le opere che potevano essere spostate o sostituite da una copia, erano soprattutto pitture ad olio, anche su tavola e realizzate a tempera.

Il dato riferito ai dipinti murali (affresco) è sensibilmente basso.

Ed infine la terza categoria che indicava quali dipinti potevano rimanere in situ:

CATEGORIA III

affresco

affresco trasportato su tela carta e tempera

olio su muro pittura ad olio pitture ad olio in rame tavola

tavola a tempera

tavola a tempera in campo d'oro tavola ad olio

tela a tempera tempera

Fig, 10 Grafico degli oggetti d’arte schedati con l’indicazione della Categoria III

La lettura dei tre grafici dimostra come l’attenzione della Commissione fosse determinata a mantenere in situ i dipinti murali e ci fosse una propensione allo spostamento delle opere mobili, soprattutto i dipinti su tavola.

Spoleto, Perugia e Assisi sono le città che presentano un numero elevato di affreschi schedati e a queste si deve aggiungere Gubbio se si osserva il dato inerente le pitture ad olio163.

Il campo legato alle dimensioni delle opere è strettamente connesso alla finalità per le quali sono ideate e realizzate le schede della Commissione umbra: un occhio vigile verso lo stato di conservazione delle opere, ma anche ai dati funzionali alla pianificazione dello spostamento delle opere d’arte in altri siti che si evidenzia in particolare con il campo relativo alla Categoria (I: può essere spostata; II: spostata e sostituita con copia; III: deve rimanere nel luogo) e che è il perno della decisione della Commissione164. I CAT. I CAT. II CAT II CAT III CAT III CAT 1 101 82 19 128 203 17 35 29 0 7 4 13 58 20 11 11 46

Fig, 11 Grafico degli oggetti d’arte schedati con l’indicazione delle Categorie (Città di Castello, Gubbio, Perugia, Assisi, Città della Pieve e Spoleto )

L’analisi delle schede dimostra che il 32% dei dipinti murali è stato schedato nella I Categoria e quindi ricevette il via libera ad essere spostato in siti più opportuni.

Si consigliò il mantenimento in situ del 65% dei dipinti murali.

163 Spoleto: affreschi (49) e pittura ad olio (23). Perugia: affreschi (39), pittura ad olio (186). Assisi: affreschi

(30), pitture ad olio (54). Gubbio: affreschi (9), pittura ad olio (45).

164 Edwards aveva diviso i beni in tre CLASSI. Con questo progetto, l’Ispettore per la conservazione delle

pubbliche pitture nominato dalle Magistrature veneziane realizzò un “piano pratico” per la preservazione e la conservazione delle opere pittoriche negli edifici pubblici fondato su un controllo delle opere legato anche alla loro collocazione e alla precisa situazione ambientale, che nel 1786 divenne il “ Piano pratico per la generale custodia delle pubbliche opere”. Edwards P., Relazione presentata ai Provveditori al Sal il 6 aprile 1786, cit. 1785.

Per quanto riguarda i dipinti ad olio le percentuali rimangono invariate, il 25 % dei dipinti può essere spostato, il 65% deve rimanere nel luogo e il 10% può essere sostituito da una copia idonea al luogo di provenienza. I tre affreschi staccati e trasportati su tela descritti a Bastia, Gubbio e Spoleto appartengono alla terza categoria.