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2 – LA PINACOTECA DI ASSISI E I SUOI DIPINT

R., Grifoni P., Monumenti e Istituzioni, parte I La nascita del servizio di tutela dei monumenti in Italia 1860-

2.2.6. L’allestimento nel periodo dell’emergenza

A seguito dello sciamo sismico che ha colpito la città di Assisi nel settembre del 1997 si è ritenuto necessario spostare l’intera collezione dalla Pinacoteca per allestirla nelle nove sale del pianterreno del palazzo Vallemani.

La nuova sequenza espositiva proposta, privilegiava il luogo di provenienza dei dipinti che erano stati raggruppati in classi distinte esemplificative del ruolo assegnato all’arte figurativa nell’immaginario collettivo di una città medievale315.

La Pinacoteca presentava – e così ancora oggi- l’ingresso principale del palazzo in via di San Francesco. Il percorso aveva inizio, nella sala d’ingresso che ospita il bookshop e i servizi di accoglienza, con la sezione dedicata alla decorazione Palazzo del Capitano del Popolo. Nelle sale successive si presentavano i dipinti di scuola giottesca tra cui l’affresco di Puccio Capanna con San Francesco, unica opera documentata del pittore (1341) e dipinti di Pace di Bartolo.

Le altre sale si presentavano opere già nelle confraternite cittadine e affreschi staccati dall’Ospedale dei Pellegrini, dal monastero di Santa Caterina e le opere di Andrea di Assisi detto l’Ingegno e Tiberio d’Assisi del castello di Mora, nei dintorni della cittadina.

Grazie a questi dipinti si seguiva un percorso che si snodava per le vie più segrete di Assisi, passando attraverso la decorazione dei palazzi della comunità, le Maestà nelle porte urbiche, la decorazione di un monastero femminile, l’arte al servizio delle confraternite laicali e degli ospedali da loro gestite e la decorazione di chiese del contado.

La caratteristica più evidente della raccolta comunale era la sua marcata impronta “civile” quasi in contrapposizione alle peculiaretà “sanfrancescana” di Assisi. Infatti, era composta in larga misura, da dipinti provenienti da edifici pubblici, da edicole viarie o da sedi di confraternite, destinati ad un pubblico di laici nonostante la prevalenza di soggetti religiosi nelle raffigurazioni.

315 Nonostante l’allestimento fosse temporaneo, il museo era dotato di una impiantistica a norma ed un deposito

per le opere. Un piano inclinato consentiva l’accesso ai disabili. I pannelli esplicativi, in due lingue, erano presenti in ogni sala ed ogni opera era corredata da una succinta didascalia. Borsellino E., Piccoli musei, cit., p.48.

Si trattava di un panorama minore a paragone dell’eccellenza dell’arte profusa nelle basiliche papali di San Francesco e di Santa Chiara, ma che nella sua modestia ha avuto la pretesa di rappresentare la voce più autentica e fresca della terra umbra.

Si alternavano in queste sale dipinti di pittori popolari con le opere del soggiorno assisano di pittori molto conosciuti: Giotto, Puccio Capanna, l’allievo del Perugino, Andrea d’Assisi.

Inoltre, si deve ricordare che la collezione ospitava delle tele di grande interesse e degli arredi liturgici provenienti da alcune chiese tra cui si segnala una croce dipinta, del quinto decennio del Trecento, attribuita al Maestro Espressionista di Santa Chiara.

Dalla cappella del Palazzo Comunale provenivano alcune opere su tela che non vengono analizzate in questo contesto316.

I dipinti murali appartenevano da alcuni edifici della città e del contado di Assisi e presentavano al visitatore la storia dell’architettura e offrivano la possibilità di diventare viandanti per le vie della città.

Vi erano le opere già descritte da Brizi nell’inventario come provenienti dal convento e la chiesa di sant’Antonio, dall’edicola posta dentro una nicchia sopra la porta dell’arco presso le fonti di Moiano, così come quelli provenienti dalla porta urbica di San Giacomo.

Seguivano le pitture della nicchia muro della chiesa di Sant’Andrea e quelle dell’oratorio posto all’esterno del castello di san Gregorio.

Dalla facciata della chiesa di san Niccolò in piazza si conserva in Pinacoteca il frammento San Francesco del dipinto con la Madonna del Popolo risalente al quarto decennio del ‘300, staccato e riportato su cemento con telaio metallico. Il dipinto della Madonna del Popolo, una volta restaurato venne riportato nella sua collocazione per la devozione della popolazione.

316 Erano presenti nella collezione le tele realizzate da Dono Doni (Assisi 1500 circa- 1575), raffiguranti

L’Annunciazione, Le stimmate di San Francesco, presenti nella cappella del palazzo e La Crocefissione con San Francesco. La prima opera venne commissionata al pittore manierista il 9 luglio 1565 e ultimata il 9 agosto seguente, mentre il quadro delle “Stimmate” fu dipinto un anno più tardi e per esso Doni ebbe un acconto di cinque scudi il 15 giugno 1566. Op. cit., a cura di F. Todini e B. Zanardi Assisi, 1980, p 115 e 116. Inoltre, al rinnovamento barocco della residenza comunale appartengono due tele di Giacomo Giorgetti (Assisi 1603- 1679), che raffigurano Santi Rufino e Vittorino che ricevono la corona del martirio, La morte di santa Chiara, e un quadro di Cesare Sermei (Orvieto 1584 – Assisi 1668) che raffigura La benedizione di san Francesco alla città di Assisi, (1626) proveniente dalla Sala del Consiglio. La Pinacoteca conserva la Vergine col Bambino fra s. Gerolamo, San Francesco e Santa Chiara (1596 circa) di Durante Alberti (Borgo San Sepolcro 1538- Roma 1613) proveniente dal convento dei Cappuccini di sant’Antonio Abate di Assisi. Dalla confraternita di santa Maria del Vescovado proviene uno stendardo a due facce dipinto da Niccolò di Liberatore detto l’Alunno (Foligno 1430 circa – 1502), che raffigura da un lato La Madonna della Misericordia tra san Francesco e santa Chiara e san Biagio in trono tra santi. Rufino e Vittorino dall’altro La Crocifissione. A quest’opera è collegato un lascito di due fiorini dell’ottobre 1462.

Si ritrovano i dipinti della porta di san Rufino e dell’antico refettorio della confraternita317 di San Crispino, già di S. Maria del Vescovado e della antica facciata

dell’ospedale dei Pellegrini.

Inoltre, vi erano i dipinti provenienti da una parete esterna dell’Ospedale degli Infermi provengono alcune figure di santi che componevano la decorazione frammentaria di una edicola318 staccata da Augusto Malatesta intorno al 1860.

Quindi i dipinti provenienti dal monastero di santa Caterina e quelli della chiesa di san Cristoforo del castello di Mora319.

I dipinti che incrementarono la collezione erano quelli provenienti dal Palazzo del Capitano che subirono lo strappo dei dipinti murali dopo il 1924 e le loro spese di restauro vennero sostenute da parte della Cassa di Risparmio (schede da 1 a 7). Provengono dal salone superiore, corrispondente all’odierno sottotetto, interamente decorato da scene cavalleresche, dalle quali si ricorda il grande frammento di un Corteo cavalleresco (scheda n.1) seguito da una regina e da uno scudiero, e da piccoli riquadri di un ciclo dedicato ai mesi dell’anno (scheda n.3 e 7). Sulla gualdrappa di uno dei cavalli è dipinto un giglio, insegna degli Angioini, che consente di collegare l’esecuzione di questi affreschi alla memoria del passaggio ad Assisi di Carlo d’Angiò nel 1267. Dallo stesso ambiente proviene una Madonna che reca in grembo Gesù Bambino (scheda n.2) all’interno di un’ampia edicola, della quale si conosce una replica datata 1305.320.

317 Ad Assisi erano attive nel Trecento ben tredici confraternite. Le confraternite sono associazioni di fedeli

costituite e organizzate per l’esercizio di opere di pietà e di carità. Associazioni di penitenti laici, esistevano già nel XI secolo, ma il fenomeno ebbe un notevole sviluppo nel XIII secolo grazie all’azione pastorale degli ordini mendicanti, soprattutto francescani e domenicani, che con la loro predicazione esercitarono una enorme influenza sulla vita religiosa dei laici

318 Nel 1457 la compagnia costruì una piccola cappella ad uso dell’ospedale e un decennio più tardi ne fece

decorare da Matteo da Gualdo (Gualdo Tadino 1435 circa –1507) la parete dell’altare e la facciata esterna, dalla quale proviene un frammento con un Angelo. Le pareti dell’oratorio furono affrescate nel 1477 da Pierantonio Mezzastris (Foligno notizie 1457- 1506) con storie di miracoli di san Giacomo e sant’Antonio.

319 Il territorio comunale di Assisi è caratterizzato dalla presenza di un gran numero di castelli rurali di età

medievale, intorno ai quali si sono sviluppati i popolosi centri moderni del fondovalle o che sono stati ridotti alla condizione di ruderi per lo spopolamento delle aree collinari o montane. A questi castelli faceva capo una popolazione dedita prevalentemente all’agricoltura o alla pastorizia, che riunita in comunanze o in confraternite poteva farsi promotrice della decorazione di cappelle e di piccole chiese.

320 Al contrario, la bellissima edicola in prospettiva è pressoché identica alle solenni architetture inserite da

Giotto ad Assisi nella predica di fronte a Onorio III e a Padova nei “coretti” della cappella di Scrovegni, confronti che consentono di spendere il nome del grande maestro fiorentino anche per la Maestà del palazzo comunale di Assisi