• Non ci sono risultati.

L’area boschiva fra Tartaro e Menago (secol

Nel documento La pianura veronese nel medioevo (pagine 30-32)

Della grande area boschiva tra i fiumi Tartaro e Menago cominciamo ad essere in- formati, pur se non in modo esauriente, dall’anno 1180: Turisendo, procuratore della famiglia dei conti di San Bonifacio, cedette per l’ingente somma di lire 1400 alla co- munità di Cerea tutto ciò che i conti possedevano nella zona, in particolare a «Cogol- lo», tra Nogara e Cerea, e a Casaleone (186), in più l’ottava parte del bosco, «Gazo»,

181 A.S.Vr., San Leonardo, perg. n. 9, 1189 luglio 23; A. Manara, Una famiglia veronese del Quattrocento: i Pompei. Origini, aspetti della vita familiare e pubblica, attività economica, tesi di laurea, Facoltà di lettere dell’Università di Padova, a. acc. 1971-1972, relatore P. Sambin, dattilo- scritto, doc. XVI, 1459 dicembre 15.

182 A.S.Vr., Ospitale civico, perg. n. 450, 1221 marzo 31. 183 Doc. citato sopra, nota 139.

184 Doc. citato sopra, nota 140. 185 C. Ferrari, Il bosco cit., p. 14.

186 G. B. Verci, Storia della marca trevigiana e veronese, I, Venezia, 1786, doc. XXVII, 1180 dicembre 3.

fra Tartaro, Tregnago e Menago. Nel 1187 (187) parte dello stesso bosco fu oggetto di un accordo, certamente l’ultimo atto di una lunga lite, fra Cerea e i conti Di Palaz- zo, famiglia veronese fra le più eminenti dell’epoca precomunale e comunale, com- prendendovisi questa volta anche il territorio di Ravagnana fino alle pescherie di Le- gnago. Membri della medesima famiglia trent’anni dopo (188) dovettero venire a pat- ti anche con la comunità di Isola della Scala, che ottenne in giudizio dai consoli citta- dini la condanna dei Di Palazzo, poiché avevano fatto «roncare» una parte del bosco, stendentesi sempre fra Tregnone e Tartaro - non è nominato qui il Menago -: i Di Pa- lazzo dovevano non solo cessare ogni attività di disboscamento, ma anche permettere che il bosco tornasse a crescere: «nemus excrescere et allevare ubi runcatum est», per l’utile degli abitanti, «pro bono incolarum Ynsule».

Pochi anni dopo, su iniziativa dei comuni di Nogara e di Cerea, in seguito ad una delibera del Consiglio veronese, vennero eletti tre cittadini affinché procedessero alla assegnazione del bosco «Gazi et Hengazate Nogarie». Dal 14 febbraio al 5 dicembre 1225 (189) si svolse una complessa azione processuale. Le ville interessate al bosco - Isola della Scala, Nogara, Salizzole, Asparetto, Concamarise, Sanguinetto, Cerea, «Cogolo», Casaleone, Ravagnana -, enti ecclesiastici e famiglie laiche furono invitati a produrre i testimoni. Ascoltati [70] i quali ed effettuata l’ispezione dei luoghi, i tre arbitri designati procedettero all’assegnazione del bosco. La documentazione perve- nutaci ne concerne una parte, forse la maggiore (190). Di questa una porzione com- patta fu attribuita alle ville, escluse Cerea e Nogara. Ne fu attuata la ripartizione fa- cendo perno ad ovest su una non identificata «via Tristafulorum», a sud sulla parte assegnata a Cerea; come misura di base venne impiegata la tornatura, corrispondente a sessanta pertiche veronesi di sei piedi, cioè a m. 122,5 (191), il che facilitava i cal- coli, dato che i lati furono in media di dodici tornature - il disegno riprodotto (cartina n. 3) è stato da noi «regolarizzato» - e che dodici tornature per una pertica danno esat- tamente la superficie di mq. 3002,184, cioè quella di un campo veronese (192). La differenza fra le superfici calcolate in base alle misure lineari complessive dell’appezzamento e le superfici, espresse in campi, assegnate alle singole comunità permette anche di conoscere - con molta approssimazione, stante la leggera irregolari-

187 A.S.Vr., Istituto Esposti, perg. n. 25, 1187 ottobre 18. 188 A.S.Vr., Ospitale civico, perg. n. 405, 1219 febbraio 16.

189 I documenti relativi alla spartizione del bosco erano già stati segnalati da C. Cipolla, Statuti rurali cit., pp. 118-120, in nota, che si è servito di copie cartacee del secolo XVI. Noi utilizziamo una copia del 2 gennaio 1494, un grande rotolo pergamenaceo: A.S.Vr., Santa Maria in Organo, perg. n. 2531, 1225 febbraio 14-dicembre 5.

190 Cfr. avanti, testo corrispondente alle note 193-194.

191 Sulla pertica di sei piedi, in uso nel Veronese dal secolo XII, chiamata anche «minore», per distinguerla da quella di dodici piedi, si vedano A. Castagnetti, I possessi cit., p. 122, nota 146, e Idem, Primi aspetti cit., pp. 380-381, nota 109. Della tornatura, misura lineare impiegata non fre- quentemente nei documenti veronesi dell’epoca comunale, un documento del 1206, l’unico del ge- nere da noi rinvenuto, ci fa sapere che essa corrisponde a sessanta pertiche di sei piedi: A.C.Vr., perg. II, 9, 4v, 1206 aprile 16.

192 Sulla superficie del campo in età comunale si veda A. Castagnetti, I possessi cit., p. 100, nota 29.

tà delle prime quote - la superficie di terra già adibita a coltura, seminativa o prativa: la misurazione fu effettuata solo «supra nemore», non «supra terris aratoriis et pratis munitis et domesticis sine nemore». Pur assumendo una superficie «regolare» del bo- sco, sicuramente più ampia di quella effettiva, risulterebbero a coltura un centinaio di campi, con un rapporto fra colto e incolto di poco superiore al 10%, ma da considera- re certamente inferiore, forse tra il 5% e il 10%.

A Cerea toccò la porzione maggiore: mentre l’appezzamento diviso fra le ville, di cui abbiamo riprodotto il disegno, corrispondeva a 936 e mezzo campi, a Cerea tocca- rono, in più quote, 2189 campi boschivi, 150 a palude, oltre alla parte che era già sta- ta di Bartolomeo Di Palazzo, 1273 campi a bosco e 80 a palude, con quasi 32 campi per il castello - ben esteso, equivalendo a più di otto ettari -; complessivamente 3462 e 230 campi.

Non era ancora tutto il bosco, mancando fra le ville assegnatarie proprio Nogara, dalla quale il bosco, «Hengazata Nogarie» (193), traeva pure il nome. Orbene, dalle regole emanate dalla comunità di Isola della Scala (194), nelle quali è fatto esplicito riferimento alla divisione del 1225, noi apprendiamo che altri due grandi appezza- menti dovevano essere stati misurati e quotizzati: il «nemus Hengazate», a ovest del Tregnone, fra i cui confinanti appare appunto il comune di Nogara, ed il bosco già di Guglielmo di Lendinara, ad est dello stesso fiume.

La consegna delle terre, secondo lo statuto cittadino, imponeva il rispetto del manto boschivo, facendosi espresso divieto di alienare ed estirpare: «nullo modo de- beant alienare nec locare nec çaponare nec extirpare». Il 5 dicembre 1225 il Consiglio approvava l’operato della commissione, rimandando alla podesteria dell’anno succes- sivo la determinazione dei compensi per coloro che avevano sofferto nel loro diritto (195).

Per renderci conto di quanto le terre boschive fossero estese, consideriamo che la parte, di cui ci è pervenuta la descrizione, ammontava a 4713 e mezzo campi, corri- spondenti a 1252 ettari, equivalenti ad una superficie ideale quadrata di m. 3762 per lato.

Nel documento La pianura veronese nel medioevo (pagine 30-32)