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Manutenzione dei fiumi minori: Bussé ed Alpone »

Nel documento La pianura veronese nel medioevo (pagine 65-67)

Parte II. La bonifica e il controllo dei fium

25. Manutenzione dei fiumi minori: Bussé ed Alpone »

I fiumi minori, collegati con l’Adige, Bussè ed Alpone, nonché le acque vicentine che nel secondo confluivano, soprattutto l’Aldegà, erano di competenza, il primo dal 1194, i secondi almeno dal secolo XIV, dell’amministrazione cittadina. Essi d’altronde contribuivano, in modo determinante, soprattutto l’Alpone, ad accrescere le acque dell’Adige nei periodi di piena.

La cura per le acque del Bussè ed, in genere, di tutta la zona di Palù, che risaliva molto addietro nel tempo, continuò anche nel secolo XV. Nel 1444 (412), ad esem- pio, venne prevista la possibilità di divertire il corso principale del fiume, che fino al- lora si dirigeva verso Tombazosana, ove si immetteva nell’Adige, in altri canali, per confluire alla fine nel fossato «Lavegni», più a sud, e che doveva essere adattato a ri- cevere il Bussè a spese dei comuni di Legnago e di Cerea. Ma non risulta che il diver- sivo sia stato attuato, poiché da atti del 1484, di cui subito diremo, e da disegni dei secoli XVII e XVIII (413) il Bussè appare confluire ancora nell’Adige fra Tombazo- sana e Roverchiara.

Controversie si svolsero fra la città ed alcune comunità rurali, che non volevano essere soggette alla riparazione degli argini, «aggerini», come erano chiamati, del Bussè, sostenendo che questi non potevano essere definiti «aggera recta» dell’Adige. I ricorsi di Villafranca e di Povegliano furono accettati dal governo veneziano (414).

Di lavori compiuti da qualche villa sul Bussè è rimasta traccia: nel 1420 la comu- nità di Bovolone dovette provvedere al rifacimento di 105 pertiche (m. 214,4) di ar- gine in territorio di Tombazosana, su un totale di 248, nel 1429 a 30 pertiche (m. 61) su 456 (415).

Nella seconda metà del secolo sembra che l’iniziativa rimanga affidata alle ville più direttamente interessate.

411 A.S.Vr., Archivio del comune, perg. n. 178, 1458 febbraio 18; si vedano anche per la Gar- desana ibidem, Lettere ducali, reg. n. 12, c. 217v, 1477 luglio 8; per Peschiera ibidem, c. 208r, 1476 agosto 30.

412 A.S.Vr., Archivio del comune, Atti del consiglio, reg. n. 59, c. 63v, 1444 novembre 5. 413 A. Castagnetti, Primi aspetti cit., p. 377.

414 A.S.Vr., Archivio del comune, Lettere ducali, reg. n. 9, c. 77r, 1422 giugno 12; reg. n. 10, c. 69v, 1429 novembre 5, con riferimenti a lettere ducali del 9 maggio 1416, 7 novembre 1421, 19 giugno 1422.

[110] Nel 1484 (416) fu rivolta ai rettori di Verona e letta in Consiglio una sup- plica da parte delle comunità di Isola Porcarizza, Tombazosana, Roverchiara, Oppea- no, Palù e Vallese per la «cavatio et mundatio» del Bussè affinché le sue acque potes- sero defluire, senza impedimenti, nell’Adige. Il Consiglio, constatato che il fiume o dugale era il più importante del territorio veronese - «est vas maioris importantie quam sit aliud dugale territorii Veronensis» -, ché così era stato stabilito da tempi as- sai antichi e ancora gli statuti ne proteggevano il corso, e che da molti anni si trovava in massimo disordine, essendo impedito da innumerevoli ostacoli il fluire dell’acqua, tanto che si erano formate nel suo corso delle isolette emergenti, «policini», con gra- vissimo danno delle ville che venivano sommerse in parte dalle sue acque, deliberava di dare incarico al giudice dei dugali affinché provvedesse a sistemare il fiume, rima- nendo le spese a carico dei proprietari contermini e delle comunità.

Ma anche nel secolo XV i provvedimenti rimanevano sulla carta! Sei anni dopo un’altra supplica fu rivolta dalle stesse comunità (417). Riferendosi alla delibera del 1484 che «fin hora non è stata in alcuna parte expedita», constatato che «dì in dì cre- sceno li evidentissimi e dispiacevoli danni che se recevono da questo quondam modo re et padre de infiniti et innumerabili dugali, li quali tuti inundano uno infinito nume- ro de campi», essendo il fiume impedito da alberi, salici e pioppi - salgari e albare -, e roste, si ripeteva sostanzialmente la richiesta del 1484, premendo affinché l’opera di riattamento fosse attuata entro un anno. La supplica fu accolta, questa volta affian- cando al magistrato tre consorti direttamente interessati. Non fa tuttavia bene sperare dell’esito il fatto che nel 1496 un intervento ducale ribadisse la necessità di restaurare gli argini del Bussè(418)!

Dell’Alpone e dell’Aldegà l’amministrazione cittadina si interessò anche attiva- mente, stante la necessità di continui interventi presso Vicenza e ricorsi relativi a Ve- nezia. Il Sandri (419) ne ha già tracciato a grandi linee le vicende fino al secolo XVI. Sottolineiamo per il nostro secolo qualche momento significativo.

Nel 1411 un accordo fra Veronesi e Vicentini sanzionava il deflusso di metà dell’acqua dell’Aldegà nell’Alpone (420). Nel 1414 una lettera ducale invitava i Ve- ronesi a procedere nei lavori per la sistemazione dell’Alpone e dell’Aldegà: la spesa doveva essere sostenuta parte dai comuni interessati - San Bonifacio, Roncà, Montec- chia, Castelcerino -, parte dai comuni del territorio, secondo il valore d’estimo, eccet- tuati quelli della Gardesana (421). Nel 1429 e nel 1442 le controversie si riaccesero (422). Nel 1455 il doge, constatato che le acque vicentine non trovavano sufficiente scolo né in Alpone né in Adige, per cui «immensa damna» esse recavano alle campa- gne circostanti ed alla strada Verona-Vicenza (fra i supplicanti appariva anche l’abate

416 A.S.Vr., Archivio del comune, Atti del consiglio, reg. n. 64, c. 67r, 1484 dicembre 22. 417 Ibidem, cc. 283v-284r, 1490 novembre 2.

418 A.S.Vr., Archivio del comune, Lettere ducali, reg. n. 14, c. 107r, 1496 aprile 18. 419 G. Sandri, Una carta topografica cit.

420 Ibidem, pp. 191-192.

421 A.S.Vr., Archivio del comune, Lettere ducali, reg. n. 54, c. IV, 1414 marzo 29. 422 C. Sandri, Una carta topografica cit., p. 392.

di Villanova), esortava i Veronesi a provvedere (423). Fu approntato un piano detta- gliato, che prevedeva l’escavazione di 7676 pertiche (m. 15674) di fossati, per la cui esecuzione erano previste 11.243 giornate di lavoro. La spesa veniva sostenuta dalle comunità «ultra Athesim», sulla sinistra del fiume, eccettuate quella della Valpolicel- la e delle [111] Montagne, restando tuttavia quelle di San Bonifacio, Villanova, Pera- rolo, San Giovanni Ilarione, Arcole, Torri di Confine, Brognoligo, Brenton, Monte- forte, Montecchia, Gambellara, Roncà e Castelcerino obbligate ad una spesa doppia, traendone esse il maggior beneficio (424).

26. Regolamentazione dei corsi d’acqua minori e attività di bonifica ad opera

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