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Proposta di musealizzazione

4.4 L’area espositiva

Entrando in un museo il visitatore può scegliere liberamente se seguire il percorso suggerito dai curatori oppure uno scelto in base ai propri interessi e al tempo a disposizione.

Nel nostro caso, è molto importante impostare un percorso razionale, per permettere al visitatore di acquisire appieno le informazioni che si è deciso di trasmettere. Quindi occorre proporre un allestimento originale e dinamico, anche attraverso l’utilizzo di supporti multimediali, per consentire un’esperienza esaustiva e piacevole al fruitore, tenendo anche conto delle diverse esigenze del pubblico.

Come già detto, il passaggio dall’area di accoglienza al percorso espositivo sarà privo di ostacoli ed il visitatore, procedendo, accederà direttamente alla prima parte dell’area museale, quella dedicata alla produzione antica.

Per l’approfondimento dei vari temi si è scelto di diversificare le modalità di esposizione, per mantenere alta l’attenzione e la curiosità. Nello specifico la disposizione trasversale ed il contrasto cromatico della parete avranno il compito di attirare l’attenzione su due grandi vetrine che vi verranno incassate per ospitare i reperti. Lo sfondo sarà chiaro, per creare contrasto sia con la parete che con i reperti esposti e l’ illuminazione sarà affidata a faretti led a scomparsa. La prima vetrina, più grande, lunga circa 5 m, alta 1,20 m e profonda 70 cm riguarderà i laterizi nel mondo

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romano; la seconda, più piccola, lunga 2 m, alta 1,20 m e profonda 70 cm, sarà inerente al periodo medievale. Per tutta la lunghezza della parete sulla sommità delle vetrine correrà una banda chiara su cui i periodi di riferimento verranno evidenziati con una scritta realizzata graficamente con l’utilizzo di tessere da mosaico di color mattone. La divisione cronologica sarà suggerita in forma amichevole attraverso una breve frase che inquadri l’epoca di riferimento, ad esempio in corrispondenza della vetrina del periodo romano l’indicazione potrà essere “Il laterizio a Roma: dalle origini al successo…”; per l’epoca medievale “attraversando il Medioevo…”.

Un pannello posto a parete sulla destra della vetrina tratterà la nascita della produzione del laterizio nel mondo occidentale: si dovranno ripercorrere brevemente le tappe che hanno portato alla diffusione del laterizio cotto a Roma, fornendo le informazioni di base sul loro utilizzo e sulle tecniche costruttive. Nel pannello sarà inserito anche un abaco dei mattoni, illustrante i vari formati (Fig.24).

All’interno della vetrina verrà presentata una selezione di laterizi provenienti dai siti circostanti suddivisi per tipologia.

Per facilitare la comprensione dell’utilizzo che ne veniva fatto negli edifici, la loro sistemazione simulerà una reale messa in opera con l’eventuale l’aiuto di supporti in plexiglass.

Figura 24. Abaco delle divisioni dei mattoni romani (Da ADAM J.P. 1990, p.159)

Saranno quindi esposti esemplari di tegulae mammatae, mattoni speciali che grazie a quattro protuberanze (mammae) restavano staccati dai muri portanti a cui venivano applicati come rivestimento, allo scopo di creare un'intercapedine utile in caso di ambienti umidi; alcuni laterizi a un quarto di cerchio e a cerchio completo per realizzare una piccola porzione di colonna; altri laterizi circolari e quadrati sovrapposti per simulare i pilastrini che sostenevano i pavimenti su suspensurae, nella cui intercapedine passava l'aria calda destinata al riscaldamento degli ambienti.

Troveranno posto anche tubi in terracotta, a sezione quadrangolare, nei quali passava, anche lungo le pareti, l'aria calda per il riscaldamento proveniente dai pavimenti su suspensurae ed infine tubi in terracotta a sezione circolare per la canalizzazione e per lo scarico delle acque.

Le didascalie, applicate sul piano della vetrina, saranno concise ed amichevoli, mentre informazioni più dettagliate verranno trasmesse in audio attraverso i beacon, dispositivi elettronici in grado di trasmettere messaggi tramite la tecnologia

bluetooth64. Fotografie o disegni saranno inseriti, serigrafati sullo sfondo della vetrina

in relazione alla tipologia di ricostruzione esposta, con il duplice scopo di contestualizzare i reperti ed allo stesso tempo di mostrare esempi concreti di utilizzo e messa in opera. A corredo delle foto ci sarà una breve descrizione; maggiori informazioni sul contesto di provenienza saranno fornite attraverso l’affissione di un

QR code65 che il visitatore sarà invitato a scansionare per essere reindirizzato alla

pagina web del sito o area archeologica.

Successivamente, avvicinandosi alla seconda vetrina si attiverà il sensore che darà la possibilità di ascoltare l’audio esplicativo pertinente all’epoca medioevale. A corredo della narrazione, su un grande pannello applicato alla parete che da terra si sviluppa in altezza fino alla banda chiara sovrastante le vetrine, verrà messo a confronto l’impasto di epoca romana e quello di epoca medievale tramite l’utilizzo di macro-fotografie, così da poterne comparare le diversità, come la maggiore o minore porosità e la presenza di inclusi.

64 Cfr. Cap 4.5.

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Nella vetrina verranno ospitati i laterizi disponibili ed i laggioni pertinenti alle collezioni museali di altre istituzioni afferenti al Polo Museale Ligure e che in queste non hanno ancora trovato collocazione nei vari percorsi espositivi (Fig.25).

All’interno di questa stessa vetrina, verranno messe a confronto in frattura, una mattonella antica ed una moderna. Sul lato sinistro di questa seconda vetrina verrà posto un pannello a parete che approfondirà l’aspetto tecnico dell’invetriatura. Le due mattonelle messe a confronto nella vetrina evidenziano come nelle produzioni del mondo antico l’applicazione di un rivestimento vetrificato rendesse impermeabile solo la superficie del manufatto lasciando il corpo ceramico sottostante poroso; nel mondo moderno molti prodotti ceramici invece vetrificano completamente e acquistano impermeabilità: uno di questi è proprio il grès, di cui l’opificio Vaccari fu antesignano, che è vetrificato sia nel rivestimento sia nel corpo ceramico e in frattura appare quindi totalmente vetrificato.

La presentazione di questa tipologia di materiali ci permetterà, rimanendo legati alle peculiarità del territorio regionale, un paragone con le moderne tecniche di greificazione e di smaltatura ceramica della Ceramica Vaccari e ne costituirà l’anello di congiunzione.

Figura 25. Laggioni liguri (Da

https://www.pandolfini.it/it/asta-0172/nove-mattonelle- laggioni-liguria-secolo-xvi-1.asp )

Verrà poi offerta la possibilità di conoscere le fasi principali della produzione ceramica antica, ampliando la narrazione con un allestimento multimediale. Verrà collocato al centro, di fronte alle vetrine, un grande tavolo con schermo touch su cui installare un software specializzato come ad esempio Touchviewer, realizzato dall’azienda ravennate Touchwindow srl (Fig.26). Attraverso un’interfaccia di navigazione userfriendly il software installato offrirà la visita in un panorama immersivo con la ricostruzione virtuale di un quartiere produttivo e tutti gli elementi che lo compongono: le vasche per la depurazione dell’argilla e per la battitura, i capanni dove potevano trovare posto i torni e gli stampi per la modellazione, le tettoie di protezione dagli agenti atmosferici per l’essiccatura ed infine una o più fornaci per la cottura. Gli elementi saranno inseriti in una ideale ambientazione, cioè in prossimità di un monte di cava e di un corso d’acqua. Cliccando sui vari elementi si apriranno finestre che attraverso video ed immagini li mostreranno in tutti i loro dettagli e un breve testo descrittivo spiegherà chiaramente ogni specifica fase. Ciò fornirà al visitatore quella conoscenza che successivamente gli permetterà anche di riconoscere la corrispondenza con le fasi produttive della Ceramica Vaccari. Lo schermo non risulterà perfettamente orizzontale ma sarà posizionato a leggio, quindi con una leggera inclinazione che permetterà di creare in maniera speculare un ulteriore piano di appoggio per un pannello. Qui troverà posto la presentazione dei risultati degli scavi

della fornace di Massa66, che confermeranno ed avvaloreranno le informazioni

trasmesse dalle immagini virtuali. Ciò permetterà di sottolineare la vocazione produttiva del territorio circostante che già in epoca antica ospitava impianti produttivi ceramici.

66 Attualmente è in studio una soluzione espositiva presso il Museo del Castello Malaspina di Massa di cui si daranno le auspicabili ulteriori informazioni ai visitatori attraverso il QR code.

Nell’angolo fra la parete che divide il bookshop dall’area espositiva ed il muro perimetrale sinistro troverà posto l’esposizione del materiale bollato che verrà collocato in una vetrina angolare ad altezza d’uomo.

Si dovrà spiegare che i bolli, in forma di marchi a lettere incavate o a rilievo, erano impressi nell’argilla fresca mediante punzoni di metallo o matrici di legno; nella loro configurazione esplicativa più completa indicano la proprietà del terreno di cava (praedium), il nome della fornace (figlina), quella del gestore (officinator) insieme alla data di fabbricazione segnalata dal nome dei consoli in carica, informazione fondamentale per comprendere quando un edificio è stato costruito e magari anche in quanti anni e se o quando è stato ristrutturato. Ma i bolli laterizi raccontano anche

uno spaccato della società romana: dai bolli di fabbrica, presenti già nei laterizi del I secolo a.C., si evince come nella prima fase dell’Impero le fornaci fossero in gran parte private (in genere delle grandi famiglie aristocratiche proprietarie delle campagne circostanti la città di Roma e, conseguentemente delle cave di argilla, con le annesse officine); durante il I-II secolo d.C. quando la produzione da artigianale diventa industriale numerose fornaci passano sotto la diretta gestione statale. Le forme del marchio, i "bolli laterizi", si trasformarono nei diversi periodi: inizialmente rettangolari, con testo su una sola riga, divennero di forma semicircolare sotto l'imperatore Claudio, quindi lunati con Domiziano e ancora rotondi agli inizi del III secolo, con iscrizioni su una o due linee semicircolari, a cui si aggiungeva eventualmente una linea retta.

Per la trasmissione di queste informazioni si è pensato di utilizzare l’espediente di personaggi parlanti, nello specifico un dominus ed una domina, un uomo libero ed uno schiavo, riprodotti a grandezza naturale su sagome autoportanti. Le quattro figure, saranno ben distinguibili da elementi caratterizzanti, quali ornamenti ed abiti più o meno ricchi così da rendere immediatamente evidente la diversità di condizione sociale e il loro ruolo all’interno dell’officina. Per la realizzazione di queste strutture ci si potrà rivolgere ad una ditta di grafica specializzata nella divulgazione illustrata in

ambito di mostre e musei, come ad esempio la affermata Ink link di Firenze67(Fig.27) .

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Ink Link: http://www.inklink.it/inklink/home_archivio.php

Figura 27. Montelupo Fiorentino, Museo della Ceramica, esempio di ricostruzione grafica realizzata dall'azienda Ink Link. (Foto d.A.)

Il testo sul pannello presenterà il personaggio che, parlando in prima persona esporrà in maniera semplice ed esaustiva i vari aspetti economici e sociali afferenti alla gestione di un’officina.

Si potranno in questo modo inserire curiosità e digressioni in grado di interessare il visitatore, ma sempre finalizzate a sottolineare come un semplice marchio apposto su un materiale di poco valore sia così importante per indagare e conoscere aspetti peculiari della società economica e produttiva antica; ad esempio la domina potrà parlare dell’imprenditoria al femminile: dai bolli laterizi si evince infatti che molti imprenditori erano donne. Si trovano le prime proprietarie di officine di mattoni già nel I sec a.C. cioè alla fine dell’età Repubblicana, ma tra il II e III secolo d.C. sono conosciute una cinquantina di donne imprenditrici attive nel mondo dell’industria edilizia, alcune appartenenti alla famiglia imperiale come Plotina, Sabina e Fuastina, ma grazie ai bolli conosciamo anche la storia di donne imprenditrici che per prime in famiglia intrapresero questa carriera, una di questa particolarmente famosa si chiamava Flavia Seia Isaurica, era una imprenditrice di successo che dirigeva nel II secolo d.C. ben sei officine68.

Nello spazio a disposizione a ridosso del muro laterale sinistro, troveranno posto alcune ricostruzioni pavimentali realizzate in laterizio. Nello specifico si propone la creazione di una pedana rialzata rispetto al piano di calpestio di circa 10 cm che risulterà divisa in quattro settori ciascuno dei quali ospiterà una diversa tipologia di pavimento in laterizio di epoca diversa. I quattro settori proseguiranno idealmente lungo la parete con un pannello bianco su cui verrà serigrafato il periodo di utilizzo: romano, medievale, rinascimentale e moderno. Alla sua sommità, ad un altezza di circa 1.60 m., ogni pannello recherà la fotografia di un ambiente reale in cui è stato utilizzato.

Questo permetterà di sottolineare le analogie tra antico e moderno, infatti l’uso fatto in antico del laterizio negli ambienti di servizio non è diverso dall’utilizzo che si è fatto in tempi moderni del resistente ed economico grès per il rivestimento di ampie superfici, riservando oggi come allora i materiali artistici agli ambienti privilegiati.

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Il passaggio alla seconda parte del percorso, dedicata alla produzione Vaccari, ed ospitata nell’ampio spazio rimanente del capannone, sarà indicato da una segnaletica sul pavimento che inviterà il visitatore a procedere verso destra seguendo poi un percorso antiorario. Si prevede la creazione di una freccia che seguendo lo stile delle indicazioni cronologiche apposte sulla sommità delle vetrine, oltre a suggerire la direzione del percorso, indichi il passaggio all’epoca moderna, ad esempio utilizzando un’espressione come “verso i nostri giorni…”.

In quest’area si ritiene importante non creare ulteriori divisioni per non togliere al visitatore la suggestione di trovarsi ancora immerso nell’ambiente industriale, con la sua grandiosità ed operosità rievocata, oltre che dai materiali esposti, anche dalla struttura stessa. Per l’organizzazione dello spazio all’interno si è pensato di utilizzare delle strutture modulari ad esempio quelle prodotte dalla ditta Easystand by LL. Little and Large Solutions che, grazie alla loro versatilità, risultano particolarmente adatte per creare il percorso espositivo vero e proprio. La modularità permette di movimentare il percorso, mantenendo la direzione logica ma eliminando la monotonia di un andamento rettilineo (Fig.28).

Questi moduli si caratterizzano per un design particolare, basato su linee sobrie, essenziali e nette: in questo modo gli arredi risultano funzionali, non invasivi ma caratterizzanti perché richiamano fortemente l’ambiente industriale adattandosi perfettamente alle nostre esigenze.

Le strutture portanti offrono la possibilità di essere pannellate sia con semplici teli stampati sia con pareti rigide (Fig. 29) che possono venire accessoriate con piani di appoggio, oppure essere utilizzate come semplice supporto per la sospensione di pannelli, quadri o fotografie a sé stanti (Fig.30).

Figura 30. Esempio di sospensione alle strutture con cavi. (Da Figura 28. Esempio di allestimento modulare con le strutture Easystand. (Da https://easystand.it/it-it/)

Figura 29. Esempio di allestimento con pannelli rigidi. (Da https://easystand.it/it-it/)

La linearità del percorso sarà quindi resa più stimolante sfruttando la grande versatilità delle strutture di supporto, creando un andamento sinuoso che sarà anche alternato dall’esposizione di macchinari, ad oggi presenti nella collezione. Inoltre i numerosi contributi multimediali renderanno la narrazione facilmente fruibile da tutti.

Accedendo a questa sala il visitatore troverà alla sua destra un grande plastico dell’intero opificio in scala 1:750. Tale ricostruzione avrà una doppia funzione: in primis quella di illustrare la destinazione d’uso dei principali edifici sia quelli adibiti alla produzione vera e propria sia quelli amministrativi e di servizio, evidenziando in particolare il luogo in cui si trova il museo; si potranno distinguere, attraverso colori diversi, le varie fasi di espansione, dal nucleo di fondazione di fine 1800 fino allo stato attuale. L’altra funzione sarà quella di mostrare la strategica posizione dell’opificio, che rispecchia l’ideale collocazione di tutti i centri produttivi del passato. Come si è già mostrato nella ricostruzione dell’antica fornace, anche per l’Opificio Vaccari la nascita e lo sviluppo dell’attività industriale sono dipesi dalla possibilità di reperire argille di buona qualità, dalla vicinanza di un corso d’acqua, utile sia per le fasi produttive che per il trasporto delle merci, e dalla collocazione in un territorio pianeggiante. Il plastico ovviamente riprodurrà graficamente tutti questi elementi: la vicinanza alla cava argillifera di Palanceda, al torrente Belaso, alle strade ed alla ferrovia.

In questa prima parte, che potrebbe definirsi di “familiarizzazione”, oltre al plastico si predisporrà, una postazione per la proiezione di un video. Data la luminosità dell’ambiente dovuta alla presenza del lucernario a soffitto (Fig.49), è sconsigliabile utilizzare un proiettore a parete che per risultare ben visibile richiede un certo grado di oscurità. Sarà quindi preferibile uno schermo di buone dimensioni, con una clip video in lingua italiana, sottotitolata in inglese, della durata non superiore ai cinque minuti; il visitatore stesso potrà, azionando un tasto, attivare il contributo video; saranno inoltre predisposte alcune sedute per invitare i visitatori a visionarlo più comodamente. Il contenuto presenterà il luogo in cui ci si trova e le sue peculiarità, ripercorrendo brevemente la storia dell’opificio e le tappe salienti dell’evoluzione produttiva; evidenzierà la nascita dello stabilimento alla fine dell’Ottocento come fabbrica di laterizi e la sua successiva trasformazione, nel 1911, in primo impianto in Italia per la

produzione delle piastrelle in grès, che la consacrarono fabbrica leader nel settore, e delle tessere da mosaico, vero fiore all’occhiello della produzione Vaccari. Si spiegheranno i motivi dell’adesione al progetto Nova, patrocinatore dell’iniziativa, assolvendo così anche alle specifiche richieste del bando che prevede una esplicita coordinazione fra le singole attività ed il marchio Nova. Il video potrà essere realizzato utilizzando anche le numerose testimonianze ed interviste reperibili presso l’archivio della emittente televisiva spezzina TLS che ha realizzato in più occasioni servizi sul tema, coinvolgendo personalità istituzionali come il Sindaco del Comune ma anche i discendenti della famiglia Vaccari e gli attuali responsabili dell’archivio storico Vaccari. Successivamente si passerà a trattare le fasi vere e proprie della produzione.

La struttura modulare di supporto scelta sarà qui utilizzata per l’affissione di gigantografie di scatti storici delle varie fasi produttive provenienti dall’archivio Vaccari, sulle quali verrà serigrafato a lato un breve testo descrittivo, contenente le informazioni relative agli aspetti più tecnici di quel determinato passaggio produttivo.

Le foto saranno affiancate da contributi audio con l’ausilio di beacon69. Non essendovi

esigenze conservative particolari si potranno semplicemente predisporre cavi di sospensione ancorati alla struttura modulare; così facendo sarà possibile nascondere alla vista i beacon che rimarranno comunque facilmente accessibili per eventuali operazioni di manutenzione.

Avendo a disposizione numerose testimonianze raccolte dal dott. Mario Giannoni

durante le interviste agli ex dipendenti della Vaccari e pubblicate nel 199570, si è

pensato di utilizzarle poiché in grado di suscitare attenzione per il forte contenuto di umanità, trasmettendo nel contempo un corretto messaggio informativo sulle fasi di lavorazione. Avvicinandosi ad ogni foto sarà possibile ascoltare le diverse testimonianze. Nel caso in cui le registrazioni originali non siano utilizzabili per la bassa qualità audio o per l’impossibilità di estrapolare le informazioni più incisive, il compito potrà essere affidato alla voce di alcuni attori. Per un maggiore impatto emotivo si dovrà mantenere, per quanto possibile, nella versione in italiano, il registro adottato

69 Cfr. Cap. 4.5.

70

dagli ex dipendenti e con termini e cadenza locale, come se la voce narrante fosse proprio quella di un ex-operaio (Fig.31).

Come già accennato sopra71 una soluzione simile è stata adottata da Classis Ravenna -

Museo della Città e del Territorio per la sezione dedicata alla storia dell’ex zuccherificio, in cui il museo è ospitato. Qui, oltre alle fotografie, sono presenti postazioni video con interviste agli operai che vi hanno lavorato, che illustrano i macchinari e raccontano alcuni aspetti della lavorazione della barbabietola (Fig. 32).

71

Cfr. Cap. 2.3.

Figura 31. Simulazione grafica della proposta espositiva.

Qui di seguito si riportano gli scatti scelti per la narrazione delle fasi produttive, con un corredo informativo che potrà essere utilizzato per la didascalia. A seguire, quando disponibili, si riportano gli estratti selezionati delle interviste agli ex operai pertinenti ai diversi momenti e che, come si è proposto, saranno fruibili attraverso i supporti multimediali.

Figura 32. Ravenna, Museo della città e del territorio, sezione dedicata alla storia dello zuccherificio. (Da :https://classisravenna.it/foto-video/)

La cava e l’acquisizione della materia prima

La primissima fase del processo produttivo è rappresentata dall’estrazione della materia prima dalla cava.

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