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L’Arma dei Carabinieri durante l’Amministrazione britannica

Frammentarie sono le informazioni di cui disponiamo relativamente all‟Arma dei Carabinieri. Alla fine di aprile 1941 sappiamo che un gruppo di carabinieri che aveva “raggiunto Asmara isolatamente” venne accolto all‟interno della PAI e che l‟Amministrazione inglese impose

128

ASMAI, DAO, p. 4, f. Relazioni Comando G. Finanza, Brusasca a Comando Generale Finanza, 7 giugno 1949.

129

Ibidem.

130

Cfr. Ivi, Obici a Comando Generale, 4 giugno 1949.

131

Cfr. ASDMAE, DGAP (1950 – 57), Eritrea, b. 799, Report of the Government of the United Kingdom of

Great Britain and Northern Ireland to General Assembly of the United Nations concerning the Administration of Eritrea. For the Period December 1950 – September 1952, 15 settembre 1952, p. 27 e l‟appunto del 21

settembre 1953 conservato nella busta 936 del medesimo fondo archivistico, all‟interno del fascicolo Guardie di Finanza in Eritrea, s.f. Capitano Obici.

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loro un braccialetto azzurro con l‟acronimo della polizia coloniale italiana132

. Spesso i carabinieri vengono conteggiati insieme ai militi PAI: circa 500, come detto, nel 1941, scesi poi a 370 nel secondo semestre del 1942133.

Per il 1950 – 1951 abbiamo cifre più circostanziate: rispettivamente 74 (alla fine del 1950)134, e 71 (al luglio 1951)135.

I carabinieri, come già la Polizia dell‟Africa Italiana, erano il simbolo del potere coloniale italiano, dell‟ordine come della repressione, e per questo non mancarono le voci critiche circa il loro impiego da parte inglese. Sul “New Times and Ethiopia News” comparve un polemico pezzo a firma Seyoum Berhane, che contestava la permenza in servizio dei militari italiani, considerati una “armed police who used to commit every kind of cruel action that one can think of”136

.

Anche i carabinieri dell‟Eritrea, come la Finanza, pagarono un tributo di sangue rispetto alle violenze del terrorismo. Nella stessa azione sciftà che portò al ferimento del finanziere Vessella, perse la vita il carabiniere Quinto Alessi (insieme ad un altro italiano). Il responsabile del delitto, l‟etiope Uolderfiel Abraha, appartenente alla banda dei Mosasghì (su cui torneremo) poi arrestato, venne processato in Asmara, riconosciuto colpevole di altri delitti (anche di nativi) e giustiziato. Tra le prove che lo inchiodarono alle proprie responsabilità vi fu il possesso della pistola del defunto carabiniere italiano137.

Alla fine di ottobre 1950, nel corso di un‟imboscata lungo la Agordat – Cheren, morì anche il maresciallo Pio Semproni138.

Dalla fine del 1948 la responsabilità dei carabinieri dell‟Eritrea spettò al maggiore Antonio Giglio Usai, che aveva combattuto a Cheren, distinguendosi “per audacia e alto valore

132

ASMAI, Africa IV, p. 42, f. Relazioni varie dall‟Eritrea, W. Cerrini, Promemoria per il Sig. Dott. Mario

Franco Rossi, 6 ottobre 1946, allegato n. 6 a M. F. Rossi, Promemoria per il capo di gabinetto, 25 novembre

1946.

133

TNA, WO 32/10235, Half – Yearly Report by the Military Administrator on the Occupied Enemy Territory of

Eritrea. Report IV. For Period 1 July to 31 December, 1942, p. 21. 134

TNA, FO 371/90314, Eritrea. Annual Report 1950, p. 28.

135

ASDMAE, DGAP (1950 – 57), Eritrea, b. 707, f. Sicurezza pubblica in Eritrea. Rapporti del Comando Gen. dell‟Arma Carabinieri, Cerrini e Usai, Progetto per l‟organizzazione del servizio di polizia in Eritrea, 13 luglio 1951, allegato a Usai a Comando Generale dell‟Arma dei Carabinieri, 21 luglio 1951.

136

SEYOUM BERHANE, “Carabinieri” Again!, “New Times and Ethiopia News”, 24 settembre 1949.

137

Cfr. rispettivamente: Uno scifta imputato di sette omicidi, La pistola del carabiniere Alessi era in possesso

dell‟accusato, Un altro teste conferma che la pistola sequestrata all‟imputato apparteneva al carabiniere Alessi, L‟accusato contesta gran parte di una sua dichiarazione volontaria, L‟Accusatore chiede alla Corte di affermare la responsabilità dell‟accusato per i delitti contestati, Lo scifta Wolderfiel condannato a morte, Lo scifta Uolderfiel Abraha è stato giustiziato ieri, apparsi su “Il Quotidiano eritreo” del 25, 26, 29 e 30 aprile, del 2

e 6 maggio, ed infine del 30 luglio 1950.

138

Imboscata sull‟Agordat – Cheren, “Il Quotidiano eritreo”, 22 ottobre 1950. Con lui perì anche un sergente della Polizia Eritrea.

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militare”139. Al pari di Cerrini, fu un ufficiale irreprensibile, che godette di grande considerazione anche tra i britannici140, e che fu, tra l‟altro, protagonista, nel corso del 1951, di una vicenda a tratti singolare, che giova ricordare.

Nell‟agosto 1951 l‟allora Rappresentante diplomatico italiano in Eritrea, sia per ragioni di economia che di equità (nei confronti tanto degli altri esponenti delle forze di sicurezza italiane che del personale della Rappresentanza stessa) sceglieva di porre termine ad una sorta di “privilegio” di cui godeva il militare: l‟uso di una “Balilla” per la quale la Rappresentanza diplomatica italiana pagava l‟assicurazione e provvedeva alle eventuali riparazioni141

. Usai, forte di una legge del 1934 che stabiliva, per l‟ufficiale dei Carabinieri con funzioni d‟istituto e di comando, l‟assegnazione di una vettura di servizio142, decise di presentare formale richiesta di un mezzo al Comando Generale143. Da Roma si denunciò l‟impossibilità di soddisfare la richiesta in questione144. L‟ufficiale scelse allora di scrivere al sottosegretario Brusasca, cui non mancò di rivelare, con un certo rammarico, come il non poter disporre di un‟autovettura gli avesse impedito di partecipare ad un importante ricevimento al principio di novembre 1951145.

Non sappiamo se effettivamente il militare abbia poi beneficiato di un mezzo. Quel che è certo è che si era oramai a pochi mesi dal termine dell‟Amministrazione britannica dell‟Eritrea e che per i carabinieri si avvicinava la data della definitiva partenza. Nell‟estate del 1952 i militi lasciavano finalmente il territorio, “con dolore ma fier[i] del dovere che vi ha[nno] sempre compiuto”146

, non senza ricevere un lusinghiero elogio da parte di Brusasca, che, rivolto ad Usai, sottolineò la “grande opera di civiltà”147 che aveva visto impegnato il distaccamento, e dalla stessa Amministrazione britannica, che in particolare volle inviare una lettera all‟ufficiale italiano “nella quale si ricorda che egli, buon soldato e leale ufficiale,

139

Ha fatto ritorno in Eritrea un valoroso di Cheren, “Il Lunedì del Medio Oriente”, 1 novembre 1948. Forniremo in seguito notizie sul periodico in oggetto.

140

Cfr. ASCCM, CB, b. 45, f. 250, s.f. Giglio Usai Antonio, Gropello a Comando della legione territoriale dei Carabinieri, telespresso n. 4944, 8 settembre 1950.

141

ACS, MAI, b. 2026, f. Spese funzionamento del servizio giudiziario in Tripoli, s.f. Autovettura di servizio per l‟ufficiale comandante i Carabinieri dell‟Eritrea, Capomazza a Esteri, telespresso n. 10939, 24 settembre 1951.

142

ASCCM, CB, b. 45, f. 250, Usai a Rappresentanza del governo italiano in Eritrea, 17 agosto 1951, allegato 1 a Usai a Brusasca, 5 novembre 1951.

143

Ivi, allegato 2.

144

Ivi, allegato 3.

145

Ivi, Usai a Brusasca, 5 novembre 1951.

146

Ivi, Usai a Brusasca, 2 luglio 1952.

147

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rispettato dai suoi uomini per il suo alto senso di disciplina, ha operato lealmente, servendo non solo l‟Amministrazione ma gli Italiani e l‟Eritrea”148

.

Nel concludere queste brevi note sulle forze dell‟ordine italiane, rileviamo che abbiamo notizia del fatto che, come i finanzieri, anche alcuni carabinieri e poliziotti italiani (dal numero imprecisato), utilizzati in precedenza per servizi tecnici, rimasero nel territorio inseriti nell‟Eritrea Police Force come impiegati civili149.

148

I nostri carabinieri lasciano l‟Eritrea, “Il Giornale d‟Italia” (edizione del mattino), 3 agosto 1952.

149

Cfr. ASDMAE, DGAP (1950 – 57), Eritrea, b. 799, Report of the Government of the United Kingdom of

Great Britain and Northern Ireland to General Assembly of the United Nations concerning the Administration of Eritrea. For the Period December 1950 – September 1952, 15 settembre 1952, p. 27.

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CAPITOLO 2