GLI ITALIANI, GLI ERITREI, GLI ITALO – ERITREI, GLI INGLESI E GLI SCIFTA’
4.2 Le vecchie truppe coloniali ed il CAS
Nel marzo 1947960 gli ex ascari si legarono nell‟Associazione Veterani di Guerra dell‟Eritrea e Famiglie dei Caduti (che d‟ora in poi indicheremo semplicemente come Associazione Veterani), una formazione (si ricordino gli annunci fatti dal “Corriere di Asmara” circa l‟arrivo di una commissione che avrebbe liquidato le competenze spettanti anche alle vecchie truppe coloniali) che non aveva altro obbiettivo se non quello di ottenere per i vecchi soldati il pagamento da parte dello Stato italiano delle liquidazioni e delle spettanze loro dovute. Come precisato da un rapporto britannico che sintetizzava i punti salienti dello statuto dell‟Associazione, “the aims of the Association are stated to be the defence of the rights and interests of members, the granting of subsides to the more needy, and general cultural development”961
. Sia pure mascherata da questi propositi umanitari, a membri del Partito Unionista l‟Associazione parve da subito un prodotto degli italiani, considerati i veri registi della sua nascita962. Questi sospetti si concretizzarono in luglio, mese durante il quale venne peraltro annunciato, nuovamente, che il governo italiano era sul punto di inviare nel territorio una commissione per esaminare le richieste avanzate dagli ex ascari963. Il 27 luglio, a Cheren, l‟Associazione tenne la sua prima assemblea generale ed assunse una chiara connotazione politica mutando nome in Associazione Veterani Pro Italia, ed inviando a De Gasperi un
959
G. PUGLISI, Chi è…, cit., p. 109.
960
TNA, WO 230/204, Monthly Political Report n. 15, 29 marzo 1947, p. 2.
961
Ivi, Monthly Political Report n. 16, 29 aprile 1947, p. 2. Lo statuto completo è in FOUR POWER COMMISSION OF INVESTIGATION FOR THE FORMER ITALIAN COLONIES, Appendicies to…, cit., Appendice 115.
962
TNA, WO 230/204, Monthly Political Report n. 16, 29 aprile 1947, p. 2.
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telegramma con una dichiarazione che auspicava il ritorno dell‟Italia964. Senza autorizzazione, vennero impiantati uffici in varie parti del territorio e si cominciò un‟aperta propaganda per il ritorno dell‟amministrazione italiana965. Dalla ricostruzione che dei fatti hanno redatto gli stessi veterani appuriamo che la sezione di Cheren dell‟Associazione aveva richiesto (ed ottenuto) dalle autorità inglesi alla metà di luglio il permesso per assumere un‟attitudine “politica”, nel senso di dichiararsi a favore dell‟amministrazione fiduciaria italiana. Alla luce del permesso conseguito e convinti di non andare incontro ad opposizioni da parte della BMA, si era poi convocato il consesso generale alla fine del mese966. L‟Amministrazione avrebbe invece reagito duramente imponendo in agosto lo “scioglimento” della compagine, non senza che alcuni dei suoi elementi presentassero contestualmente la richiesta per la costituzione di un “genuine political party”, con la denominazione di Nuova Eritrea Pro Italia967. L‟Amministrazione avrebbe poi concesso l‟autorizzazione in settembre a patto che il quartier generale del partito fosse collocato in Asmara invece che a Cheren, e che i dirigenti del partito stesso ed i responsabili delle varie sezioni fossero solo ed esclusivamente eritrei968. La BMA era consapevole della mano italiana dietro gli “affari”969
del costituendo partito. Che la svolta politica che interessò gli ex ascari fosse dovuta agli italiani, venne compreso dall‟azmac Asfaha Hambir, autonominatosi, pare senza alcuna investitura ufficiale, Presidente generale della stessa Associazione Veterani fin dalla sua costituzione970. In odore di filoetipismo e “sgradito” a diversi membri, nel corso dell‟assemblea del 27 luglio, egli fu sostituito nella carica, con votazione unanime, da Caffel Hassabennabi (o Hassabanei), pluridecorato, che firmò il ricordato telegramma filoitaliano a De Gasperi971. Di Caffel, arruolatosi giovanissimo nelle truppe coloniali italiane, disponiamo di un puntuale, quanto impietoso, giudizio che di lui vollero dare le autorità britanniche: “He is an imposing figure […] aged about 60, very erect, who wears an Italian khaki tunic, breeches and gaiters with no
964
Cfr. il telegramma all‟interno del dattiloscritto Eritrea. Testimonianze ed appelli degli indigeni a nostro
favore, in ASCCM, CB, b. 75, f. 10. Il testo, nella sua parte fondamentale, è già stato citato da A. DEL BOCA, Gli italiani in Africa Orientale. Nostalgia…, cit., p. 127.
965
TNA, WO 230/204, Monthly Political Report n. 20, 31 agosto 1947, p. 1.
966
Cfr. FOUR POWER COMMISSION OF INVESTIGATION FOR THE FORMER ITALIAN COLONIES,
Appendicies to…, cit., Appendice 115. 967
TNA, WO 230/204, Monthly Political Report n. 20, 31 agosto 1947, p.1.
968
Ivi, Monthly Political Report n. 21, 30 settembre 1947, p. 1.
969
Ibidem. Ciò viene ricordato anche da G. K. N. TREVASKIS, Eritrea…, cit., pp. 79 – 80.
970
Cfr. ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Relazione politica n. 2, 20 agosto 1947.
971
Ivi, Promemoria per lo S.C.A.O. di Cheren. Allegato “A” ad A. Albini, Appendice alla relazione politica n. 2, 22 agosto 1947.
180
badges of rank or other insignia but a chest full of medal ribbons. He appears to have little brain, and to be merely a „figure – head‟ put up by the Italians”972
.
“Spodestato” da costui, Asfaha Hambir si pose da subito alla testa di una “corrente dissidente”, ribadendo le finalità “non politiche” dell‟Associazione, ed indirizzando dapprima una protesta alla BMA “e sottoscrivendo poi un articolo pubblicato in un foglietto negussita di Asmara”973
. Egli riferì tra l‟altro di un certo “finanziamento”, dell‟ordine di 20 sterline per sezione, erogato dagli italiani a beneficio dell‟Associazione Veterani Pro Italia974. L‟attivismo di Asfaha Hambir indusse il responsabile dell‟Ufficio politico della BMA, colonnello Crawford, a convocare Caffel per avere conto della richiamata “svolta” ed esigere un ritorno dell‟Associazione agli scopi originari, come formalmente avvenne con la riassunzione della vecchia denominazione. Ciò non impedì il mantenimento di un‟inclinazione filoitaliana. Dietro l‟azione dell‟eritreo “dissidente” capace di determinare così rilevanti conseguenze, stando agli stessi italiani coinvolti nell‟operazione Pro Italia, si celava la mano etiope, “attraverso i maneggi del Col. Negga [rappresentante etiopico in Eritrea] con gli impiegati unionisti che, ad Asmara, affollano gli Uffici della B.M.A.”975. Consci del duro colpo che uno scioglimento dell‟Associazione avrebbe portato ai propri disegni, gli italiani decisero di accelerare i tempi per la costituzione di un partito politico vero e proprio. In questo erano forti di un sostanziale via libera espresso dallo SCAO di Cheren, colonnello Trevaskis, ad Armando Albini, all‟epoca assistente del Commissario Straordinario per l‟amministrazione Municipale della stessa cittadina976, in merito alla comparsa sulla scena locale di una formazione filoitaliana in quanto tale. Da qui la citata contestuale domanda presentata alla BMA per mezzo di aderenti della “liquidanda” Associazione Veterani Pro Italia.
Più in concreto Albini era il fondatore977 dell‟organismo che stava dietro il progetto di costituzione di una compagine politica eritrea apertamente filoitaliana, il Comitato di Azione Segreta (CAS). La prima riunione del CAS era stata tenuta ad Asmara il 16 luglio978, ma praticamente il Comitato venne formato il 7 agosto, a Cheren, con il compito precipuo “della direzione politica del movimento in atto (Associazione Pro – Italia) e di quell‟altro che dovrà
972
TNA, WO 230/204, Monthly Political Report n. 20, 31 agosto 1947, p. 2.
973
ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Relazione politica n. 2, 20 agosto 1947.
974
Ibidem. Sulla protesta di Hambir, cfr. anche ALEMSEGED TESFAI, Aynefalale. 1941 – 1950, Asmara, Hedri Publishers, 20073, p. 245.
975
ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Appendice alla relazione politica n. 2, 22 agosto 1947.
976
Cfr. G. C. STELLA, op. cit., p. 46. Albini ricopriva tale carica dal 1943.
977
Ibidem.
978
ASMAI, DAO, p. 1, f. Eritrea. Direttive politiche. Corrispondenza con Barbato (1948), s.f. Lettere da Barbato, A. Albini, Relazione politica n. 10, 3 gennaio 1948.
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formarsi fra breve”979
. Il CAS sarebbe stato composto, oltre che da Albini, dal citato Guido De Rossi, proprietario, tra l‟altro, di un bottonificio sito a Cheren980, da Alfredo Buffoni (protagonista tempo prima di una serie di campagne per lo sradicamento del brigantaggio981), Filippo Casciani, titolare con il fratello Felice di una grande azienda agricola in Elaberet982, Giacomo De Ponti, Luigi Ertola, Vincenzo Di Meglio, Michele Pollera, costruttore edile nonché segretario dell‟Associazione Italo – eritrei983, Giotto Valli, capitano dei carabinieri, Francesco Scagliotti, tenente, Vittorio Vercellino, Alfredo Sciabarrà, capitano, e Giovanni Tagliero, industriale984. Alcuni erano membri del CRIE; Valli e Scagliotti avevano fatto parte del citato gruppo di “resistenti” sull‟Amba Auda guidato da Renzulli985
, e va altresì notato che Michele Pollera, come del resto lo stesso De Rossi, era figlio “meticcio” di un noto funzionario coloniale (Alberto Pollera)986. Di De Rossi in particolare è interessante ricordare quanto su di lui reperibile all‟interno di un documento inglese. Lui, cui il padre Giuseppe aveva trasmesso nome e patrimonio, era “regarded and accepted as an Italian”987. Questo aspetto si sarebbe rivelato anche al principio del 1953 allorché De Rossi avrebbe tragicamente concluso la propria vita suicidandosi. Per il ruolo avuto in Eritrea, anche e, forse soprattutto, nei drammatici anni di Amministrazione inglese, egli si sarebbe infatti meritato un partecipato necrologio da parte de “Il Secolo d‟Italia” che lo avrebbe considerato come “un italiano, uno di quei magnifici pionieri del nostro lavoro in Africa”988
.
La ragion d‟essere del CAS di cui De Rossi fu un indiscusso protagonista derivava da tutta una serie di motivi che andavano dalla volontà di supplire all‟assenteismo del governo italiano “da ogni forma di manifestazione politica in Eritrea”, a quella di reagire al piano di spartizione del territorio, all‟imminente arrivo della Commissione Quadripartita e, infine, al fatto che in loco mancasse “una qualsiasi organizzazione che fosse dal Governo Italiano
979
Ivi, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Relazione politica n. 2, 20 agosto 1947.
980
G. PUGLISI, Chi è…, cit., p. 109. Il bottonificio impiegava 700 operai.
981 Ivi, pp. 60 – 61. 982 Ivi, pp. 73 – 74. 983 Ivi, p. 244. 984
I membri del Comitato sono ricordati in ASCCM, CB, b. 45, f. 253, Comitato Assistenza Eritrei. Asmara, allegato a Gropello a Cellere, 30 luglio 1950, a sua volta allegato a Cellere a Brusasca, 1 agosto 1950.
985
A. DEL BOCA, Gli italiani in Africa Orientale. Nostalgia…, cit., pp. 112 – 113.
986
G. PUGLISI, op. cit., pp. 60 – 61 e 244.
987
TNA, FO 371/80864, Eritrea. Annual Report for 1949, p. 7.
988
Un pioniere d‟Africa si uccide per l‟Italia, “Il Secolo d‟Italia”, 18 marzo 1953, cui si possono accostare Q. MAFFI, Guido De Rossi, “Affrica”, n. 3, 1953 e G. PUGLISI, Il dramma di un meticcio, “Candido”, 29 marzo 1953.
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delegata, o comunque incaricata, ad erigersi contro le assurde affermazioni avversarie che palesemente ledevano i buoni diritti del popolo italiano in Eritrea”989.
Anche se il MAI avrebbe presto imposto il mutamento di nome in Comitato Assistenza Eritrei (CAE), l‟organismo appariva in ultima analisi come uno strumento figlio della vecchia politica coloniale, di quella politica “periferica” che con attività segrete e spesso sottobanco aveva accompagnato l‟imperialismo italiano in Africa Orientale, mirando a spianare la strada alle azioni marcatamente politico – militari. Non a caso, in una lettera dell‟agosto 1947 ad Alcide De Gasperi, al quale si preannunciava l‟imminente viaggio in Italia del dottor Di Meglio quale emissario dello stesso CAS, i membri del Comitato dichiaravano l‟intenzione di “avocare a sé l‟azione politica nei confronti delle popolazioni native costituendo esso, oggi, l‟organismo più indicato e meglio attrezzato per assolvere tale delicata funzione”990
. Con l‟occasione si chiedeva un finanziamento regolare da parte del Ministero dell‟Africa Italiana da effettuarsi “esclusivamente tramite le persone del Comm. E. Queirolo e del Dott. F. Casciani i quali hanno entrambi la possibilità di dar corso alle rimesse nel modo più sollecito e più sicuro”991
. Era vitale che il finanziamento in questione “preceda e – se necessario – annulli qualsiasi altra erogazione di somme a favore di altre organizzazioni del posto”992. Non stupisce che uno dei connazionali segnalati dal CAS per incanalare i finanziamenti fosse Ernesto Queirolo, già Segretario Generale del Governo della Colonia dal 1930 al 1933993, un esponente di spicco della vecchia amministrazione. È di un certo interesse, per meglio inquadrare la sua persona, ricordare che egli sosteneva che “i coloniali hanno per tendenza il senso dell‟espansione”994
. Da una missiva lui indirizzata da Albini, che aveva ancora un vivo ricordo dell‟aiuto a lui prestato dal connazionale alcuni anni prima (1942) per superare la sua condizione di “profugo e fuggiasco”, apprendiamo che il MAI “promise” a Di Meglio un‟erogazione di 12 milioni “come primo immediato contributo”995
, e un finanziamento mensile di 20 milioni. Circa la reale entità dei finanziamenti, dalle fonti emerge in verità una certa incongruenza, unita al fatto che il CAS dovette scontare nel suo primo periodo di attività un certo ritardo delle erogazioni da parte del MAI. L‟organismo poté però contare, come si
989
ASCCM, CB, b. 45, f. 253, Comitato Assistenza Eritrei. Asmara, allegato a Gropello a Cellere, 30 luglio 1950, a sua volta allegato a Cellere a Brusasca, 1 agosto 1950.
990
Lettera datata 16 agosto 1947 allegata a A. Albini, Relazione politica n. 2, 20 agosto 1947, in ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947. 991 Ibidem. 992 Ibidem. 993
Cfr. G. PUGLISI, Chi è…, cit., p. 249.
994
ASMAI, Africa IV, p. 42, E. Queirolo, Relazione sull‟Eritrea, 27 novembre 1946, p. 8.
995
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vedrà anche in seguito, sulle disponibilità dei suoi stessi animatori, come Guido De Rossi, che in ottobre avrebbe messo a disposizione quello che viene definito l‟“intero finanziamento autorizzato” di 10 milioni “senza attendere la materiale esecuzione della operazione di cambio, trasferimento od altro”996
.
In attesa dei finanziamenti romani, sul posto, si era deciso di organizzare la svolta filoitaliana dell‟Associazione Veterani per arrivare poi alla costituzione di un partito. Hassabennabi, per equipararlo in qualche maniera al segretario del Partito Unionista di Cheren, venne fornito di una macchina personale “acquistata a spese dei componenti il Comitato di Azione”997
. In pratica, il Comitato si riservava di “svolgere una intensa e proficua opera di assistenza a favore dei bisognosi, con speciale riferimento alle famiglie degli ascari che sono rimasti a noi fedeli”998, con l‟obbiettivo di “ravvivare, costituire, espandere in ogni località focolai di
italianità tra la popolazione nativa”999. In altri termini, spiegava Albini, ragionando sugli eritrei, “se noi non diamo loro l‟impressione che non li abbiamo dimenticati, che siamo pronti a soffrire a combattere a dare noi stessi per il loro bene, è difficile che l‟opera disgregatrice degli altri partiti non travolga tutto ciò che di buono è ancora rimasto”1000.
A metà settembre si provvedeva dunque a defenestrare dall‟Associazione Veterani, mantenuta in piedi come detto con il ritorno alla vecchia impostazione, il ribelle Hambir, convocando un‟assemblea generale che gli tolse ufficialmente la carica di Presidente generale. La cosa dovette però essere ripetuta, su imposizione di Crawford, al principio di ottobre, poiché la convocazione del consesso non era stata comunicata, come da statuto, a mezzo stampa. Come Presidente generale onorario dell‟Associazione, in entrambe le assemblee, venne scelto Caffel Hassabennabi1001.
Nello stesso settembre, come accennato, nacque ufficialmente il Partito Nuova Eritrea Pro Italia, alla cui guida vennero posti il fitaurari Mahanzel Tesfaghì, che combattendo in Libia ed Etiopia aveva guadagnato 3 medaglie d‟argento, 4 di bronzo e 2 croci di guerra, ed il grasmacc Mohamed Surur Abdalla. Per meglio provvedere all‟organizzazione del Partito, Albini lasciava l‟incarico presso la BMA e si trasferiva in Asmara, su sollecitazione anche degli altri membri del Comitato1002.
996
Ivi, A. Albini, Appendice alla relazione n. 6, allegata a Relazione politica n. 6, 17 ottobre 1947.
997
Ivi, A. Albini, Relazione politica n. 2, 20 agosto 1947.
998
Ivi, A. Albini, Relazione politica n. 3, 4 settembre 1947.
999
Ibidem.
1000
Ibidem.
1001
Cfr. Ivi, A. Albini, Relazione politica n. 6, 17 ottobre 1947.
1002
184
Da questo momento cominciò l‟azione tesa alla diffusione del movimento filoitaliano nel territorio. In novembre, dando conto degli sviluppi dell‟azione sul campo, Albini, entusiasta, poteva comunicare che la gente eritrea “solo nel vedere la nostra bandiera dipinta sulla facciata delle sezioni del Partito […] si va convincendo che c‟è qualcosa di nuovo nell‟aria”1003
. I più toccati dal fenomeno risultavano essere i poveri, i diseredati, le mogli di ex ascari caduti. Nel tentativo di bruciare le tappe e di guadagnare terreno il Comitato inviava propri emissari nei posti più sperduti per “avvertire le popolazioni che l‟Italia è vicina a loro”, approntava bandiere e festoni per le dimostrazioni popolari filoitaliane, e stabiliva “in ogni nostro raduno” di macellare degli animali, “in modo che gli spiriti siano sollevati e si abbia del vero, sincero entusiasmo al momento opportuno”1004: “Questa azione di propaganda nei villaggi, unita al tesseramento in atto nei centri abitati – notava Albini – sta dando già i migliori frutti: anche nel Seraé (Adi Ugri, Adi Quala ecc) che sembrava una delle regioni più difficili per il nostro movimento, si stanno notando visibili segni di ravvedimento tra la popolazione: le sezioni del nostro Partito sono sempre piene di gente che va ad inscriversi”1005
. Albini non nascondeva una certa soddisfazione anche nel riferire che da Assab certo Dott. Pucci assicurava un‟“adesione totalitaria” al Partito del quale era colà imminente la fondazione di una sezione. Tutta questa visibilità aveva però un prezzo.
Pochi giorni prima che Albini trasmettesse a Roma così importanti notizie, il 31 ottobre, una bomba era stata lanciata contro il Gruppo Sportivo di Cheren, un noto centro di ritrovo per tutti gli italiani del posto. Per l‟attentato, presagio di ulteriori violenze, sarebbero stati arrestati e condannati degli eritrei1006. All‟epoca del fatto, tuttavia, Albini, mentre accennava ad un non meglio precisato eritreo che lui indicava come l‟esecutore materiale dell‟azione, insinuava al contempo un “alto” coinvolgimento: “Era proprio un emissario di quelli che vogliono „Etiopia o morte‟ oppure era un emissario dell‟Intelligence Service, interessato a creare, oggi, in questo particolare momento, una barriera di odio ed avversione tra eritrei ed italiani, ora che si vede quanta strada sta facendo questo nostro Partito??”1007. In Asmara, l‟opposizione al movimento filoitaliano vedeva parimenti i militanti dell‟Andenet, l‟organizzazione giovanile del Partito Unionista, minacciare quanti entravano nella sede del Pro Italia1008. La formazione
1003
Ivi, A. Albini, Appendice alla Relazione politica n. 7, 9 novembre 1947.
1004
Ibidem.
1005
Ibidem.
1006
Cfr. Tesfai Demoze e Tuolde Haile condannati a 20 e 15 anni di reclusione, “Il Quotidiano eritreo”, 30 gennaio 1949.
1007
ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Appendice alla Relazione politica n. 7, 9 novembre 1947.
1008
185
giovanile filoetiope, costituita nell‟estate del 1946 dalla fazione unionista del Mahber Feqri Hager, reclutava la maggior parte dei suoi membri tra i giovani cristiani di età scolare1009 e si sarebbe accreditata, come vedremo, come braccio armato del Partito Unionista. Per le minacce portate dai suoi militanti agli stessi membri del Comitato, costoro dovettero presto dotarsi di una “piccola guardia del corpo”1010.
Intimidazioni e “successi” andarono di pari passo. Il giorno 7 novembre, il Consiglio Direttivo del Pro Italia approvò un ordine del giorno, nella elaborazione del quale aveva avuto un ruolo primario lo stesso Albini, che sanciva come lo scopo del movimento fosse quello di “raccogliere liberamente le adesioni di tutti gli eritrei che desiderano l‟indipendenza del loro paese attraverso una [sic] Amministrazione Fiduciaria affidata all‟Italia sotto il controllo dell‟O.N.U.”1011
. Tra i punti più significativi del documento vi erano i seguenti: l‟Italia avrebbe dovuto traghettare il territorio “alla maturità politica, ed economica ed all‟autogoverno”; i confini avrebbero dovuto essere quelli del 1934; vi sarebbe dovuta essere “uguaglianza di diritti per tutto il periodo di Amministrazione Italiana fra tutte le popolazioni residenti in questo territorio, a qualunque razza, religione o nazionalità esse appartengano. Ai militari eritrei verranno riconosciuti gli stessi gradi in uso nell‟esercito italiano e sarà riconosciuta agli eritrei parità assoluta nello esercizio delle arti, commerci, mestieri e professioni”; quindi “lavoro, concordia e pace per tutti”, “pagamento dei diritti vantati da militari e civili verso il Governo Italiano” ed “accordi di buon vicinato ed in materia economica con l‟Impero Etiopico e con i paesi confinanti”1012
.
All‟inizio del mese giunse anche l‟autorizzazione dalla BMA per la stampa dei manifesti di propaganda e soprattutto del giornale di partito, “Luce dell‟Eritrea”. La redazione del primo numero dovette però scontare una certa difficoltà. Nella cronaca di Albini, pareva infatti che “la totalità di quelli che scrivono correttamente il tigrino militano nelle file del Partito Unionista, che le tipografie più accessibili e che danno maggior fiducia (per non avere impegni col Partito Unionista) non sono perfettamente attrezzate come dotazione di caratteri arabi e tigrini, che traduttori arabi sono scarsissimi sulla piazza di Asmara”1013
. Grazie però all‟impegno della Tipografia Fioretti, alla metà di novembre, si realizzò, finalmente, “un miracolo di buona volontà”, un primo numero del periodico, “in una forma decente” e “scritto
1009
T. KILLION, op. cit., p. 73.
1010
ASMAI, DAO, p. 1, f. Relazioni politiche 1947, A. Albini, Relazione politica n. 8, 17 novembre 1947.
1011
Ivi, Partito Nuova Eritrea Pro Italia. Ordine del giorno deliberato dal Consiglio Generale del Partito in
data 7 novembre, allegato “A” ad A. Albini, Appendice alla Relazione politica n. 7, 9 novembre 1947. 1012
Ibidem.
1013
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in buona lingua araba e tigrina”. Stampato in 10.000 copie, venne prontamente diffuso “a