Alessandro Ferrara nel suo libro La forza dell'esempio, il paradigma del giudizio, fa emergere con chiarezza un aspetto dei giudizi estetici fondamentale per la loro autentica comprensione, e qui necessario per proseguire il cammino delle corrispondenze.
I giudizi di gusto si appropriano della rappresentazione dell'oggetto giudicato grazie alla presenza del sentimento di piacere o dispiacere, il quale permette di esercitare la facoltà di giudizio riguardo alla bellezza o meno di un oggetto. Come riferisce Ferrara, Kant nella Kritik der Urteilskraft dichiara che il piacere provocato dal bello produce un sentimento di agevolazione della vita, Beförderung des Lebes, da lui tradotto in sentimento di promozione della vita. Un oggetto bello, giudicato tale, arreca con sé un sentimento di promozione vitale suscitato in colui che giudica ma anche in tutti gli esseri umani, sulla base intersoggettiva e universale del sensus communis. Il senso comune infatti, arreca con sé l'idea di un modo di pensare ampio, di una mentalità aperta, i quali contribuiscono alla promozione di tale sentimento.
Hannah Arendt insiste molto sulla capacità di pensare ampio prodotta dai giudizi estetici per rafforzare la sua estensione di essi nello spazio politico; tale facoltà non costituisce un'empatia generale, ma si concretizza nella capacità di prendere in considerazione le idee e il punto di vista degli altri.
Kant nel paragrafo 40 della Critica della Capacità di giudizio, descrive le massime che definiscono il senno comune, con esse sarà poi più agevole comprendere il significato dell'ampliamento mentale che si accompagna ai giudizi estetici. Le massime sono:
[…] 1. Pensare da sé; 2. Pensare nella posizione di ogni altro; 3. Pensare sempre in accordo con se stessi. La prima è la massima del modo di pensare libero da
pregiudizi, la seconda quella del modo di pensare ampio, la terza quella del
modo di pensare consequenziale. La prima è la massima di una ragione che non è mai passiva.[…] Per quanto concerne la seconda massima del modo di pensare, siamo altrove ben abituati a chiamare ristretto (angusto, il contrario di
ampio) colui i cui talenti non bastano per nessun grande uso (specialmente, per
nessun uso intensivo). Ma qui l'espressione non concerne la facoltà della conoscenza, ma il modo di pensare per cui se ne fa un uso finalistico: quell'espressione indica che, per quanto piccolo sia l'ambito e il grado a cui arriva il talento naturale di un uomo, questi ha tuttavia il modo di pensare ampio se si tira al di fuori e al di sopra delle condizioni soggettive private del giudizio, entro le quali tanti altri sono come rinchiusi, e riflette sul suo proprio giudizio da un punto di vista universale (che egli può determinare solo mettendosi dal punto di vista altrui).106
Questa lunga citazione kantiana era d'obbligo per comprendere come la seconda massima rappresenti il requisito di ogni formulazione di un giudizio estetico. I giudizi di gusto infatti, fondano la loro validità universale sull'esistenza del sensus communis, a cui Kant ha dedicato molta attenzione. Tale senso intersoggettivo consente quindi di abbandonare l'orizzonte solitario in cui si prende in considerazione solo il proprio punto di vista, per approdare invece alla capacità di astrarre da tutte le limitazioni concernenti i propri interessi individuali107, riuscendo ad assumere il punto di vista di tutti gli altri possibili soggetti. I giudizi di gusto kantiani cioè, proprio per il fatto che astraggono da ogni implicazione personale, riescono ad essere inclusivi del punto di vista altrui. Essi sono universali, generali, mantenendosi però sempre collegati con le condizioni particolari che li hanno generati.
Il modo di pensare ampio che Kant descrive come funzionante nella facoltà del giudizio, consente dunque come si è detto, alla Arendt di confermare la propria trasposizione politica, fondando la congruenza proprio sul fatto che nella formulazione di un giudizio di gusto, si paragona il proprio punto di vista con quello di tutti gli altri possibili, per fondarne la validità. Tale operazione è resa possibile dall'immaginazione, la quale rappresenta tutti gli altri come presenti, anche se effettivamente non lo sono e, pur enunciando un giudizio individuale, si riesce a muovere in uno spazio pubblico proprio grazie alla modalità noetica del giudizio estetico: il pensiero ampio.
106 I. Kant, Critica della Capacità di giudizio, cit., pagg. 393, 395.
La stessa modalità noetica è riscontrabile nel modello multidimensionale della Philosophy for Children, in cui la comunità di ricerca è inevitabilmente definita come un esempio di spazio pubblico e in cui ogni considerazione dev'essere fondata prendendo in considerazione il punto di vista altrui.
Hannah Arendt in The Life of Mind consente tramite la sua definizione di mentalità larga di far emergere tutte le implicazioni che il paradigma kantiano ha con il curricolo Lipman.:
Pensare con una mentalità larga – ciò vuol dire educare la propria immaginazione in visita. […] Più sarà vasta la sfera in cui l'individuo illuminato sarà capace di muoversi da punto di vista a punto di vista, più il suo pensiero sarà “generale”... Tale generalità, però, non si identifica con quella del concetto […] essa è strettamente legata a ciò che è particolare, le condizioni particolari dei punti di vista attraverso cui si deve passare per prevenire al proprio punto di vista “generale”.108
L'immaginazione che si unisce con la capacità di pensare criticamente, l'esigenza di pervenire ad un punto di vista il più generale possibile, passando per tutte le particolarità, è proprio questo ciò che accade durante una sessione di Philosophy for Children. La connessione è d'obbligo, non solo per quanto riguarda la felice sintesi di universalità e individualità, ampiamente indagata nel paragrafo precedente, ma ulteriore motivo di corrispondenza è fornito proprio dal pensiero amplificativo. Esso infatti è una delle specifiche declinazioni che il pensiero creativo può assumere. Il modello multidimensionale di pensiero, il cui sviluppo è uno degli obiettivi della Philosophy for Children, porta all'esercizio dell'estensione del proprio pensiero, includendo al momento della formulazione dei giudizi non solo il proprio punto di vista, ma tanti punti di vista altrui quanto più sono possibili. La capacità estensiva non è alimentata solamente dall'immaginazione, la quale consente di rappresentare gli altri, ma qualora fossero presenti, come accade nel caso della comunità di ricerca filosofica, essa viene stimolata da un'altra dimensione del modello Lipman, il pensiero caring. È 108 Citazione tratta da A. Cosentino, S. Oliverio, Comunità di ricerca filosofica e formazione, cit., pagg.
cioè la capacità di prendersi cura degli altri, dimostrando un'apertura e un interesse verso di essi, che porta il membro della comunità a prendere la loro opinione sul serio, cercando di formulare un enunciato che sia quanto più inclusivo.
La finalità di una sessione di Philosophy infatti, non è pervenire ad una soluzione o ad una risposta definitiva alla domanda che ha dato inizio al Piano di discussione, il fine è invece riuscire a pervenire criticamente ad un punto di vista che non sia mera espressione di interessi particolari, ma che sia scaturito proprio dall'astrazione da essi, pervenendo all'inclusione del punto di vista di tutti i membri della comunità, passando per ogni loro particolarità per giungere infine ad un universale condiviso. Tale universale, come nei giudizi riflettenti kantiani, non è figlio di concetti ma è costruito proprio sulla base del particolare, esso tramite l'applicazione del pensiero critico, creativo e caring riesce ad essere espressione del sentimento comune della specifica comunità di ricerca.
Tutto ciò è reso possibile dall'istanza che accomuna la pratica filosofica lipmaniana e il giudizio di gusto kantiano, ovvero la necessità di pensare in un modo ampio, riuscendo a mettersi dal punto di vista altrui.
L'ampliamento mentale non è l'unico elemento dell'aspetto teleologico dei giudizi riflettenti riscontrabile nella Philosophy for Children. C'è un'ulteriore affinità che si è lasciata emergere in maniera intuitiva all'inizio del paragrafo, ma che ora si desidera esplicitare. Per quanto riguarda il sentimento di promozione della vita derivante proprio dalla rappresentazione di un oggetto bello, esso può esser messo con facilità in connessione con quella che è la finalità più profonda della Philosophy for Children. Nella prima parte di questo percorso ci si è infatti soffermati sulle finalità del programma, e si è più volte ribadito come gli obiettivi pedagogici e di sviluppo delle capacità logico-argomentative siano in realtà dei fini secondari. Lì come qui non si vuole negarne l'estrema utilità e importanza, ma li si vuole ricondurre a quello che è lo scopo finale che anima l'intero processo lipmaniano. L'anima motrice del programma è proprio la promozione della vita individuale, il miglioramento delle sue qualità. Tale promozione di