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L’assemblea ateniese e l’interpretazione del secondo oracolo

3 2 L’oracolo e il racconto oracolare

3.3 Oracoli sulle guerre persiane: gli Ateniesi : i salvatori della

3.3.1 L’assemblea ateniese e l’interpretazione del secondo oracolo

Erodoto racconta che i messi scelgono di portare ad Atene soltanto il secondo responso per il suo tono più mite rispetto al primo (ἠπιώτερα). Il testo trascritto viene presentato così all’assemblea del popolo (ἐς τὸν δῆμον) per essere

237 Cfr. l’espressione in Hdt. (I 80, 5): συνήισαν ἐς τὴν μάχην. 238

Aesch., Pers., v. 347.

239 Riferito a città: cfr. Il. XII 11: il muro che era stato eretto dagli Argivi per proteggere le

proprie navi rimarrà in piedi fino alla morte di Ettore e fino a quando la città di Priamo non sarà saccheggiata; Hdt. VI 28, 1: Istieo lascia inviolata la città di Taso.

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63 discusso, e, in questa sede, le opinioni (γνῶμαι) espresse dagli interlocutori241 vertono principalmente sull’interpretazione del “τεῖχος ξύλινον” e della “θείη Σαλαμίς”. Fra tutte le numerose (πολλαί) ipotesi, lo storico riporta le più contrastanti (συνεστηκυῖαι)242: quella avanzata da alcuni fra i più vecchi (τῶν πρεσβυτέρων μετεξέτεροι), i quali, interpretando il τεῖχος ξύλινον come un riferimento ad un’antica palizzata (ῥηχῷ) intorno all’acropoli, sostengono che sarà proprio questa parte della città a rimanere intatta; un’altra tesi, sostenuta da un gruppo di persone non ben identificate (οἱ δ’), si basa sul presupposto che il “muro di legno” alluda alle “navi” ed esorta pertanto ad equipaggiarle non per fuggire, ma per combattere sul mare. L’unica perplessità legata a tale ipotesi è rappresentata dagli ultimi due versi dell’oracolo relativi alla morte di uomini di cui l’isola di Salamina sarà testimone. I χρησμολόγοι, annoverati fra quanti identificano le navi con il “τεῖχος ξύλινον”, risolvono tale difficoltà, pensando che gli ultimi versi della profezia prevedano una sconfitta nel caso di uno scontro navale a Salamina (più avanti Erodoto dirà che gli interpreti, τὸ δὲ σύμπαν εἶπαι “per dirla in una parola”, sconsigliano una battaglia sul mare, esortando i cittadini ad abbandonare l’Attica per trasferirsi altrove). Sarà Temistocle, un uomo entrato a far parte da poco dei cittadini più eminenti, a fornire un’interpretazione più convincente rispetto a quella degli esperti. Questi opta per una resistenza sul mare in base alla considerazione che gli eventi annunciati dall’oracolo dovranno necessariamente rivelarsi favorevoli agli Ateniesi poiché il dio si è espresso chiamando Salamina “divina” (Θείη), e non, ad esempio, “sciagurata” (σχετλίη). A questo punto segue un breve flash-back (144 1-2), in cui viene ricordato che già una volta i consigli di Temistocle si sono rivelati utili, quando cioè, in previsione della guerra contro Egina, aveva proposto di impiegare i proventi delle miniere del Laurio per potenziare la flotta. E’ stata proprio questa occasione a permettere agli Ateniesi di diventare marinai e avere a disposizione navi da guerra. Il racconto oracolare, comprendente le due profezie sull’invasione persiana, termina con una delibera con cui l’assemblea degli Ateniesi, in ossequio al dio (τῷ θεῷ πειθομένους), decide di affrontare il Barbaro sul mare.

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Il verbo usato per descrivere l’azione compiuta da coloro che si cimentano nell’interpretazione è δίζημαι, ricercare per capire.

242 In un altro passo delle Storie (I 208, 1), riguardante la strategia da seguire per la conquista

del regno dei Massageti, Erodoto utilizza un’espressione simile per designare le differenti opinioni dei Persiani più eminenti e di Creso: Γνῶμαι μὲν αὗται συνέστασαν.

64 Il quadro generale della narrazione sembra avere una sua logica interna: l’incipit (VII 139, 1) comprende una forte dichiarazione da parte dello storico che considera gli Ateniesi i salvatori dell’intera Grecia e gli argomenti addotti per tesserne le lodi, (il coraggio di non abbandonare la patria e la decisione di intraprendere uno scontro sul mare) riecheggiano nel ragionamento di Temistocle di cui ne viene fornita una parafrasi: dapprima egli tenta di placare gli animi soffermandosi sul significato delle parole divine che, al contrario del parere degli esperti, sono benevole (ἠπίως) nei confronti degli Ateniesi; in seguito esprime la sua proposta di combattere sul mare perché il “muro di legno” allude alle navi. Sono proprio le parole di Temistocle a permettere la realizzazione di quanto Erodoto dichiara nella sua premessa. In realtà, sebbene qui sia posto l’accento sull’intelligenza e lungimiranza del personaggio, non sembra che lo storico sia particolarmente incline a elogiarne la personalità come emerge da alcuni fatti lo riguardano. Egli, infatti, verrà dipinto come un uomo corrotto, avido, usurpatore di idee altrui, abile nello strumentalizzare il sacro per i suoi scopi e capace di astute macchinazioni243.

La linea guida di Temistocle, dunque, viene sostenuta dall’assemblea ateniese che decide di scegliere le navi come strumento di lotta nella guerra contro i Persiani. Lo scontro decisivo a Salamina, menzionato dall’oracolo, viene narrato dopo una serie di eventi: il congresso di Corinto (145, 1), la spedizione di Tempe (172-174), la battaglia delle Termopili (210-233) e dell’Artemisio (VIII 9-17). In seguito a quest’ultimo scontro, da cui entrambi gli schieramenti ne risultano pesantemente danneggiati, la flotta greca si dirige a Salamina su esplicita richiesta degli Ateniesi. Questi infatti intendono riunire nuovamente gli alleati per discutere sulle successive strategie e poi raggiungere l’Attica traendo in salvo figli e familiari (40, 1-2). In seguito ad un bando (κήρυγμα),

243 VIII 4, 2-5, 3; 58, 2 109, 5; 111, 1-3; 112 1-3. In VIII 75, 1-3 Erodoto racconta che

Temistocle, non potendo più opporsi alla decisione della maggioranza di abbandonare Salamina e convertire la strategia difensiva sul Peloponneso, spinge Serse ad anticipare lo scontro e attaccare i suoi nemici nell’immediato. A tale scopo invia presso il campo nemico Sicinno (suo servo e pedagogo dei suoi figli) per far credere al sovrano barbaro di essere disposto a tradire i suoi alleati e di sostenere la sua causa. Lo stratega ateniese, da abile politico, ordisce dunque una trama tale da ingannare non solo l’imperatore dei Persiani, ma anche gli stessi Greci. Alla fine delle guerre persiane riuscirà perfino a ottenere asilo presso l’imperatore persiano Artaserse che lo accoglierà con molti onori (VIII 109, 5). Episodi di questo genere devono far suppore che Erodoto sia legato ad una tradizione ostile a Testimocle (Asheri 2003, p. 308) come lascerebbero supporre anche le prime parole a lui riferite: ἀνὴρ ἐς πρώτους νεωστὶ παριών. Secondo altre fonti (Dion. Hal. VI 34; Put., Arist. 5) Temistocle, a quell’epoca, non era un homo novus in quanto era già stato arconte eponimo e comandante a Maratona (cfr. How-Well, ad loc.).

65 emanato per la minaccia imminente, gli abitanti di Atene vengono fatti evacuare a Trezene, Egina e Salamina. Le operazioni si svolgono in fretta sia per rispettare l’oracolo (τῷ χρηστηρίῳ τε βουλόμενοι ὑπηρετέειν), sia perché, nel frattempo, era avvenuto uno strano episodio: a detta della sacerdotessa, il serpente sacro,244 guardiano dell’acropoli, era fuggito dal tempio. La sua scomparsa, interpretata come un abbandono della città da parte della dea, induce molti ad abbandonare Atene.

Erodoto dunque ricorda due assemblee: la prima sull’interpretazione di due oracoli delfici, la seconda sull’imminente abbandono dell’Attica.

L’altra fonte autorevole sui fatti accaduti alla vigilia della seconda guerra persiana è il racconto reso da Plutarco nella Vita di Temistocle. La sua versione presenta non poche differenze. Dopo gli scontri alle Termopili (IX 1) e all’Artemisio (VIII, 1-6), gli Ateniesi, nonostante siano profondamente angosciati per la scelta degli alleati di difendere il Peloponneso anzichè combattere in Beozia, davanti all’Attica, non intendono lasciare i santuari degli dei e i sepolcri dei padri (IX, 5). Temistocle allora “non riuscendo a guadagnare a sé la folla con ragionamenti umani, innalzando una macchina come nelle tragedie, fa entrare in scena segni divini e oracoli”: sfrutta a suo favore la notizia della fuga del serpente sacro dal tempio inducendo i sacerdoti a diffondere la notizia “alla moltitudine” e a interpretare l’evento come l’abbandono della città da parte della dea per indirizzarla verso il mare. Inoltre cerca di influenzare il popolo con l’oracolo, insistendo sulla corrispondenza muro di legno-navi e sulle parole benevole del dio che avrebbe potuto dire σχετλίαν o δεινὴν invece di θείαν. Un’altra differenza sostanziale è rappresentata dal ruolo centrale rivestito da Temistocle nel decreto (ψήφισμα) di sgombero di Atene: su sua proposta infatti è approvato un decreto per il quale la città sia affidata ad Atena, tutti i cittadini maschi adulti si imbarchino sulle triremi e ciascuno tragga in salvo fanciulli, donne e schiavi (X 5).

244 Il serpente sacro alla dea Atena si trovava nel santuario di Eretteo, sull’acropoli: Asheri

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