• Non ci sono risultati.

L E CAUSE DELLA FIDUCIA NEL RAPPORTO CONSULENTE INVESTITORE

Partecipazione alle attività social

3.2 I L RUOLO DELLA FIDUCIA NEL RAPPORTO TRA CONSULENTE FINANZIARIO E INVESTITORE

3.2.2 L E CAUSE DELLA FIDUCIA NEL RAPPORTO CONSULENTE INVESTITORE

Tra le variabili che influenzano il rapporto di fiducia tra consulente finanziario e investitore, ce n'è una in particolare, che è stata oggetto di numerosi studi in materia finanziaria, ovvero l'alfabetizzazione finanziaria.

80

Tra i motivi che possono spingere l'investitore a riporre fiducia nella figura del consulente, c'è il desiderio di colmare le proprie lacune in termini di conoscenze finanziarie. Gli investitori, dunque si rivolgono al consulente in quanto ritengono che abbia maggiori competenze.

Ci si deve quindi chiedere se, data la rapida crescita della letteratura sugli errori di investimento, fornire un servizio di consulenza potrebbe essere un'alternativa valida per gli investitori privi di conoscenze in ambito finanziario, e se potrebbe aiutarli a migliorare le loro competenze.

Collins, a riguardo, sostiene che la consulenza sia una soluzione all'analfabetismo finanziario e alle mancate capacità di investimento; Kramer invece spiega che la consulenza non è un rimedio sufficiente contro l'analfabetismo finanziario, dimostrando che i soggetti con titolo di studio inferiore e una minore propensione al rischio tendono ad affidarsi meno ai consulenti, mentre gli individui più ricchi e più anziani tendono a servirsi dei servizi di consulenza72.

Di seguito, verrà analizzato il tema dell'alfabetizzazione finanziaria negli investitori, per comprendere come questo influenzi le loro decisioni di investimento.

L'alfabetizzazione finanziaria

Un gran numero di famiglie in molti paesi non possiede titoli azionari (Guiso et al., 2001) e le principali ragioni a riguardo sono riconducibili ai costi di informazione e di transazione (Vissing-Jorgensen, 2004), ma anche alla mancanza di conoscenze in ambito finanziario e la conseguente incapacità di investire le proprie risorse (Lusardi et al, 2011).

Guiso et al. (2008) sostengono che gli individui con maggior fiducia sono più propensi a comprare azioni, così anche Pasini e Georgarakos (2009) ritengono che la fiducia nelle istituzioni finanziarie abbia un effetto positivo sulla partecipazione al mercato azionario, perché l'investitore che non ha paura di essere ingannato è più propenso ad investire i suoi risparmi, in quanto vede aumentare il rendimento atteso del suo investimento finanziario.

La fiducia e l'alfabetizzazione finanziaria sono elementi determinanti nelle decisioni di investimento, in quanto la scelta di affidarsi a un consulente finanziario è influenzata dal livello di conoscenze e competenze dell'investitore.

72

Caterina Cruciani, Gloria Gardenal, Anna Moretti (2015)." Fiducia e competenze finanziarie: un'analisi sperimentale", Banca Impresa e Società, 113-130.

81

In generale, gli individui più alfabetizzati finanziariamente tendono a preferire fonti come i consulenti professionisti, piuttosto che fonti informali, come i pareri di amici o parenti (Bernheim, 1998; Lusardi e Mitchell 2006; Van Rooij et al 2007).

Gli investitori alfabetizzati, inoltre, hanno una migliore comprensione dei prodotti finanziari, che permette loro di ridurre i costi di informazione sulle opportunità di investimento e di migliorare la consapevolezza dei vantaggi e dei rischi di partecipazione al mercato azionario73.

Per una maggior comprensione di questi aspetti, Guiso et al. (2008) hanno sviluppato un

modello teorico74 sulla fiducia e sull'alfabetizzazione finanziaria in relazione alla partecipazione al mercato azionario.

Secondo questo modello, l'investitore può scegliere tra due asset: uno privo di rischio, che prevede un ritorno , ed un altro rischioso, con un ritorno incerto .

Data un ricchezza iniziale , l'investitore può scegliere se investirla tutta nell'asset privo di rischio, oppure investire una quota della sua ricchezza nell'asset rischioso, e inoltre, può decidere se affidarsi ad un consulente finanziario, per effettuare le scelte di investimento, oppure decidere di prendere le decisioni autonomamente.

Per decidere se investire in una attività rischiosa o meno, l'investitore confronta l'utilità attesa di partecipazione al mercato azionario e quella di non partecipazione, che implica la scelta di soli asset non rischiosi:

dove j indica l'investitore generico (senza considerare la scelta di affidarsi a un consulente o meno), rappresenta la diffidenza dell'investitore, e indica i costi di partecipazione al mercato azionario.

Se il primo membro dell'equazione è maggiore del secondo, allora conviene investire anche negli asset rischosi, al contrario conviene acquistare solo asset privi di rischio, inoltre, solo gli investitori con fiducia maggiore a possiedono attività rischiose.

73/74

82

La presenza dei costi di partecipazione al mercato azionario diminuisce il valore della ricchezza dell'investitore e, di conseguenza, anche il guadagno della partecipazione, così la fiducia diventa necessaria per partecipare al mercato azionario.

Inoltre, se la sfiducia aumenta, cioè la probabilità di essere ingannati, l'effetto del costo fisso aumenta e il rendimento atteso dell'investimento si riduce, e se questo non è sufficientemente alto, l'investitore avrà un beneficio maggiore a non partecipare al mercato azionario.

La formula precedente può essere riproposta per studiare i seguenti casi:

CASO 1

L'investitore che decide di affidarsi a un consulente finanziario.

Se l'investitore decide, quindi, di delegare le sue scelte d'investimento al consulente, l'utilità attesa dalla delega è la seguente:

dove è la sfiducia nei confronti del consulente e sono i costi che l'investitore

deve sopportare, nel caso in cui decida di partecipare al mercato azionario e di seguire i consigli del consulente sulla gestione del portafoglio.

I pareri del consulente richiedono dei costi monetari , come ad esempio le commissioni, e altri costi , relativi alla partecipazione al mercato azionario, che dipendono dall'alfabetizzazione finanziaria dell'investitore , ovvero dalle sue conoscenze.

CASO 2

L'investitore che decide di gestire i propri risparmi autonomamente.

Analogamente, l'utilità attesa degli investimenti intrapresi senza l'appoggio di un consulente è la seguente:

83

dove è la fiducia in se stessi, appartenente agli investitori che hanno deciso

di gestire in autonomia il proprio portafoglio e sono i costi che l'investitore deve

supportare se partecipa senza delegare la gestione del portafoglio.

Tali costi comprendono: il costo relativo alla partecipazione nel mercato azionario , e il costo relativo al tempo e al denaro speso per comprendere i principi di investimento base, ovvero per acquisire informazioni sufficienti sui rischi e sui benefici necessari, per determinare un mix ottimale tra azioni e attività prive di rischio.

Entrambi i tipi di costo sono chiaramente legati all'alfabetizzazione finanziaria FL dell'investitore e inoltre, il costo della formazione è anche legato al costo opportunità dell'investitore al tempo t.

Per ogni livello di alfabetizzazione finanziaria, gli investitori più impegnati sono quelli meno disposti a dedicare tempo alla gestione dei loro portafogli, rispetto agli investitori con un costo minore del tempo.

I costi di partecipazione al mercato azionario riguardo gli investimenti autonomi sono i seguenti:

Questo semplice modello teorico ha introdotto i concetti base della fiducia e dell'alfabetizzazione finanziaria, in relazione alle scelte di investimento nel mercato azionario.

Quanto emerso dal modello è che: una maggior fiducia, sia in se stessi che nel consulente finanziario, dovrebbe indurre una maggiore probabilità di partecipazione al mercato azionario, in quanto aumenta il ritorno atteso dell'investimento e che una maggiore alfabetizzazione finanziaria, implica minori costi di informazione e una maggiore probabilità di partecipazione, infatti una parte dei costi di partecipazione sono legati alla alfabetizzazione finanziaria, (indipendentemente dalla delega al consulente).

I risultati riscontrati relativamente alla scelta di affidarsi o meno a un consulente sono, invece, i seguenti: una maggiore fiducia nel consulente e una più bassa fiducia nelle proprie capacità, determina la scelta di affidarsi a un consulente; una maggiore alfabetizzazione finanziaria rende meno probabile la delega al consulente, perché riduce i costi di investimento; un costo opportunità maggiore del tempo rende la delega più probabile e, infine, l'effetto della fiducia dovrebbe essere più pronunciato per gli

84

individui meno alfabetizzati finanziariamente, perché non possedendo le giuste conoscenze finanziarie, devono affidarsi a una figura più competente.

Da una parte, quindi, ci si aspetta che un soggetto meno alfabetizzato finanziariamente tenda a ricorrere all'aiuto del consulente, dall'altra, però, anche un soggetto molto alfabetizzato tende comunque a richiedere i pareri di un consulente, se presenta un basso grado di overconfidence (Kruger e Dunning 1999), se ha un costo opportunità del tempo elevato (Hacketal et al. 2012), se crede che i consigli del consulente siano migliori (Bucher-Koenen 2011), se vede la consulenza come un'informazione complementare (Calcagno e Monticone, 2014) e se è un soggetto poco paziente (Frederick, 2005). I soggetti più alfabetizzati, inoltre, tendono a non volere l'aiuto di un consulente, in particolar modo, quando in quest'ultimo percepiscono un conflitto d'interessi (Hackethal, Inderst e Meyer 2011), quando sentono di aver migliori capacità di apprendimento (Korniotis e Kumar 2013) o quando sono meno avversi al rischio (Frederick, 2005).

Si può, dunque, concludere che una maggior fiducia nei consulenti d'investimento e una maggior cultura finanziaria aumenta la probabilità di detenere attività rischiose.

Così, la fiducia nei consulenti aumenta la propensione a seguire le loro raccomandazioni e l'alfabetizzazione finanziaria aiuta gli investitori a riconoscere le fonti di investimento non professionali e a ridurre la probabilità di affidarsi alla consulenza finanziaria, diminuendo i costi di investimento.

Altre variabili che incidono sulla fiducia dell'investitore

Come spiegato nei paragrafi introduttivi sulla fiducia, ci sono molte variabili che si legano a questo tema e che incidono sulle scelte dei soggetti, e in questo specifico caso, sugli investitori.

Gli studiosi empirici in materia hanno effettuato numerosi esperimenti e sondaggi, per comprendere l'influenza di queste variabili sulle scelte di investimento.

Secondo quanto emerso dai sondaggi della letteratura, anche se non sempre si dimostrano coerenti tra loro, tra le tante variabili che incidono sulle scelte degli investitori e sul loro livello di fiducia ci sono: l'istruzione, la propensione/avversione al rischio, la ricchezza, la zona geografica di appartenenza, il tasso di crescita di un paese, il rapporto e l'esperienza con la banca, la fiducia in se stessi e quella nei consulenti, etc.

85

In particolare si è rilevato che un'istruzione superiore comporta una propensione al rischio e un livello di fiducia maggiore; la ricchezza è positivamente correlata con l'alfabetizzazione finanziaria; l'avversione al rischio spinge gli individui a delegare le scelte di investimento ai consulenti; la fiducia nei consulenti e la mancanza di fiducia in se stessi propende per la delegazione dei risparmi75.

Inoltre, secondo un'analisi recente76, anche la conoscenza delle caratteristiche appartenenti al consulente finanziario possono influenzare la fiducia dell'investitore verso quest'ultimo.

Tale analisi sperimentale, infatti, dimostra che il possesso di informazioni sul livello di alfabetizzazione finanziaria del consulente, da parte dell'investitore, ha un effetto sulla sua fiducia. Al contrario di quanto ci si aspetterebbe, questo effetto è negativo, ovvero più l'investitore ha informazioni sul consulente, più basso è il suo grado di fiducia. Una possibile spiegazione a riguardo, potrebbe essere riconducibile al processo di investimento: l'investitore in possesso di queste informazioni si concentra sulla valutazione del consulente, confrontando le proprie capacità con le sue, mentre l'investitore che non possiede informazioni sull'alfabetizzazione del consulente, si fida di quest'ultimo solamente basandosi sulle proprie tendenze personali.

Gli aspetti considerati finora incidono sulla scelta dell'investitore di affidarsi o meno alla consulenza finanziaria, e rappresentano uno strumento importante per il consulente, che, in parte, può intervenire per condizionarli, soprattutto se si tratta di caratteristiche legate alle anomalie comportamentali tipiche degli investitori.