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III. Conversazione illustrata

III. 1. L’edizione fotografica del

Elio Vittorini fu per tutta la vita sostenitore di un’arte, letteraria e non solo, che avesse come scopo quello di colpire l’immaginazione e da ciò scaturì una lunga riflessione sul rapporto che intercorre tra il racconto per immagini e il racconto puramente letterario. Nella famosa introduzione a Conversazione in Sicilia così Giovanni Falaschi scrive:

Sollecitato dalle sceneggiature di romanzi per film, ma per una propria convinzione filosofica: ritenendo egli che la realtà sia movimento, è ovvio che il racconto fatto con immagini in movimento attraesse automaticamente la sua attenzione. D’altra parte, convinto com’era che l’arte non consiste in quella che banalmente si chiamava la rappresentazione fotografica della realtà, ma che fosse l’artista, qualunque tecnica egli avesse scelto, a conferire senso al movimento reale, ecco allora che la letteratura, cinema, e pittura gli dovettero apparire risposte diversificate allo stesso problema.104

Inoltre come ammette lo stesso Vittorini, nel già citato articolo La foto strizza l’occhio

alla pagina, l’esistenza della censura nel periodo della stesura e pubblicazione del

romanzo furono la causa di una reticenza narrativa, soprattutto nelle ultime parti del romanzo, che in seguito venne colmata dall’uso delle illustrazioni fotografiche.

Il progetto vittoriniano di una rielaborazione multimediale aveva come fine quindi quello di un’edizione illustrata che avrebbe avuto una funzione di completamento alla sua opera.

L’idea quindi di corredare di fotografie il suo romanzo è precoce, già collocabile nel periodo in cui attendeva alla redazione di Americana, ed ha come obiettivo quello di dare un volto ai luoghi, ai personaggi ed ai paesaggi della Sicilia.

In seguito l’esperienza del Politecnico consolida e accresce questo interesse verso l’uso e la connessione fra forme visive e scrittura e spinge sempre più Vittorini a progettare una nuova veste editoriale per il suo romanzo attraverso l’inserimento di fotografie scattate appositamente per tale edizione.

Con l’antologia Americana fu la prima volta che si videro delle fotografie ( almeno a quanto mi risulta ) accompagnare pagine

narrative riferendosi alla realtà rielaborata in quelle pagine anziché agli autori loro e alla vita degli autori loro.

Con la rivista Politecnico fu la prima volta che la fotografia venne introdotta nel linguaggio culturale e portata a far corpo con esso in modo da renderne più evidenti ( visivi) i concetti e insieme da caricarsi di significati rinnovatori attraverso l’incombere dei concetti stessi. 105

Fondamentale naturalmente è anche, sempre ai tempi del Politecnico, la collaborazione e il rapporto di amicizia che si instaura con l’allora giovane fotografo marchigiano Luigi Crocenzi, colui che verrà scelto in seguito come compagno di viaggio e fotografo per la spedizione in Sicilia del 1950.

Lo stesso Vittorini sempre nell’articolo su << Cinema Nuovo >> così scrive a proposito del fotografo : << alle sue insistenti richieste d’un racconto illustrabile con foto io vidi che potevo infine realizzare il mio progetto tante volte accarezzato di illustrare

Conversazione >>.106

L’annuncio di questo viaggio organizzato appositamente per ricercare materiale fotografico è racchiuso in una lettera inviata all’editore Valentino Bompiani databile il 3 Febbraio 1950:

Caro Valentino,

ti prego di farmi sapere se sei disposto a pubblicare un’edizione illustrata di Conversazione con fotografie della Sicilia impaginate in modo che il testo ne diventerebbe una specie di commento. Il numero delle foto oscillerebbe tra 100 e 150. Vado io stesso in Sicilia col fotografo che è di mia fiducia e inoltre operatore cinematografico. È mia funzione indicargli luoghi e soggetti, dargli una traccia di suite, e provvedere al montaggio della narrazione fotografica. Spero che la cosa ti interessi e ti sarei grato se volessi provvedere all’anticipo di parte delle spese. 107

105 E. Vittorini, La foto strizza l’occhio alla pagina, op. cit., p. 200. 106 E. Vittorini, La foto strizza l’occhio alla pagina, op. cit., p. 201.

107 E. Vittorini, Lettera a Valentino Bompiani, Gli anni del Politecnico. Lettere 1954-1951, a cura di C.

Questa edizione è in pratica il lavoro conclusivo che inizia col tour siciliano intrapreso nei primi anni Cinquanta da Elio Vittorini ed il fotografo marchigiano Luigi Crocenzi. In questo tour nella terra natia erano presenti anche altri amici e collaboratori di Vittorini tra cui Giovanni Pirelli, Alberto Cavallaro, Giuseppe Grasso e Vito Camerano, che si occuparono principalmente dell’allestimento dei set fotografici.

Questa spedizione in Sicilia assunse fin da subito la fisionomia di un’avventura, una sorta di esplorazione comunitaria, vissuta con pieno entusiasmo come possiamo leggere in una lettera, datata 14 Marzo 1950, che Vittorini spedì all’amico Dionys Mascolo :

Mio caro Dionys,

sono felice di trovare la tua lettera appena tornato dalla Sicilia. […] Il mio viaggio è durato ventun giorni ed è stato molto bello anche se con pioggia e anche neve sui monti. Tutto nell’interno. Da Siracusa abbiamo viaggiato con automobile presa in affitto ( sans chauffeur ) a Noto, Ispica, Scicli, Modica, Ragusa, Comiso, Gela sul mare africano, e da Gela attraverso il latifondo ( fermata piazza Armerina) fino a Enna una magnifica città a 1200 metri, poi Leonforte ( 800 metri ), Nicosia 1100 metri, Sperlinga, Gangi, Petralia sempre 1200-1300 metri, e quindi Alimena, Caltanissetta, Caltagirone, Grammichele, Vizzini e di nuovo Siracusa. Vi parlerò di questo viaggio appena ci vedremo. Ho preso 1800 foto che ora stiamo stampando per sceglierne 300 per il libro. Ve le mostrerò tutte. Il movimento sociale dei contadini e minatori è magnifico. I comunisti sono contadini stessi. 108

Conversazione in Sicilia narra del viaggio di Silvestro, che da Milano, ritorna in Sicilia,

luogo d’origine e lo stesso farà Vittorini, siciliano di nascita.

Conversazione illustrata in pratica nasce dall’esperienza e dal resoconto fotografico di

un viaggio reale sulla scorta di un viaggio immaginario, quello narrativo.

Questo viaggio è un viaggio a ritroso in un mondo conosciuto dove Vittorini era nato e cresciuto, è una sorta di riscoperta duplice, sia a livello personale sia a livello del mondo immaginato attraverso la creazione di Conversazione.

Il fine di Vittorini coincide in un certo senso col fine di Silvestro ovvero il riappropriarsi di una Sicilia perduta.

Anche a distanza di anni Vittorini conserverà una memoria molto dettagliata di questa spedizione siciliana, una sorta di ritorno ai luoghi d’infanzia :

Si fece capo a Siracusa dove ancora abitano i miei genitori e da qui, presa in affitto un’automobile, si girò per i luoghi che avevo in mente della mia infanzia, spingendoci nel sud fino a Scicli, poi risalendo, per Ragusa e Gela, fino a Enna, Nicosia, Sperlinga, Petralia e ridiscendendo su Caltanissetta in modo da ritornare a Siracusa per Caltagirone e Vizzini.109

Come sappiamo tuttavia l’entusiasmo iniziale ben presto si dissolse una volta rientrato a Milano e stampate le prime foto del Crocenzi.

In effetti conclusasi la fase delle riprese, iniziò quella del montaggio che però si rivelò più difficile e sofferta di quanto Vittorini potesse immaginare.

La maggior parte delle fotografie infatti risultava sfuocata quindi non messa a fuoco correttamente perciò inutilizzabile all’interno del progetto editoriale di una

Conversazione illustrata.

Vittorini sebbene avesse diretto come un regista la mano e l’occhio del fotografo da lui scelto non riconosce in quegli scatti la sua opera.

Di questo disincanto sono testimoni alcuni scambi epistolari fra Vittorini e l’amico Pirelli avvenuti tra il Marzo e l’Aprile del 1950:

V. - Sono quasi tutte non a fuoco. Quelle a fuoco non dicono niente di speciale. […] Immaginati come sono arrabbiato.110

P. - Se la pubblicazione dovesse non riuscire, mi dispiace moltissimo per il danno che te ne deriverebbe oltreché per la delusione. Mi dispiacerebbe di meno da un punto di vista artistico, perché credo poco alla promiscuità dei linguaggi e non ne vedo la necessità quando un’opera d’arte è già interamente realizzata come Conversazione. […]

109 E. Vittorini, Letteratura arte società, Torino, Einaudi, 2008, p. 704. 110 E. Vittorini, Gli anni del Politecnico, cit., p. 309.

il Luis, scusami ma devo proprio difenderlo, riprese tutti i soggetti che tu gli indicavi.111

V. - Io al Luis non rimprovero il suo “stile”. […] in fondo quello che non gli perdono è di non aver curato che le fotografie gli venissero a fuoco. Sono per l’80 per cento non a fuoco. Come se fosse un dilettante.112

La questione della messa a fuoco quindi si rivela di vitale importanza in quanto un’immagine non nitida comporta per Vittorini una perdita di elementi concreti quali volti, paesaggi, oggetti e, di conseguenza, contribuisce ad affievolire la connotazione identitaria dei luoghi113.

Dalle pagine dell’epistolario si evince la profonda amarezza di Vittorini che si sente quasi tradito dal suo fotografo fidato tanto che questo sodalizio comincerà proprio a questo punto ad incrinarsi fino alla rottura definitiva, successiva alla pubblicazione del volume. In pratica Vittorini si ritrova con 1800 fotogrammi nei quali, malgrado avesse diretto come un regista nei minimi dettagli il suo fotografo di fiducia, non riconosce il suo progetto d’opera.

A causa di questo sentimento di rabbia, probabilmente quasi sentendosi tradito nelle sue aspirazioni, il rapporto fra Vittorini e Crocenzi si incrina tanto ad arrivare ad un contenzioso giudiziario.

Il fotografo contestava a Vittorini e alla casa editrice Bompiani il fatto che il suo lavoro artistico, nel volume, pareva sminuito dalla nota finale dell’autore che dichiara: << sono tornato in Sicilia a fotografare, con l’aiuto non solo tecnico del mio amico Luigi Crocenzi, gran parte degli elementi di cui il libro s’intesse >>.114

In effetti l’aiuto se da un lato non è solamente tecnico, dall’altro sembrerebbe non arrivare ad essere artistico.115

111 V. Camerano, R. Crovi, G. Grasso, G. Lupo ( a cura di ), La storia dei gettoni di Elio Vittorini, Torino,

Aragno, 2007, pp. 148-149.

112 Elio Vittorini, Gli anni del “Politecnico”, cit., p. 311. 113 Elio Vittorini, Letteratura arte società, cit., p. 311.

114 Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, ristampa anastatica dell’edizione Bompiani del 1953, a cura di

M.Rizzarelli, Milano, Rizzoli, 2007, p. 225.

Vittorini in effetti voleva essere il principale esecutore del lavoro illustrativo dato che considera Conversazione in Sicilia la creatura più diletta e perciò dirige il fotografo, fornendo ed indicando le cose da fotografare, come un regista poiché era lui a voler dare la giusta interpretazione alla sua scrittura, considerando anche il fatto che Crocenzi stesso non aveva mai visitato la Sicilia.

Lo stesso Vittorini così si espone nell’intervista a Crovi destinata al quotidiano << La Notte >>:

Crocenzi non conosceva l’isola, ve l’ho condotto io, e io ho scelto di volta in volta, dando suggerimenti per le inquadrature, c’ho che egli doveva ritrarre.116

Vittorini continuerà negli anni a ribadire la sua posizione rivendicando la paternità completa della sua edizione illustrata; la conferma è sempre una lettera inviata all’amico Pirelli del gennaio 1954:

Caro Giovanni, hai visto la Conversazione con le figure? Io sono convinto che Crocenzi scattava le foto ( scattava è parola sua ) ma che io scattavo lui. Perciò ho definito “collaborazione fotografica” la sua opera. Lui invece avrebbe voluto, in sostanza, che figurassi solo come autore del testo ( se non addirittura che al posto del mio nome fosse stato messo il suo, al posto di Conversazione in Sicilia fosse stato messo per titolo Cento e tante fotografie e al posto della frase che lo riguarda come fotografo fosse stato scritto con commenti di Elio

Vittorini).117

Perciò per colmare la lacune dovute alla mancanza di materiale fotografico con cui allestire questa edizione illustrata di Conversazione in Sicilia, Vittorini chiederà aiuto ad amici e conoscenti, come si evince da questa lettera del 3 Aprile 1950 indirizzata a Vasco Pratolini:

116 R. Crovi, Vittorini cavalcava la tigre. Ricordi, saggi, polemiche sullo scrittore siciliano, Avagliano,

Roma, 2006, p.19.

117 V. Camerano, R. Crovi, G. Grasso ( a cura di), La storia dei Gettoni di Elio Vittorini, introduzione e

Mio caro Vasco –

[…] Puoi farmi un piacere? Luchino Visconti deve avere fotografie dell’interno della Sicilia, specie di occupazione di terre. Potrebbe mandarmene copia per eventualmente pubblicarne una decina nell’edizione illustrata di Conversazione in Sicilia? ma non dovresti dirglielo. Se no Luchino dimentica. E in ogni caso non manda. Dovresti farti consegnare quello che può accondiscendere a mostrarmi e spedirmelo tu stesso. Io restituirei dopo presa visione o dopo l’uso. Vedi di accontentarmi al più presto. Ti abbraccio. Grazie a Luchino e a te.118

Tuttavia come scrive Maria Rizzarelli :

Le lacune delle foto del Crocenzi non saranno colmate dalle immagini del set La terra trema, bensì ricorrendo ad alcuni fotogrammi scattati parecchi anni prima da Pozzo Bellini, otto foto per l’esattezza, e a una dozzina di cartoline che, malgrado lo scarto temporale, si fondono alla perfezione con le immagini catturate dal fotografo marchigiano, nel tracciare i contorni, le atmosfere, le variazioni di luce della Sicilia senza tempo di Conversazione. 119

Alla fine l’edizione illustrata di Conversazione, pubblicata nel 1953 presso la casa editrice Bompiani e settima edizione del romanzo, uscirà corredata di un apparato totale di 188 illustrazioni in bianco e nero.

Questa edizione farà parte di una collana dedicata alle ristampe illustrate in gran formato di alcune opere narrative italiane.

Il corredo illustrativo è suddiviso in 169 fotografie scattate da Luigi Crocenzi su direttiva di Vittorini stesso, 8 fotografie di Giacomo Pozzi Bellini risalenti al 1938 e 11 illustrazioni tratte da cartoline.

Si concretizza in questa maniera l’idea originaria di Vittorini ovvero quella di un’opera originale, plurima, un’edizione illustrata della sua Conversazione con fotografie della

118 E. Vittorini, Lettera a Vasco Pratolini, Gli anni del Politecnico, cit., p.315.

119 E. Vittorini ( a cura di M. Rizzarelli), Conversazione Illustrata, Catalogo della mostra, Siracusa, ex

convento del Ritiro 30 giugno – 10 luglio 2006, Catania, ex monastero dei Benedettini 7 – 14 maggio 2007, p.20.

Sicilia impaginate in modo tale che il testo ne sarebbe diventando una sorta di commento.

Interessante è sottolineare che nell’allestimento di questa edizione Vittorini stesso si è reso regista e esecutore in quanto le foto, almeno la maggior parte, sono stata scattate appositamente per tale progetto mentre per le esperienze di Americana e del Politecnico si può parlare di una sorta di regia a posteriori poiché la scelta del materiale avviene tra fotografie già realizzate precedentemente da altri.

L’importanza delle regia e dell’aspetto filmico ben è evidenziato da queste parole dello scrittore:

Per molte fotografie organizzai addirittura delle scene come durante la ripresa di un film narrativo: una cavalcata notturna, una riunione di contadini in una bettola, scene familiari in abitazioni rupestri, scene ferroviere in due stazioni, scene di lavoro artigiano a Ragusa, scene di burattini a Caltagirone, e composizioni di oggetti, eccetera, un po’ dovunque. 120

In pratica, come già accennato, Vittorini lasciò molto poco spazio alla libertà artistica di Luigi Crocenzi e divenne allo stesso tempo sceneggiatore, scenografo e regista.

L’introduzione massiccia degli elementi illustrativi in ogni caso è da considerarsi come naturale e non come un cambiamento radicale al romanzo del 1941.

Lo stesso Vittorini anni dopo sosterrà che l’idea di illustrare il suo romanzo vi era fin dal principio e perciò la sua operazione si è solamente attuata nel far:

Scorrere, almeno a sfondo, nella colonna illustrativa, la stoffa in pezza da cui tanti anni prima avevo tagliato fuori le figure del testo. Ve l’ho fatta scorrere, ve l’ho sventolata… Ed è stato straordinario accorgermi che quelle immagini di tanti anni prima rientravano perfettamente nel disegno della stoffa come se ne fossero state tagliate fuori la vigilia.121

120 E. Vittorini, La foto strizza l’occhio alla pagina, <<Cinema Nuovo>>, III, 33, 15 aprile 1954, p. 202. 121 E. Vittorini, La foto strizza l’occhio alla pagina, cit., p. 202.

In effetti Conversazione in Sicilia è un romanzo che anche senza le illustrazioni appare come narrazione per immagini e per movimenti. Come scrive Angelo Rella:

La fusione tra parola e immagine è perfetta, esse operano su un medesimo piano; la pagina sembra liberata dalla forza di definizione che i continui dialoghi tra parola e immagine statuiscono. 122

Il romanzo quindi appare già fin dalla prima pubblicazione caratterizzato da un forte connotato immaginifico giacché, come sostiene Cintioli, in un articolo del 1954,

<< Conversazione era già, nella sostanza propria, narrazione che procedeva per blocchi di immagini, per movimenti, per modi cromatici anche>>.123

In generale però la critica si rivelò poco accogliente nei confronti dell’edizione illustrata ma ciò a posteriori è spiegabile considerando che tale veste editoriale risultava assai moderna e diversa ai canoni estetici della tradizione italiana.

Lo stesso pubblico ed i fruitori di una letteratura considerata alta non erano abituati alla possibile multimedialità di un’opera narrativa e perciò l’iniziale atteggiamento fu quello caratterizzato da diffidenza.

Lo stesso Eugenio Montale, oltretutto amico personale di Vittorini, palesò alcune riserve sull’edizione illustrata in quanto secondo lui la nuova veste trasforma il romanzo da “libro documento” in “libro cosa” ovvero si ha un passaggio che dall’immaginazione scaturita dal testo scritto porta direttamente alla realtà rappresentata dalle fotografie. 124 Atteggiamento ben spiegato da Maria Rizzarelli:

il giudizio sembra avere come presupposto, più o meno chiaramente espresso, la considerazione della fotografia come forma di espressione documentaria, cronachistica, priva di valore estetico. L’introduzione di foto, pertanto, provocherebbe una sorta di abbassamento del tono

122 A. Rella, Elio Vittorini e la seduzione delle immagini : dal Politecnico a Conversazione illustrata,

Szczecin, 2011, p. 253.

123 G. Cintioli, Conversazione in Sicilia in edizione illustrata. Testo e immagini, in << Comunità >>,

n.23, febbraio 1954, p.70.

poetico delle pagine vittoriniane, inficiando il valore universale e archetipico della Sicilia disegnata all’interno di esse.125

Tuttavia col passare degli anni questa operazione editoriale viene rivalutata dalla stessa critica letteraria che ne mette in luce l’originalità sperimentale su un panorama letterario come quello italiano.

Lo stesso Antonelli già nel 1955 scrive un articolo in cui riconosce all’autore siciliano, sebbene con le dovute perplessità, coraggio per l’esperimento e una certa attitudine nella scelta fotografica, che si rivela ad una lettura più profonda un commento valido nei confronti del testo scritto.126

Per quanto riguarda la critica più recente la linea generale è quella di una rivalutazione assolutamente positiva di Conversazione illustrata tra cui ricordiamo nomi autorevoli come quello di Maria Corti e di Raffaella Rodondi.

La prima curò nel 1974 la prefazione alle Opere narrative di Vittorini mostrando la natura sperimentale e coraggiosa dell’operazione illustrativa e l’importanza che Vittorini diede nel proporre una moltiplicazione dei piani di lettura nel testo127 , mentre Raffaella Rodondi, sempre nello stesso volume, si occupò delle note al testo.

In ogni caso oggigiorno l’opinione concorde è quella di valorizzare l’inserzione degli elementi paratestuali attraverso un’analisi comprendente i vari elementi ed il loro rapporto.

Le fotografie di Conversazione mostrano al lettore le figure archetipiche della Sicilia che aveva precedentemente ispirato Vittorini e fanno da supporto alla dimensione lirico – simbolica della sua scrittura.

Le fotografie sono scelte, attraverso il montaggio, con lo scopo di tradurre quindi la ricchezza evocativa della narrazione e di creare collegamenti interpretativi tra parola e immagine.

Le illustrazioni sono inserite contestualmente nelle pagine scritte cui si riferiscono, prive di cornici che possano delimitarne la piena integrazione con il testo.

125 E. Vittorini ( a cura di M. Rizzarelli), Conversazione Illustrata, cit., p.21. 126 S. Antonelli, Il Primo Vittorini, << Belfagor >>, X, 1, 31 gennaio 1955, p. 90.

127 Per approfondimenti vedi: M. Corti, Prefazione a E. Vittorini, Le opere Narrative, I, Milano,

Il risultato è un unicum ben orchestrato che permette al lettore una comprensione maggiore del romanzo. Le fotografie sono collegate alla narrazione da didascalie tratte dal romanzo: in tal modo la funzione dell'integrazione di volta in volta permette o di rendere la pagina scritta commento di quella illustrata oppure di far focalizzare l'attenzione del lettore su particolari narrativi ben simboleggiati dai frammenti visivi. Questi titoli o didascalie sono definite dallo stesso Vittorini col termine “testatine”, in una lettera a Benedict Rizzuto del 21 Novembre 1953, ed evidenziano aspetti del libro che talvolta sono solo marginali. Alcune di queste sono semplicemente citazioni dal

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