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II. Conversazione in Sicilia

II. 3. Un romanzo cinematografico

È indubbio, come già precedentemente detto, che all’altezza cronologica di

Conversazione in Sicilia Vittorini fosse già interessato al mondo della cinematografia e

al rapporto che intercorre tra il racconto per immagini filmico e quello illustrativo - letterario.

Da ciò scaturisce una riflessione sul rapporto fra letteratura e cinema, realtà e rappresentazione, che sfocia in un lavoro narrativo in cui è determinante l’immagine, la luce, il colore e la forma, espresse attraverso la narrazione scritta.

Come scriveva già nel 1942 Adriano Seroni:

ci deve essere stata un’influenza della tecnica cinematografica, in certe architetture e disposizioni di piani, e in improvvise aperture di paesi, e nell’apparizione di elementi muti, di controsensi psicologici, nell’ascolto inatteso di vaste armonizzazioni di immagini.84

Inoltre Conversazione in Sicilia è un libro bicromatico ovvero in grandissima parte in bianco e nero, come implicitamente Vittorini ammette nell’articolo La foto strizza

l’occhio alla pagina e come sostiene lo stesso Falaschi nell’introduzione al romanzo.

In effetti inoltre sappiamo che Vittorini nel 1936 a Firenze fu colpito dalla visione del film a colori Becky Sharp di cui fece una recensione in cui sosteneva una preferenza per il bianco e il nero dato che il colore in cinematografia era sempre in fase sperimentale. Quindi la visione data nel suo romanzo è tutta giocata sulle innumerevoli sfumature del bianco e nero e nella presenza \ assenza di luce.

Vittorini vede in bianco e nero anche sotto la luce del sole. L’ambiente è incolore sotto la neve invernale e di un biancore abbacinante nella terribile estate. Agli esterni assolati, contrappone antri bui e scene notturne. Volti neri e occhi bianchi, scintillanti.85

Come già precedentemente detto il gioco bicromatico è fortemente presente nella parte terza di Conversazione, parte in cui Silvestro segue la madre all’interno di varie abitazioni in cui quest’ultima visita degli ammalati.

La luce esterna e il buio delle case si alternano in continuazione e Concezione appare agli occhi di Silvestro come una :

84 A.Seroni, Letteratura accademia e vita, in Campi Elisi, n° 4-5, settembre 1946, p.40. 85 S. Gesù e N. Genovese, Vittorini e il cinema, Romeo editore, Siracusa, p. 25.

una strana creatura che pareva esser viva con me nella luce e con quegli altri nella tenebra, senza mai smarrirsi come io, un poco, mi smarrivo ogni volta entrando o uscendo.86

Un altro passo in cui è evidente questa scelta di Vittorini nell’utilizzo del bianco, spesso legato alla luce, e del nero, si registra all’inizio del capitolo XXXIII :

Tutta la strada era in pieno sole aperta sulla valle, e l’arrotino scintillava da più punti di sé e della sua carriola, nero in faccia ai miei occhi abbagliati dalla luce.87

Questo uso bicromatico non è solo una scelta puramente estetica ma naturalmente ha un proprio significato. Da una parte la luce rappresenta, in certi casi, la possibilità di riscatto dell’uomo mentre l’oscurità è quella che avvolge il mondo offeso:

Era notte, sulla Sicilia e la calma terra: l’offeso mondo era coperto d’oscurità, gli uomini avevano lumi accanto chiusi con loro nelle stanze, e i morti, tutti gli uccisi, si erano alzati a sedere nelle tombe, meditavano. Io pensai, e la grande notte fu in me notte su notte. 88

Tuttavia sebbene sia predominante questa palette bicromatica, in alcuni passi del romanzo appaiono dei colori, che rimangono impressi perché vividi e legati ad oggetti al centro della composizione narrativa.

L’arancione dell’arancia in mano al siciliano sul traghetto, il melone verde e oro, la sciarpa - coperta rossa di Concezione sono alcuni esempi di questi elementi che spiccano a livello tonale.

Ad esempio riporterei la descrizione della madre:

La signora apparve, alta, con la testa chiara, e io riconobbi perfettamente mia madre, una donna alta coi capelli castani quasi

86 CiS, p.121. 87 CiS, p.163. 88 CiS, p.199.

biondi, e il mento duro, il naso duro, gli occhi neri. Aveva sulle spalle una coperta rossa in cui si teneva calda.89

L’unica parte assolutamente colorata tuttavia è l’inizio della parte seconda di

Conversazione.

Alle tre, nel sole di dicembre, dietro il mare che scoppiettava nascosto, il trenino entrava, piccolo vagoni verdi, in una gola di roccia e poi nella selva dei fichidindia.

[…] Cominciarono a passare le stazioni, casotti di legno col sole sul cappello rosso dei capistazione, e la selva si apriva, si stringeva, di fichidindia alti come forche. Erano di pietra celeste […].90

Altri riferimenti al mondo del cinema solo da rintracciare nella predominanza di forme, volumi e silhouette rintracciabili in tutto il testo, ma soprattutto nella parte terza del romanzo.

In effetti sia il paesaggio sia i personaggi si presentano al lettore inizialmente non attraverso connotati ben precisi ma sotto forma di masse indistinte, ombre, volumetrie e voci.

Parlavano lontane da me, tutte e tre le voci, ed erano di creature invisibili. Anche di me parlavano.

- L’avete fatto grande come voi ! –disse la voce di donna. Mi vedevano ed erano invisibili: erano come spiriti.91

E di nuovo io udii parlare di me, gente che non vedevo, e tra le voci distinsi anche una piccola voce di bambino.92

E ancora scendemmo per il fosso nero della strada, del tutto fuori dal sole ormai, del tutto nell’ombra, con tintinnio di campane da capre e

89 CiS, p. 59. 90 CiS, p. 51. 91 CiS, p. 113. 92 CiS, p. 117.

rumore di torrente, e freddo: e ancora entrammo in luoghi di buio e odor di pozzo, buio e odor di buio, e buio e fumo […]. 93

La maggior parte degli ambienti sono descritti attraverso l'uso di forme e volumi e nella loro dislocazione spaziale come nella visione del paese in cui si ha: << la lunga scalinata e in alto le case e le cupole, e i pendii di case e roccia, e i tetti nel vallone in fondo >>.

Inoltre fondamentali sono i rapporti spaziali che intercorrono fra i personaggi stessi o fra quest’ultimi e i luoghi, o la stessa dislocazione degli oggetti. Oggetti veri, che rappresentano la scoperta di certezze.

Famoso è il passo dell’arancia:

Era coperto, questo, da un pezzo di tela incerata cucita sull’orlo con lo spago, e piano piano egli sfilò un po’ di spago, cacciò la mano sotto la tela, mise fuori un’arancia.

Non era grande, né molto bella, non forte di colore, ma era un’arancia, e silenziosamente, senza levarsi di ginocchio, egli l’offri alla moglie bambina. 94

Come già detto l’aspetto cinematografico è sempre presente anche nell’indicazione puntuale della collocazione, all’interno dello spazio, degli uomini e degli oggetti, come se fossero quasi indicazioni di allestimento scenico:

L’aringa fu pulita, messa in un piatto, cosparsa di olio, e io e mia madre ci sedemmo a tavola. In cucina dico; col sole alla finestra dietro le spalle di mia madre avvolta nella coperta rossa e i capelli castani molto chiari. La tavola era contro la parete, e io e mia madre seduti l’uno di fronte all’altra, col braciere sotto e il piatto dell’aringa sopra, quasi colmo d’olio.95

93 CiS, p. 120. 94 CiS, p.17. 95 CiS, p.64.

Conversazione, vista sotto questo aspetto, è un continuo agglomerato di cose, un gioco

di oggetti e forme che richiamano alla mente un cinema caratterizzato dalla ricerca di volumi e di risalti plastici.

Oltre a questi specifici aspetti Conversazione è a livello narrativo e strutturale un romanzo che si presta ad esser paragonato alle sequenze cinematografiche.

Lo stesso tema del viaggio, quindi di un percorso che prevede uno spostamento continuo, è costruito attraverso il succedersi degli episodi e di blocchi temporali.

Quando Silvestro arriva in paese e avviene l’incontro con la madre si ha un continuo slittamento di dimensioni temporali, fra presente e passato, che a livello filmico potrebbero essere espresse con flashback o dissolvenze. In pratica si innescano i ricordi:

Potei ricordare me e il treno in un rapporto speciale come di dialogo, come se avessi parlato con lui, e un momento mi sentii come se cercassi di ricordarmi le cose che lui mi aveva detto, come se pensassi al mondo nel modo che avevo appreso, in quei nostri colloqui, da lui.96

Potei ricordare mio padre con gli occhi azzurri e lucenti, al centro della mia infanzia e della Sicilia, nelle solitudine delle montagne, e ricordai anche mia madre, non infelice invero, facendo la padrona di casa e portando vinto intorno.97

A livello spaziale il viaggio inoltre è composto da un percorso che possiamo definire orizzontale - lineare, ovvero quello che avviene in traghetto e poi in treno, e un percorso, all’interno del paese natio, che è verticale, formato da un continuo salire e scendere, entrare ed uscire.

Viaggiai e viaggiai, al sole per la pianura vuota, finché la pianura si coprì di verde malaria, e si giunse a Lentini, appiè di lunghi declivi verdi di aranci e malaria […].98

96 CiS, p.80. 97 CiS, p. 87. 98 CiS, p.40.

E tra i fichidindia apparivano le case; il treno si fermava sulle arcate di un ponte e dal ponte girava la gradinata dei tetti; si attraversava la galleria, si era di nuovo tra i fichidindia e scogliere di roccia, e di nuovo non si incontrava altra anima viva che un ragazzo. 99

Il salire e lo scendere, come l’entrare e l’uscire dalle case e la relativa descrizione di tali azioni, oltre ad avere una valenza fortemente simbolica, è propria del montaggio cinematografico.

Sapevo che mia madre abitava nei quartieri alti, ricordavo di aver salito quella scalinata quando si veniva là a trovare i nonni nella mia infanzia, e comincia a salire.

C’erano fascine di legna sugli scalini, davanti a qualche casa, e salii, e ogni tanto c’era un orlo di neve, e nel freddo, nel sole del mattino, quasi mezzogiorno ormai, arrivai finalmente in alto sopra l’immenso paese della montagna e i valloni chiazzati di neve. 100

Mi decisi a scendere per cercarla [ la voce sentita prima ] e scesi, mi trovai tra quei lumi come lanterne abbandonate, vidi che erano lumi dei morti.101

Entrammo, dal porticino tarlato, nell’andito, e anche lì per le scale, c’era l’odore di vecchio mosto caratteristico delle case non povere, in Sicilia.102

Ci saluto cordiale, e mia madre e io si uscì sulla strada, nella musica delle zampogne e nel sole, di faccia al sole che tramontava, e si rise […]. 103 99 CiS, p. 52. 100 CiS , p.56. 101 CiS, p.207. 102 CiS, p.146. 103 CiS, p.144.

In sintesi la natura originaria di Conversazione in Sicilia ossia un romanzo in cui l’immagine e l’influsso cinematografico giocano un ruolo fondamentale ha permesso in seguito di operare un’ ulteriore trasformazione dell’opera in edizione illustrata.

La fusione di parola e figura non toglie nulla alla dimensione poetica e simbolica del romanzo ma ne accentua, definendola, la forza evocativa della scrittura.

I blocchi di immagini, i movimenti, le scelte cromatiche sono elementi, come ho voluto dimostrare in questo capitolo, ben presenti e palesi nel romanzo che quindi si presta, senza snaturarlo o renderlo altro, a diventare un foto – testo.

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