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II. Conversazione in Sicilia

II. 1. Premesse alla stesura e genesi del romanzo

L’inizio delle stesura del romanzo Conversazione in Sicilia risale sicuramente al biennio 1937 - 1938, nelle pause tra il lavoro editoriale e il lavoro di traduttore, in un clima di ripensamento non solo in termini artistici ma anche personali e politici.

In effetti nell’anno precedente, il 1936, si ha lo scoppio della guerra in Spagna e lo stesso Vittorini in una lettera così scrive:

Tutto l’inverno del ’35 – ’36, e poi tutta la primavera ’36, e l’estate ’36, e quei giorni di luglio ’36 coi primi giorni delle notizie dalla Spagna, e l’agosto del ’36 sempre con la Spagna, novembre con Cina e Spagna fino alle pagine con le fanfare di Cina e Spagna da cui cominciò Conversazione, io cercai in me stesso e intorno a me stesso in qual modo avrei potuto svoltare verso uno scrivere che mi permettesse di dire la cosa che avevo da dire.57

In pratica la situazione storica, non solo italiana, ma anche europea ed extraeuropea, ebbe un influsso notevole sull’attività letteraria di Vittorini tanto che in quel frangente decise di abbandonare la stesura del romanzo Erica e i suoi fratelli per dedicarsi ad un progetto che meglio potesse esprimere il presente storico.

La tensione prodotta da Conversazione inoltre costrinse Vittorini, successivamente, ad accantonare il progetto di dare un seguito al Garofano Rosso con il romanzo Giochi di

ragazzi, di cui ci resta solo un abbozzo.

La guerra in Spagna, in particolare, si identificò quindi come un momento storico cruciale in cui Vittorini sentì il bisogno di distaccarsi dal precedente torpore intellettuale per dar spazio ad un maggior coinvolgimento nella contemporaneità attraverso l’agire: << Ora sentivamo che nell’offeso mondo si poteva esser fuori dalla servitù e in armi contro di essa, con trombe contro di essa. >>58

Oltre allo scoppio della guerra in Spagna, il background culturale che portò all’ideazione di Conversazione in Sicilia, è sicuramente rintracciabile nella letteratura americana la cui influenza, come precedentemente detto, sfocerà nel progetto di

Americana nel 1942.

L’autonomia espressiva degli autori americani è sicuramente apprezzata e invidiata da Vittorini soprattutto per il suo aspetto antiretorico e antitradizionalista così invece osteggiato in Italia dal regime fascista.

Conversazione quindi rappresenta la risposta letteraria di Vittorini contro la violenza

perpetrata contro quel mondo offeso che ha bisogno di esser riscattato e trasformato:

57 M. Corti, Prefazione, in E.Vittorini, Le opere narrative, I, Milano, Mondadori, 1996, p.27.

Ciò che interessa l’autore non è una “mimesi” della realtà […] ma un’utilizzazione della realtà che possa rendere immediatamente, subito, costituire subito, per le forze storiche, un’arma, uno strumento di trasformazione, o insomma una chiamata a trasformare.59

La stesura del romanzo occupa Vittorini a partire dal settembre del 1937.

La prima puntata dell’opera compare nell’aprile dell’anno successivo in rivista, specificamente nel numero 6 di << Letteratura >>.

La pubblicazione, sempre a puntate, si protrarrà fino all’aprile del 1939.

Il romanzo uscirà in volume solo nel 1941, edito da Parenti di Firenze, sotto il titolo di

Nome e lagrime, omonimo racconto che precede il romanzo Conversazione in Sicilia.

La scelta di pubblicare le due opere insieme, dando priorità nel titolo al breve racconto, ha lo scopo di evitare una possibile condanna da parte della censura del regime dato che il romanzo ha un chiaro influsso antifascista mentre il raccontino non aveva implicazioni politiche particolari.

Questa forma editoriale fu suggerita da Gherardo Casini, funzionario del ministero della Cultura Popolare, con lo scopo di aggirare un possibile blocco alla pubblicazione. Celebre è anche la nota a chiusura del libro in cui Vittorini, ambiguamente ma con fini di salvaguardia della sua opera, propone una sorta di excusatio non petita dichiarando che:

Ad evitare equivoci o fraintendimenti avverto che, come il protagonista di questa Conversazione non è autobiografico, così la Sicilia che lo inquadra e accompagna è solo per avventura Sicilia; solo perché il nome mi suona meglio del nome Persia o Venezuela. Del resto immagino che tutti i manoscritti vengano trovati in una bottiglia.60

Sempre nello stesso anno Conversazione vide la luce, senza più il racconto in apertura, nella stampa della casa editrice milanese Bompiani e poco dopo presso la Einaudi.

59 E. Vittorini, Le due tensioni, Milano, Il Saggiatore,1967, p.67. 60 Cds, p. 240.

L’opera nel passaggio da rivista a volume subirà pochissimi ritocchi, per lo più riguardanti alcune riduzioni studiate appositamente per rendere più organico e scorrevole il testo.

La pubblicazione in volume alla fine non fu toccata da nessuna forma di censura e la risposta delle critica inizialmente fu generalmente positiva.

Come sottolinea Guido Bonsaver si tratta di un dato importante in quanto

Conversazione fu ricevuta favorevolmente anche negli ambienti letterari fascisti tanto

che si ebbero buone recensioni in riviste quali << Il Bargello >>, << Il Fascio >> e << Il Popolo d’Italia >>. 61

In seguito tuttavia Vittorini venne attaccato proprio su quest’ultima rivista in una recensione anonima naturalmente per chiari motivi politici.

L’autore in effetti era un facile bersaglio sia per la sua posizione di giovane intellettuale sia perché stava nel frattempo lavorando alla diffusione delle letteratura nordamericana.

Il romanzo si apre con la dichiarazione del genere umano offeso e come scrive Anna Panicali:

S’interroga sulla dualità antica ( e al tempo storicamente determinata ) tra gli uomini; sulla disparità sostanziale della loro esistenza fondata sul potere; sulla diseguaglianza che segna l’ingresso, la nascita al mondo – morto della Legge. Nell’opera, l’antitesi ( valore d’uso – valore di scambio ) si fa immanente allo scambio: diventa dicotomia tutta interna al lavoro.62

Conversazione nasce in pratica come atto di opposizione ai regimi che attraverso le loro

dittature hanno offeso un mondo, quello umano, che deve ribellarsi alla violenza attraverso la liberazione.

Come scrive Giovanni Falaschi nella famosa prefazione al romanzo:

Secondo Vittorini – Silvestro il mondo è bello, è vario, potrebbe essere felicemente abitato dagli uomini; tuttavia esso è offeso, perché

61 G. Bonsaver, Conversazione in Sicilia e la censura fascista, in Il demone dell’anticipazione, a cura di

E. Esposito, Milano, Mondadori, 2009, p.17.

nella società umana coloro che detengono il potere esercitano una violenza continua sui più deboli. Il contrasto, per Vittorini, non è dunque fra natura ( buona ) e storia ( la società umana, cattiva ) ma è all’interno della società stessa; è un contrasto fra deboli e potenti, tra offesi e violenti. 63

Da queste premesse prende avvio un viaggio in Sicilia, un ritorno alla terra natia del protagonista, che assume la forma di una conversazione con gli altri uomini, coi luoghi che visita, con la propria infanzia.

Un viaggio compiuto già da adulto, un adulto che avverte il carico dei problemi politici e sociali in cui vive e che sente un bisogno di cambiamento.

La parola, elemento imprescindibile della conversazione, rappresenta il bisogno dell’uomo di socializzare, d’esprimersi, di confrontarsi con gli altri come lo stesso silenzio, quindi la parola taciuta, si fa portatore di senso in quanto rappresenta il tormento dell’uomo e la difficoltà della comunicazione.

L’influsso delle letteratura americana, come già detto, è ben presente in Vittorini e soprattutto nella scelta di una narrazione che procede come un susseguirsi di incontri parlati.

Lo stesso Moravia scrive:

Diciamo dunque che il dialogo di queste conversazioni siciliane, così contrappuntato di ripetizioni, alternato a note di agro realismo, svolto su una linea autobiografica e discorsiva, ci ricorda Hemingway. Senza Hemingway e i suoi prodotti affini è molto probabile che questo dialogo Vittorini l’avrebbe scritto in maniera diversa.64

In sintesi la genesi ideativa e tutta la stesura di Conversazione in Sicilia risente dell’influsso della storia e della letteratura contemporanea, dalla guerra civile spagnola alla situazione politica e culturale imposta dal regime fascista.

63 G. Falaschi, prefazione a Conversazione in Sicilia di E. Vittorini, Torino, Einaudi, 1975, p. IX. 64 A. Moravia, Vittorini Gran Lombardo, in << Documento >>, n. 4, aprile 1941.

Il romanzo rappresenta un punto di svolta anche a livello narrativo – stilistico poiché Vittorini abbandona la dimensione realistica e sociologica delle sue precedenti opere in favore di un tipo di testo caratterizzato da un forte impatto allegorico – simbolico. In sostanza perciò gli elementi di raccordo dell’unità interna del romanzo sono essenzialmente due: la storia e la ricerca stilistica.

Vittorini in effetti è uno dei maggiori interpreti della crisi del suo tempo e infatti:

In nessun libro recente il dolore o l’angoscia, il dato umano insomma, che è all’origine della creazione, sono apparsi così evidenti, meno oscurati dalla trama letteraria. E per questo Conversazione ha un valore assoluto di allegoria, unica allegoria possibile del sentimento, discorso in cui gli uomini e le cose portano segni a noi familiari e tuttavia sono sempre molto remoti, oltre i limiti della cronaca. 65

Mentre a livello stilistico, oltre all’influenza americana, la critica ha parlato anche di un influsso dell’ermetismo italiano nel dare voce al dramma e alla solitudine di cui sono investiti certi personaggi e situazioni.

Come sostiene Pampaloni:

La solitudine dell’uomo, l’impossibilità a comunicare con gli altri se non attraverso un rinnovato silenzio e una remota comunione, l’evocazione della realtà per mezzo di parole estremamente tese e sillabate in uno sforzo di ri-creazione, la potenza e l’unicità della parola-lirica, la fine della prosa, del discorso legato, della comune storia umana, l’eccezionalità congenita all’espressione poetica, raggiunta, al di là del petroso cerchio della realtà, solo agli estremi limiti del linguaggio, dove la parola è grido, evocazione, realtà diversa, silenzio. 66

65 G. Pintor, L’allegoria del sentimento, in Il sangue d’Europa, Torino, Einaudi, 1950, pp. 97-98. 66 G. Pampaloni, I nomi e le lagrime di Elio Vittorini, in << Il Ponte >>, n.12, dicembre 1950, pp. 1533-

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