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L’evoluzione del distretto industriale in Italia

CAPITOLO 5: L’ESPORTAZIONE DEL MODELLO DI SVILUPPO ITALIANO IN

5.3 L’esportazione del distretto industriale italiano in Brasile

5.3.1 L’evoluzione del distretto industriale in Italia

Secondo la ricostruzione della geografia dell’industrializzazione del secondo dopoguerra offerta da Lando177, negli anni ’70 il sistema economico e sociale e italiano è oggetto di mutazioni nella logica

territoriale. In particolare si assiste a delle forme di decentramento produttivo che, come abbiamo visto, caratterizzano la quasi totalità dei paesi industrializzati e rispondono all’esigenza di una maggiore flessibilità sociale e produttiva resa sempre più pressante dai processi di globalizzazione. Nel caso italiano il decentramento produttivo non riguarda soltanto le grandi imprese ma è legato alla nascita di nuove attività ed imprese soprattutto di medie e piccole dimensioni. L’osservazione di questa rinnovata vitalità produttiva legata al nuovo ruolo assunto dalle piccole e medie imprese ha dato vita, in Italia, a due principali filoni d’interpretazione la cui efficace ricostruzione offerta da Lando178 è qui riportata.

Il primo filone cui fa riferimento l’autore è quello che fa capo al lavoro di Arnaldo Bagnasco e in particolare all’opera “Tre Italie. La Problematica Territoriale dello Sviluppo Italiano179”. Il titolo

dell’opera citata è basato sulla considerazione del fatto che l’Italia può essere descritta come l’insieme di tre aree che differiscono tra loro perché basate su differenti strutture sociali ed economiche. La vera novità introdotta riguarda la nozione della cosiddetta Terza Italia. Infatti, oltre alle aree settentrionale e meridionale, tradizionalmente in opposizione, viene inserita una terza area, la Terza Italia, identificata con la regione corrispondente all’Italia nord-orientale e centrale. La caratteristica peculiare della Terza

177 Lando, F., 2009. La Geografia dell’Industrializzazione nel Secondo Dopoguerra. La Situazione Nazionale e il Caso Veneto-Friulano.

Padova: CEDAM

178 Lando, F., 2009. La Geografia dell’Industrializzazione nel Secondo Dopoguerra. Op. Cit.

179 Bagnasco, A., 1977. Tre Italie. La Problematica Territoriale dello Sviluppo Italiano. Bologna: Il Mulino. In Lando, F., 2009. La

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Italia è quella di presentare un tessuto economico e sociale formato da piccole e medie imprese che operano nei settori tradizionali cioè quello alimentare, quello della moda, che comprende abbigliamento e calzature, e quello dell’arredamento che comprende il settore del legno e dei mobili.

Il secondo filone interpretativo cui fa riferimento l’autore può essere considerato come una specificazione del primo in quanto consiste nell’approfondimento della definizione del sistema produttivo così caratteristico della Terza Italia. Questo secondo filone interpretativo fa capo al lavoro sui distretti industriali svolto dall’economista italiano Giacomo Beccattini e sulla seguente definizione per cui un distretto industriale è “un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in un’area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali… [qui]… la comunità e le imprese tendono, per così dire, ad interpretarsi a vicenda”. Da questa definizione emergono le caratteristiche principali dei distretti industriali italiani che sono la precisa definizione territoriale, in particolare nell’area centrale e nord-orientale della penisola, la presenza simultanea di un alto numero di piccole e medie imprese che si occupano delle diversi fasi del processo produttivo e la specializzazione nella produzione di prodotti di alta qualità appartenenti ai cosiddetti settori tradizionali cioè alimentari, abbigliamento e legno- arredo.

Se gli anni ’70 e ’80 rappresentano l’origine e il consolidamento della realtà distrettuale italiana come fonte di sviluppo e di ricchezza sia a livello regionale sia a livello nazionale, gli anni ’90 rappresentano l’evoluzione, in senso internazionale, del distretto industriale italiano. Infatti, è proprio negli anni ’90 che, in risposta a fattori di tipo economico tra cui il costo del lavoro, la forte burocratizzazione del sistema e la pressione fiscale, i piccoli e medi imprenditori iniziano i processi di delocalizzazione produttiva di parti sempre più consistenti dei distretti industriali. La delocalizzazione produttiva e l’internazionalizzazione assumono inizialmente la forma della subfornitura, che consiste nel delegare determinate fasi produttive ad altre imprese, per poi estendersi agli altri strumenti della delocalizzazione e cioè le joint venture e gli investimenti diretti esteri.

L’internazionalizzazione dei distretti industriali italiani, inizialmente rivolta ai paesi dell’Europa orientale, assume un nuovo impulso e una nuova caratterizzazione in risposta alla crisi economica e finanziaria del 2008. Infatti, una soluzione proposta con sempre maggiore frequenza per uscire dalla crisi che coinvolge l’intera economia italiana e in particolare le piccole e medie imprese è quella di esportare il modello di sviluppo del distretto italiano verso i mercati emergenti. Una delle aree che desta maggiore interesse negli ultimi anni è quella del Mercosul, e dell’America Latina in generale, che rappresentano un mercato in forte espansione.

In questo senso tra i paesi del Mercosul spicca, per varie ragioni il Brasile. Le motivazioni principali alla base della collaborazione tra i due paesi sono principalmente due. Innanzitutto, la forte presenza di immigrati italiani e l’esistenza di associazioni di rappresentanza delle comunità italiane in Brasile che

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giocano un ruolo fondamentale nel facilitare l’inserimento delle piccole e medie imprese italiane nel tessuto produttivo, economico e sociale locale. La seconda ragione alla base della collaborazione è il vantaggio reciproco che può derivare dall’esportazione del modello del distretto industriale italiano. Infatti, un progetto del genere oltre a rappresentare una via d’uscita dalla crisi per le piccole e medie imprese italiane rappresenta allo stesso tempo il canale attraverso cui le imprese brasiliane possono dotarsi della tecnologia, del know-how e della formazione specializzata di cui necessitano per incrementare la propria competitività e contribuire allo sviluppo e alla crescita economica del Brasile.