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L’istruzione “moderna” e gli impedimenti di natura socio-culturale

4. L’educazione per le minoranze etniche

4.2. L’istruzione “moderna” e gli impedimenti di natura socio-culturale

Dopo la fondazione della RPC, la “libertà religiosa” (zongjiao ziyou 宗教自由)87 venne garantita dalla nuova Costituzione del 1954 e venne riconosciuta sino alla metà degli

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Le cosiddette “Scuole Kang” erano usate in alcune aree rurali della Cina meridionale durante i primi giorni della stagione invernale. L’inverno in quelle zone è molto rigido e la mancanza di strutture scolastiche adeguate spingeva spesso i genitori a trattenere i figli a casa da scuola. Per far fronte a queste circostanze, fu permesso di tenere dei corsi all’interno delle abitazioni private, solitamente ci si riuniva a casa dell’insegnante. Le “Scuole Kang”, quindi, non erano altro che delle classi regolari tenute all’interno di abitazioni private e il termine “kang” indicava, nel dialetto locale, una specie di letto di mattoni riscaldabile, ossia una sorta di impianto di riscaldamento arrangiato su cui sedevano gli alunni durante le lezioni. Yang

RUI,Wu MEI,“Education for Ethnic Minority in China: a Policy Critique”, op. cit., p. 120.

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Ronald Francis PRICE,L’educazione nella Cina comunista, op. cit., pp. 170-171.

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Ivi, p. 284.

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L’Art. 88 della Costituzione del 1954 tollerava in generale - con qualche drammatica eccezione, ad esempio nel caso del Tibet – l’esercizio dei culti. Con la Rivoluzione Culturale la tolleranza che la dirigenza maoista aveva sino ad allora dimostrato venne meno e le religioni furono oggetto di un violento attacco ideologico e materiale. Sulle macerie del decennio di radicalismo maoista, le Carte costituzionali del 1975

anni Sessanta. Riferendosi alla necessità di aiutare le varie minoranze nazionali (shaoshu minzu 少数民族) a svilupparsi, la Carta costituzionale prevedeva la preparazione di quadri dirigenti appartenenti alle minoranze etniche e, parallelamente, la prevenzione e la denuncia delle tendenze nazionalistiche e sciovinistiche. Ciò ha fornito la base formale per l’inizio di una fase di cooperazione con i vari capi religiosi che hanno accettato funzionari ed educatori etico-politici mandati dal governo centrale allo scopo di combattere congiuntamente il grave problema dell’analfabetismo. Nella pratica, però, la situazione fu molto più complessa.

Tradizionalmente, infatti, la religione ha rappresentato per anni la principale forma di educazione organizzata al di fuori del contesto familiare. Ciò spiega il motivo per cui i fondamenti religiosi hanno profondamente pervaso ogni aspetto della vita sociale di questi popoli, modellandone l’ideologia, lo stile di vita, i comportamenti finanche la loro idea di istruzione. Tra i Dai dello Yunnan, per esempio, dove è distesamente praticato il Buddhismo Hinayana, l’unico modo attraverso cui un ragazzo poteva ricevere un’istruzione era diventare monaco. Nei monasteri i ragazzi imparavano a conoscere la loro religione, la loro lingua locale e i comportamenti appropriati da tenere in società. Allo stesso modo, tra le comunità musulmane del paese, come quelle Hui che popolano la provincia del Ningxia, un certo tipo di istruzione era disponibile solo all’interno delle moschee e delle comunità islamiche; così come avveniva per i ragazzi della Regione Autonoma del Tibet all’interno dei monasteri buddisti tibetani. Oltre a questi principali gruppi etnici vi sono anche gli Oroqen e gli Ewenki, di fede sciamanica, o i Miao e i Jingpo che professano fedi non-locali come il Cattolicesimo e il Protestantesimo, ognuno dei quali ha sviluppato, nel corso degli anni, un proprio sistema educativo incentrato sul culto locale88.

All’interno di questo quadro socio-culturale così eterogeneo, le scuole statali si trovarono in diretta competizione con i tradizionali centri religiosi per l’educazione e anche se le due istituzioni assolvevano a funzioni ben diverse, gli uffici locali per l’amministrazione delle scuole etniche si trovarono a dover lottare per ottenere contributi finanziari e consensi dalle famiglie. Il tasso di iscrizioni in queste scuole rimaneva ancora

(Art. 28) e del 1978 (Art. 46) reintrodussero la libertà di “credere o non credere in una religione”. Attualmente la legge di riferimento in materia di libertà di culto in Cina è l’Art. 4 della Costituzione, intitolato Zhonghua renmin gongheguo ge minzu yilu pingdeng 中华人民共和国各民族一路平等, secondo cui tutti i gruppi etnici della RPC sono considerati uguali. Renzo CAVALIERI, Letture di diritto cinese, op. cit., p. 119.

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molto al di sotto di quello riportato negli istituti religiosi, che le comunità locali continuavano ancora a preferire alle scuole regolari.

Il tema della relazione tra istruzione moderna e religioni locali in Cina è un argomento piuttosto spigoloso e uno dei più discussi fino ai giorni nostri. Infatti, se da un lato l’educazione religiosa potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel perpetuare l’identità culturale di queste minoranze nazionali, dall’altro l’insufficienza dei suoi mezzi non può certamente sostenere l’esigenza di integrazione culturale tra questi popoli e la maggioranza Han in una moderna società che sempre più lo richiede.

Un altro grosso ostacolo alla diffusione del sistema di scuole moderne per le minoranze etniche era rappresentato dal problema della lingua. Nel 1949, solo 19 etnie avevano sviluppato un proprio alfabeto89. Dopo il 1949, la Costituzione e la Legge sull’autonomia regionale nazionale della Repubblica Popolare Cinese (Zhonghua renmin gongheguo minzu quyu zizhi fa 中 华 人 民 共 和 国 民 族 区 域 自 治 法 , LARN) hanno ufficialmente stabilito la libertà, per le minoranze nazionali, di usare e sviluppare i propri sistemi di scrittura90. Nel corso degli anni Cinquanta il governo aiutò alcuni gruppi etnici a creare i loro sistemi o a riformarli91. Anche se da quel momento le lezioni potevano essere svolte nella lingua locale delle minoranze, il problema fondamentale era che, a causa delle dimensione ridotte dei vari gruppi etnici e a causa delle abitudini dialettali, nella maggior parte dei casi, questi sistemi non sono stati diffusi in maniera massiccia.