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5.5 Risultati: il caso della certificazione ISO14001

5.5.1 L’opinione generale sulla certificazione ISO 14001

L’opinione dei partecipanti sul sistema ISO 14001 ha messo in evidenza l’attualità e la

necessità della certificazione, definendola “un mondo col quale è necessario confrontarsi” per

non perdere delle importanti opportunità di business. La certificazione viene richiesta dai clienti ed è un “must have” per partecipare alle gare e rimanere competitivi sul mercato:

“[La ISO14001] è un must have, cioè secondo me aziende come la nostra, di un certo tipo, ci si aspetta che ce l’abbiano” (Vendite, 21)

“L'obbligatorietà legata ad alcuni settori, come quelli delle opere civili ha fatto da traino a tutti gli altri. Quindi adesso se non sei certificato, non hai la certificazione ISO, non hai quella ambientale, non hai qualità, ambiente, sicurezza, non puoi partecipare a nessuna gara!” (HSQE, 22)

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“Allora io penso che il mondo della certificazione in generale sia un po’ come dire, un po’ tra virgolette inflazionato .. cioè sembra quasi appunto un qualcosa che qualcuno deve avere perché se non ce l’hai allora perdi delle opportunità di business.. no?” (CEO, 4)

“Ormai il mondo delle certificazioni è un mondo che come si dice, è un mondo col quale

ci confrontiamo ..” (HR, 5)

“(…) quando si partecipa a delle gare, questo sia in ambito privato sia in ambito pubblico, capita che tra i primi step di selezione si richieda la certificazione. Magari la ISO 9001 per la qualità o la ISO 14001 per l’ambiente, (…) quindi da una parte viene proprio richiesta in modo esplicito” (RSPP, 18)

Emerge tuttavia una rappresentazione piuttosto ambivalente della certificazione che sembra presentare sia aspetti visti con favore, sia aspetti fortemente criticati.

La rappresentazione positiva enfatizza i benefici legati all’implementazione dello strumento; tra questi viene portata in primo piano la possibilità di rimanere costantemente aggiornati e quindi compliant nei riguardi della normativa ambientale vigente. La ISO 14001 si configura, dunque, come uno strumento preventivo di valutazione e gestione dei potenziali

rischi per l’azienda (risk management):

“È un buono strumento per essere sicuro di essere conforme a livello normativo forse quello è stato il contributo più grosso, quindi essere.. essere sicuri in sostanza di essere conformi (…) poi la legislazione italiana è veramente un macello, tra aggiornamenti, applicabilità e cose varie si fa fatica..”(Sostenibilità, 1)

“Ci aiuta anche a prevenire proprio ... magari proprio determinate… come dire ..inesattezze che possiamo compiere in quella che è la quotidianità (…) previene quelle che possono essere, che ne so, possibili sanzioni economiche dovute a reati ambientali ecco per esempio no? Mi viene da dire nella mia veste di rappresentante legale…” (CEO, 4)

Peraltro, la funzione preventiva e di controllo della norma è ciò su cui si incentra il messaggio con cui organismi di certificazione promuovono la norma, come risulta in modo ben evidente dalle parole dei consulenti che hanno partecipato alla ricerca:

“La norma, la ISO 14001 è una norma che si occupa e preoccupa di sollecitare le organizzazioni a identificare i loro impatti ambientali. Quindi (…) la realizzazione di un

risk assessment , dove le aziende vanno a identificare quelli che sono i pericoli o gli

impatti ambientali generati, ne quantificano.. questo impatto viene quantificato..” (Consulente, 24, Ente di certificazione)

“Non voglio fare del terrorismo: “Ogni volta che vi succede un guaio o una denuncia..”, perché ogni tanto l’Asl, la Arpa, l’Inail, fanno le loro visite. Ne facessero di più sarebbe

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meglio, facessero i loro controlli… e se succede un guaio pagano in modo enorme quello che hanno risparmiato non facendo l’investimento (…)[la norma ISO14001] chiede di

valutare tutti i rischi aziendali, cioè tutti rischi aziendali, compresi quindi ovviamente

anche i rischi che l’azienda corre nel non osservare la sostenibilità ambientale in questo caso (…) non siamo dei terroristi eh? Però ogni volta che io vado a fare una verifica ispettiva io dico, finché ti va bene, io non ti posso dare il certificato oppure te lo do con un sacco di non conformità, raccomandazioni e robe del genere che poi ti tocca mettere a posto, però finché ti va bene sei a posto, il giorno che vai male… chiudi, chiudi baracca.” (Consulente, 19, Ente di certificazione)

“Sicuramente mitigare certi rischi che sono presenti in qualsiasi azienda in termini di, in questo caso ehm..impatto ambientale” (Consulente, 31, Ente di certificazione)

La rappresentazione negativa della certificazione riguarda invece il cosiddetto “business

delle certificazioni”, che si lega principalmente a quattro aspetti: il moltiplicarsi degli

organismi di certificazione, l’applicazione indiscriminata della norma per certificare qualsiasi tipo di attività, la mancanza di controllo sull’effettiva qualità nell’implementazione della ISO, la difficoltà a valutare una norma volontaria che non si basa sull’applicazione di criteri pragmatici misurabili.

Il primo aspetto sottolinea come, rispetto al passato, il numero degli organismi di certificazione sia notevolmente aumentato; ciò ha portato, a una perdita di controllo da parte di Accredia, l’ente italiano di accreditamento:

“In Italia agli inizi degli anni ’90, scusi se torno indietro un attimo, eravamo 11 istituti di certificazione, 11. Adesso sono 315… accreditati” (Consulente, 19, Ente di certificazione)

“In Italia c’è un volume di più di 100 organismi di certificazione accreditati! Allora ehm.. questo non vuol dire che sia vietato, ovviamente è lecito fare così. Però è anche vero che se Accredia non, non ha la capacità di garantire che quei principi di cui abbiamo parlato quel valore aggiunto, quel tipo di investimento che l'organismo deve fare per riuscire a indurre le..aziende, gli imprenditori a fare quel passo avanti..”(Consulente, 31, Ente di certificazione)

La questione relativa all’applicazione indiscriminata della norma, anche quando avrebbe poco senso in relazione alla attività svolta, fa sì che oggigiorno si certifichi tutto e tutti con una perdita di senso e di importanza dello strumento ISO:

“Allora, i nostri amici di Accredia, che Dio li abbia sempre in gloria, avevano una volta detto che sotto un certo numero di unità o alcuni processi, non erano certificabili! Cioè, non c'è modo.. ok? Questa regolina è saltata.. è saltata! (…) oggi certificano tutto! Cioè

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non eri certificato con X non ti guardavano nemmeno in faccia, no? La certificazione era fatta da X, poi improvvisamente ad esempio è entrato X, che era l'ente di certificazione X, quindi voglio dire adesso certificano tutto.. cioè la certificazione di patate! Non importa niente pur di fare business.. (…) Quando dice "quale è lo scopo del campo di applicazione", e poi si legge i certificati e dice "ma c'è qualcosa che non va!" Cioè, che ne so.. una società che fa servizi, no? Consulenza aziendale.. lei mi viene a dire di fare il certificato ambientale? no? lei ci faccia caso, si faccia un giro, sul sito di Accredia e trova che ne so.. società di ingegneria pinco pallo...” (HSQE, 22)

“Ma nel settore della logistica e dei trasporti, onestamente credo che adesso la certificazione ce l'hanno tutti e a mio avviso.. boh ha perso un pò di di..importanza.. almeno come gestita così al momento..” (Logistica, 23)

La mancanza di controllo riguarda sia gli enti che rilasciano la certificazione con troppa facilità, sia i clienti che la richiedono ma che non verificano che venga effettivamente ben applicata:

“Ok, io non ho una grande opinione di questo. (…) Le certificazioni vengono rilasciate

con un po’ troppa facilità nel senso che non sono gli auditor e gli enti certificatori così

attenti come io mi immagino che siano” (Ambiente, 10)

“Non dico che è una farsa ma insomma quasi perché se il certificatore è quello che poi ti viene a controllare se fai tutto a posto, è lui che ti chiede il denaro per fare queste cose qua, mi sembra che non sia il modo giusto e corretto per mettere in piedi sta cosa..”(CEO, 13, Azienda senza ISO14001)

“Ha presente blade runner? (…) Abbiamo una carenza istituzionale pesantissima, pesantissima... per cui non c'è controllo (…) che poi alla fine della fiera, se un'azienda fa...un 20-25 % del prezzo in meno, alla fine che la tua certificazione sia un po’ pinocchia o meno... no?...va beh l'importante è che ce l'hai no? (HSQE, 22)

La mancanza di controllo si lega poi alla difficoltà nel valutare una norma che non si basa sul raggiungimento di una soglia di prestazione misurabile secondo una procedura effettiva, bensì sulla dichiarazione dell’impegno al miglioramento da parte dell’azienda. Come norma volontaria, la ISO può facilmente prestarsi alla possibilità di “barare”:

“Non è una certificazione che dice che, come si può dire.. che dichiara è stato rispettato

un valore sopra una certa soglia, una certa soglia". Ma semplicemente [che] c'è questo

impegno. Quindi lei capisce che se io devo certificare l'impegno ad avere delle buone prestazioni e devo obbligare qualcuno ad avere questo impegno ad avere delle buone prestazioni, diventa difficile non trovare scorciatoie. Le faccio l'esempio invece dell'Olanda! In Olanda hanno detto appalti pubblici (…) non so, pensi a chi deve fare la metropolitana di Amsterdam, ecco che hanno un sistema che è molto diverso. Prevede una ..una richiesta di determinate caratteristiche tecniche e, diciamo di.. dotazione, che deve avere una società per partecipare agli appalti. E quindi questa checklist, questa lista di cose che uno deve avere, viene controllata da un ente terzo (…) ma l'oggetto non è una norma volontaria, ma una lista di cose che deve avere o non avere! se non ce le hai

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non ce le hai, se ce le hai, ce le hai.. quindi è così pragmatico, per cui non è soggetto a delle scorciatoie, o sì o no. Non è soggetto a sì ma io c'ho il commitment, ma io sto

migliorando, ma io ce la farò, che è il tipico atteggiamento che poi troviamo di fronte ad un problema in una certificazione di sistema di gestione” (Consulente, 31, Ente di

certificazione)