• Non ci sono risultati.

5.3 L’analisi della filiera del tabacco

5.3.4 L’opportunità di intervento della Regione Veneto

Nel caso della filiera del tabacco, l’inserimento del Veneto e delle sue tecniche distrettuali risulta più teorico rispetto alla filiera lattiero-casearia perché nella regione italiana la produzione e la trasformazione della commodity non è molto diffusa, ma le strategie attuate, soprattutto ora nel periodo di crisi, si possono inserire nel contesto tabagista il quale potrebbe provare una situazione di instabilità e di diminuzione delle vendite per i cambiamenti in atto descritti nel paragrafo 5.3.3. La trasmissione di conoscenze può quindi inserirsi ancora una volta nella catena del valore brasiliana.

Con l’aiuto di due importanti documenti pubblicati dall’UNIONCAMERE del Veneto riguardanti la situazione economica del Veneto e la posizione dello stesso in ambito internazionale, entrambi del 2013, si è arrivati ad ipotizzare che, così come cerca di impegnarsi la Regione italiana negli ambiti della qualità, dell’innovazione e della sostenibilità all’interno dei suoi distretti e nelle piccole e medie imprese per superare il momento di crisi, altrettanto potrebbero fare il municipio di Santa Cruz do Sul e quelli limitrofi, sempre appartenenti alla Vale do Rio Pardo, per fare in modo di continuare a mantenere la posizione di predominanza nella filiera del tabacco, anche nel caso in cui l’influenza delle politiche anti- fumo dovessero far diminuire la domanda di tabacco nel mondo. Le iniziative intraprese dal Sistema Integrato non sembrano ancora essere state concretizzate e quindi un maggiore supporto è richiesto.

L’esempio da prendere in considerazione potrebbe essere quello della Legge Qualità Veneto (Unioncamere Veneto, 2013b) attraverso la quale si vuole dare garanzia ai consumatori sul prodotto che acquistano. In altre parole, la Legge permette di identificare il bene lavorato in base alle caratteristiche produttive, etiche e commerciali: tutti quei prodotti, la cui produzione rispetta determinati parametri fissati sulla base non solo degli aspetti estetici e funzionali, ma anche sul ridotto impatto sociale ed ambientale, ricevono un marchio che è fonte di garanzia per i consumatori, oggi sempre più attenti al binomio qualità sostenibile e alla loro sicurezza. La responsabilità è nelle mani dei produttori, in questo caso in maggioranza piccoli che, con tale strumento di marketing territoriale, possono dare forza alla produttività locale e alle sue

140

caratteristiche peculiari difendendole davanti all’irruenza della globalizzazione, tutelando e fidelizzando di conseguenza il consumatore. Il marchio assegnato dà quindi maggiore supporto alla ripresa nei confronti della crisi o nel caso di diminuzione delle vendite. I suoi effetti, infine, sono distribuiti tra tutti gli stakeholder perché le loro richieste vengano soddisfatte.

Al giorno d’oggi, in aggregati e distretti maturi, come possono essere quelli del tabacco nel Rio Grande do Sul oppure quelli veneti del legno o dell’occhialeria, è la qualità che deve essere elevata secondo il rispetto dei principi di responsabilità sociale (CSR: Corporate Social Responsibility), assicurando innovazione in un contesto sostenibile. Il risultato contribuirà al mantenimento delle capacità di competere con sistemi di innovazione che seguono i mutamenti e le richieste del mercato. In un contesto in cui il riscaldamento globale e il limite delle risorse non rinnovabili hanno preso piede, l’attenzione verso la preservazione dell’ambiente può costituire per un aggregato o un distretto l’asset centrale in grado di rendere più forte la capacità di competere. Per questo motivo, maggiori investimenti nella ricerca, per sviluppare nuove tecnologie, sono richiesti e il risultato che si può ottenere è quello di aumentare il valore aggiunto di tipo immateriale.

Il Veneto è la terza regione italiana nella produzione di beni e sevizi di qualità (Unioncamere Veneto, 2013a) e la posizione guadagnata è stata resa possibile anche grazie all’innovazione tecnologica legata all’ambiente, dove gli investimenti sono stati indirizzati verso tecnologie

green e con minore impatto ambientale. In totale in Veneto, un’impresa industriale e terziaria

su quattro lo ha fatto (Ibid.) e la maggior parte di queste sono piccole e medie imprese che sono riuscite ad uscire, o quasi, dalla morsa della crisi finanziaria grazie alla flessibilità e allo studio delle richieste volute dal mercato. Puntare alla ricerca e all’innovazione per ottenere soluzioni eco-compatibili sembra una best practice da tenere a mente per continuare a competere. Gli esempi in cui si sono ottenuti dei risultati sono stati i distretti impegnati nel settore delle pelli, del legno-arredo e del condizionamento e della refrigerazione. Inoltre anche il settore dell’agricoltura è stato rinnovato in modo sostenibile e le aziende agricole hanno ricevuto incentivi o premi, chiamati pagamenti agro-ambientali, per riuscire a modificarlo (Ibid.). In questo punto entra in gioco nuovamente il ruolo delle istituzioni il quale, in un distretto, deve essere coordinato alle decisioni prese dalle imprese in privato. I significati sociali ed i valori economici devono essere scambiati affinché le soluzioni proposte vadano a soddisfare gli interessi di tutti i componenti della catena e a creare un “valore condiviso”. Il compito della politica è quello di eliminare gli ostacoli, come quelli posti dalla burocrazia ad esempio, e spingere per uno sviluppo economico più equo e sostenibile, affine cioè a quello

141

che stanno facendo le imprese. Naturalmente la diffusione delle informazioni riguardo le misure adottate dal governo è necessaria.

Oggigiorno l’ambiente deve essere visto come un alleato della crescita, un luogo dove vengono scambiati valori e dove si deve fare in modo che gli impedimenti vengano eliminati. Il panorama futuro dei mercati potrebbe essere costituito da un numero minore di imprese stanziate nei territori, ma le rimanenti sarebbero consolidate e capaci di produrre solo beni di qualità tanto da resistere al mercato e da posizionarsi su alti livelli di valore aggiunto. Questo potrebbe essere il caso del Brasile, qualora il consumo del tabacco dovesse diminuire. La sfida posta può spronare il più grande aggregato al mondo, quello della Vale do Rio Pardo, ad agire secondo il modello Veneto della Legge Qualità. Si continuerebbe a garantire quindi un tabacco di qualità, che rispetta l’ambiente e che è in grado di competere. Se la domanda diminuirà, una volta attuate le misure necessarie, i consumatori rimasti continueranno a prediligere il prodotto brasiliano e, qualora alcuni posti di lavoro si dovessero perdere, la capacità di diversificazione che sta cercando di diffondere l’AFUBRA sarà in grado di riposizionare la forza lavoro in esubero.

L’idea di internazionalizzazione e di “globale” nella filiera del tabacco consiste nella capacità di riprodurre quello che la Regione italiana, o meglio, i suoi distretti stanno cercando di fare per uscire dalla crisi finanziaria. Le affinità di condizioni con il Rio Grande do Sul sono significative, quindi le possibilità di riuscita sono buone.