3.5 Il Brasile e le Catene (Globali) del Valore
3.5.3 Soluzioni e politiche interne in favore delle catene
3.5.3.1 Il Plano Brasil Maior per le catene globali del valore
Uno degli obbiettivi del piano è di riuscire ad avere un’industria che possa competere a livello globale: si punta quindi all’innovazione della produzione nazionale attraverso l’uso delle competenze presenti in tutti i protagonisti della società (imprese, università, enti locali…). È necessario tuttavia integrare le iniziative dei ministeri del governo e dei vari organi dello stato federale al fine di raggiungere un buon grado di cooperazione, evitando la formazione di iniziative contrastanti tra i diversi organi statali. Coordinazione e dialogo tra le unità che costituiscono la Federazione sono quindi i punti di partenza. Secondo il piano, uno dei punti chiave per rendere l’economia migliore è proprio il rafforzamento delle catene del valore. Le misure implementate sono a lungo termine (2011-2014) e sono complementari l’una con l’altra. In primo luogo, un dialogo con il settore produttivo deve essere creato in modo da individuare i punti forti su cui investire maggiormente. Si avviano così regimi specifici per aggiungere valore e tecnologia nelle catene i quali si basano su incentivi destinati all’innovazione, in particolar modo nelle piccole attività. Inoltre si cercano di agevolare le esportazioni perché, una volta formati i vantaggi competitivi che permettono lo sviluppo e pongono delle basi solide di partenza, si possiedono le carte in regola per cogliere le opportunità offerte del commercio internazionale, dagli scambi e dall’intervento nelle catene. L’idea di base è proprio quella di aumentare l’efficienza produttiva delle imprese nazionali così da aumentare il valore aggiunto nazionale. È opportuno quindi che si crei un nucleo di imprese anche piccole tra loro, ma unite da obbiettivi comuni in modo da combinare
91
conoscenze e formare un gruppo compatto per affrontare più facilmente il mercato e l’apertura verso l’estero. Tale proposta sarebbe una buona opportunità per superare sia le debolezze che da anni segnano l’economia brasiliana, che il momento di crisi generale. Nuovamente, per raggiungere l’obbiettivo di internazionalizzazione con capacità per competizione, servono maggiori competenze specifiche e propensione ad entrare in mercati dinamici e con elevate opportunità sia di innovazione che di inserimento della tecnologia. Per questo motivo si punta a sostenere le università affinché si concentrino nel settore della ricerca e sviluppo nel formare personale qualificato, dando sempre più appoggio alle piccole e medie imprese, tanto nel fornire credito come nella produzione e nel lato informativo- conoscitivo (www.brasilmaior.mdic.gov.br).
Superare gli ostacoli elencati e poi procedere con l’applicazione delle politiche pensate dal piano sarebbero già dei buoni progressi e darebbero l’opportunità al Brasile di ottenere buoni risultati specialmente a livello di internazionalizzazione e delle catene globali del valore. Attualmente uno sviluppo di questo tipo è per molti settori ancora in fase di decollo ed è necessario insistere nell’intervento di enti ed università locali e nell’apertura verso l’estero con paesi disposti a collaborare e dalle caratteristiche affini. Si devono quindi inglobare più livelli istituzionali e più nazionalità, ma solo con coordinazione e intenzioni di crescita.
Riassumendo si può constatare che se l’elemento locale è importante, l’agricoltura e le attività ad esse connessa oppure il settore minerario, viste le risorse che il Brasile possiede, potrebbero rappresentare dei settori chiave da sviluppare nell’economia nazionale ed internazionale, avviando processi di innovazione. Resta da capire precisamente come fare. Sarebbe quindi opportuno cercare coordinazione tra gli organi locali, investire nell’innovazione ed aprirsi all’estero sia per apprendere sia per partecipare agli scambi e alle catene del valore. L’ispirazione a dei modelli che puntano all’espansione del locale, come quello dei distretti industriali italiani, potrebbe essere una soluzione funzionale ai settori considerati.
3.6 Conclusioni
Ripercorrendo l’evoluzione storica dell’industrializzazione brasiliana, si è voluto descrivere il percorso che ha svolto il Brasile nel settore industriale: dagli elementi macro, come le multinazionali brasiliane e straniere, si è arrivati agli elementi micro discutendo l’evoluzione degli aggregati di impresa e giudicandoli ancora all’inizio del loro sviluppo, ma dotati di forti potenzialità ancora non sfruttate. Si è potuto capire che l’entusiasmo da parte degli imprenditori brasiliani non manca e ne vogliono essere da esempio sia le multinazionali
92
brasiliane, che il boom della nascita delle Mpe. Purtroppo però, le difficoltà riscontrate nei provvedimenti legislativi e nell’erogazione di finanziamenti da parte del Governo centrale come, allo stesso tempo, gli scarsi investimenti in nuove tecnologie e la mancanza di cooperazione negli Apl non permettono di fare un ulteriore passo avanti sia nella loro crescita che nella loro presenza nei mercati anche internazionali. L’analisi è continuata con un approfondimento sulle catene del valore, con particolare riferimento al loro carattere globale, perché si è voluto ipotizzare che la creazione di legami forti di tipo economico-produttivo con un settore o un paese estero, potrebbero redirezionare l’inefficienza delle politiche attuate ed i modi di organizzazione interna alle aziende e alle stesse catene. Inoltre si è cercato di capire come l’apertura verso i mercati esteri con lo scambio beni, materiali e non, contenenti maggiore valore aggiunto quindi non commodities, possa rappresentare una possibilità di crescita in particolar modo per le piccole e medie imprese, che come sappiamo racchiudono buone capacità. La proposta che verrà fatta nei prossimi due capitoli è quella di appoggiarsi al modello di distretto industriale veneto che, oltre ad essere efficiente ed in continua evoluzione in base ai cambiamenti del mercato, si trova anche in un Paese dove alcune relazioni, in particolare storico-sociali, ci sono già. L’evoluzione delle relazioni verso collaborazioni produttive tra sistemi economici concreti permetterebbe l’avanzamento delle realtà locali brasiliane.
93
4 Lo storico legame tra Italia e Brasile
Alla fine del primo capitolo sono stati fatti accenni e riferimenti all’Unione Europea e all’Italia nell’ambito di intervento nel contesto brasiliano con la formazione di accordi, tanto politici come commerciali, per istituire partnership di collaborazione per lo scambio delle merci e per inserire maggiormente il Paese sudamericano in un’ottica internazionale. Viste le informazioni riportate, si vuole approfondire in questo capitolo la base dei legami e degli accordi sorti tra le due parti. L’attenzione viene particolarmente posta sullo stato italiano e sulla regione Veneto, poiché elementi principali dell’elaborato. In relazione al Veneto viene fatto anche riferimento ai distretti industriali ed alle loro principali caratteristiche: l’approfondimento non è casuale perché gli aggregati brasiliani, che per la maggior parte sono a livelli primari di avanzamento, possono riscontrare nel distretto veneto un modello da cui trarre esempio per evolvere o migliorare alcuni dei loro ambiti più deboli.
4.1 I primi contatti: la grande ondata di migranti e le opportunità di cooperazione