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L’opposizione clandestina fino all’internamento

Nel documento Mario Borsa: biografia di un giornalista (pagine 155-160)

CAPITOLO III NELLA TORMENTA

3.5 Uno straniero in Patria: esautorazione, opposizione e internamento

3.5.3 L’opposizione clandestina fino all’internamento

Visti i precedenti, che ne facevano un oppositore temibile, Borsa fu costantemente controllato dalla Polizia del Regime670. Nel 1927, in seguito all’intercettazione di una conversazione telefonica avuta con il corrispondente romano del Times, Victor Cunard, Borsa venne sospettato di ospitare “sovversivi” socialisti e comunisti provenienti da Londra671. Nel novembre del 1928 invece, sembrò essere in rapporti epistolari per mezzo di intermediari, con gli elementi direttivi della "Concentrazione antifascista" di Parigi672, particolarmente con Salvemini e Francesco Nitti. Negli anni ‘30 infine, fu ritenuto un elemento di collegamento con le forze di Giustizia e Libertà. Le indagini eseguite a suo carico non dettero mai prove sufficienti per concretizzare tali sospetti673, ma sembrano aver messo in luce legami più che possibili, considerando il passato di Borsa. Soprattutto sembrerebbe plausibile la vicinanza a GL, dato che i giornali politici non quotidiani come corrispondente di giornali inglesi (p.419), mentre come corrispondente del Times veniva indicato il solo inviato a Roma, Victor Cunard (p.218). Però – molto stranamente – in apertura si recensiva il suo libro sul giornalismo inglese.

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Con la sua antologia di ordini alla stampa Tranfaglia ha dimostrato come le notizie venissero modulate ed intonate alle esigenze di politica estera ed interna, ed in definitiva come la stampa non solo si riducesse ad essere controllata centralmente, ma divenisse strumento funzionale nelle mani del regime che se ne avvaleva attivamente per i propri fini. Nicola Tranfaglia, La stampa del regime 1932–1943: le veline del Minculpop per orientare l’informazione, Milano, Bompiani 2005.

670

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, lettera del Ministero dell’Interno al Prefetto di Milano datata 9 novembre 1927 e relativa risposta con la conferma dell’instaurata vigilanza dal 21 novembre 1927.

671

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, intercettazione telefonica 7 luglio 1926; informativa della Questura di Roma al Ministero dell’Interno datata 25 luglio 1927; Interpellato dalla prefettura per avere maggiori notizie Borsa non fu trovato e venne sospettato di essere espatriato clandestinamente. Rintracciato, gli venne chiesto se avesse notizia dell'arrivo di quattro sovversivi da Londra, ma egli assicurò di non saperne nulla. Cunard protestò in ogni caso col Ministero degli affari esteri per l’intervento (nota Prefetto d Milano al Ministero dell’Interno datata 2 novembre 1927).

672

Sulla concentrazione antifascista, Fedele Santi, Storia della concentrazione antifascista 1927–1934, Milano, Feltrinelli, 1976.

673

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, Memoriale datato 10 aprile 1933 dal Segretario del Direttorio nazionale P.N.F Achille Starace al Sottosegretario di Stato per l'Interno on. Leandro Arpinati (Riservata personale 5 pagine).

fondatori del movimento, sia i fratelli Rosselli, sia Alberto Tarchiani, furono in qualche modo accostabili a Borsa: i primi erano in relazione epistolare con Ferrero674; il secondo era stato redattore capo del Corriere prima dell’estromissione degli Albertini; Borsa stesso aveva collaborato del resto, con Parri e Bauer, che furono particolarmente attivi nel mettere in piedi la rete cospirativa di GL in Italia e soprattutto a Milano. Non a caso nel marzo del 1931 Borsa, insieme al figlio Giorgio e al capo cronista del Corriere della Sera Ciro Poggiali anch’egli schedato come sovversivo venne nuovamente sottoposto ad investigazioni per accertare questi legami. L’esito delle indagini fu per lui negativo675, ma il figlio Giorgio venne indicato da un’informativa anonima come il possessore di 1000 esemplari del periodico "Giustizia e libertà" e di altrettanti opuscoli dedicati al "processo De Rosa". Conseguentemente venne fermato ed arrestato il 15 luglio del 1931, per essere rimesso in libertà, previa diffida, tre giorni dopo676. Lo stesso Giorgio Borsa ricorderà in seguito, in un documento familiare, che nel salotto della propria casa si riunivano durante il Ventennio un gruppo di antifascisti fra cui Parri, Bauer, Veratti, il sociologo Enzo Pennati, il dottor Enzo de Castro, Luciano Magrini ed altri, per discutere sulla prossima inevitabile fine del fascismo”677. Sembrerebbero indicazioni sufficienti per collocare la famiglia Borsa nella rete dell’antifascismo milanese di ispirazione giellista e in seguito azionista; collocazione che tuttavia sarebbe difficile descrivere con più adeguati particolari, dato che nemmeno il Regime riuscì mai a dimostrare con assoluta certezza i termini.

Dopo questi episodi, nel corso degli anni ‘30, risultava ufficialmente alle autorità prefettizie che Borsa non si occupasse più attivamente di politica, attendendo solo al proprio lavoro ed alla pubblicazione di opere letterarie678. Ciononostante, le sue corrispondenze al Times vennero rigorosamente sottoposte a censura679. Nel 1933 si fecero persino assumere informazioni dall’ambasciatore italiano a Londra Dino Grandi circa il suo contegno nelle note riservate inviate al giornale. Il Foreign editor del Times confermò che Borsa, anche nelle note di servizio, si esprimeva in modo corretto sul Regime Fascista680. Nello stesso anno intervenne su espressa

674

Lorella Cedroni, L’influenza di Gugliemo Ferrero sui fratelli Rosselli dall’epistolario inedito, in “Nuova Antologia”, aprile–giugno 2000 pp.305–319; Nicola Tranfaglia, Carlo Rosselli: dall'interventismo a Giustizia e

Libertà, Bari, Laterza, 1968. 675

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, Memoriale datato 10 aprile 1933 di Achille Starace, cit. 676

Ibidem; anche ACS, CPC, fasc. Giorgio Borsa. 677

DFB, Memoriale Giorgio Borsa, cit. 678

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, note del Prefetto datate 21 febbraio 1928; 21 luglio 1928; 16 febbraio 1929; 4 marzo 1930; dopo questi esiti il Ministero richiamava con un dispaccio telegrafico a che la sorveglianza fosse effettuata “con ogni oculatezza ed efficacia” (telegramma 12 novembre 1930 del Ministero dell’Interno diretto al Prefetto di Milano); al che il Prefetto rispondeva assicurando di aver disposto: “Oculata ed efficace vigilanza nei confronti del pubblicista che finora non ha dato luogo a rilievi politici” (lettera del Prefetto di Milano al Ministero dell’Interno datata 17 novembre 1930).

679

ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale Pubblica Sicurezza, Divisione polizia politica, Fascicoli

personali, (da ora DPP), fasc. Mario Borsa, lettera del prefetto di Milano a Palazzo Chigi datata 17 settembre 1930. 680

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, lettera di Dino Grandi presso l’Ambasciata d’Italia a Londra al Ministro degli Esteri datata 7 febbraio 1933.

richiesta di Mussolini il segretario del P.N.F. Achille Starace per cercare di raccogliere informazioni sul presunto sovversivo. Anche Starace, tuttavia, fu costretto a concludere che “data la riservatezza con la quale il Borsa si circonda riservatezza che sa di mistero data l'intelligenza e il grado di cultura che al medesimo non fanno difetto, le indagini svolte non hanno portato all'accertamento di fatti che possano indicarci una qualsiasi attività antifascista esplicata dal predetto”681. Effettivamente risalgono a questi anni molti lavori letterari, svolti anche per necessità economiche682, per cui si potrebbe ipotizzare che in seguito ai duri colpi inferti ai gruppi di Gl milanese, anche nell’attività clandestina di Borsa ci possa essere stato dalla fine del ‘31 un periodo di rallentamento trasformatosi in un momento di più intensa attenzione al lavoro683, che sviò le indagini sul suo conto.

Il Regime trovò comunque modo di arrestarlo. Una prima volta, il 12 gennaio del 1935, per aver criticato in una conversazione telefonica con Henry Blanc, Presidente dell’Associazione stampa estera a Milano, gli accordi italo–francesi684. L’accusa fu per l’esattezza “di aver tenuto un contegno disfattista, tendenzioso e falso, con cui egli cercò di svalutare, a danno del Paese, la natura e la portata degli accordi conclusi con la Francia, e di far apparire la situazione finanziaria dell'Italia come assolutamente bisognosa di prestiti dalla vicina nazione”685. Egli si difese negando ogni addebito e chiedendo di essere messo a confronto con eventuali suoi accusatori o che gli venissero contestati fatti concreti686. Ma non ci fu bisogno di arrivare al processo: la notizia, infatti, si diffuse immediatamente senza che fosse riportata da alcun giornale italiano. Venne telefonata all’Ansa, alla United Press687 e riprodotta dalla stampa estera688 producendo

681

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, Memoriale datato 10 aprile 1933 di Achille Starace, cit. 682

Risalgono agli anni Trenta alcune lettere inviate ad amici e colleghi con cui Borsa si doleva di dover svolgere attività di traduzioni, recensioni ed articoletti anonimi per racimolare il denaro sufficiente a vivere. GNAM, Corrispondenza Mario Borsa, lettera datata 19 dicembre 1933.

683

Sono frutto dello studio di questo periodo opere di carattere storico–letterario come: Mario Borsa, Maria Stuarda:

15421587, Milano, Mondadori, 1934; Id., La fine di Carlo 1: 1625–1649, Milano, Mondadori, 1936; Id., La tragica impresa di Sir Roger Casement, Milano, Mondadori 1932; Id., Intorno al ceppo. Novelle di Natale dei migliori autori italiani e stranieri, Milano, Vallardi, 1930; nonché la traduzione di molti testi inglesi come: Rafael Sabatini, L'uomo e il destino, Milano, Sonzogno, 1931; William Newnham Carlton, Paolina, sorella di Napoleone, Milano, Treves, 1936;

Maria. Regina di Romania, La storia della mia vita, Milano, Mondadori, 1936; Robert Sencourt, L'imperatrice

Eugenia, Milano, Treves, 1932. 684

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, intercettazione telefonica tra Mario Borsa e Henry Blanc datata 8 gennaio 1935. Tra i passaggi più significativi dell’intercettazione: “Borsa: Poi la Francia dà all’Italia una fetta di deserto, che arriva fino ai contrafforti del Tibesti. Naturalmente lì non c’è altro che sabbia; però ci sono ben due pozzi, i quali, naturalmente diventeranno due metropoli, a meno che non diventino quelli di San Patrizio. Blanc: Beh, insomma!… Borsa: Poi l’Italia riceverà una fetta di Somalia francese nonché 2000 azioni della Gibuti Addis Abeba. Naturalmente la maggioranza delle azioni di questa ferrovia rimarranno alla Francia; però le 2000 azioni permetteranno una certa voce in capitolo circa le tariffe dei trasporti. E questa mi sembra l’unica concessione abbastanza seria. […] Borsa: Ma io speravo che lei mi dicesse quanti miliardi darà la banca di Francia all’Italia, che questo è l’importante. Blanc: Già, mah! Quella specialmente sembra che sia la grande disillusione, soprattutto nell’ambiente milanese. Io ritengo che Mussolini non voglia rendersi dipendente dalla Francia in materia finanziaria. Non vuole assolutamente ed è logico che sia così perché diventerebbe troppo legato. Borsa: Ma che cosa vuole! Ne hanno tanto bisogno!”.

685

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, lettera del Ministero dell’Interno al Prefetto di Milano datata 9 gennaio 1935. 686

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, lattera del Prefetto Fornaciari al Ministero dell’Interno datata 12 gennaio 1935. 687

l’immediato intervento dell’ambasciata inglese, grazie al quale egli venne scarcerato il 13 gennaio689. La Commissione Provinciale di Milano gli comminò un’ammonizione per due anni690, che fu applicata in modo blando691 e cancellata poco dopo, in occasione della vittoria delle armi italiane in Etiopia. Per placare gli animi, Borsa scrisse alcuni pezzi su tematiche artistiche che risultarono graditi al regime692, ma già nell’aprile del 1935 una sua conversazione con l’ex deputato del partito popolare Stefano Jacini diede adito a nuovi sospetti693, tanto che il 3 novembre del 1936 il capo della polizia Bocchini annotò nel suo fascicolo di proprio pugno: “Borsa è sempre la solita canaglia si troverà il modo di colpirlo come merita”694. Da allora la sua corrispondenza, per ordine del Ministero dell’Interno, rimase sempre sottoposta a controllo695 e, nonostante le molte richieste inviate anche per il tramite del Times e dell’ambasciata inglese in Italia, non gli fu più permesso di recarsi all’estero696.

Borsa quindi fu tenuto sotto stretta sorveglianza per tutto il corso degli anni ‘30, ma non subì misure di grave rigore: nei commenti scritti a posteriori sugli anni del fascismo disse sempre che gli mancava la possibilità di esprimersi, di parlare, di confrontarsi, che egli raffigurava come la mancanza di aria per respirare.

Mussolini sentenziava: la libertà è un cadavere. La vita era nelle opere insigni del regime, nelle telefonica da Roma (x la United Press) entrambe del 12 gennaio 1935.

688

Arrestation of Dr. Borsa, in «The Times» 12 gennaio 1935: “Dr. Mario Borsa, the Milan correspondent of The Times was arrested yesterday morning. Police officers searched his house in Milan at 7.30 a.m. and he was taken to police headquarters and detained there. The cause of his detention his not known, but it is believed to be for “political reasons”. Nell’archivio Ojetti è conservato un ritaglio del Temps di Parigi sulla stessa notizia. GNAM, Corrispondenza Mario Borsa, articolo «Temps» 13 gennaio 1935.

689

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, lettera della Divisione polizia politica (Bocchini) del Ministero dell’Interno al Prefetto di Milano datata 13 gennaio 1935. Lo stesso giorno Ciano avvertiva l’Ambasciata di Londra della liberazione e della prossima ammonizione di Mario Borsa. Il giorno successivo la notizia era pubblicata dal Times: “Our Milan correspondent Mario Borsa was released this evening from the local goal where he had been confined since Friday. The reason given to him for his detention was that he had criticized in conversation the recent agreement with France and had said that France would probably now make a loan to Italy. Dr. Borsa make a declaration that the charge was absolutely false, and that he could not understand how it come to be made against him”. Dr. Borsa released, in «The Times», 14 gennaio 1935.

690

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, lettera del Prefetto di Milano al Ministero dell'Interno datata 28 gennaio 1935. 691

Mario Borsa, Memorie di un redivivo, cit., pp430–431: “In Italia, specie nell’Italia fascista, non si è mai fatto sul serio lo ripeto nemmeno il male”.

692

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, nota del direttore generale per la stampa italiana Dinale al Prefetto di Milano datata 6 marzo 1935: “Pregasi V.E. di compiacersi comunicare al Signor Mario Borsa, corrispondente da codesta città del Times, che il suo articolo di commento alla notizia del dono di una statua di Druso, fatto dal duce alla città di Bolzano è piaciuto, e pertanto di volergli esprimere una parola di compiacimento”.

693

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, intercettazione telefonica tra Borsa e Conte Jacini datata 12 aprile 1935. 694

ACS, DPP, fasc. Mario Borsa, nota del capo della polizia Bocchini datata 3 Novembre 1936. 695

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, lettera del Prefetto di Milano al Ministero dell'Interno datata 26 giugno 1936 (oggetto: revisione corrispondenza). Tra i documenti sequestrati un libello dal titolo “Rivoluzione libertaria” (13.10.1938); un opuscolo intitolato "Air force for the peace front" scritto in lingua inglese, proveniente dal Liverpool (16 maggio 1940); ritagli di articoli di giornale dell’Intransigeant (21 marzo 1937); ritagli di giornale trasmessi da Bruxelles (25 luglio 1937).

696

ACS, CPC, fasc. Mario Borsa, telegramma della Direzione generale stampa estera del Ministero della Cultura Popolare alla Prefettura di Milano e per conoscenza al Ministero dell'Interno, al Ministero degli Affari esteri, e all'Ambasciata d'Italia a Londra datato 2 novembre 1937 in cui si comunicava che non era possibile rilasciare il passaporto a Borsa. Anche in DPP, fasc. Mario Borsa, lettera del Capo della polizia Bocchini in cui si comunicava che il Ministero non consentiva il rilascio del documento datata 11 febbraio 1937.

bonifiche, nelle case, nei villaggi nuovi; nelle città inverniciate; era in quella politica demagogica che fino ai tempi di Tacito gli ingenui chiamavano progresso, mentre in realtà pars servitutis erat […] Tutto si faceva per il popolo a un patto solo: che stesse zitto, che non si ingerisse di ciò che si faceva e disfaceva […] Nelle botteghe, nei ritrovi pubblici si appendevano cartelli con la scritta: qui non si fanno discussioni politiche”697.

Un controllo opprimente, quindi, ma sopportabile, almeno finché non fu arrestato, per la seconda volta, il 19 luglio 1940, quando venne prelevato di forza da Barzio, e, dopo un passaggio in carcere a Como, fu trasferito nel campo di concentramento di Istonio Marina in provincia di Chieti. A un mese dall’inizio della guerra le sue idee ne fecero un “italiano pericoloso”, da tenere confinato698. Più coerentemente rispetto al passato, non gli venne mossa in tale occasione alcuna accusa. Si trattò di una pura misura precauzionale presa verso un uomo, da sempre antifascista, che si riteneva ancora in grado di gettare discredito o operare in modo da risultare lesivo al Paese. Ne uscirà il 5 settembre 1940 – rimanendo pur sempre diffidato e sottoposto a sorveglianza699 – per l’interessamento dei famigliari e di Corrado Zoli, che aveva lavorato con lui ai tempi del Secolo700.

697

Mario Borsa, Libertà di stampa, cit., (1945), pp.16–18. 698

Mario Borsa, Memorie di un redivivo, cit., pp.427–428. Sull’esperienza carceraria il ricordo lasciato nelle Memorie reca traccia di una accettazione piuttosto rassegnata di quanto gli stava avvenendo: “Quando vi ripenso vengo sempre alla malinconica conclusione che il fascismo non ha saputo far bene nemmeno il male per quella mancanza di serietà che caratterizza purtroppo il nostro popolo […] parliamo poco delle mie disavventure e parliamone pure allegramente giacché allegramente mi furono inflitte ed allegramente furono sopportate”. Sul campo di concentramento di Istonio Marina (odierna Vasto), Costantino di Sante, I campi di concentramento in Abruzzo, Teramo, Arkè, 2004, in particolare par. 2.4.

699

ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, II guerra mondiale, ariani internati, fasc. Mario Borsa lettere del Ministero dell’Interno alla prefettura di Chieti con ordine di revoca dell’internamento datata 3 settembre 1940; lettera della Prefettura di Chieti per comunicare la partenza di Borsa datata 5 settembre 1940. Invitato a presentarsi in Prefettura a Milano entro il termine di due giorni dal 5 vi giuse regolarmente e fu nuovamente

diffidato e sottoposto a viglianza. Ibidem. Telegramma della Prefettura di Milano datato 8 settembre 1940. 700

Ibidem. Lettera di Corrado Zoli datata 11 agosto 1940. Zoli scriveva: “Il dottor Mario Borsa era redattore capo del Secolo di Milano quando io ero dal 1911 al 1915 redattore viaggiante e critico militare dello stesso giornale. Lo conosco dunque da 30 anni e bene. Non oserei mai dire che egli è un fascista, né un simpatizzante del fascismo, né che possa mai diventarlo neppure se campasse cent’anni! È un vecchio rudere demo–radico–liberale, che nel vecchio Secolo di Sonzogno era, naturalmente perfettamente a posto. In più era stato, credo, per almeno un quarto di secolo corrispondente del giornale da Londra: ciò ne aveva fatto un anglofilo convinto… Ma è la più buona pasta d’uomo che si possa immaginare; un galantuomo al 100%; un ottimo padre di famiglia; un giornalista serio, onesto e corretto, un brav’uomo che non sarebbe utilizzabile neppure nella “lotta contro le mosche”, perché certamente incapace di far male neppure a uno di quei ditteri! E poi caro sentore ha settant’anni… ed è anche (questo lo apprendo anch’io ora) debole di cuore! Se così è, c’è da scommettere che morirà di crepacuore il giorno in cui sentirà dire alla radio che la prima divisione tedesca calca il suolo inglese!… Bè! Io penso che lo si potrebbe lasciar morire a Barzio in quel di Como anziché ad Istonio Marina, in quel di Chieti senza grave nuocimento per l’ordine pubblico! Se vorrete dire una parola al Duce ritengo che sarà anche lui del mio avviso. Credo, infatti, che conosca il dott. Borsa perché a quei tempi, prima della guerra, era anch’egli con noi giornalisti a Milano”.

Nel documento Mario Borsa: biografia di un giornalista (pagine 155-160)