• Non ci sono risultati.

La banca universale

CRISI FINANZIARIA:FINE DI UN MECCANISMO FINANZIARIO DEVIATO

2. I modelli organizzat

2.1 Gli assetti Istituzional

2.1.2 La banca universale

L’elemento connotante la banca universale è quello di un’impresa unica che si caratterizza per un estrema varietà e completezza di offerta (Oriani M., 2005), all’interno della quale l’organizzazione multidivisionale e multifunzionale definisce le modalità di funzionamento (Mottura P., 2007). Essa opera sull’intero ventaglio di scadenze, nei prestiti a breve medio e lungo termine. È presente negli investimenti in valori mobiliari a reddito fisso, detiene partecipazioni in imprese e all’interno di intermediari finanziari, isituzioni finanziarie e società finanziarie per esigenze di finanziamento o controllo (Colombini F., 2008). La banca universale per il fatto di operare sia nel breve sia nel medio-lungo periodo, può incontrare maggiori difficolta nel raggiungere e mantenere un equilibrio gestionale. Quindi, uno squilibrio dovuto non soltanto al difficile allineamento delle scadenze fra attivo e passivo (Colombini F., 2008; Giannini M., 2001) ma anche riguardo ai tassi di interesse applicati alle diverse tipologie di attività esercitate dalla banca universale.

La partecipazione in imprese se da un lato consente la raccolta di informazioni spesso qualitative e di natura personale il che può indurre in potenziali conflitti di interesse (Baglioni A., 1994), dall’altro lato alimenta il rischio di contagio provocando negative conseguenze nell’equilibrio della banca a causa di cattivi

andamenti gestionali o di fallimenti (Colombini F., 2008) di cui già negli anni ’20 e ’30 ne abbiamo avuto dimostrazioni.

Il modello istituzionale della banca universale, quale struttura unitaria presenta pertanto una maggiore coesione tra le varie unità della banca e si caratterizza per unicità sia dello stile direzionale sia della cultura dell’azienda. È evidente che laddove la posizione di comando degli organi centrali è più forte è minore lo scostamento tra le direttive impartite e le soluzioni adottate (Minnetti F., 1991 ) con conseguente riduzione dei costi di coordinamento e di controllo quale effetto di un accentramento dei poteri ai vertici dell’organizzazione (Ferretti P., 2002; Oriani M., 2005).

La notevole dimensione aziendale i grandi volumi produttivi che generalmente caratterizzano la banca universale consentono un risparmio di costi legato ad una intensificazione dell’impiego delle risorse. Inoltre, l’uso di fattori produttivi comuni come la produzione accentrata o la rete distributiva consentono il realizzo di economie di scopo che rappresentano uno dei punti di forza insieme all’economia di scala (Colombini F., 2008; Giannini M., 2001; Nastasi V., 1993; Ferretti P., 2002). È da notare che le risorse umane manifestano elementi che permettono di seguire adeguatamente evoluzione ed effetti sostitutivi nella domanda di prodotti (Colombini, 2008). Infatti, la banca universale si distingue da altri modelli per una notevole flessibilità e mobilità nelle politiche del personale (Nastasi V., 1993).

Secondo alcuni studiosi, ovviamente, le economie in discorso non sono raggiungibili sistematicamente, esse dipendono fortemente dalla presenza di difficoltà di natura tecnica ed organizzativa che tendono ad acuirsi man mano che aumentano le dimensioni aziendali o che le attività svolte differiscono notevolemente tra loro.

Nella definizione di banca universale troviamo come elementi caratterizzanti l’estrema varietà e completezza d’offerta. Ciò si traduce in un spiccato orientamento verso la diversificazione produttiva diretta. La diversificazione dei servizi offerti all’impresa ha il vantaggio per la banca di porsi come unicus

fiduciario. Tale ventaglio di soluzioni per il soddisfacimento di qualsivoglia esigenza accresce il flusso di informazioni dall’impresa verso la banca, riducendo le asimmetrie informative, appunto, tra soggetto finanziatore (la banca) e soggetto prenditore (impresa), con evidente beneficio sul processo di valutazione del merito di credito e se si considerano le nuove disposizioni sul capitale di vigilanza (introdotte con Basilea 2) si ottiene anche un risparmio sul livello di capitale da accantonare a fronte del prestito. La riduzione di asimmetrie informative si traduce in una maggiore efficienza allocativa.

Oltre a chi sostiene che la diversificazione ha la sua massima espressione in un modello di banca universale c’è chi sostiene il contrario e cioè che è difficoltosa la diversificazione dell’attività e dei prodotti a causa della ridotta flessibilità delle politiche produttive e distributive adottate, questo dovuto alla marcata preminenza degli organi centrali che limitano l’autonomia dei responsabili delle singole aree di prodotto ( Nastasi V., 1993).

L’offerta di una varietà di servizi facilità l’instaurarsi di un certo tipo di rapporto e amplia le conoscenze sull’esigenza dei propri clienti sviluppando una maggiore capacità di raccoltà di informazioni. La raccolta congiunta e l’utilizzo delle informazioni permette di conseguire risparmi di costo. All’alto grado di diversificazione produttiva vi sono associati di convesso alcuni potenziali svantaggi: in primo luogo, la banca universale, nell’esercio di attività così diversificate corre il rischio di non riuscire a raggiungere una uniformità qualitativa (Colombini F., 1993; Giannini M., 2001). In secondo luogo, il fatto che si inserisce in ambiti operativi difformi dall’intermediazione creditizia tradizionale, verrebbe ad assumere un grado di rischio sensibilmente più elevato. Anche l’assunzione di partecipazioni può comportare l’insorgere di conflitti di interesse. La banca in qualità di azionista di un certo rilievo potrebbe occupare posti nei consigli di amminisrtrazione delle imprese e venire in possesso di informazioni che potrebbe usare a suo vantaggio o ancora a seguito di prestiti obbligazionari nel caso in cui fosse a conoscenza di fatti che non si rinvengono nella documentazione pubblica obbligatoria potrebbe scaricare nelle mani dei risparmiatori titoli di società poco promettenti.

Riassumendo, l’adozione di un assetto istituzionale di tipo universale che sta ad indicare la circostanza che tutte le attività sono organizzati e svolte <<dentro>> una sola azienda ( Mottura P., 2007) manifesta vantaggi nella maggior capacità di raccolta di informazioni, nella flessibilità e mobilità delle risorse, nel maggior orientamento alla diversificazione, nel raggiungimento di economia di scala e di scopo. Presenta dei potenziali svantaggi inerenti alle difficoltà nel raggiungimento e mantenimento dell’equilibrio gestionale, alla maggior esposizione di conflitti di interesse e nella scarsa uniformità di qualità per tutti i servizi offerti alla clientela.

È opportuno precisare che i problemi derivanti dalla maggior diversificazione non sono da imputare per intero al modello di banca universale ma in larga parte ascrivibili a fattori diversi dal semplice assetto istituzionale, come la capacità di governo del processo di diversificazione il quale dipende dalle scelte compiute in materia di assetti organizzativi che a loro volta sono condizionate dall’ambiente di riferimento, dalle peculiarità delle attività in cui si diversifica l’impresa e da variabili di contesto interno (l’assetto proprietario, la genesi della banca, ecc.) (Previati D., 1996; Oriani M., 2005).

Documenti correlati