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La cooperazione intra-regionale

SUD EST EUROPA

3. La cooperazione intra-regionale

Il più sorprendente cambiamento avvenuto nella regione nel decennio in corso è forse stato la crescita della cooperazione tra tutti i paesi della regione. Otto anni fa, pochi avrebbero previsto il grado di cooperazione

che esiste oggi. Come è accaduto ed in che modo può essere sostenuta e rafforzata questa tendenza?

La fine del conflitto in Kosovo nel giugno 1999 e la creazione dello Stability Pact per il Sud Est Europa subito dopo, hanno rappresentato una rottura decisiva col passato. La sua firma è stato un momento chia-ve perché, per la prima volta, i paesi della regione hanno accettato di sottoscrivere accordi di cooperazione regionale, come parte della prepa-razione per una eventuale membership nell’UE. L’unico grande ostaco-lo era rappresentato dal costante isolamento di quella che poi è diven-tata la Repubblica Federale di Jugoslavia (RFY), a quel tempo ancora sotto la leadership autocratica di Slobodan Milosevic. La sua pacifica disfatta nell’Ottobre del 2000 ha spianato la strada perché la RFY par-tecipasse a pieno titolo a questi processi, continuandolo a fare attraver-so le sue diverse incarnazioni, prima come Unione di Serbia e Montenegro (dal febbraio 2003) e poi come due differenti repubbliche (dal giugno 2006).

Lo Stability Pact sta oggi esaurendo il suo ruolo e sta per essere sostitui-to il prossimo anno da un Consiglio di Cooperazione Regionale che avrà base a Sarajevo. Questa decisione riflette la diffusa percezione che il patto è durato anche più a lungo della sua reale utilità e che un suo cam-biamento insieme ad uno spostamento della sede all’interno della regio-ne aiuterà a cementare alcuregio-ne delle conquiste raggiunte. C’è delusioregio-ne da parte di alcuni per il fatto che il patto non ha mantenuto molte o diverse delle sue promesse iniziali; in realtà le aspettative che esso sareb-be stato una sorta di nuovo “Piano Marshall” per la regione erano state malriposte. Dopo essere stato criticato nei primi anni per essere fonte più di incontri che di risultati tangibili, il Patto ha poi concentrato la sua missione su iniziative molto concrete finalizzate alla promozione della cooperazione regionale.

Una delle iniziative di maggiore successo promosse dallo Stability Pact è stata la liberalizzazione degli scambi commerciali. Sotto la sua guida tutti i paesi della regione hanno firmato e si sono impegnati in una rete di accordi bilaterali di libero scambio. La forza motrice di questo programma è stato il riconoscimento che il commercio tra i paesi della regione fosse molto al di sotto del livello atteso tenuto conto della vicinanza e del grado di sviluppo di tali paesi. Molti dei legami e contatti commerciali, specialmente quelli tra le repubbliche dell’ex Jugoslavia, erano venuti meno durante i drammatici anni ’90 e l’assenza di accordi adeguati era vista come un ostacolo alla ripresa di questi legami.

Una volta firmati gli accordi di libero scambio, tuttavia, sopravvenne un problema ovvio: i vari accordi non erano necessariamente compatibili l’uno con l’altro. Questo significava che gli scambi di beni da una parte all’altra dei confini della regione avrebbero dovuto fare i conti con una varietà di regole e tariffe. Venne così riconosciuto che la soluzione migliore era quella di un’area di libero scambio comune nella regione, piuttosto che un groviglio di singoli accordi bilaterali. Dopo molte discussioni la soluzione adottata fu quella di espandere la già esistente Central Europe Free Trade Area (CEFTA), che negli anni recenti (dopo l’allargamento dell’UE del 2004) si era ridotta a tre membri - Bulgaria, Croazia e Romania.

Dopo molte discussioni e negoziati e attraverso accordi dell’ultimo momento, è stato firmato il 19 dicembre del 2006 un nuovo trattato volto a creare una CEFTA ampliata a tutti i paesi della regione. Per Bulgaria e Romania la firma è stata largamente simbolica, in quanto questi paesi hanno lasciato la CEFTA il 1 gennaio 2007, quando sono divenuti membri dell’UE. Ciò nonostante, la firma rappresentava un momento storico in quanto per la prima volta tutti i paesi della regione erano uniti dalla firma di un accordo. L’accordo è stato ratificato da tutti i paesi durante la prima metà del 2007 ed è entrato in vigore lo scorso maggio. Esso è volto a liberalizzare ed armonizzare nel tempo i regola-menti e gli standard commerciali tra la regione, nonché a governare le differenze nelle regole riguardanti il commercio dei servizi, dei contrat-ti pubblici e della barriere tecniche commerciali.

Ma nonostante il nuovo accordo sia già entrato in vigore, ci vorrà tempo prima che gli scambi intra-regionali possano normalizzarsi. Molte azien-de si lamentano azien-dei lunghi ritardi che caratterizzano gli scambi con i paesi vicini, o degli elevati costi amministrativi, e talvolta della richiesta di tangenti. Tutti problemi emersi nell’indagine della BERS/Banca Mondiale Business Environment and Enterprise Performance Survey (BEEPS) del 2005. Tra le domande rivolte vi erano quelle di valutare gli ostacoli all’attività d’impresa, quali ad esempio norme commerciali e dazi. Il grafico 7 mostra che per i paesi della regione i problemi sono particolarmente seri. Per esempio, più del 70% degli uomini di affari impegnati in Albania riferisce di avere problemi legati a norme commer-ciali e dazi. Anche se ci si sta impegnando a rimuovere questi ostacoli, in Albania come da altre parti, ci vorrà del tempo prima di vedere risul-tati tangibili.