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La difficile strada della Russia verso il WTO

LE OPPORTUNITÀ PER IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO

3. La difficile strada della Russia verso il WTO

L’adesione della Russia al WTO potrebbe essere prossima alla conclusio-ne. La Federazione Russa dal maggio del 2004, quando ha concluso il primo accordo bilaterale di accesso al mercato previsto dalle procedure

di adesione (quello con l’Unione Europea), ad oggi è riuscita a definire praticamente il quadro generale di accesso al mercato concludendo accordi bilaterali con quasi tutti i membri interessati del WTO. L’ultimo per rilevanza è quello concluso con gli Stati Uniti nel novembre dello scorso anno. Sono ormai pochissimi i paesi con cui un tale accordo non è stato raggiunto e sono tutti paesi dalla rilevanza commerciale limitata (anche se esiste il problema politico della denuncia dell’accordo bilate-rale da parte della Georgia dovuto alle tensioni frontaliere che esistono tra i due paesi).

Quello che manca al completamento dell’adesione è la definizione con-creta degli impegni futuri che la Russia deve prendere in quanto mem-bro del WTO. Si tratta di un lavoro importante ma che potrebbe comunque essere concluso nel giro di qualche mese, anche se la Russia rimane deficitaria nell’applicazione concreta di alcune regole commer-ciali di grande importanza come quelle relative alla corretta applicazio-ne della tutela della proprietà intellettuale, o degli standards per l’im-portazione e commercializzazione dei prodotti di origine animale o vegetale (tra cui dunque i prodotti alimentari). Anche se non ci si può aspettare che la Russia applichi in maniera perfetta tutte le regole del WTO al momento dell’adesione, è chiaro che determinati progressi devono compiersi nelle suddette aree e che ancora più importante diventa la chiara definizione degli impegni generali di cui la Russia deve farsi carico come membro del WTO, perché questi funzioneranno come clausole di assicurazione nel caso di un ricorso al sistema di soluzione delle controversie del WTO.

Più preoccupante è forse la tendenza registrata negli ultimi mesi, e soprattutto dopo la conclusione dell’accordo con gli Stati Uniti, di ral-lentare, da un lato, la messa in pratica degli accordi bilaterali o il gene-rale rallentamento nella soluzione delle questioni commerciali penden-ti (quali ad esempio quelle relapenden-tive alle tariffe di trasporto ferroviario di merci discriminatorie per le destinazioni straniere rispetto alle russe a parità di distanza); dall’altro la crescente proposizione di misure com-merciali e legislative restrittive, quali ad esempio la nuova legge sulle restrizioni agli investimenti stranieri o, come accennato in precedenza, l’introduzione di dazi all’esportazione sul legname che cozzano con gli impegni presi dalla Russia con l’Unione Europea.

È una tendenza preoccupante perché sembrerebbe far emergere un clima di stanchezza che, anche se comprensibile dopo tanti anni di negoziato, coincide con l’avvicinarsi di scadenze elettorali fondamentali

per la Russia quale il rinnovo della Duma (il parlamento russo) e l’ele-zione del nuovo presidente. È chiaro che un prolungamento dei nego-ziati di adesione oltre il termine di questa Duma, che dovrà ratificare il trattato di adesione, rischia di far slittare i tempi dell’adesione di circa un anno, dovendosi attendere non solo che la nuova Duma sia in grado di funzionare adeguatamente e con cognizione di causa in una materia tanto complessa quale quella dell’adesione, ma soprattutto a quel punto si renderà necessario attendere che una nuova amministrazione presi-denziale sia pienamente funzionante, nella speranza che l’orientamento favorevole all’adesione non muti con il passaggio dei poteri.

Ancora più preoccupante però è l’atteggiamento che ogni tanto trapela nell’opinione pubblica e in certe élites russe, ispirato dalla convinzione che l’economia russa goda oggi di una salute tale da rendere l’adesione al WTO praticamente irrilevante, se non negativa, da un punto di vista economico. Queste tendenze, se lasciano trasparire un comprensibile autocompiacimento per i risultati raggiunti in questi anni anche senza l’adesione al WTO, denotano tuttavia un respiro di corto periodo in quanto il miracolo economico russo rimane sostenibile, nelle condizioni attuali, solo con alti prezzi delle materie prime e comunque, anche in questa positiva congiuntura internazionale per detti prodotti. Una man-cata adesione limiterebbe fortemente le capacità delle industrie russe più moderne di competere efficacemente nei mercati internazionali sia perché esse non potrebbero beneficiare della tutela che deriva dall’esse-re membri del WTO, sia perché scontano una forte rivalutazione del rublo dovuta al massiccio flusso di capitali stranieri necessari per il paga-mento delle materie prime esportate.

In ogni caso, come notato prima, l’adesione al WTO non sarà di per sé che un importante passo nell’ammodernamento del struttura regola-mentare delle relazioni commerciali tra Russia e Unione Europea, ma certamente non sarà in grado di fornire tutte le risposte necessarie alle domande di rafforzamento di questa partnership strategica. Tre ragioni ostano principalmente a questo risultato.

La prima è che l’adesione al WTO fornisce il quadro generale per le rela-zioni commerciali tra i membri dell’organizzazione stessa. In quanto tale, il paese aderente è limitato nell’interesse a fornire concessioni com-merciali di grande rilievo. Il paese aderente deve, in virtù del principio della nazione più favorita, estendere tali concessioni a tutti i membri senza ricevere necessariamente una contropartita adeguata, in quanto nei negoziati di adesione ci si limita a definire le concessioni da parte del

paese aderente ad quale saranno poi estesi gli impegni presi dai membri del WTO nel corso dei vari rounds.

La seconda, è che il WTO non è tradizionalmente il foro per la regola-mentazione delle questioni legate al commercio dell’energia. Questo non significa che le regole del WTO non si applichino all’energia (al contrario), quanto piuttosto che le regole del WTO non possono forni-re tutte le risposte alle complesse questioni legate alle forni-relazioni in mate-ria di energia tra Unione Europea e Russia (si pensi ad esempio alla dibattito relativo all’“unbundling” tra produttori e gestori delle reti di distribuzione dell’energia).

La terza è legata al fatto che il WTO in materie quali quelle delle rego-lamentazioni tecniche, ma pure in materia di proprietà intellettuale, si limita a definire standards minimi di tutela piuttosto che a promuovere un armonizzazione delle regole. Questo è già un importante passo in avanti per gran parte della legislazione russa, che sotto la spinta dell’ade-sione ha compiuto importanti progressi, ma chiaramente non sufficien-te a garantire un’avanzata compenetrazione regolamentare tra due par-tners commercialmente interdipendenti.

4. Le prospettive di un nuovo accordo bilaterale tra Russia e UE