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2. L’innovazione in Europa

3.2 La correlazione tra investimenti in R&S e innovazione

I Paesi più in alto nella classifica stilata dall’Innovation Summary Index condividono degli aspetti che risultano fondamentali nei sistemi nazionali di ricerca e innovazione. Nonostante esistano molte vie per ottenere importanti prestazioni nell’innovazione, i Paesi con le migliori performance presentano elevati risultati negli indicatori che misurano le spese in ricerca e sviluppo40 e le attività delle

imprese. Altro punto in comune tra tutti i Paesi leader dell’innovazione, sono gli alti punteggi che arrivano dalle co-pubblicazioni pubblico/privato: ciò sta a significare buoni legami tra scienza e impresa. Infine, da evidenziare che i migliori innovator eccellono anche nella commercializzazione della propria conoscenza tecnologica, come provato dalle performance dell’indicatore che considera i ricavi dall’estero derivanti da licenze e brevetti. Rispetto a quest’ultimo indicatore, lo IUS adotta un modo indiretto e forse con una visione più dinamica e di mercato, rispetto a un altro modo di misurare l’innovazione in un Paese: il numero di registrazioni di brevetti. Lo European Patent Office, l'ufficio europeo con sede a Monaco di Baviera, si classifica nelle prime 10 a livello mondiale nella lista stilata dalla Wipo (World Intellectual Property Organization) con un totale di 147.987 domande presentate nel 2013. La Germania è il leader dell’Europa per quanto riguarda i brevetti: 63.167 totali. Le domande tedesche superano, da sole, il totale cumulato da Francia, Svizzera e Regno Unito. L’Italia presenta buone potenzialità con 9.212 richieste di brevetto nel 2013.

40 Una delle priorità della strategia Europa 2020 prevede come obiettivo principale l’impiego del 3% del

Prodotto Interno Lordo dell’Unione Europea in attività di ricerca e sviluppo, al fine di perseguire una crescita intelligente.

Figura 11 Crescita media delle performance EU arco temporale 2007-2014

Fonte: Innovation Union Scoreboard 2015

In Europa dalla figura sopra esposta si osserva una crescita per le spese in R&S nel settore delle imprese,41ma anche per gli investimenti più tradizionali in macchinari e

attrezzature avanzate per l'innovazione (entrambe a 1,9%) per quanto riguarda gli investimenti d'impresa, mentre per gli effetti economici spiccano i ricavi dall’estero per licenze e brevetti (9,8%).

Il 39,4% della spesa totale in Italia viene destinata alle R&S e il 36,6% riguarda investimenti in macchinari e altre tecnologie materiali. La spesa però è direzionata anche ad investimenti immateriali come il design, la pubblicizzazione di prodotti

41L'indicatore coglie la creazione formale di un nuova conoscenza all'interno delle imprese. E 'particolarmente

importante nei settori a base scientifica (prodotti farmaceutici, prodotti chimici e alcune prodotti di elettronica) dove la maggior parte del nuovo knowhow è creata in laboratori di ricerca e sviluppo.

nuovi e anche corsi di formazione per il personale dell’impresa. E’ il settore di appartenenza ad incidere nella maggior parte dei casi. Nell’industria chimica, in quella farmaceutica e in quella dell’automobile siamo oltre il 50% di spesa in R&S, raggiungendo anche i due terzi in quest’ultima. Nei settori maturi gli investimenti in macchinari hanno la priorità non solo nel raggiungimento di economie di scala ma vengono visti come l’unica modalità innovativa possibile. Ci stiamo riferendo al settore alimentare e delle bevande, a quello della fornitura di energia elettrica per citarne alcuni. Investimenti ingenti in macchinari che superano l’80% della spesa complessiva nel settore della carta, stampa e gestione rifiuti.

Ora però va sottolineato anche che le spese in R&S non sono l’unica via per perseguire l’innovazione nel settore industriale. Ancora una volta è il settore di appartenenza ad indirizzarci e infatti quando il mercato richiede creatività, design, competenze e attività finalizzate al miglioramento non solo tecnico-funzionale dei prodotti, l’innovazione viene concretizzata con attività solo parzialmente strutturate e che difficilmente trovano spazio in una voce di bilancio. In ultima analisi con riferimento alla spesa in R&S dobbiamo introdurre l’aspetto dimensionale delle aziende. Al crescere della struttura organizzativa l’investimento in R&S interna aumenta, cambiando dal 29,7% delle società con 10-49 dipendenti al 47,0% in quelle con 250 e oltre. Viceversa se parliamo degli investimenti in macchinari ed infatti si passa dal 49,6% nelle imprese da 10 a 49 dipendenti al 25,8% nelle società considerate “grandi” con 250 addetti e oltre.42

Tornando in prospettiva europea, il nostro Paese rimane nel 2014 al di sotto della media UE per la spesa nella ricerca e sviluppo, con problemi in particolare nel settore privato.

42 Istat, L’innovazione nelle imprese, anni 2010-2012. L'Istat rende disponibili i file per la ricerca della

"Rilevazione sull'innovazione delle imprese italiane". La Community Innovation Survey (Cis), sviluppata congiuntamente dall'Eurostat e agli Istituti statistici dei Paesi Ue (in collaborazione con la Commissione europea), è finalizzata a raccogliere informazioni sui processi di innovazione nelle imprese europee dell'industria e dei servizi.

Figura 12 Investimenti Imprese secondo lo IUS 2015

Fonte: Innovation Union Scoreboard 2015

Il sistema-impresa italiano è costituito in gran parte da micro e piccole aziende che non hanno la forza di investire grandi capitali finanziari in R&S e questo deve essere tenuto in considerazione se vogliamo confrontare le performance rispetto ai nostri competitori a livello europeo caratterizzati da una presenza di PMI sicuramente inferiore. Torna utile la figura 13 nella quale possiamo notare come in alcuni paesi esteri la grande impresa sia assolutamente predominante, toccando l’87% degli investimenti in innovazione in Germania.

Figura 13 R&S rispetto alla classe dimensionale.

Distribuzione delle risorse impegnate nella spesa in innovazione rispetto alla classe dimensionale delle imprese che innovano nei principali Paesi UE (Valori percentuali; Anni 2010)

La cosa che stupisce è che l’Italia sia il solo paese tra quelli qui esposti, in cui il ruolo tra le piccole e medie imprese da una parte e le grandi dall’altra viene spartito quasi a metà negli impieghi in ricerca e sviluppo.

Si dimostra così che la piccola e media impresa ha un ruolo ancora chiave per l’innovazione del nostro Paese e che merita assoluta importanza anche a livello di policy.

Detto questo, la figura 14 ci fornisce importanti spunti per osservare in che modo le piccole e medie imprese perseguano l’innovazione. Sono le innovazioni di solo prodotto o di solo processo ad avere un ruolo di assoluta rilevanza in tali piccole e medie realtà, avendo un’incidenza persino maggiore rispetto alle grandi dimensioni che però sono davanti quando si parla di introdurre entrambi i tipi d’innovazione. Quindi anche secondo questo studio elaborato dall’Istat in collaborazione con Eurostat e come già evidenziato dallo IUS 2015 commentato in precedenza, nonostante le spese in R&S siano ridotte in tali realtà, l’attività innovativa nelle PMI italiane esiste e merita delle riflessioni. In Europa, inoltre, si posiziona sopra la media UE per quanto riguarda l’indicatore Innovators, che ricordiamo cattura sostanzialmente il contributo apportato dalle PMI (fig. 14), portandoci quindi a dei ragionamenti utili da fare.

Un rapporto del 2006 della Booz Allen Hamilton43riporta come non esista una vera e

propria connessione tra la reddittività dell’azienda e gli investimenti nella R&S fatti dalla stessa. Il contenuto innovativo-tecnologico non sempre rappresenta il fattore chiave per ottenere successo nel mercato. Avremo modo di approfondire la questione successivamente, comprendendo meglio le dinamiche che caratterizzano molte realtà della piccola e media imprenditoria italiana.

43 Si tratta di una società americana di consulenza manageriale con oltre 80 uffici nel suolo

Figura 14 Indicatori di innovazione per macrosettore e classe di addetti. Anni 2010-2012, valori percentuali (salvo diversa indicazione).

Fonte: Istat

Figura 15 Innovatori secondo lo IUS 2015

4. La nascita nel quadro normativo nazionale