III.1 Buzzati scrittore di cronaca
III.2.5. La cronaca alpinistica
Abbiamo già ricordato che per Buzzati la montagna rappresenta un luogo prediletto che suscita in lui emozioni contrastanti e che ritorna in maniera ossessiva nella sua attività letteraria e giornalistica. Essa consiste in un luogo idealizzato e mitico. Numerose sono le lettere ad Arturo Brambilla adornate con numerosi disegni di crode, di ghiacciai e di paesaggi di montagna380.
Montagne!Che siete belle, purissime nelle albe vi V
stare tra i giganti, i giganti di rocce che vanno nel cielo381.
Così nel dicembre 1920 Buzzati dedica queste parole alle Dolomiti. Tre mesi prima egli fa sapere
monti Pizzòch e Marmolada. E Claudio Cima ci dice:
«Sfilano, nelle lettere ad Arturo Brambilla, i ritratti dei suoi accompagnatori: il venale Apollonio, il
Q “
Franceschini382». In queste lettere Buzzati ne tratta in qualsiasi maniera parlando di caccia, di sci o di escursioni. E che porta in lui talvolta anche sofferenza e
dolore I : « M
380
Ad esempio inD.BUZZATI, Lettere a Brambilla, cit. pp.13-127, 167-168, 184, 277-281.
381
Ivi, p.22.
382
102
montagna. E vedendo come passano miserevolmente le giornate che avevo sognato per lunghi mesi, certe volte capisco come questa vita è terribilmente corta»383 e poi «questo mio maledetto amore per la montagna mi fa soffrire sempre più»384 . La montagna rappresenta il simbolo
A poco a poco il giornalista viene a conoscenza degli itinerari delle montagne di Belluno e
C , informandosi sui manuali di letteratura di
montagna. 385A
D
sue scalate miglior V T La montagna
rappresenta una fonte di serenità («ora mi sembra di non poter essere felice che sulle montagne e di non desiderare che quelle»386) e lo specchio della nostra interiorità.387 Ma è pure immagine ricca di significati, è uno spazio reale, ma allo stesso tempo immaginario, psicologico e poetico.
Le tematiche presenti nella Lettere a Brambilla vengono riprese dallo scrittore bellunese e rielaborate per scritti giornalistici e letterari388. La raccolta degli scritti dedicati al tema della
Le montagne di vetro389
in cui possiamo trovare contributi a libri,
, apparsi dal 1932 al
197 L E L D C C
I L “ C “ . La raccolta è
composta di nove sezioni ben articolate e dotate di una breve introduzione: Dieci ritratti per non dimenticare, Sono vere oppure è un sogno?, Le imprese non devono finire, La legittimazione della
383
Ivi, p.155.
384 Ivi, p.164.
385 Buzzati utilizza soprattutto principalmente le guide di Antonio Berti. 386
D.BUZZATI, Lettere a Brambilla, cit., p.138.
387
L Ivi p.128.
388
Già in certe cronache africane e in Bàrnabo delle montagne la montagna svolge un ruolo centrale.
389
103
follia, Un giochetto esilarante, Il masso del Màzzarol, Non si fermano mai, i maledetti, Adesso non faccio più in tempo, Sei appigli per la fantasia. Buzzati in questi pezzi narra in prima o in terza persona: a volte sembra un attore, altre volte uno spettatore. Egli ammette la difficoltà di scrivere come dovrebbe fare un vero giornalista su luoghi che lui vede come familiari:
per me, è una faccenda personale. Perché quella è la mia terra, quelli i miei paesi, quelle le mie
E U
che a farne il necrologio deve essere proprio lui. Conosco quei posti così bene, ci sono passato tante centinaia di volte che da lontano posso immaginare tutto quanto come se fossi stato presente.390
Trevisan ci ricorda:
Q B E
alpinista. Tutti i suoi articoli in materia sono puntuali ed informati. Descrive i luoghi con precisione, cita i toponimi con grande cura, racconta i fatti compiutamente e dimostra una notevole capacità di valutazione.391
Molti pezzi prendono spunto da guide, manuali e altri tipi di testo che il giornalista legge desideroso di conoscere sempre più cose inerenti a questi luoghi. Scrive Camanni:
N a
militanza incrociata tra le redazioni e le crode, si notano le maggiori concessioni al sentimento. Prima del
B B A
C
giornalista: da un lato le vette private392, rigorosamente custodite
vette pubbliche degli articoli, delle recensioni, delle prefazioni e dei necrologi.393 E poi continua:
Peraltro era molto raro che divulgasse le sue esperienze. Se per ventura si azzardava a farlo come
“ V P “ M
P V M autobiografica a sfondo ecologico
“ E L o di me , no? La hanno
ammazzati tutti, li hanno ammazzati. Li hanno cotti in pentola quei malnati. E adesso vedrai,
390
Ivi, p.184.
391
M.TREVISAN, Due temi alpinistici per un giornalista alpinista: la conquista, la sconfitta, in Buzzati giornalista, cit., p.277.
392
Per quanto riguarda le esperienze personali di Buzzati in montagna, oltre alle lettere ad Arturo Brambilla,
Le Dolomiti di Dino Buzzati, organizzata
A D B C M B C A I F
internazionale del 1989 Il pianeta Buzzati e di cui ne parla Maurizio Trevisan in B , in Il pianeta Buzzati, cit., pp. 559-566. Nelle prime righe di questo suo intervento afferma: «A questi libretti Dino Buzzati ha affidato la
memoria di un N
primo fa il resoconto delle gite realizzate nel mese di giugno, nel secondo di quelle del mese di settembre».
393
104 ammazzeranno anche le piante. E non ci saranno più neppure i boschi. Credi che non sappia? Qui
E 394
Buzzati si impegnerà in una serie di cronache di stampo ecologico ed ambientalista. Nel resoconto
di un
degli animali della montagna:
P I N P io, si
D B
far qualcosa prima che sia troppo tardi. Che i cervi, i caprioli e gli stambecchi, i miti orsi, questi simpatici genii delle nostre selve, possano vivere una buona volta in pace e metter su famiglia senza il terrore di vedersi massacrare i figlioli a suon di mitra.395
I «grandi
compagnie» italiane e straniere di ripetitori e di antenne396 e la costruzione di funivie che rovinerebbero il paesaggio e nuocerebbero
Vogliono costruire una funivia che arrivi sulla vetta del, Cervino L
senza il minimo A
leggendaria di terribilità e di morte può sembrare a prima vista eccitante. Ma basta pensarci su un
C vita moderna riduca sempre più lo
spazio della fantasia, della libertà, della natura.397
Tutti i tipi di costruzione per Buzzati contribuiscono alla massificazione turistica della montagna
i, piste e impianti sciistici. Egli
allora im
L V
nuovi ristoranti, alberghi, chioschi, garages, eccetera. Molta gente insomma avrà da lavorare che adesso
E M
famiglia, ebbe la bella ide di macellarla. Sì, moglie e figli si ingozzarono di carne. E dopo? Verranno sì lunghissimi cortei di macchine italiane e forestiere, verranno franchi, dollari, sterline. E dopo? Si è sicuri che dopo il conto torni?398
Accanto alla cronaca ecologica troviamo anche la cronaca storica che immortala vicende e personaggi protagonisti della montagna e de Con questi pezzi si ha un
394 Queste parole sono di G. F
RANCESCHINI, autore di Vita breve di roccia, (Nuovi Sentieri, Belluno, 1986, p.116) opera che ricorda il Buzzati alpinista scritta da parte della sua guida prediletta.
395
D.BUZZATI ,“ O “ altre povere bestie (1948), in Montagne di vetro, cit. pp.148-150.
396
ID., Risparmiare al Cervino lo scandalo di una funivia (1951) in Ivi, pp.160-161.
397
Ivi, p.159.
398
105
A Buzzati piace
romanzare la storia e raccontare le vicende come se fossero leggende. Nella sezione Dieci ritratti per non dimenticare della raccolta Le montagne di vetro il giornalista ricorda grandi uomini come
T P , morto nella sua impresa sulla Torre Winkler399
(«Paura, lui? Neanche del
demonio»400) o Angelo Dibona, «uno dei A »401
Paul Preuss dotato di «purezza dello stile» e di «rapidità di salita»402 o ancora Casara, «di animo entusiasta, cordiale, generoso, umano, istintivamente convinto che tutti siano bravi e schietti come lui, innamorato prima delle montagne che degli acrobatismi necessari a scalarle»403. Riguardo allo stile di questi articoli di cronaca Camanni afferma che Buzzati «non era uno scrittore di alpinismo, ma un cronista, e sapeva raccontare le imprese e i protagonisti con un linguaggio
D
successi e le tragedie troviamo sempre gli uomini le guide e gli alpinisti- e dietro gli alpinisti ritroviamo Buzzati con le sue ansie e le sue visioni»404.
L
Anche lo stesso Buzzati ormai anziano rimpiange il tempo perduto della giovinezza e afferma:
Adesso, che sono ormai quasi vecchio e i fortissimi amici di un tempo si sono dispersi chi qua chi là oppure hanno smesso la montagna, adesso che io ritorno da solo, di quando in quando, alle mie crode, ma bene assicurato alla corda di una paziente guida alpine brevettata,vivo e amaro è il rimpianto di non essere
non essermi impegnato a fondo405.
399
ID., L giornata di Tita Piaz (1948) in Ivi pp. 23-27. Il finale ricorda la morte di un eroe mitico il quale si ritrova tra la sue montagne che sembrano prendere vita: «[le montagne] sono intorno a lui, solitarie e immense, coi camini
neri a sghembo che si proten L L
inabissano di sotto, come se lui salisse in volo senza toccarle», p.27.
400
Ivi, p.24.
401 I
D., Ricordo di Angelo Dibona (1956), in Ivi, p.31
402
ID., Il fenomeno Preuss (1970), in Ivi. pp.31-34.
403
ID., Il presentimento di Severino Casara (1948), in Ivi, p.38.
404
E.CAMANNI, Alpinisti e montanari: dieci ritratti buzzatiani, in Buzzati giornalista, cit., p.295.
405
106
Nel racconto La montagna della mia vita406 ricostruisce il suo rapporto con lo Schiara da quando fi -sei anni, tenta di raffigurare il paesaggio montano che vedeva da casa sua definendo le Dolomiti «castelli inaccessibili e selvaggi»407 per poi passare a raccontare al U lo porta ad osservare una montagna diversa da quella che si aspettava: «la montagna, quando ci si è dentro, diventa irriconoscibile, completamente diversa da come appare dalla valle»408.
In Ancora undici Ottomila duo raggiunge le
maggiori vittorie a seconda del carattere dello scalatore e della sua maturazione409. Come ci dice
Zangrilli per Buzzati « »410:
Non basta essere valenti ginnasti. Atleti inappuntabili, condotti sulle crode, hanno fatto un fiasco
A
411
N nutre la passione di sfidare le difficoltà e i pericoli e manifesta il
suo vivo desideri :
L L
L ecnica primitiva conquista le montagne altimetricamente
L
L
vertiginose.412
Nel raccontare della conquista del K2, realizzata da una spedizione italiana il 31 luglio 1954, il giornalista scrive in un articolo del 6 ottobre 1953:
A psicologico, che è
A
possibile, se non addirittura facile, la cima che dieci anni fa non si aveva quasi il coraggio di guardare E
406
ID., La montagna della mia vita (1964), in Ivi, pp.70-73.
407
ID., Ivi L B
indagare oltre il normale, nei risvolti misteriosi, trasportando la realtà in sogno e invenzione.
408I
D., Ivi, p.72.
409
ID., Ancora undici Ottomila (1953), in Ivi, pp.99-102.
410
F.ZANGRILLI, La penna diabolica, cit. p.187.
411
D.BUZZATI , L (1932), in Le montagne di vetro, cit. p.83.
412
107 paure per superare con rapidità e eleganza dei passaggi fino a ieri estenuanti413.
Da una parte quindi la ripidezza della montagna indica il mistero e la lontananza da un mondo
M
quiete:
I “
tende inconsciamente a conquistare la quiete. E proprio perciò la vista della montagna modello perfetto
dello stato a cui ten N
aderire, di adeguarsi, di identificarsi in qualche modo con tanta immobilità, di prenderne infine possesso. E
414
In Buzzati il viaggio verso la cima del monte è visto come il topos del viaggio inteso come elevazione fisica e spirituale, sollievo, consolazione e contem
L a suprema quiete a cui
D 415
La passione per la montagna porta il giornalista bellunese a scrivere con uno stile che la ritrae nei minimi dettagli soffermandosi soprattutto sui colori e sulla natura idillica. Egli utilizza una linguaggio chiaro e semplice e predilige la stilizzazione di immagini, metafore e simboli, similitudini
In alcuni pezzi notiamo un Buzzati particolarmente attento alle varie cromature che assumono le vette. In Ma le Dolomiti cosa sono? (1956)416scrive:
413
ID., U I , «Corriere della Sera», 6 ottobre 1953.
414
ID., Massimo simbolo della suprema quiete (1971), in Ivi. pp.76-77.
415
Ibidem.
416
108 Di che colore? Si può trovare un aggettivo esatto per definire quella tinta così diversa da tutte le altre montagne, che al sottoscritto, ogni volta che ci fa ritorno e la rivede, provoca un trasalimento interno, risollevando ricordi struggenti?No, un aggettivo preciso non esiste. Più che di un colore preciso, si tratta di
una e
argentei, rosa, gialli, purpurei, viola, azzurri, seppia, eppure è sempre la stessa, così come una faccia umana non cambia anche se la pelle è pallida o bruciata417.
E, sempre nello stesso pezzo, verso la conclusione, si sofferma in una dettagliata rassegna delle
rocc
magico:
Poi ci sono i colori delle roccia. Quelle grigio-chiare, dove le pareti sono rotte. Quelle
Q L - L C E
mille straordinari abbellimenti: minuscole caverne, nidi di gnomi forse, scavate negli apicch
E
fondo delle valli, che colore risult E E E
E E “ “
un sogno?418
E ancora in La montagna della mia vita:
Quando vengono le dieci, dieci e mezza del mattino, comincia a tirar fuori dei colori straordinari, comincia a essere la vera grande classica potente parete dolomitica con quella tinta anzi quelle tinte che nessuno è mai riuscito a dire bene e tanto meno io, e parlare di rosa, di madreperla, di argento, di trasparenze, di smalto, di pallore, di viola, di polvere più anticanon serve a niente, penso proprio sia impossibile esprimere il senso di quei colori, di quella fisionomia, di quella espressione assorta intensa e
misteriosa che 419.
Quando poi si ritrova a descrivere il Monte Rosa420, si sofferma sul bianco della neve che dice Zangrilli «rinforza la significazione della purezza e della divinità della montagna»421 dove il monte in questione assume tratti umani, secondo quel criterio di antropomorfizzazione tipico della scrittura di Buzzati:
Il maggiore interessato, il Monte Rosa- siamo in grado di poterlo assicurare formalmente- non si mostra contrario a questi progetti. Lo si vede anzi spesso contemplare, con una certa tristezza, le pieghe del
417 Ivi, p.65. 418 Ivi, pp.69-70. 419 Ivi, p.73. 420
ID., La chiave del tesoro bianco(1933), in Ivi pp. 138-143.
421
109 suo immenso mantello, i grandi valloni deserti. Non ha molti ospiti nei mesi freddi, il gigante. Ma verranno;
N edere che sia così intrattabile, il Rosa.422
A conclusione cito le parole di Camanni presenti nella sua introduzione a Le montagne di vetro:
C
lettura che Q C “
B «
spaventosa di Milano si avvicina 423. Eppure nei medesimi giorni confida allo stesso Brambilla di essere
B
I risce la
professione di giornalista, che per Buzzati non fu mai un impegno subordinato.424