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La cronaca sportiva

III.1 Buzzati scrittore di cronaca

III. 2.6. La cronaca sportiva

P B in generale come sollievo

spirituale, come momento di evasione dalla grigia realtà quotidiana. Nelle Lettere a Brambilla egli

d

bicicletta. La passione per il ciclismo nasce nel giornalista dalla sua prima bici che gli regalano i genitori nel 1919425 I A «puntigliosamente tutte le gare. Anche quelle che si svolgono in pista, al Velodromo Sempione»426. Questo suo interesse è noto anche nella redazione del «Corriere della Sera» tanto che, nel momento in cui il giornale propone la novità del

«G I » , B L

I M I G I

si svolse in un momento in cui il nostro Paese faceva di tutto per uscire dalla psicosi e dalla rovina della guerra, cercando di allontanare brutti ricordi, divisioni e ferite che sanguinavano ancora».427

422 Ivi, p.143. 423 D.B

UZZATI,Lettere a Brambilla, cit. p. 207.

424

E.CAMANNI, Introduzione a Le montagne di vetro, cit. p.13.

425

D.BUZZATI,Lettere a Brambilla, cit. p.19.

426

Ivi, p.20.

427

110

Dino Buzzati al G D I 428 è un volume che raccoglie venticinque servizi pubblicati sul «Corriere» dal 18 maggio al 14 giugno 1949 riguardanti il G I si svolge tra Palermo e Milano. Il giornalista viaggia insieme a Ciro Verratti, cronista sportivo del «Corriere della Sera» e del «C I ne». Buzzati non manca anche in questo ambito della cronaca di immettere elementi già precedentemente citati che caratterizzano la sua scrittura: la presenza del

ssioni

esistenziali.

Mentre di notte la nave «Saturnia» viaggia nel Tirreno Buzzati fantastica sui pensieri dei

narrare meravigliose storie»429 P el Giro personifica la Strada paragonata ad una dea crudele:

Domani si incontrerà la Strada, la grande nemica lunga e dritta a perdifiato che finisce in niente

polvere, o di

bitume, o di sconvolte buche né paracarri, né salite, un soffice tappeto, così sembra che la prora della nave

D

dolgono, il cuore che viene M

cuccetta morbida, i muscoli si distendono pacati: sono giovani, elastici, stanotte, straordinari, irresistibili, gonfi di vittorie.430

A E a: «Da diciannove anni Il Giro non passava per la Sicilia.

Q E

addosso».431

Il viaggio dei partecipanti al Giro, cominciato a Genova per arrivare a Palermo, è associato a quello di Garibaldi e dei suoi seguaci che cominciarono proprio dalla Sicilia la campagna per

P

428

D.BUZZATI,Dino Buzzati al G I , Milano, Mondadori, 1997.

429 Ivi, p.26. 430 Ivi, p.27. 431 Ivi p.54.

111 Chi ha inventato questo start senza precedenti è impossibile che non abbia giocato il ricordo di Leone di Caprera. E anche ammesso che nessuno degli organizzatori vi abbia consciamente pensato, allora vuol dire che, inconsapevoli, essi hanno rifatto tale e quale, a scopo velocipedistico, anziché militare, il

G 432

I ciclisti sono paragonati agli eroi garibaldini che non vegliano però «come vegliarono le vedette garibaldine sulle coffe del Piemonte e del Lombardo»433 e quando si arriva al porto di Napoli non ci

I ia. Il coro di tifosi

è composto da gente di ogni stato sociale e di ogni età che esulta, applaude e grida con bandiere striscioni e cartelloni appesi per le vie della città.

Il G I serie e

dagli stenti della vita»434 B agli sportivi che vi

partecipano e dai tifosi che li seguono assiduamente. Egli ripete in maniera ossessiva il verbo «correre» che richiama la velocità degli animali, dei mezzi di trasporto, le esperienze personali, il suo lavoro:

H A H

H A ciclista in maglietta che

si allenava G H co

M H

cui avevo tolto i parafanghi P

dunque correre; mai però i giganti della strada in regolare corsa approvata dai superiori enti velocipedistici.

E questo certo è un danno per un cronista che si a G

I 435

Q

tempo che corre:

Ho visto correre il tempo, ahimè, quanti anni e giorni, in mezzo a noi uomini, cambiandoci la faccia a poco a poco; e la sua velocità spaventosa, benché non cronometrata, presumo sia molto più alta di qualsiasi media totalizzata da qualsiasi corridore in bicicletta, in auto o in aereoplano-razzo.436

432 Ivi, p.26. 433 Ibidem. 434

F.ZANGRILLI,La penna diabolica, cit. p.210. Zangrilli ritrova qu D.BUZZATI,Dino Buzzati al G I , cit. pp. 157 e 160.

435

D.BUZZATI,Dino Buzzati al G I , cit., pp.35-37.

436

112

Egli riporta ciò che vede e ciò che sente, le opinioni, i sentimenti e le illusioni. A lui interessano per lo più le fasi preparative, la vigilia della partenza. Con una prosa lineare e scandita descrive i piani, le tattiche, i riti dei corridori, i medicinali, le bevande,i cibi. Buzzati scrive ciò che sente dalla gente: è chi sostiene che il Giro sia «una macchina infernale per demolire uomini, corridori, accompagnatori, dirigenti, giornalisti, fotografi»437 « i ciclisti arrivano primo e secondo e terzo e così via in base a preordinati intrighi, corruzioni, oscuri interessi propri» e «fattori economici» e che quindi le folle perdono tempo a seguire le gare438 e chi invece è sicuro che« il ciclismo è morto, morto e seppellito, che dei campioni si è persa la semenza»439. Si comincia quindi da Palermo dove il giorno della partenza tre nubi nere sono «sdraiate» sul Monte Pellegrino le quali sembrano presagire qualcosa, forse una minaccia, forse il nemico che tutti attende. Comincia la gara faticosa che prosegue verso Cosenza, in una Calabria calda e solare. Si passa poi a Napoli e si arriva a Cassino in cui «una favola tragica si sovrappone a quella del Giro

T B

articoli più belli di tutta la sua carriera»440. Il Giro «passa come una ventata di silenzio»441in una Cassino rasa al suolo. Qui n iù nulla tranne sassi, erbacce e «qualche alberello a significare che ormai là comandava la natura, ovverossia la pioggia, il vento, il sole, le lucertole, gli organismi

442

. La Cassino che si sta ricostruendo non

piace a Buzzati e ciò lo N C E

strana e diversa che fa risaltare ancora di più crudelmente la cicatrice sul fianco della valle»443), sia mettendo le parole in bocca ai fantasmi degli abitanti della città deceduti durante la guerra («ce

437 Ivi, p.38. 438 Ibidem. 439 Ivi p.39. 440

C.MARABINI, Letteratura bastarda, cit. p.229.

441

Ibidem.

442

D.BUZZATI,Dino Buzzati al G I , cit., p.77.

443

113

ne stiamo silenziosi qui sotto terra. Troppo tempo è passato. Gli anni cancellano»444). Vi sarà poi la

‘ A T B G B A

Buzzati si concentra sui partecipanti e sulle difficoltà che dovranno affrontare: «ecco la famigerata bucata, ecco lo scontro, la caduta, i crampi, i foruncoli, la sete, lo sbaglio di strada, la lombaggine, ecco lo scoramento»445. Come le fatiche di Mario Fazio, catanese residente a Brescia, che , attraverso il paesaggio siciliano, riprende vigore e ritrova se stesso nel proprio ambiente e tra

la propr L ,

staccando tutti, arriva nello stadio di Catania dove la vede piangere di gioia: «cercò con gli sguardi

C M ngere e ridere»446

.

S G I B

Coppi che si sfidano per il primo posto. Come afferma Zangrilli:

Bartali e Coppi sono rappresentati ampiamente, in un clima tragico e nobile al tempo stesso, e con una tecnica spezzettata che lascia e riprende, efficace per tener desta la fantasia del lettore ed esortarlo a mettere insieme i tas ue campioni che si sfidano e si contendono il primo posto.447

Per gli spettatori Bartali e Coppi rappresentano una realtà favolosa, un sogno, felicità. Essi sono i grandi dello sport venerati come dei: «credevano ciecamente in voi, vi tenevano per degli eroi, degli idoli, degli essere invincibili»448.

B

atleta schivo e solitario. Egli «anche dopo la corsa, non torna ad essere un uomo qualsiasi. Resta

449

I due atleti sembrano simboli di potenza: sono dotati di forza fisica e spirituale, quasi mostruosa tanto che vengono spesso chiamati col

444 Ibidem. 445 Ivi p.43. 446 Ivi,p. 51. 447

F.ZANGRILLI,La penna diabolica, cit. p. 216.

448

D.BUZZATI,Dino Buzzati al Giro I , cit., p.65.

449

114

ricorrente appellativo di «leone» o «gigante»450. La rivalità tra i due è forte e diventa sempre più intensa di tappa in tappa portando i tifosi ad una forte eccitazione451. Da una parte abbiamo

B C I

classico»452 vanzata:

Contro una potenza sovraumana ha lottato Bartali e doveva perdere per forza: la potenza

I

è saldo come nei tempi della fortuna. Ma il tempo ha lavorato dentro di lui, inavvertito, ha toccato appena appena i meravigliosi visceri, una cosa da niente, né medici, né strumenti registrano alcunché di mutato.

E 453

L

L inquietudine di questo pensiero non lo lascia riposare e «per trovare requie, accende una

I

giovani!Stanno russando bestialmente e accumulano sempre più forze, come i guerrieri che di nascosto lavorino ad affilare le spade, mentre lui fuma e disperde le ultime energie.».454

P B Iliade:

No, Bartali era sempre lui: testardo, duro, implacabile. Ma come resistere a chi ha il favore degli dei?Pedalava, pedalava come se qualche cosa di orrendo gli corresse dietro e lui sapesse che a lasciarsi

E

disperata con - a Giove la mia vita,e al saettante suo figlio, ed essi mi campar

cortesi- O - la negra Parca. Ma non fia per questo che da codardo io cada:

periremo, - ma glorÏosi, e alle future genti- qua 455

Bartali al tempo che lo rincorre tira avanti «più corrucciato» e «più testardo»456. Mentre lui cocciutamente avanza con fatica Coppi vola457. La pianura che percorrono può essere vista come la T sere attraversata dai rumori di spade, scudi e scontri in una

450 Ivi, p.70 e 75. 451 Ivi, p.75. 452 F.Z

ANGRILLI,La penna diabolica, cit. p.219.

453 D.B

UZZATI,Dino Buzzati al G I , cit. pp.144-145.

454 Ivi, p.114. 455 Ivi, pp.147-149. 456 Ivi, p.74. 457 Ivi, p.146 e 149.

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battaglia che ricorda quelle narrate da Omero458. Così il vincitore Coppi ricorda Achille mentre Bartali Ettore: B C A E A F C A cordiale e amabile. Ma i B E C M

fatale che soccombesse.459

Il G I come una gara bellica dove i partecipanti scaricano le loro amarezze e partecipano agguerriti. Il giornalista ricorre spesso a terminologie militari antiche (la spada) e moderne (la bomba) giocando con varie similitudini:

I D

“ P

soldato, i centodue corridori (eroi forse domani, oppure sconfitti fantaccini in vergognosa

fuga C C

formidabili guerrieri. Quando si parte per una nuova guerra, anche nel cuore più umile possono entrare L a un duello tra i due massimi e proverbiali assi?460

Le battaglie più accanite avvengono nei percorsi tra i monti della Calabria e delle Alpi. Le montagne delle Dolomiti sono erte, selvagge, sembrano dei giganti avversari che non si lasciano né «ingannare» né «conquistare»461. La scalata ciclistica di queste vette è massacrante per le

condizioni delle strade non asfaltate, piene di fango e di buche.462

Il Giro ora appare non semplice esperienza sportiva nazionale, ma un evento battagliero che fa «sputare sangue»463

in fondo una

battaglia anche sapendo che è perduto. E poi, a lunghissimi intervalli, giù gli altri. Tutti

458 Ivi, p.143. 459 Ivi, p.144. 460 Ivi, pp.41-44. 461 Ivi, p.100. 462 Ivi, p.106, 138, 145. 463 Ivi, p.136.

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somigliavano ad altrettanti cristi crocefissi»464. I corridori «sono dei cavalieri erranti che partono a una guerra senza terre da conquistare: e i giganti loro nemici assomigliano ai famosi molini a vento di Don Chisciotte, non hanno membra e volti umani, si chiamano distanza, gradi di inclinazione»465.

Come sostiene Marabini:

Qualcuno può osservare che da Omero, Pindaro, Virgilio, Leopardi, Saba, eccetera, la gara atletica o

certame, alla lotta, sino, volendo, al sacrificio finale. Buzzati arricchisce questa metafora almeno di due componenti: il senso del tempo, che immediatamente precipita le cose nella lontananza, e un

favola.466

A fare da cornice a questa battaglia vi è un paesaggio italiano variopinto e variegato. I paesaggi sono contemplati dal cronista bellunese anche attraverso la visione dei ciclisti. Sono panorami ricchi di colore e di diverse fisionomie che suscitano emozioni, meraviglia e stupore. I luoghi che fanno da sfondo alla gara sportiva si inseriscono acquistando non univoci significati. Sono «belle terre»467 perché sono segni della storia italiana passata e presente e quindi arricchiscono il patrimonio artistico e culturale del Paese:

N I I

I

I dei muri gibbosi cariche di stemmi[...], I

I 468

Il giornalista bellunese si meraviglia che i ciclisti non si accorgano di tanta ricchezza paesaggistica accusandoli di carenza spirituale469. Sembra quasi che ogni tanto Buzzati si dimentichi del suo dovere di cronista sportivo per ripiegare sulle sue esperienze soggettive, sulle sue personali riflessioni e che sia più interessato a rappresentare il paesaggio circostante. Come afferma

464 Ivi, p.111. 465 Ivi, p.158. 466

C.MARABINI, Letteratura bastarda,cit., p.227.

467

D.BUZZATI,Dino Buzzati al G I , cit. p.85.

468

Ivi, pp.85-86 e cfr.57.

469

117

Zangrilli« il paesaggio cittadino se B 470

riferendosi in particolare alla descrizione di una Trieste in festa piena di «gioia» e «di fiori»471 e gente che sventola la bandiera italiana, emblema di un idillico paesaggio patriottico che unisce persone provenienti da città diverse:

Ho visto migliaia e migliaia di miei simili che agitavano con le mani drappi piccoli e grandi tutti dei

H chi

H 472

.

M

sare «quanto sia veloce il tempo e breve la vita»473. Per Buzzati «la favola è finita» e «i cavalieri erranti, i pellegrini, i pazzi, i monaci sono

C 474

. Gli

anziani corridor G

malinconica il loro passato sportivo fatto di glorie, ma anche di sconfitte e delusioni.475Nelle ultime

cronache, Buzzati

come i ciclisti:476

No, non mollare bicicletta. Noi allora saremo probabilmente morti e sepolti, Coppi sarà uno

scarno e tremulo non “

capitolassi, non solo un periodo dello sport, un capitolo del costume umano sarà finito, ma si restringerà ancor più il superstite dominio della illusione, dove trovano respiro i cuori semplici.477

Per quanto riguarda lo stile di questa tipologia cronachistica abbondano gli aggettivi soprattutto quelli che riguardano i colori. E motivo interessante di questi pezzi è la continua

470 F.Z

ANGRILLI,La penna diabolica, cit. p.229. Zangrilli si riferisce in particolare D.BUZZATI, Dino Buzzati al G I , cit. p.97.

471

D.BUZZATI, Dino Buzzati al G I cit., pp.95-96.

472 Ivi, pp.98-99. 473 Ivi, p.154. 474 Ivi, p.158. 475 Ivi, pp.134-138. 476 Ivi, pp.159-160. 477 Ivi, pp.151-152.

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comparazione col mondo animale: da lontano «giunge la truppa rombante dei corridori, compatta come un branco di bufali»478, un vecchio molto scettico sul Giro 479, i ciclisti «si snodano tutti come fan le giraffe»480 e al traguardo sono «una torma di lupi»481. Bartali sione di un topo attanagliato nella trappola»482 mentre Coppi «si divincola sul sellino come fanno le salamandre sorprese dal viandante in mezzo al sentiero»483; i corridori «si tenevano V “ lumaconi»484 i quali «nella prospettiva verticale parevano dei sottili insetti colorati che scivolassero adagio adagio».485

Brambilla ci ricorda che «la scommessa di uno scrittore», in questo tipo di cronaca, «sarà quella di accettare fino in fondo le regole del gioco: da un lato la velocità di esecuzione ed i tempi ristrettissimi di autocontrollo, con la consapevolezza della creazione di un prodotto per sua natura

delle attese precise dei lettori, che comporta la necessaria insistenza sul pedale della referenzialità »486. Concludendo che Dino Buzzati, inviato speciale del

«Corriere» G I « non sfugge a questa logica (e a questa scommessa, che a ben guardare per lui, di professione giornalista, costituisce una sfida costante, da cui tuttavia ha sapientemente saputo ricavare di continuo linfa fresca per la sua scrittura»487.

478 Ivi, p.28. 479 Ivi, p.39. 480 Ivi, p.48. 481 Ivi, p.50. 482 Ivi, p.108. 483 Ivi,p.110. 484 Ivi, p.145. 485 Ivi, p.146. 486

A.BRAMBILLA, Il «G I » di Buzzati, in Buzzati giornalista, cit. pp.306-307.

487

119

Capitolo quarto