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La cultura del progetto urbano contemporaneo

05. Kevin Lynch e il “tempo dello spazio”: alla ricerca di un metodo

2.0 La cultura del progetto urbano contemporaneo

93 La crisi urbana e la successiva crisi epistemologica, originate dalla cosiddetta “fine della modernità”, hanno condotto all’esigen- za di riappropriazione, in termini conoscitivi e progettuali, dell’oggetto città in quanto “elemento” complesso e di recuperare la pratica del progetto della città non più soltanto in termini di pianificazione e gestione, ma anche come strumento di controllo della forma urbana, intesa quale elemento di intersezione tra le forme dello spazio e le forme della società. La necessità di ricer- care “possibili modi” per affrontare il progetto della città contemporanea e la conseguente rivisitazione critica degli strumenti che concorrono alla sua costruzione ha profondamente segnato il dibattito disciplinare negli ultimi decenni, in Italia e in Francia. Le ipotesi su cui si basa la ricerca riguardano:

- il progetto urbano considerato come un “progetto di temporalità” che sia solidale con l’evoluzione della società, entro il quale definire l’appartenenza della collettività al processo evolutivo dell’organismo urbano; il progetto, allora, si pone non solo come tempo fisico, ma anche come tempo diluito o concentrato, in funzione delle strategie che si manifestano nel lungo termine e delle congiunture e occasioni che si verificano nel breve periodo;

- il concetto di “cultura del progetto urbano” utilizzato nel tentativo di comprendere come il progetto urbano possa integrare in sé la questione delle diversità culturali e dell’urbanità dei suoi diversi spazi, ponendosi non tanto come una sintesi chiusa quan- to in una dialettica aperta dove si intrecciano diverse scale, temporalità, attori e le loro differenti visioni di un’unica civiltà; - l’“oggetto del progetto urbano”, al centro, negli ultimi decenni, del dibattito sull’architettura della città, che ha subito un grande mutamento passando da una riflessione sulla scala della città densa, incentrata sui valori e sui concetti del progetto urbano, ad una riflessione su una scala più ampia, quella metropolitana, che ha messo in gioco nuovi parametri spaziali e temporali; questo induce necessariamente ad una rivisitazione concettuale e disciplinare degli strumenti analitici, per via della maggiore complessità e dei numerosi parametri messi in gioco.

L’obiettivo della ricerca è quello di delineare l’evoluzione del dibattito teorico-disciplinare riguardo il concetto di cultura del progetto urbano, in Italia e in Francia, a partire dalla teoria tipo-morfologica elaborata in Italia negli anni ‘60, fino ad arrivare al dibattito contemporaneo francese sul concetto di progetto metropolitano. Tale riflessione, frutto dello scambio culturale e professionale internazionale, ma anche del convergere di studi, ricerche e dibattiti, è stata condotta considerando come chiave di lettura il concetto di tempo, considerato come fattore determinante nella costruzione della città. La trattazione, che si avvale di una casistica di fonti di natura prettamente scientifica, mostrerà come i contributi francesi e italiani raramente si sovrappon- gano, tendendo invece ad essere complementari, in virtù di quelle specificità nazionali che, lungi dal voler essere nascoste o superate, rappresentano fattori di arricchimento.

Nel tentativo di delineare l’evoluzione del dibattito teorico-disciplinare in Italia e in Francia, è emerso che, se la teoria tipo- morfologica ha condotto in Italia ad una particolare attenzione nei confronti della questione dei centri storici e all’avvio di una nuova fase dell’urbanistica nota come “urbanistica della terza generazione”, in Francia ha assunto un ruolo specifico nell’analisi urbana, apportando alcuni originali contributi, tra i quali la riscoperta del “tempo” come fattore determinante nella costruzione della città. Tra i contributi più interessanti portati avanti dagli studiosi francesi, tra cui in particolare Pierre Pinon, vi è una chiarezza di vedute e di riflessioni sulla nozione di “composizione urbana”: essa ha come obiettivo un’organizzazione dinamica, capace di accogliere nello spazio e nel tempo un insieme di oggetti diversi, elaborando figure spaziali individuali per creare una figura spaziale d’insieme che le comprenda.

Da un punto di vista teorico, la composizione urbana appare indispensabile alla pratica del “progetto urbano”, che nel contesto francese viene caratterizzato da una sua totale autonomia, sia dalla pianificazione e dall’urbanistica che dall’architettura. Nonostante le difficoltà dei vari addetti ai lavori a riconoscersi in un unico dispositivo concettuale, è interessante il contributo fornito da René Tabouret, che considera il progetto urbano secondo due assi, definiti rispettivamente come “asse morfologico” e “asse processo”, corrispondenti a due suoi fattori caratterizzanti: l’organizzazione degli spazi e la capacità di modificazione e di adattamento nel tempo. La riflessione condotta in Italia sull’autonomia e l’identità dell’urbanistica ha fatto emergere un uso della locuzione progetto urbano ancora fortemente legata agli strumenti urbanistici, mostrando come la legittimazione del progetto urbano, come tec- nica autonoma e strettamente correlata, è stata condotta non senza difficoltà ed incertezze.

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Tuttavia, un interessante spunto, che offrirà alcuni elementi di riflessione e di azione nel campo del progetto urbano, è offerta dall’“urba- nistica dei tempi o urbanistica temporale” che, attraverso il concorso di azioni di natura temporale e di azioni di natura spaziale, elabora- te a partire dalle caratteristiche temporali degli usi, costituisce un nuovo strumento per l’urbanistica, di tradizione prettamente spaziale. Nel contesto francese, le politiche temporali assumono un carattere meno pervasivo rispetto al modello italiano, ma in compenso emerge il dibattito sul progetto urbano, dove l’attenzione nei confronti della dimensione temporale assume una portata sempre maggiore, confermata da alcuni interessanti contributi di ricerca. Il testo “Èchelles et temporalités des projets urbains” rappresenta una raccolta di ricerche, finanziate dal Plan Urbanisme Construction Architecture (PUCA), e realizzata sotto la direzione scienti- fica di Yannis Tsiomis. Nel tentativo di affrontare la questione della costruzione della città nell’ambito di alcuni progetti condotti nel panorama europeo, il progetto urbano è stato qui messo in relazione con tre concetti fondamentali: gli attori, le scale e le temporalità. La ricchezza degli approcci, dei processi e dei metodi adottati da questo progetto di ricerca, così come la diversità dei soggetti coinvolti e dei campi di applicazione scelti, hanno mostrato l’ampiezza che i termini di “scala” e di “temporalità” as- sumono nel progetto urbano. Tuttavia, malgrado le differenze, tali ricerche rivelano in particolare che il progetto urbano fa emer- gere molteplici “visioni del mondo”. Il progetto come “visione del mondo” porta con sé la capacità non solo di prevenire i futuri usi (e conflitti) dei luoghi, ponendosi come luogo di negoziazione e di concertazione, ma anche di prefigurare il futuro stesso. In Francia, le esperienze di dibattito e di ricerca condotte negli ultimi anni, soprattutto sul tema “Paris-Métropole”, vertono sulle que- stioni legate alla trasformazione del territorio metropolitano e sulle modalità attraverso le quali definire il progetto urbano su grande scala, altrimenti detto progetto metropolitano. Questa riflessione pone una serie di questioni in merito a quali strumenti concettuali permettano di definire la specificità spaziale della grande città contemporanea, o quali “figure di progetto” (intese come strumenti che permettono di definire gli scenari in trasformazione) siano oggi operative sulla grande scala, o ancora come comprendere il ruolo dei diversi territori, ognuno con le proprie specificità, che la compongono. I ricercatori concordano sulla definizione di una città contemporanea che non ha più dimensioni, dove la compressione del rapporto spazio-tempo determina una configurazione spaziale, la cui figura di progetto corrispondente è data dall’interazione tra la figura dell’“arcipelago” e quella del “patchwork” o del “mosaico”. Grazie a queste due figure è possibile dare un valore operativo ad una metodologia che tenda a definire, attraverso i “racconti delle parti di città”, questi luoghi frammentati e discontinui che necessitano di essere relazionati a settori consolidati. Nell’ambito di questa riflessione, emerge un altro aspetto fondamentale, quello della gouvernance urbana che si inserisce all’interno del conflitto tra piano e progetto. Mentre infatti l’atto di pianificare rinvia alla pratica operativa, in cui vi è una separazione tra la fase della predisposizione del progetto e la sua applicazione, il principio della gouvernance urbana mette piuttosto in evidenza l’influenza reciproca delle due fasi e mira a integrare e gestire sia la temporalità breve, quella della pianificazione, sia la temporalità lunga, quella delle scelte politiche e strategiche. A partire da queste considerazioni, la gouvernance metropolitana si pone oggi come un campo di studio fondamentale, quello del legame tra la “filosofia” e l’”azione”, tra i progetti dei territori e la loro gestione.

Per concludere, l’aver posto come obiettivo il continuo confronto tra le riflessioni e le esperienze che si sono concretizzate nel panorama italiano e francese, con tanti punti in comune, ma soprattutto con le loro numerose specificità, ha consentito di con- vergere verso una definizione di progetto urbano, o di progetto metropolitano così come emerso dalle più recenti ricerche, che si rivela, tuttavia, estremamente complesso. Esso non si pone come una procedura, ma come una “démarche”, cioè come un modo di affrontare e risolvere un problema della città, a prescindere dalla scala a cui si riferisce. Opera collettiva per antonoma- sia, la città si pone come sede di confronto-scontro tra una quantità innumerevole di attori e si sviluppa soprattutto secondo la quarta dimensione, il tempo, da intendersi sia nel senso che l’esperienza di chi la vive è fortemente influenzata dal movimento nel tempo, sia nel senso che essa appartiene ai tempi lunghi della storia.

Utilizzare l’approccio del progetto urbano, o metropolitano che dir si voglia, significa occuparsi dunque delle relazioni e non degli oggetti e affrontare la questione in modo dinamico e relativamente reversibile. Significa avere un approccio “adattivo”, in grado di trovare la giusta soluzione volta per volta, piuttosto che ricercarla in strategie applicative di concetti astratti rispetto all’oggetto, il territorio urbano. In questo senso, esso non può essere considerato come una risposta universale ed univoca, ma può essere sol- tanto una delle possibili risposte alle questioni che riguardano le permanenze e le trasformazioni che in essa si possono operare.

95 La crise urbaine et la crise épistémologique qui l’a suivie, causées par ce qui est appelé la « fin de la modernité », ont conduit à une exigence de réappropriation, en termes cognitif et conceptuel, du sujet ville en tant qu’« élément » complexe. Elles ont également permis de récupérer la pratique du projet de la ville, non seulement en termes d’urbanisme et de gestion, mais également en tant qu’instrument de contrôle de la forme urbaine, comprise comme un élément d’intersection entre les formes de l’espace et les formes de la société. La nécessité de rechercher des « moyens possibles » pour affronter le projet de la ville contemporaine et la conséquente révision critique des instruments qui contribuent à sa construction a profondément marqué, depuis des dizaines d’années, le débat dans cette discipline, en Italie et en France.

Les hypothèses sur lesquelles se basent la recherche concernent :

- Le projet urbain considéré comme un « projet temporel », faisant partie intégrante de l’évolution de la société, dans laquel- le se définit l’appartenance de la collectivité au processus d’évolution de l’organisme urbain ; le projet s’impose alors non seulement comme un temps physique, mais aussi comme un temps dilué ou concentré, selon les stratégies qui se vérifient sur le long terme et les conjectures et opportunités se produisant sur le court terme ;

- Le concept de « culture du projet urbain » utilisé dans le but de comprendre comment l’aménagement urbain soit capable d’intégrer la question de la diversité culturelle et l’urbanité de ses différents espaces, s’imposant non seulement comme une synthèse définitive mais surtout comme une argumentation ouverte ou se croisent les différentes échelles, la temporalité, les intervenants et leurs différentes visions d’une civilisation unique ;

- L‘« objet du projet urbain », depuis des dizaines d’années au centre du débat sur l’architecture de la ville, qui a subi un grand changement passant d’une réflexion sur l’échelle de la ville dense (axé sur des valeurs et des concepts de projet urbain) à une réflexion sur une échelle plus large, l’échelle métropolitaine, ce qui a mis en jeu de nouveaux paramètres spatiaux et temporels ; cela entraine nécessairement un examen conceptuel et disciplinaire des instruments analytiques, en raison de la complexité accrue et des nombreux paramètres mis en cause.

L’objectif de la recherche est de décrire l’évolution du débat théorique et disciplinaire sur le concept de culture du projet urbain, en Italie et en France, à partir de la théorie de genre morphologique développée en Italie dans les années 60, pour arriver au débat contemporain français sur le concept de projet urbain. Cette réflexion est le résultat d’échanges culturels et professionnels internationaux, mais également de la convergence d’études, de recherches et de débats ; elle a été réalisée en prenant en compte, comme clé de lecture, le concept du temps, considéré comme facteur déterminant dans la construc- tion de la ville. La recherche, qui utilise une série de sources purement scientifique, démontrera comment les contributions françaises et italiennes rarement se chevauchent et ont tendance à être complémentaires en vertu de leurs caractéristiques nationales qui, loin d’être cachées ou dépassées, représentent au contraire des facteurs d’enrichissement.

Dans une tentative de définition de l’évolution des débats théoriques et disciplinaires en Italie et en France, il a été démontré que, si la théorie de type morphologique a été menée en Italie avec un accent particulier sur la question des centres histori- ques et l’ouverture d’une nouvelle phase de l’urbanisme connu sous le nom d’« urbanisme de troisième génération », la Fran- ce en revanche a joué un rôle spécifique dans l’analyse urbaine en apportant des contributions originales, parmi lesquelles la redécouverte du « temps » comme facteur déterminant dans la construction de la ville.

Dans toutes les études les plus intéressantes réalisées par des chercheurs français, parmi lesquels nous pouvons citer en particu- lier Pierre Pinon, il existe une connaissance de points de vues et de réflexions sur la notion de « composition urbaine ». La com- position urbaine a pour objectif une organisation dynamique, capable d’accueillir dans l’espace et dans le temps un ensemble d’objets différents, élaborant des figures spatiales individuelles se regroupant et créant ainsi une figure spatiale d’ensemble. D’un point de vue théorique, la composition urbaine apparait indispensable à la mise en pratique du « projet urbain » qui, dans le contexte français, est caractérisé par sa totale autonomie, aussi bien par l’urbanisme que par l’architecture. Dans le cadre des difficultés traversées par les différents acteurs et intervenants à se reconnaître dans un dispositif unique et conceptuel, l’étude de René Tabouret est intéressante ; il considère le projet urbain selon deux axes, respectivement définis comme « l’axe morphologique » et « l’axe de développement », correspondant à deux de ses facteurs caractéristiques :

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l’organisation des espaces et la capacité de modification et d’adaptation dans le temps.

La réflexion menée en Italie sur l’autonomie et l’identité de l’urbanisme a fait émerger une utilisation du terme projet urbain encore fortement attachée aux outils urbanistiques, montrant comment la légitimité du projet urbain, en tant que technique autonome et étroitement liée, n’a pas été conduite sans difficultés et incertitudes.

Cependant, un aperçu intéressant, qui proposera d’autres éléments de réflexion et d’action dans le domaine du projet urbain, est offert par « l’urbanisme des temps ou urbanisme temporel » qui, grâce à l’aide d’actions de nature temporelle et spatiale élaborées à partir des caractéristiques temporelles de l’utilisation, constitue un nouvel outil pour l’urbanisme, de tradition purement spatial. Dans le contexte français, les politiques temporelles sont beaucoup moins omniprésentes que dans le modèle italien mais, pour compenser, émerge alors le débat sur le projet urbain, où l’accent mis sur la dimension temporelle prend de plus en plus d’importance ; des projets de recherche particulièrement intéressants ont confirmés ce phénomène, comme le texte « Echelles et temporalités des projets urbains » qui représente un ensemble de recherches financé par le Plan Ur- banisme Construction Architecture (PUCA) et réalisé sous la direction scientifique de Yannis Tsiomis. Dans l’idée d’aborder la question de l’aménagement urbain dans le cadre de certains projets développés dans le panorama européen, le projet urbain a été mis en relation avec trois concepts fondamentaux : les acteurs, les échelles et les temporalités. La richesse des approches, des processus et des méthodes adoptés par cette étude, ainsi que la diversité des sujets impliqués et des champs d’application choisis, ont montré l’importance que les termes d’« échelle » et de « temporalité » ont revêtue dans le cadre du projet urbain. Cependant, malgré les différences, ces recherches révèlent surtout que le projet urbain a fait ressortir de mul- tiples « visions du monde ». Il apporte la capacité non seulement de prévoir les habitudes (et conflits) des lieux en s’imposant comme un lieu de négociation et de consultation, mais il est également capable d’envisager l’avenir même.

En France, les expériences de débat et de recherche menées ces dernières années, en particulier sur le thème « Paris-Métro- pole », se penchent sur les questions liées à la transformation du territoire métropolitain et sur les moyens à travers lesquels définir le projet urbain sur une grande échelle : il est également appelé projet métropolitain. Cette observation soulève un certain nombre de questions sur les outils conceptuels permettant de définir le caractère spatiale de la grande ville contem- poraine, quelles « figures de projet » (conçues comme des outils permettant de définir les scénarios en transformation) soient aujourd’hui opératives sur une grande échelle ou encore comment comprendre le rôle des différents territoires, chacun avec ses propres caractéristiques, qui la composent. Les chercheurs s’accordent sur la définition d’une ville contemporaine qui n’a plus de dimensions définies, où la compression du rapport espace-temps détermine une configuration spatiale, dont l’aspect du projet correspondant est donné par l’interaction entre la forme de l’ « archipel » et celle du « patchwork » ou de la « mosaïque ». Grace à ses deux formes il est possible de donner une valeur opérationnelle à une méthodologie qui tend à définir, à travers les « récits racontés provenant des différentes parties de la ville », ces lieux fragmentés et discontinus qui doivent être liés à des secteurs établis.

Dans le cadre de cette réflexion, émerge un autre aspect fondamental, celui de la gouvernance urbaine qui s’insert à l’in- térieur du conflit entre le plan et le projet. En effet, tandis que l’acte de planifier renvoie au plan pratique, dans lequel existe une séparation entre la phase de la prédisposition du projet et son application, le principe de la gouvernance urbaine met plutôt en évidence l’influence réciproque des deux phases et a pour objectif d’intégrer et de gérer à la fois la temporalité courte, celle de la planification, et la temporalité longue, celle des choix politiques et stratégiques. Prenant en compte ces considérations, la gouvernance métropolitaine s’impose aujourd’hui comme un domaine de recherche fondamental, celui du lien entre la « philosophie » et l’« action », dans les projets des territoires et leur gestion.

Pour conclure, avoir imposé comme objectif la comparaison constante entre les réflexions et les expériences qui se sont concrétisées dans le panorama italien et français, avec leurs nombreux points communs mais surtout avec leurs nombreuses caractéristiques spécifiques, a permis de converger vers une définition de projet urbain ou de projet métropolitain tel qu’il est apparu dans les recherches les plus récentes, qui se révèle, cependant, extrêmement complexe. Il ne s’impose pas com- me une procédure, mais comme une « démarche », c’est à dire comme un moyen d’affronter et de résoudre un problème

97 de la ville, indépendamment de l’échelle à laquelle il se réfère. Œuvre collective par excellence, la ville s’impose comme le siège de la confrontation-opposition entre une grande quantité d’acteurs et se développe principalement en fonction de