03. Il dibattito sul progetto urbano in Italia
3.0 Le politiche temporali urbane
139 Con l’espressione “politiche temporali urbane” si definisce un insieme eterogeneo di azioni volte a migliorare la qualità di vita dei cittadini e la qualità urbana, attraverso la progettazione e la realizzazione di interventi sui tempi e sugli orari, all’interno delle città, per una maggiore conciliazione dei tempi della famiglia, dei tempi del lavoro e dei tempi dell’in- dividuo, oltre che per un miglior utilizzo spaziale e temporale delle città. Alla base di tali politiche vi è l’idea che sia possibile migliorare la qualità di vita dei cittadini intervenendo su una risorsa che rappresenta un bene sempre più raro nelle società economicamente più avanzate: il tempo.
L’interesse nei confronti delle questioni temporali e dell’organizzazione dei tempi si fonda sul fatto che il fenomeno urba- no debba essere considerato secondo due diverse dimensioni: la “dimensione fisica” e la “dimensione sociale”, entrambe in continua mutazione. La relazione tra questi due aspetti permette di interpretare gli spazi urbani sotto forma di “crono- topi”, che possono essere definiti come strutture temporali “rivelate” sotto forma di spazi urbanizzati.
Le iniziative che hanno luogo nell’ambito delle politiche temporali si collocano all’interno di due obiettivi strutturanti: il miglioramento della qualità di vita e l’uguaglianza, che non si limita ad una “uguaglianza di genere”, relativa al rapporto uomo-donna, ma comprende una nozione più ampia di coerenza sociale.
La ricerca approfondisce l’origine e la diffusione delle politiche temporali in Europa. Tra le diverse realtà considerate, l’Italia è stato il primo Paese a dotarsi di leggi, nazionali e regionali, nel campo della pianificazione temporale, giocando un ruolo da pioniere in questo settore. La diffusione delle politiche temporali negli altri paesi europei è avvenuta princi- palmente grazie a programmi internazionali come “Eurexcter”, con il quale si è contribuito a diffondere queste politiche in Germania, in Francia, in Spagna e in Irlanda, o come “Equal”, che ha permesso lo scambio di conoscenze e di buone pratiche verso altri stati come i Paesi Bassi, la Finlandia o il Portogallo.
La ricerca è volta ad indagare, in maniera più approfondita, la genesi e la diffusione delle politiche temporali in Italia e in Francia, mostrando i punti di convergenza e di divergenza tra i due paesi.
Nello specifico, l’Italia ha avviato una serie di azioni secondo due campi di applicazione diversificati: da una parte, i “patti di mobilità” e il coordinamento degli orari di apertura delle attività commerciali, dei servizi pubblici e dell’am- ministrazione pubblica, nonché degli orari degli istituti scolastici; dall’altra parte, l’urbanistica temporale volta a riqualificare, rivitalizzare e rigenerare i quartieri e gli spazi pubblici urbani, attraverso il concorso di azioni di natura temporale e azioni di natura spaziale, elaborate a partire dalle caratteristiche temporali degli usi (esistenti e/o futuri da parte degli abitanti residenti o temporanei).
In Francia, le politiche temporali sono caratterizzate da tre orientamenti principali: il miglioramento della qualità di vita, ricercata attraverso una migliore offerta e accessibilità dei servizi e il miglioramento delle condizioni di mobilità per facilitare l’articolazione tra la vita lavorativa e quella extra-lavorativa; l’”uguaglianza di genere”, ma anche sociale o anagrafica, e più in generale la coesione sociale, soprattutto nei confronti di particolari categorie di popolazione (le donne, i bambini, le persone anziane, le persone in condizioni precarie o con ridotte capacità motorie, etc); lo svi- luppo sostenibile, ricercato essenzialmente attraverso l’attuazione di politiche sulla mobilità, con l’obiettivo di limitare l’uso delle automobili e orientare le azioni verso la percorrenza della città attraverso distanze brevi.
La ricerca prosegue con l’approfondimento di due aspetti fondamentali nell’ambito delle politiche temporali adottate dai due paesi: da una parte, la costituzione di nuove forme istituzionali, come l’”Ufficio dei tempi” e le “Banche del tempo”, e la predisposizione di nuovi tipi di strumenti di lettura e di rappresentazione della realtà spazio-temporale di un territorio (analisi e carte cronotopiche); dall’altra parte, la definizione degli attori delle politiche temporali, intesi sia come “i sosteni- tori delle politiche temporali”, cioè coloro i quali hanno fatto emergere la necessità di queste politiche e che hanno deter- minato il loro inserimento nelle azioni delle collettività locali, sia “i sostenitori di interessi istituzionali”, cioè coloro che sono coinvolti nell’attuazione di queste politiche, ivi compresi i loro “destinatari” (gli abitanti e gli altri fruitori del territorio).
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Prima di approfondire quali iniziative sono state intraprese nell’ambito delle politiche temporali, è importante soffermarsi sul concetto di diagnosi temporale, vale a dire l’analisi dei ritmi, degli orari, degli usi del tempo, condotti congiuntamente sul contesto fisico, quello delle città o dei territori coinvolti, e sul contesto sociale, quello dei loro abitanti e fruitori, nella prospettiva di realizzazione delle azioni e delle iniziative. In Italia e in Francia tale decodifica temporale si basa su diverse metodologie di analisi, in cui l’uso del tempo è considerato in funzione dei perimetri geografici e delle strutture messe in gioco: l’analisi dei dati esistenti, che costituisce un metodo fruttuoso per realizzare una prima diagnostica temporale; i que- stionari; i colloqui qualitativi, individuali e/o collettivi; gli studi di natura settoriale e di categoria; le riunioni organizzate su scala di quartiere, etc. Queste metodologie associano l’approccio statistico/quantitativo ad un approccio qualitativo, allo scopo di definire più compiutamente i problemi con i quali si confrontano alcune categorie di persone, di raccogliere le loro necessità e di percepire le disfunzioni temporali che caratterizzano i diversi spazi.
La necessità di radicare la dimensione temporale all’interno della gouvernance locale ha portato ad intraprendere azioni in diversi campi. Nel proseguo della ricerca si approfondiranno alcuni temi che si ritrovano, con intensità più o meno variabile, in Italia e in Francia. Da un punto di vista metodologico, per ciascuna sperimentazione si è cercato di rispettare un certo numero di criteri: i problemi catalizzatori e gli obiettivi prefissati, gli attori e gli altri soggetti coinvolti, i processi seguiti, i risultati ottenuti. In certi casi sono stati considerati quegli esempi che appaiono più significativi, vale a dire trasferibili in altri contesti. Il fenomeno del “mimetismo”, ovvero del trasferimento di “buone pratiche”, rappresenta una delle caratteristiche più interessanti delle politiche temporali, emerse nell’ambito di seminari e conferenze tenutesi nel quadro di programmi europei come Eurexcter ed Equal, tra gli altri. Un’altra precisazione è relativa al fatto che gli approfondimenti che saranno riportati in seguito non intendono avere un’efficacia esaustiva, riguardo le azioni condotte nel contesto delle politiche tem- porali in ciascuno dei campi d’azione, ma si concentrano su quelle iniziative ritenute emblematiche ed esemplari. Infine, la sequenza dei vari campi d’applicazione delle politiche temporali non corrisponde ad un ordine gerarchico capace di dare un’importanza maggiore ad una tematica rispetto ad un’altra: tutte queste azioni producono effetti sulla qualità della vita degli abitanti e dei fruitori della città e del territorio circostante, e mirano a favorire una migliore conciliazione tra i diversi tempi della vita. Tuttavia, la scelta di approfondire alcuni temi rispetto ad altri risiede nel tentativo di fare emergere tutti quei casi nei quali le temporalità influiscono in maniera determinante e strutturale sulle trasformazioni spaziali, mettendo in luce uno stretto rapporto tra le due dimensioni: spazio e tempo.
A tale scopo, sono stati individuati tre principali campi di applicazione delle politiche temporali: - Le politiche temporali nei progetti di rigenerazione/ riqualificazione/ rivitalizzazione urbana
Tali politiche hanno lo scopo di rigenerare, riqualificare e rivitalizzare, anche economicamente, interi quartieri e spazi pub- blici urbani, segnando il passaggio da un’ottica oraria ad un’ottica temporale. Questa strategia, che consiste nel valutare i comportamenti dei cittadini nello spazio-tempo urbano, permette di pensare ad una gestione urbana futura secondo una logica ancorata alle pratiche d’uso, prestando attenzione alle dimensioni antropologiche e storiche dei luoghi. I cittadini sono al centro dell’intero processo sociale e di trasformazione messo in atto da tali politiche. Secondo questa logica sono stati presi in considerazione alcuni esempi: la riqualificazione di via Claudia Augusta a Bolzano o di piazza Redi a Pesaro, la trasformazione dell’accessibilità degli edifici scolastici a Cremona, il progetto Cœur d’agglo a Poitiers, la rivitalizzazione di place Sainte-Anne a Rennes e la riqualificazione di place Jean-Jaures a Saint-Denis, nell’ottica di riqualificare tali luoghi urbani a partire dalle tradizioni locali e dalla loro identità culturale.
- Le politiche temporali nei progetti di mobilità e di trasporto
Le politiche temporali considerano le questioni legate alla mobilità e ai trasporti come uno dei campi d’interesse delle loro azioni. La riflessione sulla mobilità e sui trasporti si articola secondo diverse prospettive: i “patti di mobilità” (ad esempio a Bolzano) e i “plans de déplacements” (in particolare a Belfort); la desincronizzare dei ritmi e degli orari per il miglioramento
141 delle condizioni di mobilità dei fruitori della città e del territorio; l’azione in favore della mobilità di alcune categorie di persone, attraverso la predisposizione, ad esempio, di percorsi scolastici sicuri (a Fano, a Cremona e a Bergamo) o di percorsi ciclabili (a Montepellier); lo sviluppo dei “trasporti su richiesta” (Cremona, Belfort, Conseil Général Gironde e Saint-Denis).
- Le politiche temporali nella regolazione spazio-temporale dei servizi pubblici e privati
La dimensione temporale dell’accessibilità dei servizi è, nel contesto delle politiche temporali, caratterizzata da un triplice orientamento: l’estensione degli orari di apertura dei servizi, la sincronizzazione in base ai ritmi della domanda e il coordi- namento spazio-temporale dei servizi. In Francia, i campi di applicazione delle politiche temporali riguardano prima di tutto i servizi pubblici e amministrativi, con alcuni tentativi nel campo dei servizi commerciali. Relativamente a questi ultimi, in Ita- lia, possono essere osservate numerose iniziative volte ad estendere gli orari di apertura dei negozi, ad esempio attraverso l’introduzione della “Giornata del cittadino”, oppure tendenti ad assicurare la continuità del servizio durante certi periodi dell’anno, ad esempio “Milano, città aperta d’estate”, la cui logica si è diffusa in altre città italiane. Secondo quest’ottica, è particolarmente interessante la predisposizione degli “sportelli unici”, nella logica di riunire, in uno stesso luogo, differenti servizi secondo un regime temporale omogeneo che permette agli utilizzatori di evitare eccessivi spostamenti e di generare sinergie tra differenti servizi. Attraverso gli sportelli unici, la logica della concentrazione spaziale dei servizi si accompagna ad una loro concentrazione temporale.
Le sperimentazioni e le iniziative sopra menzionate hanno dimostrato la capacità delle politiche temporali di gestire pro- getti complessi, di mobilitare una grande varietà di attori sociali e di ottenere concreti risultati operativi. L’insegnamento principale che può desumersi dalle analisi precedentemente condotte è che tali politiche tendono, nell’ambito dei con- testi nei quali si sono sviluppate, ad acquisire una certa autorità formale e morale, nonché una legittimazione all’interno della gouvernance locale.
Se queste politiche hanno considerato come impulso delle loro azioni gli orari e i sistemi orari, esse manifestano tuttavia un duplice orientamento: da una parte, si assiste al passaggio da un approccio in termini di orari verso un approccio in termini di tempo (i tempi sociali, i tempi vissuti e le loro articolazioni), che induce ad un confronto con una situazione di maggiore complessità per il fatto che sono in gioco contemporaneamente dimensioni oggettive e soggettive; dall’altra parte, emerge lo stretto legame tra le dimensioni temporali e spaziali che sono alla base dei diversi obiettivi delle politiche temporali. Attraverso questo duplice orientamento, che ha avuto un sensibile sviluppo nel corso degli ultimi vent’anni, le dimensioni fisiche (urbs) e sociali (civitas) della città entrano in uno stretto legame. Fino alla comparsa delle politiche temporali, queste due dimensioni sono state considerate in maniera separata, la prima dall’urbanistica e dall’architettura, la seconda dalle politiche sociali e dal diritto del lavoro. Le politiche temporali, ponendosi trasversalmente rispetto a queste due dimensioni, hanno messo in evidenza il carattere particolarmente complesso delle pratiche temporali e del loro assetto urbanistico. L’urbanistica temporale si pone allora come una fertile possibilità di sviluppo delle politiche temporali, in cui l’interesse degli amministratori locali non si manifesta soltanto per il modo in cui gli individui e le collettività organizzano e defi- niscono la dimensione spazio-temporale delle loro vite, ma anche per il modo in cui tutte le forme di organizzazione sociale sono regolate dalle loro particolari spazialità e temporalità. È come se, da una parte, l’organizzazione sociale del tempo e dello spazio, e dall’altra parte, l’organizzazione spaziale e temporale della società, fossero diventate le preoc- cupazioni centrali della gouvernance locale.
Il dominio del tempo, soprattutto attraverso la sua organizzazione spaziale, appare allora come un elemento centrale del concetto di cittadinanza, del “fare società”, del “vivere insieme”, e le politiche temporali rappresentano la scommessa politica che autorizza alla sperimentazione di nuove pratiche di riappropriazione del tempo, sia individuali che collettive.
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L’expression « politiques temporelles urbaines » définit un ensemble hétérogène de mesures visant à l’amélioration de la qualité urbaine et de la qualité de vie des citoyens, à travers la conception et la mise en œuvre des interventions sur les temps et sur les horaires dans les villes. Le but des politiques des temps urbains est de mieux concilier les temps de la famille, les temps du travail et les temps de l’individu, ainsi que de perfectionner l’utilisation spatiale et temporelle des villes. L’idée qui est à la base de telles politiques est qu’il soit possible d’améliorer la qualité de vie des citoyens en intervenant sur une ressource qui représente un bien de plus en plus rare dans les sociétés économiquement plus développées : le temps.
L’intérêt des questions temporelles et de l’organisation du temps est basé sur le fait que le phénomène urbain doit être considéré selon deux dimensions distinctes : la « dimension physique » et la « dimension sociale », qui sont l’une et l’autre en constante évolu- tion. La relation entre ces deux aspects permet d’interpréter les espaces urbains sous la forme de « chronotopes », qui peuvent être définis comme des structures temporelles « présentées » sous la forme de zones urbanisées. Les initiatives qui ont lieu dans le cadre des politiques temporelles s’inscrivent à l’intérieur de deux objectifs structurants : l’amélioration de la qualité de vie et l’égalité, ne se limitant pas à une égalité du genre dans la relation homme-femme, mais incluant une notion plus large de cohésion sociale. La recherche approfondit l’origine et la diffusion des politiques temporelles en Europe. De toutes les différentes situations prises en compte, l’Italie a été le premier pays à adopter des lois, nationales et régionales, dans le cadre de la planification temporelle, jouant un rôle de pionnier dans ce domaine. Les politiques temporelles ont été diffusées dans les autres pays européens grâce à des programmes internationaux tels que “Eurexcter”, qui a contribué à développer ces politiques en Allemagne, en France, en Espagne et en Irlande, ou comme “Equal”, qui a permis l’échange de connaissances et de savoir- faire avec d’autres pays comme les Pays Bas, la Finlande ou le Portugal.
La recherche vise à étudier plus en détail l’origine et la diffusion des politiques temporelles en Italie et en France, en soulignant les points de convergence et de divergence entre les deux pays. En particulier, l’Italie a lancé une série d’actions dans deux domaines d’application variés : d’une part, les « pactes de mobilité » et l’aménagement des horaires d’ouverture des activités commerciales, des services et de l’administration publique, mais également les horaires des écoles ; d’autre part, l’urbanistique temporelle vouée à requalifier, revitaliser et renouveler les quartiers et les espaces publics urbains, à travers l’aide d’actions de nature temporelle et spatiale, élaborées à partir des caractéristiques temporelles des habitudes (existantes et / ou futures de la part des résidents fixes ou des résidents temporaires). En France, les politiques temporelles se distinguent par trois orientations principales : l’amélioration de la qualité de vie, recherchée à travers une meilleure offre et un meilleur accès aux services, et l’amélioration des conditions de la mobilité, pour faciliter le lien entre la vie professionnelle et personnelle ; l’« égalité des genres » mais également l’égalité sociale et anagraphique, et plus généralement la cohésion sociale, notamment par rapport à des catégories particulières de population (femmes, enfants, personnes âgées, personnes ayant des conditions de vie précaires ou à la motricité réduite, etc.) ; le développement durable recherché principalement à travers la mise en œuvre de politiques de mobilité, dont l’objectif est de restreindre l’utilisation de la voiture et d’orienter les mesures de déplacement sur de courtes distances au sein de la ville.
La recherche se poursuit avec l’approfondissement de deux aspects fondamentaux dans le cadre des politiques temporelles adoptées par les deux pays : d’une part, la création de nouvelles formes institutionnelles, comme « le bureau des temps » et les « banques du temps », et la prédisposition de nouveaux types d’outils de lecture et de représentation de la réalité spatio- temporelle d’un territoire (analyse et cartes chronotopiques) ; d’autre part, la définition des acteurs politiques des politiques temporelles comprenant aussi bien les « partisans des politiques temporelles » (c’est à dire ceux qui ont fait émerger la nécessité de telles politiques et qui ont déterminé leur insertion dans les mesures des collectivités locales) que « les défenseurs des intérêts institutionnels », c’est à dire ceux qui sont impliqués dans la mise en œuvre de ces politiques, y compris leurs « cibles » (les habitants et les autres usagers du territoire).
Avant d’approfondir les mesures qui ont été prises dans le cadre des politiques temporelles, il est important de s’attarder sur la notion de diagnostic temporel, à savoir l’analyse des rythmes, des horaires et des habitudes du temps, conduite conjointement
143 sur le contexte physique (c’est-à-dire de la ville ou des territoires participant) et sur le contexte social (celui de leurs habitants et des usagers) en vue de la réalisation des mesures et des initiatives. En Italie et en France, un tel décodage temporel se base sur diverses méthodes d’analyse différentes, dans lesquelles l’utilisation du temps est considéré en fonction des périmètres géographiques et des structures mises en œuvre : l’analyse des données existantes, qui constitue une méthode fructueuse pour faire un premier diagnostic temporel ; les questionnaires ; des entretiens qualitatifs, individuels et / ou collectifs ; les études de type sectoriels et de catégorie ; les réunions de quartier, etc. Ces méthodes regroupent l’approche de la statistique quantitative à une approche qualitative, afin de définir plus en détail les problèmes avec lesquels se confrontent certaines catégories de personnes, pour recueillir leurs besoins et percevoir les dysfonctionnements temporels qui caractérisent les différents espaces. La nécessité d’intégrer la dimension temporelle au sein de l’administration locale a conduit à entreprendre des actions dans différents domaines. Dans la suite de la recherche seront approfondis certains sujets qui se retrouveront aussi bien en Italie qu’en France, avec des différences entre les deux pays. D’un point de vue méthodologique, nous avons essayé de respecter un certain nombre de critères pour chaque expérience : les problèmes catalyseurs et les objectifs fixés à la base, les acteurs locaux et autres intervenants, les processus suivis et les résultats obtenus. Dans certains cas, les exemples éloquents, à savoir transmissibles à d’autres contextes, ont été pris en compte.
Le phénomène de « mimétisme », c’est à dire la transmission du savoir faire, représente l’une des caractéristiques les plus intéres- santes des politiques temporelles, apparu dans le cadre de séminaires et conférences organisés par les programmes européens tels que Eurexcter et Equal, entre autres. Les recherches qui seront développés par la suite n’ont pas l’intention d’avoir une efficacité limitée sur les mesures prises dans le cadre des politiques temporelles dans chacun des champs d’action, mais se concentrent sur les initiatives retenues emblématiques et exemplaires. Enfin, la séquence des différents domaines d’application des politiques tem- porelles ne correspond pas à une hiérarchie capable de donner une plus grande importance à un thème plus qu’à un autre : toutes ces actions produisent des effets sur la qualité de vie des habitants et des utilisateurs de la ville et du territoire environnant et visent à atteindre un meilleur équilibre entre les différentes étapes de la vie. Cependant, le choix d’approfondir certains sujets plutôt que