• Non ci sono risultati.

Aracoeli, Elsa Morante

3. La corporeità del personaggio

3.3 La deformazione espressionista

Aracoeli è attraversato da una forza sofferente che investe ogni componente del libro, mantenendo

la narrazione su un tono che protrae il senso di tragicità. Nella prima parte del romanzo tutti i personaggi sono qualificati da un senso del bello che non corrisponde necessariamente a una bellezza reale o oggettiva, ma deriva dal loro benessere morale. Pur non venendo ritratti secondo

192 ELSA MORANTE, op. cit., p. 10.

193 Ibid., p. 210.

194

70 forme idealizzate, in quanto i “difetti” sono esplicitati e riconosciuti, questi appaiono in una luce positiva perché a guardarli è ancora Manuelito. La sua prospettiva è pacificata, di conseguenza quasi ogni aspetto della realtà che lo circonda gli appare sotto questa luce. Le persone attorno hanno pregi e difetti, e questi ultimi vengono ammessi senza apparire segnali inquietanti. Si tratta semmai di piccole “debolezze” che li rendono più reali e vivi nella loro imperfezione, dettagli che si caricano spesso di tenerezza. Manuele bambino vede sua madre Aracoeli bella pur con le sue irregolarità, riconosciute con “affetto irrimediabile” perché anche queste fanno parte della sua persona e le conferiscono esistenza reale.

Ancora oggi, io penso che difficilmente la natura, nella sua varietà, potrebbe produrre un volto più bello. Però, a battere con insistenza speciale sulla mia memoria - gridandomi una unicità irripetibile - sono certe irregolarità e difetti di quel volto: una piccola cicatrice di bruciatura sul mento; i denti troppo piccoli e piuttosto radi; il labbro inferiore che sporge di sotto al superiore, dandole, nella serietà, un’aria sospesa, o interrogativa, e nel sorriso un che d’indifeso, o attonito. Così pure, del suo corpo di allora, mi si rifanno vive per prime, con un affetto irrimediabile, certe sproporzioni, o bruttezze, o goffaggini da me allora non percepite: la testa forse troppo grossa per le sue spalle magroline; le gambe rustiche e ben piantate, dai polpacci troppo robusti, in contrasto con le braccia e il corpo ancora gracili; qualche impaccio nell’andatura (specie mentre si avvezzava a portare i tacchi alti) e i piedi corti e grossi, con le dita disuguali e un poco distorte, e le unghie malcresciute.195

Anche gli altri personaggi sono descritti con lo stesso tono inclusivo, una sorta di sguardo benevolo che accoglie anche gli elementi privi di bellezza per integrarli alla rappresentazione: tale modalità provoca nel lettore una simpatia immediata e spontanea. Il ritratto della zia Monda incarna perfettamente questo processo, perché presenta sullo stesso piano imperfezioni fisiche e fragilità di carattere, offrendo con pochi tratti la concretezza di una persona:

A più di quarant’anni (era di parecchi anni maggiore di mio padre) essa portava la sua verginità senza amarezze e serenamente, quasi felice nella sua solitudine casta. [...] Di persona, essa aveva quell’aspetto caratteristico, e quasi predestinato, con cui la tipologia volgare usa rappresentare le zitelle. Di altezza quasi pari a mio padre [...] era scarsa di fianchi e di petto, larga di spalle, e, nell’andatura, poco elastica, dura e quasi militaresca. La sua carnagione era di un rosa sbiadito (con certe chiazze più accese che le si dilatavano - quasi scarlatte - nell’arrossire); il mento troppo pronunciato, gli occhi, di un azzurro scialbo da miope, alquanto sporgenti; e la bocca irregolare, dai denti lunghi e cavallini, la quale pure aveva, nel sorriso, una sua povera grazia disarmata, ingenua e ancora immatura. E il fatto era che nell’interno profondo, dentro il suo corpo disarmonico, la zia Monda in realtà manteneva, come il motivo di una canzonetta, un suo sogno romanzesco di ragazza.196

Il sentimento che conferisce bellezza a Manuele stesso e a tutta la realtà esterna deriva dall'affetto e dall'attaccamento materno: quando questo viene meno, nessun elemento interno o esterno potrà ambire alla salvezza prima garantita. L'indebolimento del legame con Aracoeli inizia con la necessità da parte di Manuele di portare gli occhiali. La percezione della realtà avverrà sempre in

195 ELSA MORANTE, op. cit., pp. 12-13.

196

71 seguito sotto il segno della deformazione, perché la bellezza e la serenità saranno privilegi perduti e al loro posto resterà solo ciò che è malfatto e degradato. L'episodio è fondamentale nella struttura del romanzo, poiché la madre vede improvvisamente il figlio brutto, che da parte sua vede per la prima volta il mondo nelle sue vere fattezze. La sequenza contiene però numerosi spunti di riflessione che hanno nel senso della vista il loro centro: questa diventa infatti percezione illusoria che una volta corretta segna l'inizio del malessere del protagonista, come verrà approfondito nella terza parte.

Ma il peggio mi aspettava fuori dalla bottega: dove la strada affollata, rutilante di neon e di fanali, m’investi’ col suo mai veduto spettacolo di orrore. Gli aspetti del mondo avevano preso, ai miei occhi, una chiarezza e un rilievo inusitati, che me li accusavano come un’unica violenza proteiforme. Non m’ero accorto mai, prima, di quanto fossero duri e brutali i segni sulle facce umane. Le loro pelli sembravano tutte conciate, e ostentavano rughe feroci, simili a sfregi incruditi con la sgorbia e anneriti con catrami. Fra l’uno e l’altro marciapiede, si succedevano urgendo in una serie assillante, occhiaie biliose tumefatte, ghiotte narici enormi, gorge tracotanti a macchie paonazze, spaventosi occhioni bistrati e bocche tinte a sangue di macello. Gli asfalti bagnati, simili a correnti abissali, riflettevano dalle vetture lampi storti e lune decomposte. E sul marciapiedi di fronte, le vetrine esponevano busti decollati, lame bifide, cotenne capellute, forbici e coltelli, giacche gesticolanti senza mani, gambe tagliate, cinti erniari, ventriere e denti. Sbigottito, io m’impuntai coi piedi su quel selciato nauseabondo, conforme all’istinto dei cagnòli recalcitranti. 197

L'esilio dal mondo di positività e bellezza avviene con la malattia di Aracoeli, in seguito alla quale si realizzano tutte le premonizioni negative che segnano la giovinezza e la maturità del protagonista. Nel caso dei parenti per esempio, il loro aspetto presente stride con il ricordo di Manuele rendendoli sinistri ai suoi occhi; la loro presenza che dovrebbe rassicurarlo e accoglierlo in virtù del legame familiare, gli risulta penosa e sofferente. L'esito di questo processo di deformazione è visibile nella descrizione dell'ultima visita di Manuele al padre. L'episodio costituisce un'immersione totale nel fallimento senza possibilità di risoluzione, una denuncia senza patetismo che si arrende alla constatazione dello sfacelo, è un quadro incentrato sul particolare che però riguarda l'uomo e il suo tempo in quanto categorie universali. La realtà delle cose è ben diversa da quanto il piccolo Manuele immaginava, il mondo che ha conosciuto durante la simbiosi con Aracoeli e per conseguenza con l'altro in generale non esiste nella vita che si trova a vivere. Il passaggio del tempo si traduce in abbruttimento e sconfitta, la maturità e la vecchiaia rappresentano degradazione e non acquisizione di uno stato superiore di saggezza. Risulta difficile riconoscere il Comandante nell'uomo trasandato che Manuele trova nell'appartamento sudicio, così diverso dalla figura nobile e quasi eroica che è presente durante l'infanzia. Eugenio è in uno stato di abbandono fisico che dimostra le condizioni disastrose in cui vive, in un quadro desolato che Manuele osserva impotente e disgustato:

197

72 L’unico, istantaneo sentimento che ho provato, a rivederlo, è stato di ribrezzo. Non portava altro addosso che una vestaglia a me già nota, di leggerissima seta indiana, sgualcita e fradicia di sudore. Stranamente, infatti, in quel clima di primavera, il suo corpo seminudo, di una bianchezza malsana quasi indecente, era tutto madido come nella canicola. A prima vista, lo giudicai, con mia sorpresa, ingrassato e florido; ma presto, a vederlo più da vicino, mi resi conto che là dove pareva grasso era, invece, gonfio. Il ventre e lo stomaco sporgevano all’eccesso, innaturalmente, dal suo corpo smunto - sedentario e malnutrito; mentre certe chiazze sanguigne, estese e lievemente tumefatte, gli tendevano la pelle delle guance, colmandone i solchi e le rughe: per cui la sua faccia non compariva invecchiata, ma piuttosto regredita a una strana immaturità. Di barba, aveva appena un corto strato irregolare, prova di una rasatura abbastanza frequente, anche se svogliata e nervosa.198

La sfera semantica del malsano, del corrotto e del brutto coinvolge lineamenti, vestiti e mobilia, ma investe anche la percezione olfattiva e tattile, obbligando a confrontarsi interamente con la situazione e i significati che questa comporta: «per me il senso ultimo di quella visita, invero, si conchiude nel pozzo, nel disagio, e nella smania di andarmene via di là dentro».199 L'illusione generata e nutrita dall'amore materno è stata svelata dalla malattia, che con la sua deformazione ha reso evidente un male diffuso nella vita, una forza che la rende brutta, in senso fisico e interiore.