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PARTE TERZA

1. Il modernismo e la sua eredità

1.2 La memoria attraverso la Recherche

Mrs. Dalloway presenta caratteristiche che lo identificano come un'opera in sintonia con le poetiche

del modernismo. Questo fatto è rafforzato anche dalla conoscenza di Proust da parte dell’autrice, che ne ammira in particolare «l’unione dell’estrema sensibilità con l’estrema tenacia».247Anche se la rappresentazione della mente umana trasmette un'idea di dispersione e incertezza come se mancasse un fondo di coerenza e stabilità, in Mrs. Dalloway i ricordi svolgono un fondamentale ruolo addensante e ricompositivo. Il passato e la capacità di ricordare forniscono in un certo senso il precedente necessario che riunisce la varietà delle non sempre coerenti parti di carattere. Nel romanzo il passato dei personaggi e il loro cambiamento nel tempo sono sempre presentati con senso del dettaglio significativo o del gesto-simbolo, non in quanto trascorsi ma ancora “esistenti” per gli effetti nel presente:«In Mrs. Dalloway she feels no necessity to supply the experience before presenting it as a memory. [...] The only Clarissa that exists is Clarissa here and now. She does not emerge from her past; she brings her still existing past with her

».

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La memoria appare in quest'ottica come fondamento della personalità, necessaria per la sua azione nel presente e per “motivare” i comportamenti, ma anche per conferire un’essenziale unità di carattere ai personaggi. Il loro sviluppo nel tempo, dato più per impressioni che per accurati

246 ERICH AUERBACH, op. cit., p. 332.

247 VIRGINIA WOOLF, Diario di una scrittrice, Torino, Einaudi, 1979, p. 108.

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95 resoconti di evoluzione, fa pensare alla memoria come una facoltà che permette all'uomo di riunire le varie parti di sé. Un aspetto che avvicina il romanzo al ciclo proustiano è il ritorno di alcuni momenti essenziali del passato nel presente dei personaggi. Questi momenti già trascorsi riappaiono attraverso una sollecitazione improvvisa che li richiama alla mente, e dimostrano la loro persistenza nella vita attuale. Mrs. Dalloway si apre con una di queste reminescenze, sotto il segno di quell’inquietudine del vivere che caratterizza Clarissa:

For so it had always seemed to her, when, with a little squeak of the hinges, which she could hear now, she had burst open the French windows and plunged at Bourton into the open air. How fresh, how calm, stiller than this of course, the air was in the early morning; like the flap of a wave; the kiss of a wave; chill and sharp and yet (for a girl of eighteen as she then was) solemn, feeling as she did, standing there at the open window, that something awful was about to happen […]249

Oltre a questi ritorni del passato, ci sono le immersioni nel presente che possono essere chiamate epifanie. La poetica delle epifanie è fondamentale per tutte le opere della maturità di Woolf, e risponde al clima del modernismo europeo. Le epifanie agiscono nel romanzo costituendo dei passaggi a metà via tra il pensiero analogico e il sentimento-impressione, movimentando la narrazione che dilata le sfere dei personaggi singoli e le unisce nella comune capacità di percepire. È attraverso questa comunicazione muta e invisibile che il romanzo trova in chiusura il suo senso ultimo, in uno di quegli istanti che avvicinano personaggi lontani nel nome di un sentimento comune. In questi casi il momento di intensa consapevolezza non è rivolto verso un evento già accaduto, come avviene ne À la recherche du temps perdu ma su una dilatazione del tempo presente. Questa costituisce una pausa nel flusso narrativo e comporta un approfondimento nella personalità del personaggio, perché può rivelare aspetti non visibili della sua sensibilità. Le epifanie nel romanzo costituiscono dei punti di conquista del senso, hanno durata limitata ma preludono all’epifania finale di Clarissa. Parlando dell'influenza di Marcel Proust su Mrs. Dalloway Jean Guiguet spinge a procedere con cautela nel tracciare collegamenti diretti, in quanto ritiene più corretto parlare di una stretta parentela tra i due scrittori, «not a matter of influence but of a complex coincidence, consisting on the one hand of the analogy between two temperaments (which was not the case with Joyce) and on the other of the exploitation of a common fund of ideas and theories which were in the air».250

La conoscenza dell'opera proustiana da parte di Morante emerge fin da una sua annotazione nel

Diario 1938: «Si può dunque fare una recherche anche nel territorio del sogno. Reminescenze

improvvise ci aprono paesaggi ed eventi sognati e poi scomparsi nella memoria».251 In queste

parole appare la volontà di affiancare alla riflessione sulla memoria l'attenzione ai processi del

249 VIRGINIA WOOLF, op. cit., p. 3.

250 JEAN GUIGUET, op. cit., p. 247.

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96 sogno; entrambi elementi che hanno estrema importanza nei romanzi morantiani, e si costituiscono come fondanti per il processo della scrittura. Sia in Menzogna e sortilegio che nell'Isola di Arturo i protagonisti intraprendono un percorso di rammemorazione e riflessione sull'infanzia, associando ai semplici ricordi l'elemento onirico. Anche nel ciclo proustiano è possibile ritrovare lo stesso andamento, in cui ai momenti di veglia e ricordo consapevole se ne alternano altri di diverso tipo. Il sogno e lo stato di semi-incoscienza che lo precede o segue, comportano la presenza di tecniche narrative che rendano conto di questa realtà parallela, in un'alternanza tra recupero cosciente e affiorare di ricordi. Sembra dunque agire nella scrittura di Morante «il modello proustiano dell'intermittente ritorno al presente incidente sul passato, reso sommario e squallido nel resoconto dell'effettivo accadimento dei fatti».252

Come è stato analizzato, in Aracoeli il contatto tra il passato e il presente è dato da una sensazione fisica che riattiva la memoria: «La memoria, in certi stati morbosi, è un corpo malmenato e livido, che può risentire un semplice contatto come una percossa».253Tuttavia a differenza della epifanie woolfiane, in questo caso non conducono a una conquista di senso ma a una sconfitta; resta infatti una differenza per così dire materica tra la concezione delle epifanie moderniste e il loro trattamento in Aracoeli. In questa tecnica dove si alternano spunti modernisti e espressionisti, la conquista di un senso è infine frustrata con totale disillusione. Non solo non conducono a una scoperta propulsiva e positiva ma denunciano uno stato di corruzione e scempio che invade ogni campo della vita umana. Il romanzo termina con la fine di ogni illusione sulla positività della memoria, che si rivela essere una rappresentazione falsa di una mente distorta. Sembra quindi possibile parlare di “epifanie vuote”, di grandi promesse all’apparenza in grado di riscattare coloro che le vivono ma che si rivelano costruzioni illusorie.

Per valutare la diversità sostanziale delle epifanie nei due romanzi, risulta interessante confrontare due momenti del testo in cui i protagonisti si trovano soli nella loro stanza. La solitudine pensante in cui si trovano immersi presuppone un momento successivo di consapevolezza che conduce però a esiti opposti: se in Mrs. Dalloway Clarissa porterà a compimento le intuizioni sul senso della vita fino a quel momento presentate dal romanzo, in Aracoeli Manuele vive la prima delle delusioni del suo viaggio di recupero salvifico. La sequenza in cui Clarissa si ritira nella sua camera conferisce dimensione fisica e simbolica a quanto costituisce un'immersione nella propria interiorità, in un certo senso una chiamata a raccolta delle energie personali per superare una difficoltà. L'intimità mentale corrisponde all'intimità della stanza, dove Clarissa si isola volontariamente per pensare al

252 STEFANIA LUCAMANTE, op. it., p. 45. Franco Fortini invece segna tutta la distanza che separa Aracoeli dalla

recherche, soprattutto perché nel caso di Manuele «il recupero del passato lo condurrà solo ad acquisire un futuro

d'ombra e di mucillaggine», FRANCO FORTINI, op. cit., p. 243.

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97 suicidio di Septimus: il suo momento di attesa e di riflessione si rivela una scoperta esistenziale che le permetterà di proseguire nella sua vita. La stanza si carica dunque di valori positivi, costituendo una sorta di reificazione della sua interiorità, per certi versi corrispondente a quell'idea di autonomia e indipendenza proposta da A room of one's own. In un polo opposto si situa la camera d'albergo dove Manuele dormirà una notte prima di partire per Almendral. L'aspetto trasandato e malsano della stanza anticipa con la sua negatività la spiacevolezza del sogno che Manuele farà appena addormentato. L'isolamento del protagonista porta con sé solo un incubo costruito intorno a una cerimonia di “scoprimento” alla quale assiste un pubblico spaventoso e allucinante, in un crescendo drammatico che Manuele non avrà il coraggio di guardare. La stanza non si configura né come rifugio né protezione, ma anzi offre il primo esempio delle sconfitte dolorose che segneranno il suo viaggio. Non c'è nessuna distinzione tra il mondo esterno e lo spazio delimitato dell'albergo, perché il malessere di Manuele non lascia spazio per un momento di positività: la riflessione privata non conduce a una scoperta perché è risultato di una mente malata, consapevole di esserlo ma incapace di rigenerarsi.