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4.2. La cinta muraria antica

4.3.3. La porta Medioevale

La porta Medioevale è stata individuata per la prima volta dal Colonna nel corso del suo intervento di riscoperta e di scavo delle mura sannitiche di Terravecchia.

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L'apertura è posizionata nel tratto Sud Ovest della cinta muraria; prospetta, dunque, il vallone di quota 934 alle falde del Matese, ad appena una trentina di metri di distanza dalla postierla del Matese.

Nella programmazione quinquennale delle campagne di scavo di Terravecchia si era demandato al 2013 un intervento conoscitivo e di verifica dell’esteso tratto murario di Sud Ovest comprendente la Postierla del Matese e la Porta Medioevale, stante (a distanza di 30 e più anni dall’effettuazione dell’ultima campagna di scavo), l’attuale generalizzata impraticabilità dell’area riconquistata dalla vegetazione e l’assenza totale di documentazione grafica e fotografica rappresentativa dello scavato (almeno per quanto concerneva Porta Medioevale).

Si è quindi realizzato un intervento dapprima di diserbo (sarebbe meglio dire di deforestazione) e, quindi, di ripulitura delle superfici degli elementi strutturali della porta Medioevale, chiaramente compromessi dal totale abbandono, come detto, più che trentennale. Una volta liberati i paramenti dalla vegetazione e riportato alla luce il piano di calpestio, l'accesso, almeno per le porzioni di spiccato e di medio elevato dell’alzato, si è presentato nelle medesime condizioni fotografate dal Colonna nel 1961 (Colonna 1962, Tav. LXX, figg. 1-4), senza evidenziare ulteriori danni o fenomeni di spoglio. Unica macroscopica differenza riscontrata è l'inserimento, conseguente alla campagna di scavo del 1981, di blocchetti di zeppa nel tratto sommitale dei muri, volti a livellare in piano le creste, così da poterli consolidare tramite neutre copertine in cemento.

Nel corso della campagna di scavo 2013 si è eseguito il rilievo diretto del manufatto (pianta, prospetti interni di ambedue le guance e il prospetto dell’accesso al vano destinato al corpo di guardia).

L'accesso presenta una larghezza sulla fronte di 2,50 m, riproponendo quindi le dimensioni di luce della porta dell'Acropoli. In questo caso, però, siamo in grado di stabilire la tipologia e l'esatto piano di calpestio della porta, grazie al ritrovamento degli incassi pavimentali per l'alloggio dei cardini, di forma circolare con raggio di 0,06 m, praticati su due blocchi rettangolari in pietra affrontati e speculari, larghi 0,86 m, disposti in piano a ridosso e all’interno degli stipiti. Si tratta di una porta a doppio battente, con luce da cardine a cardine di 2,12 m ed incorniciata lateralmente da due stipiti in pietra da taglio, di cui rimane in situ solo quello di destra, meridionale, parzialmente conservato e largo 0,28 m. Considerando le notevoli dimensioni delle due ante della porta lignea, è ipotizzabile un'altezza proporzionata non inferiore a 3 m, all’incirca. Non è possibile verificare la presenza di arpioni che collegassero i battenti ai rispettivi stipiti. Come sia, priva o meno di arpioni, la porta

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necessitava comunque di due ulteriori cardini posizionati in alto, sulla verticale di quelli praticati a livello del piano di calpestio. Appare sicura, quindi, l'ipotesi dell'esistenza di una struttura di definizione e di cornice della parte alta della porta verosimilmente, viste le dimensioni ragguardevoli della luce dell’accesso, risolta con l’innesto in piano di un architrave ligneo. Va, infatti, esclusa la presenza di un architrave in pietra, in quanto sarebbe occorso un monolito pesantissimo e di non meno di 3 m di lunghezza. Da escludere anche la presenza di un arco, a maggior ragione in quanto lo scavo del Colonna e la ripresa dello scavo nel 1981 e nel 2013 non hanno riscontrato alcuna presenza di cunei a terra e nelle immediate adiacenze.

Ben visibili risultano ancora i due fori a parete a sezione quadrata che ospitavano una grande sbarra lignea trasversale di sicurezza, per impedire l'apertura forzata delle ante. Quello destro è integro, con lato di 0,16 m per una profondità di 0,76 m, mentre quello sinistro, parzialmente danneggiato in seguito allo spoglio dello stipite, risulta profondo solo 0,16 m. Si può quindi escludere il posizionamento di una trave a scorrimento fissa. Questa, al contrario, doveva essere sistemata di volta in volta al calare delle tenebre ovvero nei momenti di bisogno ed era compito assegnato al corpo di guardia destinato alla porta stessa. La soglia risulta notevolmente arretrata di circa 2,50 m rispetto alla fronte delle mura ed è sopraelevata rispetto al piano stradale mediante due, o forse tre, gradini. Certi sono i primi due, che si presentano formati da grandi blocchi monolitici, alti, nel tratto a vista, 0,20 m. Il primo, partendo dal basso, occupa in larghezza poco più della metà sinistra dell'accesso, appoggiandosi sulla destra ad uno scoglio roccioso quasi perfettamente levigato. Riproduce una situazione molto simile a quella osservata sulla fronte della Postierla del Matese. Posizionate immediatamente a ridosso del grande lastrone costituente il secondo gradino, appaiono invece conficcate di taglio tre pietre di dimensioni medio-piccole che, secondo il Colonna (Colonna 1962, p. 100) appartengono ad un terzo gradino in cattive condizioni. Tuttavia, la mancanza di altre pietre nella parte sinistra e la netta differenza tipologica di queste rispetto ai lastroni utilizzati per i primi due gradini, fanno credere che non siano realmente pertinenti alla gradinata d'accesso. La pavimentazione oltre la soglia si sviluppa in piano ed è costituita da terra battuta con l'aggiunta di pietrame di piccole dimensioni e scaglie.

L'analisi delle guance della Porta Medioevale si rivela utile alla datazione del manufatto. La guancia Ovest misura 3,20 m in profondità per un'altezza massima conservata di 1,60 m ed è palesemente di fattura medioevale. Si nota, infatti, l'utilizzo di pietrame dalle ridotte

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dimensioni nettamente regolarizzato in tutti i piani di posa e sapientemente ammorsato con abbondante malta chiara, abbastanza tenace.

La guancia in questione termina con una porticina, ricavata nello spessore delle mura, che introduce ad un piccolo ambiente le cui pareti sfruttano lo stesso paramento interno della cinta. Le residue tracce di bruciato individuate in fase di scavo sul pavimento dell’ambiente e la constatata coerenza strutturale con la Porta Medioevale, suggerirono al Colonna (Colonna 1962, p.100) l’identificazione con l’alloggio del corpo di guardia. Adiacente a questo è presente un secondo ambiente similare, con apertura delle medesime dimensioni (luce 1,3 m) che conserva un incasso pavimentale delineato con un evidente solco rettangolare per l'alloggio di uno stipite.

La guancia Est, invece, si avvale nella parte residua dello spigolo, di blocchi della cortina inferiore sannitica e del retrostante terrapieno. Risulta essere oggi notevolmente più profonda e alta (7,40 m x 1,80 m) rispetto alla guancia occidentale.

La messa in luce di una piccola scalinata adiacente a questo paramento potrebbe forse indicare la presenza di un mastio o di una torre, forse con alzato in legno, abilmente sistemato a guardia dell'accesso, inglobando i possenti blocchi della preesistente cinta sannitica. La presenza di una torre nella parte orientale, infatti, andrebbe a valorizzare l'obliquità dell'accesso, attenuatamente sghembo, con l'incasso pavimentale destro spostato in avanti di più di mezzo metro, forse nell'intento di imitare, del tutto elementarmente, miniaturisticamente e con qualche azzardata velleità, lo schema proprio di una modestissima porta scea. Può essere, però, e verosimilmente è anche solo e semplicemente un difetto di edificazione o la conseguenza di uno spanciamento del muro. È altamente probabile che la porta risulti da una sezione, da un taglio inferto alla continuità dell’impianto murario originale. A maggior ragione stante l’impraticabilità della Postierla del Matese in età medioevale e l’esigenza di uno svelto e diretto raccordo fra abitato e sella sottostante. Un raccordo capace di enfatizzare la funzionalità della Postierla e di risultare tuttavia architettonicamente più dignitoso e arioso. Altrimenti si sarebbe scelto di spurgare direttamente il cavo della Postierla medesima. Che, invece, viene e rimane obliterato da e per molteplici superfetazioni a destinazione abitativa.