breve rassegna e una nuova proposta interpretativa
Un diploma, datato all'anno 849, del quale ci è giunta solo una notizia (e avremo modo di provare a determinare come - e da dove - essa ci sia pervenuta); un diploma di Berengario I in copia semplice; un falso con- clamato (e 'stratificato') di Rodolfo II; un originale mutilo di Ugo e Lota- rio, redatto senza che ne venisse perfezionata la confezione con la data- zione cronica e topica; e, infine, un originale di Ottone II del 976, che leggiamo in copia autentica di copia autentica176. Tutto qui. Lo studio
della nascita dei possessi vescovili pavesi non può fondarsi che su cinque
176 Fornisco sin da ora, per comodità, le indicazioni relative alle edizioni dei diversi documenti segnalando tra parentesi tonde le sigle con le quali i diplomi verranno citati nel testo. Per il diploma di Lotario e Ludovico (d'ora in poi Lotario 849) si veda il doc. n. 166 (849) in Lotharii I diplomata in MGH, Diplomatum
karolinorum, (ACURA DI SCHIEFFER TH.), Berlino-Zurigo 1966, III, p. 340; per il
documento berengariano (Berengario I 911-915) si veda il doc. n. CIII (911-915) inI diplomi di Berengario I, (ACURADI SCHIAPARELLI L.), Roma 1903, pp. 268-269; per
il falso di Rodolfo II (Rodolfo II 925) si veda il doc. n. +II (925 luglio 18) in I
diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II, (A CURA DI SCHIAPARELLI L.),
Roma 1910, pp. 136-141; per l'originale di Ugo e Lotario (Ugo e Lotario 945) si veda il doc. n. LXXIV (datazione proposta, se pure dubitativamente, da Schiaparelli: 943. In questa sede proponiamo l'anno 945, scelta della quale daremo conto a suo tempo) in I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di
Adalberto, (A CURA DI SCHIAPARELLI L.), Roma 1924, pp. 216-219; infine per
l'originale ottoniano (Ottone II 976) si veda il doc. n. 144 (976 novembre 22) in
Ottonis II diplomata in MGH, Diplomatum regum et imperatorum Germaniae, (A CURADIVON SICKEL TH.), Hannover 1888, II/1, pp. 161-162.
carte, la cui tradizione, come si evince facilmente, è piuttosto infelice e tribolata. Non esattamente, quindi, un quadro documentario caratterizza- to dall'abbondanza né, lo vedremo, dalla chiarezza e dalla facilità inter- pretativa.
E' forse da questa situazione che può essere spiegata l'assenza nella storiografia del XX secolo (tralasciando volutamente quella erudita e lo- cale dei secoli precedenti) di studi sistematici sulle signorie vescovili pa- vesi. Come si vedrà, la schiera degli studiosi che si sono interessati alla tematica non è certamente affollata. Ed in effetti noi oggi, se eccettuiamo l'intervento di Ovidio Capitani (presentato al 4° Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo tenutosi nel 1967 tra Pavia, Scaldasole, Mon- za e Bobbio177), non disponiamo di alcuno studio sistematico che ponga
al centro della propria analisi le attestazioni documentarie relative alla nascita e sviluppo dei possessi signorili del vescovo di Pavia. Questo però, è bene ricordarlo, non vuol significare che le fonti e la nostra tema- tica siano state generalmente ignorate. Esse sono state per lo più inserite in analisi specifiche, di dettaglio, o in lavori di più ampia portata che le toccano in maniera per lo più tangenziale e in chiave chiaramente funzio- nale al loro obiettivo di ricerca178.
177 CAPITANI O., Chiese e monasteri pavesi nel secolo X i n Atti del 4° Congresso
internazionale di studi sull'Alto Medioevo (Pavia, Scaldasole, Monza , Bobbio 10-14 settembre 1967), Spoleto 1969, pp. 107-151.
178 Il riferimento va, ad esempio, ai già citati lavori di Erwin Hoff, Pavia und seine
Un chiaro esempio è dato dal diploma di Berengario I e dal diploma di Rodolfo II. Se il primo è sovente citato negli studi dedicati al fenomeno castrense e fortificatorio in generale179, il secondo, data la penuria di atte-
stazioni riferibili al re borgognone e la veste chiaramente interpolata, si meritò un'ampia nota dello Schiaparelli, propedeutica al suo inserimento nella ben nota edizione dei diplomi dei re italici180. Sempre sul medesimo
diploma, più di recente, ha posto la propria attenzione Michele Ansani che, nell'ambito della sua analisi sulla documentazione pavese di XI e primo quarto del XII secolo, si è domandato, ad integrazione di quanto aveva fatto Capitani nel 1967, quali potessero essere i moventi della fal- sificazione del diploma rodolfino, mostrando come i beneficiari di tali operazioni documentarie non dovessero per forza di cose essere rintrac- ciati esclusivamente nei vescovi pavesi bensì all'interno delle loro clien- tele, nelle figure dei loro vassalli più vicini, ovverosia i Confalonieri di Pavia181. Carattere specifico hanno anche i lavori di Aldo Settia e Gio-
vanna Forzatti Golia che, se pure famigliari con le tematiche, non le ap- profondirono. Aldo Settia proponeva infatti, nel più ampio contesto di una sintesi di storia politica-istituzionale sulla Pavia del IX e X secolo,
179 ROSSETTI, Formazione e caratteri, pp. 260-262; SETTIA, Castelli e villaggi, pp.
248-250.
180 SCHIAPARELLI L., I diplomi dei re d'Italia. Ricerche storico-diplomatiche. Parte
IV. Un diploma inedito di Rodolfo II per la Chiesa di Pavia (925 luglio 18) in
«Bullettino dell'istituto storico italiano», XXX (1909), pp. 7-37.
181 ANSANI M., 'Caritatis negocia' e fabbriche di falsi. Strategie, imposture, dispute
solo alcune riflessioni in merito ai singoli diplomi senza però volerne proporre un'analisi serrata ed anzi rifacendosi alla storiografia pregres- sa182; Giovanna Forzatti, per sua parte, presentava, delle signorie vescovi-
li di Pavia, più una ricognizione dello stato della ricerca che una precisa analisi183.
Insomma: non esiste ad oggi uno studio complessivo che offra un'ana- lisi completa della documentazione attestante la nascita delle signorie episcopali di Pavia né delle dinamiche connesse alla documentazione stessa. Allo stesso modo non è mai stato condotto uno studio che facesse emergere quella che a mio parere è una chiara progettualità politica per-
182 SETTIA A. A., Pavia carolingia e postcarolingia in Storia di Pavia, II, pp. 69-158.
Per i singoli rimandi rimando alle pagine che seguono.
183 FORZATTI GOLIA G., Istituzioni ecclesiastiche pavesi dall'età Longobarda alla
dominazione Visconteo-Sforzesca, Roma 2002 (in parte già edito in EAD., Le
istituzioni ecclesiastiche i n Storia di Pavia, III/1, Pavia 1992, pp. 173-261). In
questo volume, all'interno del quale sono confluiti contributi prodotti in diversi momenti, si deve far riferimento alle pp. 99-145 corrispondenti al V capitolo dal titolo 'Signorie vescovili e strutture diocesane'. A tal proposito a riprova di quanto si diceva circa l'approccio alla tematica delle temporalità vescovili, Giovanna Forzatti Golia, dopo una citazione di Opicino de Canistris, così esordiva nel suo lavoro: «In questa sede non intendiamo esaminare i contenuti specifici e caratterizzanti del tipo di potere detenuto dal vescovo neppure le modalità di esercizio della signoria vescovile [...]. Può essere opportuno notare che si tratta di materia intricata e controversa, esplorata in parte dalla storiografia locale ottocentesca, senza però un'indagine critica risolutiva; il problema richiederebbe una trattazione autonoma rispetto al tema qui affrontato delle strutture ecclesiastiche diocesane; si discutono quindi alcune questioni già oggetto di controversie e con aspetti problematici rimasti in sospeso, senza la pretesa di giungere a conclusioni definitive». Cfr. EAD., Istituzioni ecclesiastiche pavesi, pp.
seguita dai vescovi pavesi a partire dalla metà del X secolo e finalizzata ad una politica di potenziamento tanto cittadino quanto rurale.
Come spero infatti di dimostrare nel corso della trattazione, la potenza del presule pavese emerge chiaramente dalle pieghe dei pochi testi in no- stro possesso e riferibili al X secolo. Ciò che risulterà dalla nostra analisi è dunque, verosimilmente, l'emersione delle tracce delle strategie che condussero i vescovi pavesi ad imporsi quale fulcro del governo cittadino dell'XI secolo. A tal proposito non sarà inutile sottolineare come il ruolo politico del vescovo di Pavia, considerato a lungo dagli studiosi in posi- zione subalterna rispetto ai monasteri cittadini184, sia stato ultimamente
oggetto di revisione: da recenti analisi è infatti stato chiarito il reale peso politico del vescovo della capitale che appare oggi il vero protagonista della scena cittadina a partire perlomeno dagli anni '60 del secolo undeci- mo185.
Partendo quindi dai dati dei lavori qui sommariamente ricordati, con- durremo la nostra ricerca con l'obiettivo di proporre un quadro nitido che fughi, se possibile, i dubbi e le ambiguità connessi alla tradizione delle cinque attestazioni pervenuteci. Tale risultato sarà necessario prerequisi-
184 Su tutti si vedano CAPITANI, Chiese e monasteri, pp. 109-111, p. 135 e pp. 150-
151 e SETTIA A. A., Pavia nell'età precomunale in Storia di Pavia, III/1, pp. 9-25
con particolare attenzione alle pp. 15-18.
185 Questa nuova dimensione del vescovo di Pavia quale 'vescovo-potente' è debitrice agli studi di Michele Ansani, alle cui pagine rimando senza meno: cfr. ANSANI,
Caritatis negocia, pp. 55-100. Ma su questi temi, ovviamente, torneremo più
to per procedere successivamente ad un'analisi testuale serrata dei diplo- mi a nostra disposizione.