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5 L A TRATTATIVA PER LA RIFORMA DELL ’ OCM

5.2 La scelta dello zucchero come caso studio

La scelta del caso studio è stata condotta andando a ricercare in un settore specifico della PAC la configurazione ottimale degli elementi del quadro teorico di riferimento costruito. Nello specifico, si ha la necessità non solo di trovare un settore in cui molti Stati membri abbiano un forte interesse, ma anche che vi sia una distanza espressiva tra le posizioni di quanti auspicano una forte riforma, e quelle degli attori che spingono verso il mantenimento dello status quo. A questo bisogna aggiungere il ruolo della Commissione che deve avere, in ragioni di fattori differenti, un forte interesse su uno specifico risultato negoziale, in modo tale da essere indotta a esercitare un ruolo attivo nel contesto negoziale.

Nel caso dello zucchero le influenze dirette ed indirette della struttura dell’OCM sulla distribuzione della produzione e la struttura del mercato, le incongruenze con la struttura della PAC dopo la riforma del 2003 e le relazioni tra la scena europea e quella internazionale, determinano un quadro delle posizioni della Commissione e degli Stati membri idonee ad enfatizzare le componenti fondamentali del modello interpretativo del negoziato europeo proposto. Tali caratteristiche vengono di seguito elencate a livello generale, per una discussione di maggior dettaglio sull’influenza di questi aspetti sulla posizione dei singoli Paesi e della Commissione si rimanda alla seconda parte del capitolo.

1. Distanza tra la posizione degli Stati membri

Nel caso dello zucchero la distanza tra le posizioni che gli Stati membri esprimono in merito alla possibilità di una riforma è rilevante, sia per quel sia riguarda i principi della politica che per quel che concerne gli strumenti applicativi. Tali differenze possono essere ricondotte al ruolo che i principi e gli strumenti dell’OCM zucchero hanno assunto nel tempo nei diversi Paesi. In linea generale il settore saccarifero Europeo è diviso tra aree strutturalmente meno competitive e aree maggiormente adatte alla produzione di zucchero da barbabietola. Su questa situazione strutturale la traduzione in strumenti applicativi (prezzi istituzionali, quote di produzione, ecc..) del principio di ripartizione che fonda l’OCM dello zucchero ha bilanciato gli effetti distributivi derivanti dal differente livello di competitività tra i Paesi, promuovendo una distribuzione uniforme della produzione di zucchero su molti degli Stati membri. Questo ha portato ad una situazione in cui la porzione di reddito degli operatori del settore, e quindi le loro scelte produttive, dipendente dal livello e dalla natura degli strumenti della politica è diversa in base alla competitività del settore nei diversi Stati membri. In sintesi, in aree più competitive i redditi dipendono meno dalla politica, in aree meno competitive questa dipendenza è più forte. Paesi

meno competitivi avranno consolidato nel tempo rendite di posizione più forti, generando al contempo investimenti in macchinari e strutture di trasformazione impossibili in assenza dell’intervento politico. Questi Paesi saranno dunque maggiormente restii a modificare lo status quo della politica dello zucchero e a promuovere istanze riformatrici. Al contrario pesi più competitivi saranno Stati costretti a limitare il loro potenziale produttivo nel corso del tempo e saranno quindi in favore di liberare il settore da molti dei suoi aspetti protezionistici.

A questi fattori di natura economica, si aggiungono le differenze di natura politica tra i diversi Stati membri. Il riferimento è a quel complesso di interazioni tra il decisore politico, gli stakeholders settoriali e la società civile, che determinano il peso relativo delle istanze portate da ognuno di essi sulla decisione politica finale. In ogni Stato membro questo sistema di pesi è differente in funzione delle maggioranze politiche espresse nei governi nazionali, del livello di organizzazione ed efficacia degli stakeholders ed il livello e la direzione della pressione che l’opinione pubblica interna può esercitare sui governi.

I due livelli di diversificazione delle posizioni appena descritti determinano un quadro complesso per il settore dello zucchero con Paesi che mirano ad una conservazione dello status quo e Paesi che spingono verso una liberalizzazione totale, nel mezzo, molti sono gli atteggiamenti intermedi.

2. Posizione e stimolo al ruolo attivo della Commissione

La posizione della Commissione e la sua necessità di esercitare un ruolo attivo all’interno del negoziato può essere ricondotta principalmente a due peculiarità del settore dello zucchero: a) Necessità inserire lo zucchero nel quadro della Revisione di Medio Termine del 2003.

All’epoca della formulazione della riforma del 2003 e durante il suo percorso negoziale emerse chiaramente come alcuni Stati membri fossero molto contrari alle proposta della Commissione per la riformulazione dell’intervento europeo in agricoltura. Il punto più delicato era rappresentato sicuramente dal disaccoppiamento totale, e dai suoi effetti redistributivi sulla produzione continentale. Nel caso dello zucchero, come per il tabacco ed il cotone, le interazioni nella filiera produttiva, la rilevanza delle politiche settoriali sui risultati economici e il successo delle pressioni degli stakeholders del settore hanno fatto propendere per escludere il settore dalla riforma, in maniera tale da salvaguardare gli obiettivi minimi che la Commissione aveva in animo di realizzare con l’intervento del 2003. Una volta ottenuto il successo negoziale della riforma Fischler la Commissione ha iniziato a lavorare per includere i settori esclusi nel 2003 all’interno quadro complessivo della PAC, cercando di eliminare le

incongruenze imposte da una politica che di fatto applicava due pesi e due misure per i diversi comparti, completando la costruzione di un quadro normativo unitario sia in termini di principi sia di strumenti. Lo zucchero rappresentava un punto nevralgico di questa “normalizzazione” per la rilevanza delle implicazioni economiche e sociali al suo interno. La Commissione quindi aveva un interesse forte a proporre e difendere un preciso disegno di riforma sia in termini di linee guida che di strumenti da rivedere o riformulare. Nel fare questo doveva tenere conto, come vedremo, delle differenze nelle posizioni degli Stati membri e le difficoltà connesse alle resistenze che avrebbe dovuto fronteggiare andando a modificare aspetti specifici della politica. In altre parole doveva agire in maniera strategica, considerando le possibili reazioni degli Stati membri alle sue proposte e quindi assumere un ruolo attivo nella negoziazione.

b) Effetti della riforma sugli accordi che l’UE ha con differenti partner internazionali.

Altra fonte importante di pressione sulle decisioni e gli atteggiamenti negoziali della Commissione è rappresentata dagli accordi che l’UE aveva contratto in sede internazionale su aspetti specifici del settore dello zucchero. Possiamo ritrovare tre elementi fondamentali in questo senso. Da un lato l’avanzamento delle trattative del Doha Round nel quadro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), secondariamente gli accordi di importazione preferenziale dai Paesi meno sviluppati facenti capo all’accordo di Cotonou con i Paesi dell’Africa, Caraibi e Pacifico (ACP), ed infine gli accordi, sempre in merito alle importazioni privilegiate, che l’unione Europea ha in essere con i Paesi dei Balcani.

Per quel che riguarda l’OMC la situazione, all’epoca della definizione delle opzioni di riforma dello zucchero, era caratterizzata dai ricorsi che alcuni Paesi, come il Brasile, avevano presentato contro la politica dei sussidi all’esportazione per lo zucchero. Seppur non ancora arrivati alla loro conclusione, i ricorsi rappresentavano assieme alla conclusione del Doha round, all’epoca prevista per il 2006, un punto fondamentale attorno al quale riformulare il regime comunitario delle esportazioni.

Sul fronte degli accordi preferenziali con i Paesi ACP (accordo di Cotonou, iniziativa “everyhing but arms”) e con i Balcani la Commissione doveva tenere conto degli effetti che una riduzione dei prezzi interni avrebbe avuto sul livello delle importazioni preferenziali ed in ultima analisi sulle economie di quei Paesi.

Nel complesso quindi le determinanti e i possibili risultati del contesto negoziale internazionale e degli accordi preferenziali configurano un ulteriore urgenza di revisione della politica dello zucchero specialmente in relazione al livello dei prezzi interni e del regime delle

esportazioni. La Commissione doveva mediare tra l’esigenza di ridurre i prezzi imposta dai ricorsi in sede OMC e gli effetti negativi che tale riduzione avrebbe avuto sulle fragili economie dei Paesi ACP e dei Balcani.

In conclusione la Commissione ha la necessità politica di arrivare ad un risultato negoziale ben preciso rappresentato dall’applicazione nel settore dello zucchero dei principi della riforma Fischler tenendo conto delle interazioni tra politiche settoriali Europee e contesto internazionale. Per fare questo deve vincere le resistenze degli Stati membri nei quali gli effetti discorsivi della politica protezionista portata avanti dalla vecchia OCM zucchero erano più forti. In altre parole, mettere in campo tutto il suo peso politico e gli strumenti negoziali che ha a disposizione per guidare il negoziato da una situazione in cui le posizioni degli Stati membri divergono di molto ed il rischio di una prevalenza dello status quo è alta, verso un accordo che lasci il più possibile inalterati i principi che essa ritiene fondamentali per garantire al settore dello zucchero una politica equilibrata e prospettive certe al settore.

3. Aspetti pratici e metodologici

Dal punto di vista pratico e metodologico analizzare la riforma dello zucchero è utile in quanto rappresenta un’esperienza conclusa, svoltasi in un preciso intervallo dove è possibile collocare in maniera precisa tutti gli interventi, le posizioni espresse e la loro evoluzione.

Altra peculiarità dello zucchero è quella essere composta da strumenti che possono essere facilmente individuati e quantificati, dai quali quindi è possibile in maniera semplice e diretta ricavare le posizioni specifiche della Commissione e degli Stati membri.

5.3 Dalle proposte al compromesso: un quadro evolutivo della riforma dello zucchero