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CAPITOLO 2: LA FILIERA TESSILE/ABBIGLIAMENTO: STRUTTURA ORGANIZZATIVA E PROCESSI TERRITORIALI

2.2. La struttura della filiera del tessile e dell’abbigliamento

La filiera del tessile/abbigliamento comprende i settori industriali coinvolti nel processo di realizzazione e vendita di un manufatto tessile; nello specifico, fanno parte della filiera tutte quelle operazioni necessarie a trasformare una materia prima tessile in prodotto finito, solitamente definito prodotto confezionato (Saviolo e Testa, 2004). La filiera è dunque composta da più fasi che costituiscono veri e propri settori, ulteriormente segmentabili al proprio interno secondo criteri merceologici e di fascia di prezzo.

Tradizionalmente, la filiera del tessile/abbigliamento (Figura 2.2.1) risulta essere composta principalmente da tre settori: (1) settore delle fibre; (2) settore del tessile: (comparto laniero; comparto cotoniero; comparto serico; comparto nobilitazione; comparto tessili vari e prodotti tecnici); (3) settore abbigliamento (comparto abbigliamento in tessuto; comparto abbigliamento in maglia e calzetteria)5.

5 Del sistema moda fanno parte anche settori non disposti lungo il ciclo produttivo, dalla materia prima al prodotto finito, ma che svolgono una funzione di supporto all’intera filiera, tra cui la stampa, i media, le associazioni di categoria, ecc..

Figura 2.2.1: La filiera del Tessile/abbigliamento

Fonte: Saviolo, Testa, 2000

Ognuno di questi settori indicati riesce ad apportare un notevole contributo al processo di innovazione dell’intera filiera.

Con riferimento primo, la fibra è la più piccola componente di un tessuto, quella che gli conferisce peso, colore, solidità ecc… Possono essere naturali o chimiche. Le prime provengono dal mondo animale o vegetale, le seconde sono realizzate dall’uomo attraverso l’impiego di prodotti esistenti in natura o di derivati del petrolio. Le fibre chimiche possono essere divise in artificiali e sintetiche. Le artificiali si ottengono da materie prime naturali chimicamente trasformabili, come la cellulosa del legno; le sintetiche trovano origine da materiali diversi ottenuti tramite sintesi chimiche.

Il vantaggio delle fibre realizzate dall’uomo rispetto a quelle naturali consiste nel fatto che possono essere “programmate su misura” in funzione delle applicazioni a cui sono destinate. Ne consegue, pertanto, che le fibre chimiche sono molto più numerose rispetto alle naturali. Attualmente ne contiamo una ventina di tipi. In base alla lunghezza e alla finezza della fibra, infine, verranno stabiliti qualità e prezzo.

Nell’ambito dei consumi nei principali paesi industrializzati, negli ultimi dieci anni si è assistito ad un sorpasso delle fibre chimiche sulle naturali; aumento legato al crescente utilizzo di fibre innovative o di composti da mischie di fibre naturali e sintetiche. La dinamica dei consumi si riflette su quella della produzione mondiale.

Rientrano nel secondo settore, le attività di trasformazione delle fibre in filati e tessuti. In base al tipo di fibra utilizzata possiamo distinguere il ciclo laniero dal cotoniero, dal serico, dal ciclo dei non tessuti e tessili misti.

All’interno di ciascuna sub filiera possiamo distinguere tre fasi:

1. la fase di preparazione e filatura delle fibre: fase che prepara le varie tipologie di materia prima alle successive lavorazioni allo scopo di ottenere il filato;

2. la fase di tessitura dei filati: fase che prepara i filati per la produzione dei tessuti; 3. la fase di nobilitazione tessile: è una fase della lavorazione che comprende una serie

di trattamenti che possono interessare la fibra, il filato, il tessuto e in alcuni casi il capo finito.

Prima di soffermarci sul terzo settore, ovvero quello dell’abbigliamento, occorre porre in rilievo la distribuzione, ultimo anello della filiera e consistente nell’attività di vendita del prodotto finito, capo di abbigliamento o accessorio, all’utilizzatore finale ovvero il consumatore.

Uno dei criteri di segmentazione della distribuzione è la formula proprietaria: si distingue così tra distribuzione indipendente, gruppi di negozi a proprietà centralizzata (catene), negozi in franchising. Il punto di vendita non è più solo canale distributivo, ma luogo in cui si concretizza la strategia commerciale dell’intera filiera che sta a monte, fino alla fibra: si fa comunicazione, si offrono i prodotti, si rafforza il rapporto di fidelizzazione con la clientela; inoltre è il punto vendita che offre informazioni circa l’evoluzione dei gusti ed esigenze dei consumatori.

Negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento nella relazione industria–distribuzione con uno spostamento di potere a favore di quest’ultima. Una lettura strategica dovrebbe partire dalla distribuzione, teatro d’incontro tra consumatore e offerta della filiera stessa. È il consumatore a decretarne il successo o insuccesso.

Non è possibile completare l’analisi della filiera senza accennare lievemente al meccanotessile, uno dei comparti più importanti del settore della meccanica strumentale, che comprende macchinari e impianti capaci di trasformare le materie prime e i semilavorati.

Infine, si tende di norma a parlare genericamente di abbigliamento, senza distinzione tra le due tipologie di prodotto finito, ovvero confezione e maglieria. Le differenze invece sono notevoli, specialmente da un punto di vista tecnologico, produttivo e di mercato. Il settore della confezione include attività quali taglio e cucitura a partire da tessuti ortogonali e in maglia, quello della maglieria l’attività di realizzazione di capi in maglia partendo dal filato (laniero, cotoniero o misto).

Le fasi principali del ciclo produttivo (Figura 2.2.2) che accomunano tutti i segmenti dell’abbigliamento in tessuto o a maglia sono il taglio, la confezione, lo stiro e le operazioni di controllo e imbustaggio del capo finito.

La fase di confezione è possibile dividerla in delle sotto fasi quali cucitura, termoadesivazione e saldatura, eventuale ricamo o trapuntatura.

Mentre negli ultimi anni si è assistito, specialmente nella fase di taglio all’ingresso di processi di automazione, all’interno della confezione la fase di cucitura presenta ancora oggi un’elevata incidenza del costo della manodopera.

Figura 2.2.2: Ciclo produttivo dell’abbigliamento in tessuto

Fonte: Saviolo, Testa, 2000