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Il termine dipartimento viene citato per la prima volta nel Dpr n. 128/1969 dove la disciplina per gli enti ospedalieri la realizzazione di strutture organizzative tra divisioni, sezioni e servizi affini o complementari, al fine della loro migliore efficienza operativa, dell’economia di gestione e del progresso tecnico e scientifico(3).

In tempi più recenti, con il D.Lgs. n. 229/1999, sono state chiarite alcu- ne caratteristiche di funzionamento dei dipartimenti, infatti sono considerati il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attività delle aziende sanita- rie.

Il dipartimento nasce al fine di razionalizzare e rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse, favorire l’interdisciplinarietà e lo scambio delle cono- scenze e delle esperienze tra professionisti, migliorare la qualità e l’efficacia dei servizi e la soddisfazione dell’utente, favorire la capacità decisionale e o- perativa dei professionisti attraverso il loro coinvolgimento e la loro autonomia operativa per gli aspetti assistenziali, diagnostici e clinici di rispettiva compe- tenza.

Il dipartimento può comportare anche la nascita di criticità quali le resi- stenze di coloro che esercitano forme di potere e il relativo sentimento di ri- modulazione dello stesso, resistenze legate alla sicurezza del piccolo nucleo, inadeguatezza strutture architettoniche pensate per modelli divisionali e re- taggi di una pregressa cultura dominante.

A capo del dipartimento è nominato dal direttore generale un direttore scelto tra i dirigenti con incarico di direzione delle strutture complesse aggre- gate nel dipartimento, fermo restando il permanere della sua titolarità sulla struttura complessa di appartenenza. La preposizione ai dipartimenti struttura- li, sia ospedalieri che territoriali e di prevenzione, comporta l’attribuzione sia di responsabilità professionali in materia clinico-organizzativa e della prevenzio- ne sia di responsabilità di tipo gestionale in ordine alla razionale e corretta programmazione e gestione delle risorse assegnate per la realizzazione degli obiettivi attribuiti (art. 17-bis).

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Queste funzioni così articolate richiedono che il direttore di dipartimen- to disponga di specifiche attitudini e competenze di tipo manageriale per esse- re in grado di governare le variabili organizzative.

In tal senso il direttore di dipartimento, pur mantenendo le tradizionali responsabilità di tipo professionale, è chiamato a nuovi compiti di tipo gestio- nale che sono:

• contribuire attivamente al processo di pianificazione strategica dell’azienda sanitaria, partecipando come membro del collegio di direzione;

• gestire il processo di programmazione e controllo dipartimentale all’interno del più generale processo di budgeting aziendale. All’interno della struttura dipartimentale troviamo i nuclei operativi rap- presentati dalle UU.OO. semplici e complesse.

L’unità operativa è la componente organizzativa dell’area dipartimenta- le che svolge una funzione od un complesso di funzioni omogenee o affini nell’ambito delle attività dipartimentali. Ogni unità operativa è dotata di auto- nomia amministrativa, organizzativa e tecnico-operativa nell'ambito degli indi- rizzi e delle direttive emanati dal direttore dell'area dipartimentale, dai direttori amministrativo, sanitario e generale; viene diretta da un dirigente nominato in conformità alle procedure stabilite dalla legge o dal regolamento. Caratteristi- che principali dell'unità operativa sono la flessibilità organizzativa e la compa- tibilità gestionale con la missione aziendale.

L’unità operativa semplice svolge funzione o complesso di funzioni cui è attribuita una autonomia funzionale per ragioni organizzative, di efficienza o di specificità professionale, possiede una natura super-specialistica ma non semplicistica; inoltre espleta attività di erogazione dei servizi sanitari.

L’unità operativa complessa é caratterizzata dalla massima comunica- bilità reciproca, fra gli operatori alla stessa assegnati, delle informazioni e del- le esperienze: per la complementarietà dei ruoli e per l'elevata ed immediata possibilità di interscambio e sostituzione, nel rispetto dei profili professionali. Tali condizioni assicurano la continuità del lavoro a livelli di produttività elevati e la costante verifica dei risultati in relazione ai tempi ed agli obiettivi da con- seguire. Le unità operative complesse possono essere costituite sia da struttu- re che erogano direttamente uno o più servizi affini alla comunità, sia da uffici che assolvono a funzioni amministrative e tecniche, collocati, nel settore, in

posizione di supporto alle attività di programmazione e di diretta prestazione dei servizi. Infine svolgono funzioni di coordinamento tecnico-professionale nei confronti delle unità operative semplici loro afferenti ed allocate in ogni singolo Distretto.

Sulla base di tale premesse è necessario capire come è possibile adat- tare alla logica delle professioni sanitarie la struttura organizzativa sopracitata, visto il riconoscimento e la professionalità che và delineandosi.

Esiste la necessità di trovare un approccio innovativo per la risoluzione delle criticità dell’organizzazione sanitaria, dove le prospettive di qualità dell’assistenza, l’integrazione delle competenze tecniche gestionali ed orga- nizzative, la condivisione delle decisioni a livello multi-professionale e multi- disciplinare, la presa in carico dell’utente sono i determinanti dell’oggetto pro- fessionale.

Attualmente nella sanità moderna si parla di modello organizzativo di ”intensità di cure” dove c’è lo spostamento dalle esigenze degli operatori a quelle dei pazienti. Il paziente è posto al centro della struttura e gli operatori devono “ruotare” attorno ad esso in stretta connessione tra loro. Il percorso sanitario del paziente deve prevedere una organizzazione in grado di coniuga- re alta specializzazione, collegamento in rete con alti livelli assistenziali a se- conda dei bisogni della persona malata, attenzione all’accoglienza e alla di- mensione umana dell’assistenza, integrazione di efficacia, efficienza e appro- priatezza della prestazione rispetto al problema clinico e allo stato delle evi- denze scientifiche.

In un ambiente così complesso l’organizzazione non può prescindere da un’analisi che favorisca una visione ordinata e di insieme dei fenomeni che aiuta a percepire le connessioni esistenti tra sistema, contesto e componenti.

La possibile soluzione, da intendersi come proposta di possibile appli- cazione, è l’istituzione del dipartimento delle professioni sanitarie. I tempi, considerando la normativa vigente, sono ormai maturi per pensare ad una struttura che rappresenti tutti le professioni sanitarie presenti nell’azienda sa- nitaria, tenendo conto del grado di vastità del contesto in cui si và ad inserire.

Il dipartimento delle professioni sanitarie deve essere previsto dalla programmazione aziendale come strumento per il raggiungimento degli obiet- tivi e la definizione delle modalità di raccordo, collaborazione e responsabilità.

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In tutto questo gioca un ruolo fondamentale, in prima istanza, la pro- grammazione sanitaria regionale che detta i criteri e gli obiettivi da raggiunge- re e poi l’atto aziendale, vero e proprio documento di diritto privato volto a di- sciplinare il funzionamento interno e l’organizzazione assicurando il rispetto e la valorizzazione delle specificità professionali e, allo stesso tempo, necessa- rio per superare la rigidità delle strutture esistenti attraverso la differenziazione e la flessibilità delle realtà organizzative.

Il dipartimento delle professioni sanitarie, nelle sue funzioni, partecipa alla definizione delle linee strategiche e delle politiche relative alle attività degli operatori infermieristici, ostetrici, tecnici, della riabilitazione e della prevenzio- ne. Il funzionamento del dipartimento è stabilito da un apposito regolamento, approvato dal direttore generale. Il dipartimento è affidato alla responsabilità di un dirigente in possesso del titolo di laurea specialistica e comprovata espe- rienza nello specifico professionale di area sanitaria di almeno cinque anni, nominato direttore dal direttore generale. Il direttore del dipartimento cura la definizione, la direzione e la valutazione del sistema di governo dell’assistenza delle aree sanitarie afferenti, coadiuva il direttore sanitario ed il dirigente me- dico di presidio nell’assicurare il rispetto delle condizioni di qualità dell’assistenza e di sicurezza del lavoro per il relativo personale e per gli uten- ti.

Il direttore del dipartimento delle professioni sanitarie è responsabile, in particolare:

• degli indirizzi organizzativi e gestionali per il governo delle attività di competenza degli operatori delle singole aree;

• della qualità e dell’efficienza tecnica ed operativa delle attività assistenziali, tecniche e riabilitative di competenza;

• dello sviluppo organizzativo e tecnico-professionale dei processi che si realizzano anche con il contributo di altre figure professio- nali di supporto, del governo clinico assistenziale e dei processi organizzativi, per quanto di competenza;

• dell’individuazione dei bisogni formativi degli operatori afferenti alle singole aree;

• dell’attività di ricerca in campo medico e sanitario per l’aggiornamento dei professionisti coordinati e per il miglioramen- to delle prestazioni erogate.

Il direttore delle professioni sanitarie, su proposta del direttore di dipar- timento ad attività integrata (D.A.I.) interessato, di concerto con il direttore sa- nitario e con l’approvazione del direttore generale, individua un collaboratore professionale sanitario abilitato a funzioni direttive, che assume l’incarico di responsabile per le professioni sanitarie dell’area di appartenenza secondo la suddivisione proposta dalla legge n. 251/2000, con funzione di direzione di tut- ti i servizi presenti.

Il dirigente dell’area sanitaria è responsabile dell’attività svolta dai sin- goli professionisti all’interno dei dipartimenti e garantisce lo svolgimento e l’applicazione delle attività tipiche delle figure professionali di pertinenza,la lo- ro azione e l’ottimale utilizzo delle risorse loro affidate, favorisce l’integrazione multi-professionale, la crescita formativa attraverso l’individuazione dei bisogni e l’attività di ricerca scientifica.

Il dirigente di area sanitaria ha conseguito la necessaria formazione in ambito universitario e l’esperienza operativa nell’ambito professionale per in- tervenire trasversalmente nei percorsi assistenziali attuati.

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3.2

Politiche di governo per le professioni sanitarie: