• Non ci sono risultati.

2.   Organizzare un evento 27

2.3   La struttura 35

La figura chiave dell’organizzazione di un evento è quella dell’event manager: è il responsabile organizzativo dell’intera manifestazione, utilizza tecniche e strumenti propri della disciplina del project management per armonizzare e far operare sinergicamente tutte le risorse in ogni fase dell’organizzazione, in modo da espletare le singole attività conformemente agli obiettivi e alle strategie, salvaguardando la visione d’insieme del progetto. Egli deve possedere capacità di pianificare le azioni in maniera adeguata, saper anticipare e risolvere i potenziali problemi prima del loro verificarsi e avere un totale controllo dell’implementazione dei processi seguendo le tempistiche stabilite, individuando le priorità e bloccando le interferenze.

Di solito l’event manager è al vertice della struttura organizzativa così come dei processi decisionali, sebbene esistano molteplici soluzioni e strutture, a seconda del tipo di evento e della sua complessità. Ogni evento ha le sue specificità, che si traducono in ruoli e responsabilità diverse a seconda della tipologia di evento, della sua grandezza, del tipo di partecipanti e in generale delle caratteristiche dell’offerta –che comprendono anche la cultura dell’organizzazione. Al suo interno i compiti degli individui sono il più possibile specializzati, per ottenere efficienza nello svolgimento: ne consegue la necessità di forme di controllo e

coordinamento che garantiscano l'efficacia delle attività (cioè che queste siano portate a termine nei modi e nei tempi stabiliti, conformemente agli obiettivi dell'organizzazione) e la circolazione di informazioni e decisioni.

Progettare la struttura consiste da una parte nell'individuare le modalità di divisione del lavoro più orientate all'efficienza dei processi, dall'altra nell'attivare un sistema di controllo e coordinamento efficace nella gestione di attività e informazioni.

Le due dimensioni principali della struttura sono quella verticale e quella orizzontale: la prima riguarda la gerarchia e il potere ad essa connessa, che incorpora il livello di responsabilità e i vincoli di dipendenza/subordinazione. Una relazione verticale è finalizzata al controllo, da parte di un vertice decisionale (che prende le decisioni e si assicura che le attività ottengano i risultati auspicati), e della sua base operativa (che esegue le istruzioni e riporta le informazioni al livello superiore).

La seconda dimensione, quella orizzontale, serve a collegare le aree funzionali dell'organizzazione, permettendo una maggiore coesione e un'effettiva condivisione degli obiettivi, delle strategie e dei risultati: si sostanzia in squadre inter-funzionali permanenti, task force -cioè gruppi temporanei finalizzati a rispondere a problemi specifici-, sistemi informativi e integratori full-time - ovvero unità organizzative preposte al coordinamento (come il project manager, il

product manager, etc.).

Ogni organizzazione sceglie la forma organizzativa più adeguata al suo ambito di attività e alla sua cultura interna, ma ciò ha notevole impatto sulle performance: una struttura verticale, come si è appena osservato, mira all'efficienza e al

controllo, però si muove poco velocemente in un contesto che cambia spesso, dal momento che la trasmissione delle informazioni richiede notevole tempo.

Una struttura orizzontale si rivela più adatta alla condivisione e all'apprendimento, ed è in grado di rispondere in maniera rapida a cambiamenti improvvisi dello scenario, tuttavia essa implica una parziale perdita di controllo dei processi e un decentramento delle decisioni. È comunque possibile sviluppare modelli di struttura ibridi, che tengano conto delle problematiche connesse ai progetti e sappiano sfruttare il più possibile le caratteristiche dei due modelli principali, quello verticale e quello orizzontale.

Con riferimento all’attività di organizzazione di eventi, Goldblatt (2002) cita le seguenti strutture organizzative:

struttura “flat” o semplice; qui il potere è distribuito prevalentemente tra due figure, l’event manager e l’assistant event manager (figura 26); è una forma che si presta a funzionare bene in contesti molteplici, soprattutto se la dimensione del business è ridotta e l’ambiente non è eccessivamente complesso. L’utilità di questa struttura risiede nel fatto che le decisioni sono accentrate e che i processi sono pienamente controllati, ma non consente avanzamenti di carriera rapidi per i quadri inferiori, con il rischio conseguente di non motivare sufficientemente il personale e portare a defezioni nello staff.

27

                                                                                                               

Struttura “dinamica” o gerarchico-funzionale; in questo caso la complessità strutturale è maggiore: dà la possibilità di deputare alcune figure a ruoli più specifici, a seconda del livello di importanza delle singole attività. Anche la creazione di squadre specializzate è resa molto più facile, permettendo lo sfruttamento dei vantaggi di una struttura orizzontale. Ciò è particolarmente utile in contesti di rapido cambiamento dell’ambiente.

Come si può notare dalla figura sottostante, vi è un general manager che coordina i livelli di management inferiori, rappresentati in questo caso dal sales&marketing

manager -responsabile nella scelta del marketing mix adeguato-, dall’event manager e dal HR manager –deputato alla gestione delle risorse umane e delle

loro retribuzioni-).

28

Strutture piramidali “top-down” o “bottom-up”; secondo Goldblatt funzionano solo in contesti di grande fiducia e coesione fra gli impiegati, in quanto portano a frustrazione da parte dei sottoposti e dei manager; sono poco indicate per le piccole aziende, che a causa dei budget ridotti dispongono di pochi impiegati, pur dovendo svolgere una grande quantità di mansioni.

                                                                                                               

29 30

Un’altra struttura proposta da Allen et al. (2005) è quella “a network”, dove l’azienda specializzata che coordina la manifestazione s’interfaccia con attori diversi. Ciò porta a velocizzare notevolmente le tempistiche di produzione di un evento, ma richiede una particolare sinergia fra le varie organizzazioni coinvolte, come accade nella produzione snella del modello Toyota.

31

                                                                                                               

29 Struttura top-down, ibidem 30 Struttura bottom-up, ibidem

Documenti correlati