II. L’etruscologia nell’Italia fascista
1. Istituzionalizzazione dell’etruscologia
1.2 La svolta del 1925
Per un effettivo riconoscimento istituzionale dell'etruscologia, e un coordinamento nazionale e interdisciplinare degli studi, bisogna aspettare il 1925. L'anno dell'accelerazione del processo di costruzione della dittatura fascista, dopo la crisi politica nazionale del caso Matteotti, è anche l'anno in cui il nuovo interesse nazionalista per gli Etruschi trova un proprio sviluppo scientifico e istituzionale, attraverso percorsi individuali e collettivi che non sono slegati dagli sviluppi politici italiani.
Tra i principali promotori di questo sviluppo, ricopre ancora un ruolo importante Giulio Quirino Giglioli. L'archeologo aderisce al fascismo nel 1923, confluendo nel PNF insieme ai membri dell'Associazione Nazionalista, ormai politicamente subalterna rispetto a Mussolini438. Chi ha
435 Ivi, p. 50. 436 Ivi, p. 52. 437 Ivi, pp. 57-59.
438 ACS, MPI, Dir. Gen. Istruzione Superiore, Professori universitari epurati (1944-1946), b. 15, f. “Giglioli prof. Giulio Quirino”. In ACS, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Divisione Polizia Politica, Fascicoli
studiato questa transizione politica della destra italiana ha legato Giglioli al gruppo dei “giovani” nazionalisti, diffidenti verso la fusione tra i due movimenti e più inclini a una confederazione che mantenesse in vita l'Associazione Nazionalista almeno a scopi culturali e propagandistici439. Se verificata, questa sua posizione durante la fase di transizione politica
testimonierebbe la continuità del pensiero nazionalista del direttore di Villa Giulia dopo la marcia su Roma. In ogni caso, attraverso questa provenienza politica dalla destra monarchica e antiliberale, Giglioli diventerà nel corso del ventennio successivo una delle figure principali della politica culturale del regime fascista.
Nel dicembre 1923, al momento di lasciare la direzione di Villa Giulia e prima di spostarsi all'università di Pisa440, lo scopritore dell’Apollo di Veio dirige a Roma la tesi di laurea di
archeologia di uno studente, Ranuccio Bianchi Bandinelli (1900-1975)441. Il laureando proviene
da un'antica famiglia aristocratica di Siena: il padre è stato sindaco della città per 15 anni a cavallo del secolo ed amministratore del Monte dei Paschi di Siena; la madre, tedesca, era legata agli ambienti di corte dei Savoia442. Dopo aver ricevuto un'educazione cattolica e classica,
Bianchi Bandinelli nel dopoguerra studia Lettere a Roma (dove, tramite le conoscenze della famiglia materna, si reca a visitare la regina), interessandosi all'archeologia e all'arte moderna anche attraverso la lettura delle opere di Emanuel Löwy, ormai già ritornato a Vienna443. Nel
proprio diario, scrive che il primitivismo degli artisti contemporanei è ispirato da “una profonda aspirazione del nostro tempo verso la semplicità e la schiettezza”, attraverso l'imitazione di quello che chiama “analfabetismo artistico dei selvaggi”444. Dai suoi studi sviluppa un’idea
“totale” dell'archeologia, come storia generale e storia dell'arte antica, interpretata anche in senso nazionalista come modello di cultura italiana contrapposto alla cultura dell'Europa settentrionale, percepita come materialista445. In una nota del proprio diario del giugno 1922,
personali (1926-1944), b. 593, f. “Giglioli Giulio Quirino fu Alfredo”. L'iscrizione al PNF è registrata al 23 marzo 1919 – cioè alla data di fondazione del movimento dei Fasci di combattimento – ma si tratta probabilmente di una retrodatazione “antemarcia” ad honorem di cui beneficiavano i nuovi iscritti di provenienza nazionalista.
439 Adriano Roccucci, Roma capitale del nazionalismo, cit., p. 538.
440 ACS, MPI, Dir. Gen. Istruzione Superiore, Professori universitari epurati (1944-1946), b. 15, f. “Giglioli prof. Giulio Quirino”.
441 Su Bianchi Bandinelli cfr. Marcello Barbanera, Ranuccio Bianchi Bandinelli. Biografia ed epistolario di
un grande archeologo, Skira, Milano, 2003.
442 Ivi, p. 35, ss. ; Ranuccio Bianchi Bandinelli, Un tempo lontano, in “Studi Etruschi” XXIV, 1955-1956, pp. XI-XIV.
443 Marcello Barbanera, Ranuccio Bianchi Bandinelli, cit., pp. 32-33.
444 Ranuccio Bianchi Bandinelli, Diario di un borghese, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 10. Nota del 5 maggio 1921.
definisce la propria identità come “noi mediterranei”, in linea con le convinzioni dei teorici del Ritorno all'ordine446. Le posizioni politiche del giovane Bianchi Bandinelli sono
tendenzialmente liberali, ma non del tutto ostili al fascismo: per esempio, in un appunto del diario del 1921, pur condannando le violenze squadriste, considera il fascismo un movimento che può portare a “maturazione” il vecchio socialismo447. Da studente, a Roma, conosce
Giglioli, che è suo relatore per la tesi di laurea sulla città etrusca di Chiusi, discussa il 18 dicembre 1923 e poi pubblicata nel 1925448. Probabilmente anche grazie alla conoscenza
dell'archeologo romano, nel 1924 Bianchi Bandinelli è assunto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze449, superando le resistenze dei propri parenti aristocratici che non vedono
di buon occhio che un nobile voglia cercarsi un impiego pubblico invece di limitarsi ad amministrare le proprie terre450. Il direttore del museo che assume il neolaureato è Antonio
Minto (1880-1954)451. Nato da una famiglia padovana, laureatosi a Padova e poi specializzatosi
in archeologia a Roma nel 1910, aveva fatto un tirocinio a Creta con Halbherr e Pernier. Dal 1911 lavora a Firenze come ispettore del Museo Archeologico, diventandone direttore nel 1914 alla morte di Luigi Adriano Milani452, che ricopriva la direzione del museo dal 1884. Durante
la Prima guerra mondiale combatte come ufficiale dell'esercito. Dal 1924, ottenuta la libera docenza in Archeologia classica e in Etruscologia, a Minto viene affidata anche la soprintendenza archeologica toscana. È in questa fase della carriera che Minto assume al museo archeologico di Firenze Bianchi Bandinelli, al quale, grazie alla sua estrazione sociale, viene probabilmente affidato l’incarico di cercare finanziamenti per l'organizzazione di scavi e ricerche etruscologiche in Toscana. Già nella primavera del 1925 viene costituito un “Comitato Direttivo per la pubblicazione di una serie di opere sulla civiltà etrusca”, composto da Minto, Ducati, Giglioli, Nogara, Paribeni, Pernier e dal giovane Bianchi Bandinelli in qualità di segretario453. Ducati (1880-1944)454, proveniente da una famiglia di irredentisti di Trento,
446 Ranuccio Bianchi Bandinelli, Diario di un borghese, cit., p. 15. 447 Ivi, p. 11.
448 Marcello Barbanera, op. cit., pp. 35, ss. Cfr. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Clusium. Ricerche
archeologiche e topografiche su Chiusi e il suo territorio in età etrusca, Bardi, Roma, 1925.
449 Marcello Barbanera, op. cit., p. 49.
450 Ranuccio Bianchi Bandinelli, Diario di un borghese, cit., p. 23.
451 Su Antonio Minto cfr. Anna Patera, Antonio Minto, in Ministero per i beni e le attività culturali,
Dizionario biografico dei Soprintendenti Archeologi, cit., pp. 503-514.
452 Luigi Adriano Milani è il nonno paterno di don Lorenzo Milani. Cfr. Appunti per un libro di ricordi.
Conversazioni di Antonio Giuliano con Francesco Solinas, in “Atti della Accademia Nazionale dei Lincei.
Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Memorie” serie IX, XXXIV, 1, 2013, p. 59.
453 Massimo Tarantini, Archeologia e scienze naturali in Italia. Il caso dell'organizzazione degli studi
etruschi (1925-1932), in “Rassegna di Archeologia” 19B, 2002, p. 138.
laureatosi a Bologna studiando archeologia con Edoardo Brizio, aveva lavorato come ispettore nel museo archeologico locale. Dopo aver insegnato Archeologia e storia dell'arte greca e romana a Catania (1912-1915) e a Torino (1915-1920), Ducati dal 1921 ricopre la cattedra a Bologna. Mantiene l'insegnamento bolognese per tutto il periodo del regime, diventando anche preside della facoltà di Lettere e prorettore. Di provenienza irredentista e nazionalista, aderisce al PNF dal gennaio 1922, dunque già prima della marcia su Roma, e nell'aprile 1925 è tra i firmatari del manifesto degli intellettuali fascisti455. Anche Minto, nel marzo dello stesso anno,
si espone in senso filo-fascista: invia a Franco Ciarlantini, capo dell'ufficio stampa del PNF, la propria adesione al convegno nazionale delle istituzioni fasciste di cultura di Bologna da cui verrà promosso il manifesto degli intellettuali fascisti, delegando l'archeologo Alessandro Del Vita a rappresentare la soprintendenza archeologica toscana al convegno456. All’iniziativa di
Bologna partecipa invece di persona Giglioli, che interviene parlando del rapporto tra archeologia e fascismo457.
Nel 1956, commemorando Minto dopo la sua morte, Bianchi Bandinelli racconterà di aver “condotto dei sondaggi” tramite suo padre presso il Monte dei Paschi di Siena. Questi “sondaggi” si concretizzano nel giugno 1925, quando a Siena il giovane archeologo e un gruppo di autorevoli studiosi sono ricevuti dal direttore generale del Monte dei Paschi. Il gruppo è composto da Giglioli, Minto, Pernier e Ducati, e grazie alla mediazione dei Bianchi Bandinelli riesce ad ottenere un finanziamento a fondo perduto dalla banca, della consistenza di 50000 lire458. Anche per giustificare dal punto di vista giuridico questa elargizione, gli studiosi
costituiscono nei mesi successivi un “Comitato Permanente per l'Etruria”: si tratta del primo coordinamento nazionale delle ricerche etruscologiche in Italia, che a partire da questo momento organizzerà le attività scientifiche del settore. Gli obiettivi del Comitato, resi pubblici successivamente, sono la promozione dello studio e della valorizzazione della civiltà etrusca attraverso il coordinamento di associazioni locali di ricerca toscane e limitrofe, la cooperazione con la soprintendenza archeologica dell'Etruria, l'appoggio alle ricerche locali, la divulgazione
2012.
455 ACS, MPI, Direzione Generale Istruzione Superiore, Fascicoli personali dei professori ordinari (III versamento 1940-1970), b. 181, f. “Ducati Pericle”; Mariella Cagnetta, Antichità classiche nell'Enciclopedia
Italiana, Laterza, Roma-Bari, 1990, p. 43.
456 Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (archivio dell'ex-Soprintendenza Archeologica della Toscana), 1925-1950, Pos. 10/3, Concorsi, esposizioni, mostre d'arte ecc – Congressi (Inserto 1), Congressi, lettere di Minto ad Alessandro Del Vita e Franco Ciarlantini.
457 Mariella Cagnetta, Antichità classiche nell'Enciclopedia Italiana, cit., p. 91n.
delle conoscenze sugli Etruschi con pubblicazioni, conferenze, promozione del turismo459. La
sede del Comitato è Firenze e il suo presidente è Antonio Minto, che aggiunge questa nuova carica alla soprintendenza archeologica toscana e alla direzione del museo archeologico di Firenze. La vicinanza di Minto al fascismo si riflette anche nell'integrazione del Comitato Permanente per l'Etruria all'interno del nuovo “Ente per le Attività Toscane”, un'istituzione fondata nel 1923 dal nuovo governo e dai fascisti toscani per coordinare associazioni, comuni e pro loco allo scopo di promuovere il turismo e il folklore in Toscana460. Come vedremo,
l'organizzazione delle ricerche etruscologiche all'interno di questa cornice istituzionale non sarà priva di implicazioni ideologiche.
Il 1925 è un anno di svolta anche dal punto di vista universitario, con l'istituzione della prima cattedra italiana di Etruscologia, all'università di Roma461. Con il R.D.L. 22 novembre 1925 n.
2028, il ministro fascista della Pubblica Istruzione Pietro Fedele trasferisce Alessandro Della Seta dalla cattedra di Archeologia dell'università di Genova a quella, creata appositamente, di Etruscologia e antichità italiche dell'università di Roma. Con lo stesso decreto-legge, Fedele trasferisce anche Giglioli dall'università di Pisa alla cattedra di Topografia dell'Italia antica dell'università di Roma462. L'imposizione ministeriale, senza concorso pubblico, di nuovi
professori riscuote malumori tra i professori della Facoltà di Lettere di Roma, anche fascisti, come dimostra un ordine del giorno presentato da Giovanni Gentile in difesa dell'autonomia universitaria463. Al contrario di Giglioli, che tornando nella capitale continuerà a costruire la
propria rete culturale e politica per tutto il ventennio, Della Seta non prenderà mai veramente servizio all'università di Roma, continuando a dirigere la Scuola Archeologica Italiana di Atene e allo stesso tempo aderendo al fascismo464. Di fatto però, con l'istituzione dall'alto della
cattedra per Della Seta, il ministero della Pubblica Istruzione segna definitivamente il riconoscimento istituzionale dell'etruscologia come disciplina universitaria. Qualcosa di simile
459 Cfr. “Studi Etruschi” I, 1927, pp. 429-437.
460 Stefano Cavazza, Piccole patrie. Feste popolari tra regione e nazione durante il fascismo, Il Mulino, Bologna, 1997, p.p. 172, ss. Dal 1930 l'Ente per le Attività Toscane si chiama “Federazione Toscana per il Turismo – Ente d'Iniziativa”: cfr. “Studi Etruschi” IV, 1930, p. 464.
461 Laura Michetti, La première chaire d'Étruscologie à l'Université de Rome, in M.-L, Haack, M. Miller (a cura di), La construction de l'étruscologie au début du Xxème siècle, cit., pp. 39-63.
462 ACS, MPI, Direzione Generale Istruzione Superiore, Fascicoli personali dei professori ordinari (III versamento 1940-1970), b. 159. Cfr. ACS, MPI, Dir. Gen. Istruzione Superiore, Professori universitari epurati (1944-1946), b. 15, f. “Giglioli prof. Giulio Quirino”.
463 ACS, MPI, Direzione Generale Istruzione Superiore, Fascicoli personali dei professori ordinari (III versamento 1940-1970), b. 231.
464 Marcello Barbanera, Il museo impossibile, cit., p. 108, Vincenzo La Rosa, Dissimiles cum dissimilibus
avverrà nel 1936, quando su proposta della facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze il ministero istituirà in quell'università una cattedra di Archeologia etrusca, affidandola – di nuovo dall'alto – ad Antonio Minto465. Il 1925 si chiude quindi con l'istituzione del Comitato Permanente per
l'Etruria e della prima cattedra di Etruscologia: a partire da questa svolta, dai centri culturali di Firenze e Roma si svilupperanno le ricerche sugli Etruschi sotto il fascismo.