2. L’irrompere della Storia
2.5 La terza occupazione francese
Nel frattempo a Trieste si combatte un’aspra battaglia sotterranea tra inglesi e francesi: il 25 agosto, in seguito alle accuse mosse dal console francese di aver favorito contro gli accordi di Tilsit il contrabbando di merci inglesi, il governatore Lovàsz venne rimosso e al suo posto venne nominato Pietro de Goëss. Iniziarono nuovamente a spirare venti di guerra: l’arciduca Giovanni, fratello dell’imperatore, giunse a Trieste col compito di organizzare due battaglioni di volontari, che vennero rispettivamente affidati a Paolo Brigido (figlio di Pompeo) e a Raimondo della Torre-Valsassina (cognato dello stesso).
Si susseguono dunque numerosi episodi antifrancesi: una sera venne affisso alla porta del consolato di Francia un libello contro Napoleone, poco tempo dopo una folla si ammassa sotto
83
Sull’Accademia dei Risorti v. ZILIOTTO 1944; VENTURI 1990, pp. 427-429; FLEGO 2010: che ne sottolinea l’«immobilità» rispetto all’Arcadia triestina. Su Girolamo Gravisi, cugino di Carli, v. ZILIOTTO 1924, pp. 62-63.
84
39
il consolato stesso gridando ‘Morte a Napoleone’85. La reazione di Napoleone fu molto dura: il 30 gennaio 1809 minaccia l’ambasciatore imperiale e, in data 21 febbraio, scrive al principe Eugenio «Pubblicate sui vostri giornali che la città di Trieste è già stata conquistata due volte e che se lo sarà una terza, avrà ben a pentirsi degli insulti di cui giornalmente essa è larga verso i francesi»86.
Dì lì a poco, il 17 maggio, i Francesi occuparono effettivamente Trieste per la terza volta: per primi arrivarono il commissario di guerra Sacchetti e il capitano Dousse, il 18 fece il suo ingresso il generale di brigata barone Jean-Jacques Schilt della divisione di Macdonald, il 20 giunse il generale conte Augusto Caffarelli, Ministro della Guerra e della Marina del Regno Italico. Il 27 maggio Charles-Amadée Joubert venne nominato Intendente generale delle finanze per Trieste e Gorizia, in seguito, il 15 ottobre, gli successe Émile-Lucien Arnault. Sul
Bollettino di Guerra Napoleone annuncia: «Trieste, la città in cui i Francesi e gli Italiani hanno
subito tanti oltraggi, è stata occupata»87.
Ormai siamo giunti all’epoca infausta nella quale Trieste dalle sue franchigie, e dalla sua opulenza si vedrà passare allo stato di depressione, ed avvilimento, perché spogliata de’ suoi antichissimi privilegi, del suo nobile Consiglio de’ patrizi, del suo attivo commercio, e depauperata da un’enorme contribuzione, dall’abolizione delle cedole bancarie dell’Austria fatta dal Governo francese, e dalla doppia confiscazione de’ generi coloniali. […] Il porto, che prima era occupato da una selva di bastimenti, non presenterà che una solitaria rada non più animata dal commercio. Al mormorio delle strade nella città prodotto dalla numerosa attiva popolazione, e dall’andirivieni de’ carri con merci d’ogni genere, succeduto un cupo silenzio, ed una mesta inerzia. […] Insomma quella Trieste che poco avanti era l’emporio dei prodotti di tutte le parti del mondo, in un baleno smarrita la sua prosperità, decaduta la sua vetustà, si vedrà sparuta , smunta, e ridotta nel maggior avvilimento e languore88.
Trieste entrò a far parte delle Provincie Illiriche, un’area direttamente annessa all’Impero, avente come capitale Lubiana e il cui governò fu inizialmente affidato al Maresciallo dell’Impero Marmont, duca di Ragusa, a cui successero Bertrand (1811), Junot (1813) e Fouché. Per la prima volta l’occupazione francese toccò a fondo la città, la cui amministrazione fu profondamente riformata e adeguata al modello francese fortemente
85
DE INCONTRERA 1958, p. 115: Trieste «nella sua stragrande maggioranza non solo era francofoba per sentimento, ma paventava in genere una nuova invasione francese che le avrebbe imposto altri balzelli e dilapidazioni e gettati a terra i suoi commerci».
86
Il principe Eugenio: memorie del Regno d’Italia, Milano 1865, vol. IV, p. 256 (cit. in DE INCONTRERA 1958)
87
Corréspondance de Napoléon Ier, Paris 1858-1870, vol. XIX, p. 56 (cit. in DE INCONTRERA 1958)
88
Giuseppe Mainati, Croniche ossia memorie storiche sacro-profane di Trieste, Venezia, Picotti, 1816, VI, pp. 3-4.
40
centralizzatore. Furono eliminate vecchie istituzioni come il Consiglio dei Patrizi, il Preside magistruale Ignazio de Capuano «conservatore per eccellenza»89 fu sostituito il 3 ottobre 1809 da Carlo Federico Ossezky90, che a sua volta fu sostituto da Carlo de Maffei, noto massone e filofrancese, il 13 gennaio 1812. Lo stesso Maffei, nell’ambito di una più ampia ristrutturazione amministrativa, venne nominato maire il 26 marzo dello stesso anno. Furono anni difficili segnati da un lato dal blocco navale, dall’altro dalla perdita dello statuto privilegiato di porto-franco, a cui si accompagnò una pesante politica fiscale91. I Francesi tentarono di risollevare l’economia di Trieste utilizzandola come punto di partenza per una invero poco riuscita via commerciale di terra con Costantinopoli, sulla quale doveva transitare soprattutto cotone. La nuova amministrazione, però, portò anche miglioramenti come l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l’abolizione dei privilegi feudali, l’ammissione di tutti i cittadini alle cariche pubbliche, l’utilizzo a livello ufficiale e amministrativo della lingua italiana e la creazione di un regolare corso scolastico dalle scuole elementari al liceo, sempre in lingua italiana92.
La dominazione francese naturalmente segnò anche il ritorno (allo scoperto) della massoneria e la fondazione di una nuova loggia di rito francese, posta alle dipendenze del Grande Oriente di Francia, dal titolo distintivo La Vedovella e che ebbe per Venerabile il solito Baraux e per segretario un altro noto massone, il ricchissimo commerciante Ignazio Hagenauer, membro del consiglio comunale napoleonico e primo giudice del Tribunale del Commercio, definito negli incartamenti della polizia austriaca «uno dei più forti giacobini» e dopo la Restaurazione «ardente partigiano delle tendenze novatrici francesi, che anche attualmente non può nascondere la sua predilezione per quel sistema e per quanto concerne l’ex-famiglia sovrana di Francia»93
. I massoni furono negli anni francesi particolarmente attivi
89
DE INCONTRERA 1958, p. 138.
90
Ibidem, p. 131 Ossezky «vecchio massone e gioseffinista, poi giacobino e infine adoratore di Napoleone».
91
CUSIN 1983 (1930), p. 241: Trieste era «più favorevole al governo austriaco che al francese perché non così gravemente fiscale come quest’ultimo, che più volte la oppresse con le sue contribuzioni di guerra».
92
Su questo punto v. STEFANI 1932, p. 8 che rileva come il «bonapartismo triestino», pur avendo depresso l’economia cittadina, aveva saputo trarre forza da importanti realizzazioni sociali, che posero fine al regime patrizio triestino «anacronistica struttura in una città che ormai era tutta borghese, anzi fra le più borghesi d’Europa»; v. anche TAMARO 1989 (1924), vol. II, p. 245: «il governo francese favorì lo sviluppo intellettuale: i maggiori contatti con il Regno d’Italia, la penetrazione entro Trieste delle nuove correnti che animavano la nazione irrobustirono la vita morale che trovò importante espressione nella fondazione della Società o Gabinetto di Minerva». Già KANDLER 1972 (1858), p. 155 aveva sottolineato la novità (positiva) del Consiglio cittadino d’epoca napoleonica, il primo a includere ebrei, greci, illirici, calvinisti e protestanti, persone di ogni ordine e di qualunque occupazione (esclusi ovviamente i contadini e le persone di professione secondaria o vile) e le altre eredità francesi: «l’indifferenza alli municipali indigeni, l’annichilimento dei comuni, la concentrazione del Litorale in un solo dipartimento, l’avversione alla nobiltà antica, l’eguaglianza»
93
41
e diedero grande scandalo celebrando in maniera pubblica le esequie laiche e liberomuratorie del Fratello Carlo Luigi Chiozza. L’attivismo liberomuratorio sfociò infine nella creazione di una seconda loggia di rito scozzese avente per Venerabile Venceslao Panzera94.
Questa volta Trieste, saldamente sotto il controllo francese, non poté esimersi da quella che Apih ha definito «la retorica del cesarismo»95 e così il 15 agosto 1809 il giorno natalizio di Napoleone viene celebrato con gran pompa e fiumi di versi. Similmente la definiva annessione di Trieste alla Francia venne festeggiata il 12 e il 13 novembre e culminò con una Gran Messa durante la quale padre Giovanni Rado da Ascoli recitò un articolato sermone in lode di Napoleone.
94
GRATTON 1987, pp. 78-80. Sulla complicata vicenda della loggia durante i primi anni della Restaurazione, v. STEFANI 1932, pp. 67-91
95
42