• Non ci sono risultati.

II PARTE: FAMIGLIE

3. LA FAMIGLIA STIGLIAN

4.3 La vita a Pontéjac

Per raggiungere la Francia, come detto in precedenza, la famiglia si divise: il primo gruppo partì da Fossalunga il 19 novembre 1924; il secondo gruppo invece intraprese il lungo viaggio un mese dopo, il 17 dicembre. Gli Stigliani si insediarono a Tirent Pontéjac, un piccolo villaggio situato nella piana scavata dalla Gimone, affluente della Garonna.

A Pontéjac gli Stigliani presero in carico come mezzadri la conduzione di una fattoria di 81 ettari. Tutti e ventiquattro i familiari emigrati in Francia, si ritrovarono a vivere sotto lo stesso tetto, nello stabile adiacente all’abitazione del padrone. Come spesso avveniva all’epoca, le condizioni degli alloggi per la famiglia erano peggiori rispetto a quelle delle stalle. Come scritto nelle memorie di Cristina, si dice che al momento dell’arrivo della prima parte della famiglia vi fossero soltanto due letti.

67 L’edificio padronale, ad oggi abitazione privata.

Le difficoltà conosciute dalla famiglia furono numerose: il pensiero per i cari lasciati in Italia e la nostalgia del luogo natale, l’insediamento in un contesto nuovo sotto l’iniziale sguardo curioso e titubante dei francesi che si muovevano appositamente per raggiungere Pontéjac e “vedere gli italiani”, le difficoltà linguistiche, l’impegno del lavoro e i difficili rapporti con i proprietari.

Queste le taglienti considerazioni di Colomba Durigon82, moglie di Angelo Stigliani:

Queste invece le parole scritte da Cristina83:

I vari resoconti scritti tornano spesso a sottolineare la sottomissione al padrone, Monsieur Tournier. Egli aveva preteso il deposito in banca da parte della famiglia di una

82 Passo tratto dalla testimonianza scritta di Colomba, contenuta nell’Album Stigliani. 83 Testimonianza tratta dal documento datato Assuan 1983

«È forse difficile di parlare del distacco; mi sembra più difficile ancora di parlare del tempo passato a Tirent-Pontéjac».

«Come fu triste quel primo approccio! Eravamo insieme a constatare quanto è dura la vita dell’emigrato, in un paese straniero, senza più cittadinanza, con una lingua straniera, in compagnia dell’ignoto».

68 cauzione di 25.000 franchi, somma che poteva essere toccata soltanto previo il suo consenso.

Indubbiamente, il passaggio ad una condizione contrattuale di mezzadria aveva rappresentato per la famiglia una difficoltà pronunciata, dato che in Italia gli Stigliani erano invece proprietari ed affittuari. Il contratto di mezzadria prevedeva infatti una irremovibile suddivisione dei frutti del lavoro tra padrone e lavoratori. Al contratto erano vincolati anche i figli dei beneficiari, in quanto erano anch’essi manodopera utile per il lavoro. È per questo motivo che, come scrive Cristina Stigliani84, primogenita di Giovanni Battista:

Essendo in età avanzata, Tournier finì per delegare parte dei suoi compiti al proprio genero, Monsieur Musty. I ricordi che ruotano attorno a quest’ultimo sono tutt’altro che positivi: Musty viene descritto come un uomo di cattiva personalità, approfittatore, inumano e senza scrupoli. Queste le parole in merito di Alfonso85, il quale a Pontéjac trascorse gli anni della sua prima infanzia:

84 Documento datato Pasqua 19/04/1992

85 Alfonso Stigliani, “Quelques souvenirs de Alphonse”.

«Quando Monsieur Tournier seppe che volevo consacrarmi al Signore si oppose. E affermò che non potevo partire fino a fine contratto concluso con mio padre, di cui era lui, con i figli che figurava. Dovette venire appositamente Monsignore Babini [missionario italiano nel Gers] per parlarne. E Tournier di cui nutriva rispetto e stima del santo Sacerdote e acconsentì alla mia partenza».

«Il m’envoya surveiller les cochons, mais la peur des bêtes fut plus forte que la crainte de l’autorité qui pourtant n’était pas avare de gifles».

Mi mandava a sorvegliare i maiali, ma la paura di queste bestie fu più forte del timore della sua autorità, sebbene non fosse avida di schiaffi.

69 Per quanto riguarda la dimensione della socialità e i rapporti con i francesi, ci è utile quanto scritto da Letizia Stigliani86:

Le parole di Letizia ci fanno capire che l’iniziale curiosità da parte degli autoctoni francesi, venne sostituita con il tempo dall’amicizia. L’inserimento fu ovviamente più facile per i bambini, che non conoscevano il concetto di diversità e che ben si prestavano ad assorbire senza difficoltà le varie pratiche linguistiche.

Dopo due anni di convivenza nella stessa abitazione, affrontando le difficoltà e le incomprensioni che la situazione comportava, Cesare ottenne dal padrone di spostarsi in un’altra casa della stessa proprietà. Qui rimase con la rispettiva famiglia per un anno, per poi trasferirsi definitivamente in un altro villaggio. In seguito, da Pontéjac partì anche Angelo con la propria famiglia, dunque a concludere l’ultimo anno del contratto

86 Dal documento contenuto nell’Album Stigliani

«Le fait d’entendre son nom me remplissait de crainte et j’avais peur de le rencontrer»

Il fatto di sentire il suo nome mi riempiva di timore e avevo paura di incontrarlo.

«Les habitants nous dévisageaient avec curiosité, pensez, une famille si nombreuse vivant ensemble c’était hors du commun, lorsque leur famille comptait trois ou quatre personnes. Nous étions les étrangers mais bienvenus et très vite l’amitié fut créée, nous les enfants trouvions que tout était naturel sans distinctions de frontière».

Gli abitanti ci fissavano con curiosità, pensate, una famiglia così numerosa che viveva assieme era fuori dal comune, dato che le loro famiglie contavano tre o quattro persone. Eravamo gli stranieri, ma i benvenuti, e molto velocemente fu istaurata l’amicizia. Per noi bambini era tutto normale, senza distinzioni di frontiera.

70 rimasero Giovanni Battista ed i suoi familiari. Questi ultimi lasciarono Pontéjac nel 1931.

Queste le considerazioni di Marina Stigliani87, quarta figlia di Giovanni Battista:

In seguito alla partenza degli Stigliani, sappiamo che nella proprietà di Pontéjac si insediarono altre famiglie di italiani giunti in zona, tra le quali la famiglia di Tranquillo Tomasini, padre di Claudio, arrivata per la precisione l’11 novembre 1935.

Una volta lasciata la residenza di Pontéjac, i diversi rami della famiglia Stigliani e la loro discendenza, andarono incontro, come vedremo in seguito in maniera più approfondita, ad una serie di trasferimenti di abitazione e di spostamenti nel territorio. Non solo si cambiarono diversi poderi all’interno di uno stesso villaggio, ma ci si spostò anche di paese. Questi cambiamenti hanno avuto diverse cause che possono essere riassunte in tal modo:

 nuove nascite, espansione del nucleo familiare, e dunque necessità di un’abitazione più capiente e confortevole;

 matrimoni, espansione o diminuzione del nucleo familiare, e dunque necessità di disporre della giusta quantità di terreni da coltivare e da cui trarre risorse;

 ricerca di terreni più fertili, meglio posizionati e da lavorare con maggiore agio;

 volontà di abbandonare la condizione contrattuale di mezzadria e dia accedere alla proprietà.

87 Dalle sue memorie contenute nell’Album Stigliani

«Dopo 7 anni di quasi schiavitù, eravamo felici di lasciare il signor Tournier»

71 Schema riassuntivo dei trasferimenti intrapresi dai tre rami familiari di

72

5. L’ORIZZONTE VALORIALE DELLA FAMIGLIA