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Quantità e distribuzione geografica

2. LA DESTINAZIONE DEL SUD OVEST FRANCESE NEL PERIODO DELL’ ENTRE-DEUX-GUERRES

2.9 Quantità e distribuzione geografica

Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli italiani nella regione del Sud Ovest francese va fatto subito notare che la dislocazione con cui essi si disposero nel territorio è uno dei fattori che hanno permesso la realizzazione del loro buon inserimento sociale, e di conseguenza della positiva percezione di cui hanno beneficiato. Gli stranieri che arrivarono nel Sud Ovest si concentrarono per lo più nelle aree rurali della regione, attratti, come abbiamo detto, dal lavoro agricolo e dalla possibilità di acquisire la proprietà di alcuni appezzamenti. I territori ad aver maggiormente beneficiato dell’arrivo della manodopera straniera, e in particolar modo di quella italiana, corrispondono alla zona a cavallo tra le regioni Aquitaine e Midi-Pyrénées, che coincide grosso modo con quattro dipartimenti ovvero Lot-et-Garonne, Gers, Tarn-et-Garonne ed Haute-Garonne.

A livello statistico, si può dire che questi quattro dipartimenti disponevano nel 1921 del 63% della popolazione italiana presente nell’intera regione del Sud Ovest; percentuale che si concentrerà sempre più, in quanto nel 1926 essi avevano racchiuso entro i loro confini ben l’86% degli italiani giunti nel Sud Ovest53. La presenza italiana nei dipartimenti adiacenti era dunque poco significativa.

Nello specifico, questo periodo apportò ai territori sudoccidentali un totale di circa 35.000 persone, così suddivise54:

53 Monique Rouch - Catherine Brisou - Carmela Maltone, Comprar un prà. Des paysans italiens disent

l’émigration. 1920-1960, Maison des Sciences de l’Homme d’Aquitaine, Merignac 1989, pag. 34

54 Henry Peyret, L’immigration de la main-d’œuvre agricole italienne en Gascogne, Imprimerie de l’Université Y. Cadoret, Bordeaux 1928, pag. 52

42 Arrivi italiani nel periodo 1921-1926

Suddivisi per dipartimenti

Haute-Garonne 11.810

Lot-et-Garonne 10.282

Gers 7.342

Tarn-et-Garonne 5.507

Per quanto riguarda il Gers, gli italiani lì presenti attorno all’anno 1926 costituivano il 56,8% della popolazione straniera attiva nel settore agricolo; nel 1936, invece, essi erano arrivati a rappresentare il 71,1% dei coltivatori stranieri. Sempre a livello statistico, si può aggiungere che il 92,5% degli italiani presenti nel Gers nel 1926 erano agricoltori; mentre nel 1936 tale percentuale si ridusse, sebbene di poco, arrivando a corrispondere all’87,5%55. Dal punto di vista del luogo d’origine, gli italiani del Gers sono per lo più veneti, provenienti dalle province di Treviso e Vicenza; seguono le province di Udine in Friuli e di Bergamo in Lombardia.

In realtà risulta difficile calcolare con esattezza le cifre degli italiani presenti all’epoca in queste zone, poiché, come dimostrato da G. Marcel-Rémond nel suo studio del 192856, ogni istituzione fornisce in materia dati diversi. Nei quattro dipartimenti sopra citati, infatti, le presenze italiane nel 1927 ammontavano ufficialmente a circa 25.000, dato che si discosta di ben 10.000 unità rispetto a quello riportato sopra, corrispondente a 35.000 persone. Marcel-Rémond fa notare come la cifra di 25.000 individui vada assolutamente ridimensionata attorno alle 40.000 unità; ciò in virtù del fatto che le statistiche venivano elaborate in corrispondenza con il numero di carte d’identità esaminate dalle prefetture, documento di cui i minori di 15 anni non disponevano, ed al possedimento del quale per un periodo si è cercato di evadere a causa del suo costo elevato.

Al di là della discussione sulle effettive quantità degli italiani giunti nella regione sud occidentale, va sottolineato che in queste zone, come abbiamo visto, si è indirizzata la

55 Rolande Trempé, Toulouse et sa région: approche socio-professionnelle. In: Pierre Milza (sous la direction de), L’immigration italienne en France dans les années 20. Acte du colloque franco-italien. Paris 15-

17 octobre 1987, Editions du CEDEI, Paris 1988, pag. 189

56 G. Marcel Rémond, L’immigration italienne dans le Sud-Ouest de la France, Librairie Dalloz, Paris 1928, pag. 29 e seg.

43 quasi totalità dell’immigrazione agricola italiana diretta verso la Francia. Gli ettari di terreno lavorati da coltivatori italiani, indipendentemente dalla loro condizione contrattuale, furono infatti più di 100.000 già nel 192757.

Il settore agricolo risultò infatti essere lo sbocco lavorativo di preferenza degli italiani che arrivavano in zona, in virtù tanto della loro provenienza, quanto della loro composizione familiare. Quest’ultima influenzò anche la scelta riguardo il tipo di proprietà che gli italiani preferivano coltivare. Essi prediligevano, proprio in virtù della numerosità dei nuclei familiari, le medie e grandi proprietà.

La maggior parte degli emigrati italiani trovò dunque occupazione nel settore primario e senza particolari difficoltà, in quanto essi andavano a sostituire in campagna i lavoratori agricoli francesi attirati dalle opportunità offerte dai centri cittadini più rilevanti. L’industria e i servizi vennero presi in considerazione soltanto da una piccola minoranza di italiani, composta da lavoratori più specializzati.

Malgrado l’altissima concentrazione di italiani in alcune aree, M.C. Blanc-Chaléard58 afferma che non si può affatto parlare di Petites Italies, ricalcando il modello delle Little Italy americane. Innanzitutto, la suddetta espressione è applicabile esclusivamente in riferimento ad un contesto urbano, all’interno del quale la presenza italiana si andrebbe a concentrare in spazi precisi e si manterrebbe dunque distinta dalla popolazione autoctona. A sostegno di questa tesi bisogna citare il fatto che l’espressione Little Italy era stata coniata con accezione negativa dai cittadini New Yorkesi, con il fine di sottolineare la separazione urbana e dunque fisica tra italiani ed americani.

Il contesto rurale del Sud Ovest francese e il conseguente insediamento in loco da parte degli italiani non permetteva affatto un’agglomerazione strutturata di connazionali che intrattenessero esclusivamente tra loro rapporti e relazioni sociali ed economiche. Gli italiani sono qui tanto dislocati nel vasto territorio agricolo, che L. Teulières arriva ad affermare che essi sono addirittura “perdus dans le paysage” 59, persi nel paesaggio. In

57 Olivier Milza, Les Italiens dans l’économie française (1919-1939). In: Pierre Milza, Les Italiens en

France de 1914 à 1940, Ecole Française de Rome, Roma 1986, pag. 81

58 Marie-Claude Blanc-Chaléard - Antonio Bechelloni - B Deschamps - M Dreyfus - Eric Vial (a cura di), Les Petites Italies dans le monde, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2007

59 Laure Teulières, Perdus dans le paysage? Le cas des Italiens du Sud-Ouest de la France. In: Marie- Claude Blanc-Chaléard - Antonio Bechelloni - B Deschamps - M Dreyfus - Eric Vial (a cura di),

44 ciò gli italiani si distinguevano nettamente dai già citati spagnoli, i quali invece miravano ad occupazioni urbane in modo da potersi più facilmente raggruppare tra loro.

In riferimento al contesto del Sud Ovest francese, all’espressione Petites Italies è dunque preferibile quella di “colonie italienne”, la quale ben esprime sia la forte presenza italiana in loco, sia la sua dispersione e disseminazione all’interno dello spazio geografico regionale, sia la mancanza di carattere ideologico da parte dei raggruppamenti stabili di connazionali, laddove questi erano riscontrabili.