• Non ci sono risultati.

Il latte è un alimento basilare nelle prime fasi di vita di tutti i mammiferi, ma può essere utilizzato anche in segui- to. Abbiamo imparato a conservarlo sotto forma di for- maggio. Un modo conveniente per trasportarlo e mante- nerlo commestibile per lungo tempo.

Le api producono il miele, e anche questa sostanza ci è particolarmente gradita.

Alleviamo sia api sia mucche da latte per ottenere questi prodotti molto preziosi per il nostro benessere e la nostra salute. Le api, inoltre, rendono possibile l’impollinazione di moltissime piante. Non ci danno solo un bene (il miele) ci offrono anche un servizio (l’impollinazione).

PARTE QUINTA

SERVIZI ECOSISTEMICI

Per convincere gli umani che la biodiversità è im- portante si adottano argomenti utilitaristici. Non è difficile spiegare che gli animali ci forniscono im- portanti beni: lavorano per noi, e noi utilizziamo i prodotti che derivano dai loro corpi. Ci sono servi- zi diretti che gli animali svolgono per noi, come mezzo di trasporto o come “amici” che ci tengono compagnia. Ma ci sono anche molti servizi indiret- ti, che permettono il funzionamento degli ecosiste- mi senza i quali la nostra vita sarebbe impossibile. Abbiamo appena accennato alle api ma, per persua- dervi, comincerò dai vermi.

Lombrichi

Stanno sottoterra e ci accorgiamo di loro solo quando piove e le loro gallerie si allagano. In queste condizioni, a volte, i lombrichi (Lumbricus terrestris è la specie più co- mune, ma ce ne sono tantissime altre) emergono dal terre- no e li possiamo vedere. Darwin è stato il primo a capire la loro importanza e ha scritto un libro su questi animali. Sca- vano nel terreno, lo ingeriscono, digeriscono il detrito che contiene e poi lo riversano all’esterno. Le loro feci rendo- no il terreno ancora più fertile, inoltre le gallerie che scava- no facilitano la penetrazione di aria ricca di ossigeno e ac- qua, aumentando la possibilità di germinazione dei semi, e l’efficienza degli apparati radicali. I lombrichi, quindi, so- no essenziali per la fertilità del terreno, lo dissetano e lo fanno respirare.

Li chiamiamo “vermi”, un termine generico che defini- sce tutti gli invertebrati con corpo allungato e privo di ap- pendici. Molti “vermi” non sono altrettanto benefici, per quel che interessa a noi. I nematodi, per esempio, si man- giano le radici delle piante. Per non parlare delle specie pa- rassite. Anzi, ne parleremo in seguito.

Insetti (e acari)

Gli insetti hanno colonizzato tutti gli ambienti terrestri e hanno evoluto moltissime modalità alimentari. Se guar- diamo la natura dal nostro punto di vista, molti insetti so- no nocivi. I loro bruchi mangiano i nostri raccolti, e anche gli adulti, a volte, proprio come le cavallette, possono esse- re un vero flagello biblico. Inoltre possono essere molesti parassiti: pulci, pappataci, zanzare, assieme ad altri artro- podi come le zecche e gli acari della scabbia. Non metto i nomi scientifici di questi, perché il nome comune spesso comprende tantissime specie, molto diverse tra loro. Inol- tre, alcuni parassiti sono anche vettori di importanti pato- geni, come il plasmodio della malaria (diverse specie del genere Plasmodium) trasmesso dalla zanzara anofele (Ano-

pheles maculipennis) o la malattia del sonno causata dai

protozoi flagellati del genere Trypanosoma, trasmessi dalle mosche tsetse, tre specie del genere Glossina. Zanzare e mosche sono parassiti ematofagi (si mangiano il nostro sangue) ma questo è il meno: nel farlo ci trasmettono altri parassiti patogeni che, letteralmente, ci mangiano vivi. E a volte ci fanno morire, come nel caso della già citata mala- ria, che è la prima causa di morte al mondo.

Insomma, abbiamo molti motivi per uccidere gli insetti. A che servono questi insetti? Che senso hanno? Questa domanda è un classico dell’antropocentrismo. Noi siamo al centro del mondo e tutto quello che ci disturba viene percepito come inutile e dannoso in senso assoluto. I ma- iali potrebbero pensare: che senso hanno gli uomini? Co- me vivremmo meglio se non ci fossero. Che brutta fine sia- mo costretti a fare, per causa loro.

Se chiedersi il perché dell’esistenza di organismi che ci disturbano non ha alcun senso, ha però senso volerli elimi- nare. Mentre è facile eliminare animali di grosse dimensio- ni semplicemente uccidendoli con attività venatorie, non è facile eliminare animali di piccole dimensioni. Le cavallet- te e le zanzare non si prendono a fucilate o, addirittura, a cannonate, come facciamo con le balene. Invece dei meto- di “fisici” abbiamo escogitato metodi chimici, per sbaraz- zarci degli animali nocivi. Irroriamo gli ambienti di veleni e il problema è risolto. I pesticidi uccidono gli organismi nocivi, e gli insetticidi uccidono gli insetti. Tutti.

Rachel Carson nel 1962 pubblicò un libro che presto di- venne il manifesto dei movimenti ambientalisti: Primavera

silenziosa. Silenziosa perché il ronzio degli insetti e il can-

to degli uccelli che, spesso, li mangiano, si fa sempre più te- nue, anno dopo anno. I pesticidi sterminano tutti gli inset- ti, e avvelenano anche i loro predatori. Un bel problema. Perché gli insetti svolgono anche importantissimi servizi ecosistemici, primo tra tutti l’impollinazione, come ho ac- cennato parlando delle api.

Le piante che hanno fiori sgargianti e profumati sono ad impollinazione entomofila (che ama gli insetti). I fiori so- no attraenti per gli insetti che, volando di fiore in fiore, tra- sportano il polline da una pianta all’altra e permettono la fecondazione che, poi, porterà ai frutti. L’impollinazione può essere anche anemofila (che ama il vento) e, in questo caso, i fiori non sono sgargianti: il polline viene trasporta- to dal vento, invece che dagli insetti. Alcuni studi mostra- no una diminuzione di anche più del 75% degli insetti vo- latori negli ultimi venticinque anni. Una vera e propria ca- tastrofe ambientale che, con ogni probabilità, sta cambian- do la fisionomia del nostro paesaggio. Le piante a impolli-

nazione entomofila, se non ci sono più insetti impollinato- ri, non si riproducono con efficacia e sono gradualmente sostituite da piante a impollinazione anemofila. Le api sof- frono molto per la presenza degli insetticidi e l’impollina- zione degli alberi da frutto come ciliegi, peschi e molti al- tri è sempre più difficoltosa.

La prevalenza di piante a impollinazione anemofila por- ta a una sempre maggiore presenza di polline nell’aria e questa è forse una delle ragioni dell’aumento dell’inciden- za dei fenomeni allergici che rendono la vita difficile a co- sì tante persone.

Gli insetticidi, oltre a uccidere gli insetti impollinatori, agiscono anche contro i predatori degli insetti. Siano essi stessi insetti, oppure uccelli, come le rondini. La diminu- zione delle prede ha effetti disastrosi sui predatori, di soli- to in numeri nettamente inferiori rispetto alle prede.

Inizia così una catena di eventi che può diventare incon- trollabile. Anche se oramai abbiamo imparato dai nostri er- rori come sia rischioso interferire con i fenomeni naturali.