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Le affinità tra lo sviluppo sostenibile e

Nel documento Sviluppo sostenibile e diritto del lavoro (pagine 153-159)

Le applicazioni del paradigma dello sviluppo sostenibile a livello macro e micro

4.5 La Responsabilità Sociale dell’Impresa (RSI): l’applicazione a livello

4.5.1 Le affinità tra lo sviluppo sostenibile e

la RSI

Lo stretto collegamento tra la RSI e lo sviluppo sostenibile risulta chiaramente anche dal comune approccio “multistakeholders‖: se lo sviluppo sostenibile propone una presa in considerazione dei bisogni “delle generazioni presenti e future”, allo stesso modo la RSI propone all’imprenditore di considerare gli effetti delle sue azioni nei confronti degli stakeholders, ovvero delle “parti interessate” all’agire imprenditoriale.

Gli stakeholders vengono definiti dallo stesso Libro Verde del 2001, come “un individuo, una comunità o un‘organizzazione che influisce sulle operazioni di un‘impresa o ne subisce le ripercussioni. I soggetti interessati possono essere interni (ad es.: lavoratori dipendenti) o esterni (ad es.: consumatori, fornitori, azionisti, finanziatori, la comunità locale)401”.

Esistono diverse definizioni in dottrina della figura dello stakeholder: dalle più restrittive, secondo cui si tratterebbe di “un membro di un gruppo il cui sostegno è necessario all‘impresa per continuare ad esistere402‖ alle più ampie, in base alle quali si considera

“qualsiasi individuo o gruppo che può influenzare o essere influenzato dalle azioni dell‘impresa403”. Clarkson definisce gli stakeholders in

relazione al rischio d’impresa, ovvero come “risk bearers” volontari e involontari e come entità necessarie alla sopravvivenza dell’impresa: “gli stakeholders volontari sopportano una forma di rischio come conseguenza di aver investito qualche forma di capitale, umano o

401 Vedi allegato al Libro Verde del 2001.

402 “Those groups without whose support the organization would cease to exist”,

Stanford Research Institute.

403 FREEMAN R.E., Strategic Management: a stakeholder approach, Boston, Pitman,

finanziario, qualche cosa di valore, in una impresa. Gli stakeholders involontari sono a rischio per effetto delle attività dell‘impresa. Ma senza l‘elemento del rischio non esiste alcun interesse (stake) in gioco404”.

Al di là dell’ampiezza della definizione adottata, ciò che preme sottolineare è il passaggio, proposto dalla RSI, da un approccio tradizionale mono-stakeholder, dove l’impresa opera nell’interesse di creare profitto per l’azionista, ad un approccio multi-stakeholders, dove tutti i diversi portatori d’interesse vengono considerati nella definizione e nell’attuazione delle decisioni aziendali. Ciò riflette a pieno titolo i principi dello sviluppo sostenibile, che suggerisce di tenere in considerazione i bisogni, le aspettative, e il patrimonio ambientale, economico e sociale delle generazioni presenti e future.

L’applicazione dello sviluppo sostenibile a livello imprenditoriale attraverso l’adozione di pratiche socialmente responsabili si coglie anche nel forte legame esistente tra l’impresa e la società nella quale risulta inserita.

E’ proprio in questa forte interdipendenza che trovano ragion d’essere tanto la RSI quanto lo sviluppo sostenibile.

Per rispettare il paradigma qui riproposto bisognerebbe dunque rovesciare l’idea liberista secondo qui “ciò che è buono per l‘impresa è buono per la società”, nell’idea opposta secondo cui “ciò che è buono per la società è buono anche per l‘impresa”: l’idea di fondo è che ci sono valori confliggenti da allineare secondo un ordine gerarchico diverso da quello contemplato dal pensiero liberista ed ove il primato spetta alla società e non all’impresa405. In tal senso risulta essenziale far

comprendere agli imprenditori, per incoraggiare una diffusione della RSI che permetta una diffusione e una concreta applicazione dello sviluppo sostenibile, che il business e la società hanno bisogno l’uno dell’altra perché si integrano in una logica di interdipendenza propositiva: l’istruzione, l’assistenza sanitaria e le pari opportunità sono essenziali per una forza lavoro produttiva; il miglioramento delle condizioni lavorative e la sicurezza riducono i costi interni dovuti agli incidenti; la sicurezza dei prodotti e la garanzia di qualità attirano i

404 Cfr. CLARKSON, M.B.E., A risk based model of stakeholder theory, in

Proceedings of the 2nd Toronto Conference on Stakeholder Theory, Centre for Corporate Social Performance and Ethics, Toronto, University of Toronto, 1994.

405 TURSI A., Responsabilità sociale dell'impresa, "etica d'impresa" e diritto del

consumatori più attenti e sensibili, che sono disposti a pagare anche un sovrapprezzo per il surplus del valore del prodotto realizzato nel rispetto dell’ambiente o dei diritti umani e sociali; l’utilizzo efficiente di suolo, acqua, energia e altre risorse naturali accresce la produttività delle imprese, riducendo i costi di produzione.

L’imprenditore quindi non deve perseguire la logica del profitto ad ogni costo, ignorando le conseguenze del proprio agire imprenditoriale perché, come sancito dal principio dello sviluppo sostenibile, l’impresa non è affatto indipendente dal contesto ambientale, politico, societario o legislativo nel quale necessariamente è inserita: una popolazione insofferente, un ambiente malsano, una popolazione locale ostile, un contesto sociale/politico instabile, sono dei fattori suscettibili di impedire o soffocare lo sviluppo anche della più florida e brillante attività imprenditoriale. Al contrario, in una società sana la domanda di business aumenta perché più bisogni risultano soddisfatti e le aspirazioni crescono: ciò comporterebbe un aumento della produzione che si rifletterebbe in un aumento dei profitti dell’attività economica. Le scelte imprenditoriali dovrebbero quindi essere fatte per dare beneficio sia all’impresa che alla comunità perché “se saranno effettuate invece per favorire l‘una o l‘altra ci troveremo, tra qualche anno, a fare i conti con l‘aver definitivamente compromesso la prosperità di entrambe406”,

E’ proprio in virtù di questa interdipendenza necessaria e inevitabile tra impresa e società che si sta diffondendo, recentemente, una nuova declinazione della responsabilità sociale, riferita nono solo alla singola impresa, ma a tutta la collettività: la “Responsabilità Sociale di Territorio”. Questa particolare declinazione della RSI è definibile come “Una direzione di senso, fondata sulla riscoperta di valori condivisi che gli attori economici, sociali ed istituzionali di un territorio sanno consolidare grazie a solide reti di relazioni tra gli stessi, e concretizzare in percorsi di sviluppo della comunità territoriale, che guardano in primis al bene della persona e dell‘ambiente407”. Si tratta quindi di saper coniugare nelle scelte di

pianificazione dello sviluppo di un territorio la dimensione economica,

406 VECCHIATO G., in La Responsabilità Sociale e la sindrome di Robin Hood.

Togliere ai ricchi (le imprese) per dare ai poveri, Redazione, 5/05/2010.

407 PERARO F., VECCHIATO F., (a cura di), Responsabilità sociale del territorio.

Manuale operativo di sviluppo sostenibile e best practices, Milano, Ed. Franco

con quella sociale e quella ambientale e in questo senso, con riferimento al progetto di “territorio socialmente responsabile”, “il concetto di sviluppo sostenibile deve essere considerato il presupposto di fondo per le scelte ed i comportamenti dei soggetti che ad esso vorranno aderire, affinché si possa effettivamente realizzare una ―comunità territoriale408‖”.

La declinazione della RSI in Responsabilità Sociale di Territorio risulta tra l’altro particolarmente calzante per la realtà italiana caratterizzata da una presenza prevalente di piccole-medie imprese, a volte raggruppate in distretti industriali collegati tra di loro. Lo scopo è di realizzare un effetto domino quale mezzo efficiente di diffusione di tali pratiche lungo tutta la catena che dalla produzione giunge fino al consumo: il divenire socialmente responsabili deve diventare una necessità per essere competitivi sul mercato sfruttando la “bussola etica” della RSI per mantenere o raggiungere la competitività, tenendo sempre in considerazione che “l‘effetto vantaggioso dell‘adozione di una pratica/politica/strumento RSI per l‘impresa può registrarsi solo se la domanda per comportamenti socialmente responsabili sia elevata, (n.d.a.: sia da parte dei consumatori, sia da parte delle altre imprese presenti nel mercato) mentre ove non sussistono richieste di tale tipo riesce difficile intravedere un vantaggio competitivo, anche sul lungo periodo”409. Sulla falsa riga, Porter e Kramer ritengono che le strategie

dell’impresa debbano incorporare in maniera crescente le esigenze di tipo sociale e ambientale e gli attori sociali devono a loro volta accogliere le strategie economiche dell’impresa come una ricerca legittima di un profitto che va a beneficio sia dei dipendenti sia degli azionisti, sia degli stakeholders in generale, in una logica reciproca. Le aziende infatti, “non hanno la responsabilità di tutti i problemi del mondo, né le risorse per risolverli410”. All’impresa, il cui unico e fisiologico

scopo è di realizzare profitto, viene chiesto di assumere le conseguenze delle proprie decisioni e delle proprie azioni, sul piano economico, sociale, ambientale, lungo tutta la catena del valore: “all‘impresa

408 Aa. Vv.. Il territorio, la comunità, il sistema di relazioni, in

Responsabilità sociale del territorio. Manuale operativo di sviluppo sostenibile e best practices, op. cit., p. 47.

409 FERRANTE V., Responsabilità sociale dell'impresa e lavoro subordinato, in

Lavoro e Diritto, n.1, 2006, p. 89.

410 Vedi PORTER M. E., KRAMER M.R., Strategia e Società, Il punto d‘incontro tra il

vantaggio competitivo e la Corporate Social Responsibility, in Harvard Business Review, n. 1-2, 2007.

socialmente responsabile non si chiede di diventare altruista, bensì di coltivare un egoismo intelligente, dietro la promessa che si aprirà ai più ampi orizzonti evocati dalla CSR potrà svolgere ancor meglio la sua missione naturale di creatrice di ricchezza411”.

411 DEL PUNTA R., Responsabilità sociale dell'impresa e diritto del lavoro, in

Nel documento Sviluppo sostenibile e diritto del lavoro (pagine 153-159)