La classificazione dei servizi pubblici locali si caratterizza, dal punto di vista del quadro normativo, per evoluzioni tormentate, raramente caratterizzate da gradi di coerenza tali da orientare con chiarezza la strategia e l'operatività degli Enti Locali e dei potenziali gestori. Secondo una parte della dottrina, “le difficoltà nascono non tanto da una carenza legislativa, quanto piuttosto, dall'oggettiva impossibilità di ricondurre a definizioni e classificazioni normative, necessariamente statiche e per loro natura fondate su ipotesi valide nel momento in cui sono adottate, un magmatico insieme di svolgimenti economico-tecnici, la cui utenza finale è in molti casi costituita da cittadini (in alcuni casi anche in particolari situazioni e condizioni, come per i servizi sociali), imprese ed altri soggetti presenti sul territorio locale”100.
Proprio per tali ragioni, gli impianti sportivi sono stati oggetto nel corso dei decenni di una moltitudine di approfondimenti da parte di dottrina e giurisprudenza ed in
100 V. G. BELLONI, Beni-servizi culturali e impianti sportivi: affidamenti e forme di
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tale ambito, di primaria importanza, sono le diverse categorie in cui si possono inquadrare gli impianti sportivi.
In prima analisi è necessario considerare come ogni impianto sportivo possa comporsi di diverse zone, come lo spazio per la pratica sportiva, la zona spettatori, la zona ricreativa, i servizi igienici e le aree accessorie101, evidenziandosi quindi un’eterogeneità del tutto peculiare, potendo venire ad esistenza una variegata gamma di impianti e strutture tra loro simili, ma al tempo stesso differenti.
In quest’ottica, effettuare una classificazione delle tipologie di impianti si rivela quanto mai utile ai fini della presente indagine, tenendo distinte le classificazioni cd. oggettive, che danno maggior rilievo alla realtà empirica e fattuale, dalle
classificazioni cd. soggettive, che prendono in
considerazione la volontà politica e gestionale sottesa alla decisione della pubblica amministrazione di costruire, ristrutturare, gestire o, comunque, far funzionare un determinato impianto.
Prendendo le mosse dal profilo oggettivo, gli impianti sportivi sono gli spazi entro i quali può svolgersi l’attività motoria, sia essa monovalente o polivalente. Strutture di tal genere devono essere attrezzate in modo da consentire lo svolgimento di ogni disciplina atletica e sportiva, in condizioni di sicurezza ed igiene per tutti i soggetti che di
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volta in volta e con diversi ruoli vengono in contatto con essa (atleti, tecnici, giudici di gara, personale addetto, spettatori). Come anticipato, i suddetti impianti constano dei seguenti spazi:
1. aree per attività sportiva (terreno di gioco, campi, piste, vasche e percorsi);
2. aree di servizio (spogliatoi, pronto soccorso, deposito attrezzi, uffici e parcheggi);
3. zone tecniche (riscaldamento, raffreddamento,
deumidificazione, idro-sanitario, ventilazione, illuminazione, emergenza, segnalazione, depurazione);
4. spazi per il pubblico (posti spettatori, servizi igienici, pronto soccorso, area di parcheggio).
Ad oggi, molte strutture sono predisposte per essere intese come vere e proprie imprese di servizi e prevedono aree riservate all’organizzazione sportiva ovvero alla formazione atletica quali, ad esempio: sedi di Società o Federazioni, aule didattiche, laboratori, alloggi, sale riunione, foresterie, uffici ed affini. Fermo restando la definizione di impianto sportivo, le sopra citate aree possono essere realizzate anche indipendentemente dagli spazi per lo sport. A quanto elencato in precedenza, possono aggiungersi spazi complementari per ristoro, attività ricreative o commerciali, non indispensabili per lo svolgimento delle attività o delle manifestazioni
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sportive, ma utili in relazione alla gestione dell’impianto e il benessere degli utenti.
Considerando il numero cospicuo di discipline oggi presenti, e in alcuni casi riconosciute dal C.O.N.I., è chiaro quanto sia eterogeneo il mondo dei palazzetti, degli stadi e delle piste. In primo luogo, gli impianti sportivi possono suddividersi in impianti di interesse cittadino, i quali sono in primo luogo destinati ai più alti livelli agonistici di anno in anno espressi
nell’ambito comunale, ed impianti di interesse
circoscrizionale o di base, i quali, al contrario, si intendono al servizio di tutti i cittadini per rispondere alle richieste ed alle necessità di formazione fisica di svago e di recupero morale e sociale. A tal fine questi ultimi essi saranno affidati in uso, prioritariamente, alle scuole, agli enti e alle associazioni sportive, nella più larga fascia di popolazione. Dovranno essere garantiti idonei spazi destinati anche all’utenza organizzata.
In secondo luogo, sulla scorta di quanto affermato dalle
Norme sull’impiantistica sportiva, approvate con
deliberazione n. 149 del 2008 dalla Giunta Nazionale del CONI, i luoghi attrezzati per la pratica delle suddette attività regolamentate dalle Federazioni e dalle Discipline Sportive Associate si distinguono in:
1. “impianti sportivi agonistici”, in cui si possono svolgere attività ufficiali (agonistiche) delle FSN e DSA;
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2. “impianti sportivi di esercizio” per lo svolgimento delle attività regolamentate dalle FSN e DSA, ma non destinate all’agonismo, in altre parole attività propedeutiche, formative o di mantenimento delle predette discipline sportive;
3. “impianti sportivi complementari”, che sono le strutture destinate unicamente alla pratica di attività fisiche non regolamentate dagli enti sportivi e solitamente, si tratta di: attività ludico ricreative, terapeutiche e riabilitative, le quali sono sottoposte a norme emanate dagli organi competenti.
Sotto altro profilo, gli impianti sportivi possono essere definiti in base alla tipologia di utenza ai quali si rivolgono. In tal senso possiamo avere:
1. “impianti ad accesso libero per singoli cittadini e
associazioni (piscine, tennis, calcio, calcetto,
bocciodromi)” dove si applicano tariffe comunali per gli ingressi e tariffe “libere” per la corsistica;
2. “impianti specializzati”, che sono sede di società agonistiche che ne fanno uso pressoché esclusivo per le loro rappresentative (calcio, volley, pattinaggio);
3. “Impianti polivalenti” gestiti come circoli sportivi esclusivi per i soci con quote libere e pagamenti di servizi personalizzati (remiere, fitness center, wellness);
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Una volta enucleate tali classificazioni sotto il profilo oggettivo, “è opportuno rilevare che in Italia la maggior parte delle strutture sono di proprietà delle Amministrazioni pubbliche”102. È necessario analizzare, quindi, la catalogazione fatta dalle pubbliche amministrazioni, da cui deriva una diversa tipologia gestionale e di ripartizione delle competenze e responsabilità103.
In questo senso, l’ANAC ha recentemente diffuso una propria deliberazione104 in cui, in via preliminare, pone in risalto la distinzione tra impianti a rilevanza cittadina e a rilevanza circoscrizionale, impianti a rilevanza economica e privi di rilevanza economica105, impianti specialistici e multidisciplinari, impianti fissi e mobili.
Come evidenziato poc’anzi, di particolare rilevanza è la distinzione tra impianti sportivi di rilevanza cittadina e di rilevanza circoscrizionale: “i primi sono quelli che per struttura, dimensioni ed attività che nello stesso si svolgono,
ampiezza utenza, conformità con le disposizioni
regolamentari delle Federazioni Sportive, svolgimento di gare connesse a campionati di rilevanza provinciale,
102 V. V. PORZIA, Gli impianti sportivi pubblici, in Rivista di diritto sportivo
https://www.coni.it/it/rivista-di-diritto-sportivo-dottr/dottrina/14303-gli-impianti- sportivi-pubblici-di-valentina-porzia.html, p. 104.
103 Sotto altro profilo, approfondisce le questioni fiscali legate alla gestione degli impianti sportivi G. VISCONTI, Le agevolazioni per gli immobili di proprietà o
utilizzati dalle associazioni e società sportive dilettantistiche, in Immobili & proprietà, n. 4, 2019.
104 v. Deliberazione ANAC n. 1300 del 14 dicembre 2016. 105 V. infra par.2.
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regionale, nazionale assolvono a una funzione di interesse generale della città, anche se concessi in gestione a terzi”106. È opportuno, a tal punto, passare ad analizzare il secondo profilo, ossia quello soggettivo. È di fondamentale importanza, in tal senso, l’intenzione dell’ente locale nell’andare a delimitare uno specifico impianto sportivo in una di tali categorie, al fine ulteriore di individuarne la normativa applicabile. Sotto tale aspetto vengono in rilievo le scelte politiche dell’ente locale, che, a seconda delle proprie esigenze in un determinato momento storico, potrebbe valorizzare l’elemento sociale-promozionale dello sport nella comunità locale, quale servizio pubblico da erogare con proprie articolazioni organizzative con l’impiego di risorse pubbliche e con il coinvolgimento della realtà associazionistica locale nel quadro della sussidiarietà orizzontale, ovvero l’elemento socio-economico, dando preminenza all’attitudine del sistema impiantistico a produrre entrate o ad essere comunque gestito con criteri manageriali mediate strumenti imprenditoriali e societari, ricorrendo alle competenze specialistiche gestionali presenti sul mercato. Nel momento in cui l’ente locale scelga di valorizzare maggiormente il primo dei due profili sopra menzionati, è necessario valutare se tale attività sia classificabile come servizio pubblico secondo il nostro ordinamento interno.
106 Cfr. Regolamento per l’uso e la gestione degli impianti sportivi del Comune di Pescara.
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2. La gestione dell’impianto sportivo come servizio