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Le determinanti della crescita a livello locale e il capitale territoriale

FEDERALISMO E CRESCITA IN ITALIA

5.3. Le determinanti della crescita a livello locale e il capitale territoriale

Il processo di globalizzazione, che negli ultimi decenni ha avuto una fortissima accelerazione, ha incrementato la competizione a livello

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MONTERO-GRANADOS-JIMENEZ (2007).

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internazionale, non solo tra imprese, come si evidenzia nell’analisi più classica, ma anche tra territori che sono in competizione fra loro per attirare attività economiche. I territori, intesi come Regioni, Sistemi Locali, o Città, che riescono ad interpretare meglio la globalizzazione e ha fruire delle opportunità che questa offre, ottengono risultati positivi nella crescita del reddito, dell’occupazione e del benessere della popolazione.

In un importante contributo Camagni157 “ha chiarito come la critica di

Krugman al concetto di competitività valga a livello di paesi ma non a livello di territori quali le Regioni, i Sistemi Locali o le Città. Infatti, se per i Paesi vale il principio Ricardiano del vantaggio comparato, per i territori, invece, la competizione avviene sulla base dei vantaggi assoluti, di natura simile ai vantaggi competitivi di Porter” di conseguenza gli Enti Locali, i Sistemi

Regionali e le Città si confrontano tra loro non solo sulla base delle proprie risorse tradizionali, come indicato nei modelli neo-classici, cioè il capitale, il lavoro, la terra, ma anche sulla base dei fattori, indicati nei modelli di crescita endogena, come la dotazione infrastrutturale, la qualità del capitale umano e altri fattori intangibili che derivano dalle relazioni formali e informali tra i diversi attori economici.

Proprio per tenere in considerazione dei molteplici fattori tangibili e non tangibili che differenziano i territori e sulla base di quali questi competono tra di loro, la letteratura sullo sviluppo endogeno ha elaborato il concetto di Capitale Territoriale.

Esistono una serie di fattori che danno il loro contributo nella creazione del capitale territoriale di un sistema locale o di una regione.

L’OECD (2001) ne ha elencati alcuni importanti nella determinazione del capitale territoriale: la localizzazione geografica, le risorse naturali, il clima, la dimensione, ala qualità della vita, la dotazione di fattori produttivi, la presenza o meno di infrastrutture fisiche o economiche, la qualità della forza lavoro, e infine, di maggiore importanza, il capitale sociale e quello relazionale.

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Camagni158, riprendendo l’elenco effettuato dall’OECD, ha definito una tassonomia utile per definire in modo schematico il capitale territoriale attraverso la classificazione su due dimensioni di tutte le sue potenziali fonti. Le due direttrici determinanti nella classificazione di Camagni sono:

 La rivalità (beni pubblici, privati, beni di club e beni pubblici impuri);  La materialità (beni fisici, intangibili e beni che hanno caratteristiche sia

hard che soft).

Figura 14 - Una tassonomia teorica della componenti del capitale territoriale

RIVALITA’ ALTA CAPITALE FISSO PRIVATO:  Esternalità pecuniarie (hard)  Beni pubblici tariffati (escludibili) SERVIZI PRIVATI RELAZIONALI:  Rapporti esterni delle imprese  Trasferimento di risultati R&D Spin-off università CAPITALE UMANO:  Imprenditorialità- creatività  Competenze private Esternalità pecuniarie (soft)

BENI DI CLUB RETI PROPRIETARIE BENI COLLETTIVI (paesaggio, cultural heritage, risorse culturali di sistema) RETI DI COOPERAZIONE  Alleanze strategiche  Servizi in partenariato Governance su suolo e risorse culturali CAPITALE RELAZIONALE (ASSOCIAZIONISMO)  Cooperazione  Azione collettiva  Reputazione

BENI PUBBLICI RISORSE (NATURALI E CULTURALI PUNTUALI) CAPITALE FISSO SOCIALE AGENZIE DI TRANSCODIFICA R&D SOLLECITATORI DI RICETTIVITA’ CONNETTIVITA’ ECONOMIE DI AGLOMERAZIONE CAPITALE SOCIALE (CIVICNESS)  Institutions  Comportamenti  Valori  Rappresentazioni RIVALITA’ MATERIALITA’ BENI MATERIALI (Hard) MATERIALI BENI MISTI (Hard + Soft)

BENI IMMATERIALI (Soft)

Fonte: Adattamento Camagni (2009)

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Sulla base di queste due classificazioni l’autore ha definito una matrice tre per tre dove sono contenuti nove diversi tipi di asset che aiutano a sviluppare il capitale territoriale di un’area.

I quattro estremi della matrice (elevata e bassa rivalità, beni tangibili e intangibili) vanno a rappresentare quei fattori che storicamente sono considerati importanti nella competitività dei territori: la disponibilità di capitale umano e fisico, le risorse culturali e naturali, il capitale sociale e le infrastrutture.

Più interessanti, perchè maggiormente innovativi, sono, invece, gli asset caratterizzati da rivalità e/o tangibilità intermedia. Su quest’ultima categoria di asset rientra quello che Camagni definisce capitale relazionale. Si tratta di un’asset intangibile con rivalità intermedia e consiste nelle relazioni bilaterali e multi laterali che gli attori, dentro e fuori un certo territorio, sviluppano fra di loro, grazie alla vicinanza geografica e alla prossimità socio-culturale.

Il capitale relazionale è importante in termini economici perché riduce l’incertezza nei processi decisionali e innovativi attraverso la socializzazione dei meccanismi di accesso e decodificazione dell’informazione e permette inoltre di sviluppare l’azione collettiva e i processi di collective learning159

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In sintesi il capitale relazionale influenza positivamente le potenzialità dinamiche dei territori aumentandone le competenze, la conoscenza, gli skills e favorendo i processi di innovazione.

Poiché i meccanismi relazionali, sia pubblici, sia privati, sia misti, influenzano la crescita dei territori andiamo ad analizzare e ad approfondire le relazioni che sussistono fra le diverse possibili strutture e la prestazione economica dei sistemi territoriali.

Morrison160 e Breschi161, nei loro studi, analizzano in modo approfondito le relazioni esistenti tra strutture e prestazione economica dei territori sopra indicate al fine di sviluppare politiche di crescita del capitale relazionale e prevederne maggiormente i loro effetti sui livelli di crescita dei sistemi territoriali.

159 CAMAGNI (1991). 160 MORRISON-RABBELLOTTI-ZIRULIA (2009). 161 BRESCHI-LENZI-LISSONI-VEZZULLI (2009).

In sintesi la definizione del concetto di capitale territoriale rappresenta un’importante evoluzione nell’evidenziazione dei fattori da cui scaturisce la crescita regionale.

In riferimento al peso che i diversi asset hanno nella determinazione del capitale territoriale Camagni e Capello162 hanno effettuato diversi studi empirici.

Anche se la limitata disponibilità di dati rendono difficilmente applicabile empiricamente il concetto di capitale territoriale, alcuni elementi dello studio empirico di Camagni e Capello sulla crescita delle Regioni Europee possono essere valorizzati: i due autori hanno stimato il peso dell’imprenditorialità e della creatività (fattori intangibili privati), delle infrastrutture fisiche (fattore pubblico tangibile) e della dipendenza dello sviluppo dalla dinamica delle altre regioni prossime (fattore pubblico hard e soft) giungendo a conclusioni che confermano il ruolo cruciale del capitale territoriale: i territori dove questo è più sviluppato crescono maggiormente anche se va evidenziato che, come ogni altro fattore di produzione, anche il capitale territoriale si esplica con rendimenti crescenti. Ultimo elemento da evidenziare nelle determinanti della crescita regionale è l’importanza delle politiche e della struttura istituzionale in riferimento all’influenza che esse hanno sul capitale territoriale. A riguardo di ciò, appare chiaro quanto siano fondamentali, per lo sviluppo economico dei territori, gli interventi di sostegno alla crescita dei fattori tradizionali, ma anche gli interventi per la promozione e la facilizzazione di relazioni, economie esterne e forme di cooperazione tra i diversi attori.

5.4. La distribuzione regionale delle entrate e delle spese pubbliche in