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Parte II - La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei musei

5 La sezione dedicata al Tempio di Giove Capitolino nei

5.5 Il Tempio di Giove Capitolino

5.5.1 Le fondazioni del tempio di Giove Capitolino

L’unità di fatto introduce il discorso espositivo di tutta questa sezione dei musei Capitolini. Essa, a differenza delle altre, si presenta in uno spazio fisico di dimensioni notevoli, proprio perché include gran parte delle evidenze archeologiche. Il primo elemento, un pannello testuale, si trova nell’area dell’esedra sulla balaustra che si affaccia sulle profonde fondazioni est del tempio di Giove Capitolino (fig. 56). Sulla balaustra stessa sono presenti due segnaletiche che indicano due punti di osservazione opposti delle fondazioni del tempio: una delle due frecce indica la rampa che accompagna il visitatore allo spazio espositivo, l’altra conduce ad un angolo della balaustra in cui è

presente una scala a chiocciola che arriva fino al banco di argilla su cui poggiano le fondazioni. Questa scala rimane chiusa ai visitatori ma rappresenta un punto di osservazione angolare agli scavi. Accanto alla scala è presente un pannello di forma quadrata, tradotto anche in inglese, con sfondo nero (all. 3.1).

Nel testo non sono presenti indicazioni dirette per il visitatore, se si escludono alcuni riferimenti generici alle dimensioni delle fondazioni e ad alcuni palazzi che compongono il museo, come termini di riferimento della grandezza della struttura templare.

Procedendo a un’analisi narratologica del testo che presenta le prime rovine incontrate dal visitatore durante il percorso di visita, è possibile riconoscere una suddivisione in nove sequenze per una totalità di 31 unità riconosciute (all. 7 – tab. 1). Il grande numero di sequenze, in rapporto al numero di unità, indica una struttura del testo molto serrata e diretta: le unità sono per lo più caratterizzate da una funzione nucleo a cui si associano una funziona catalisi o alcuni indizi. La prima sequenza rappresenta un’eccezione poiché si associano alla funzione nucleo ben quattro funzioni catalisi e un indizio implicito. Nelle altre sezioni, il testo è suddiviso in modo sistematico dalla punteggiatura che privilegia l’utilizzo del punto e virgola e dei due punti per introdurre nuove informazioni o per esplicitare quelle già fornite.

Da un punto di vista di coinvolgimento del visitatore a livello comunicativo, il testo presenta una discreta quantità di verbi al passivo e di nominalizzazioni che sono generalmente usate nella realizzazione di testi per le esposizioni, perché permettono di concentrare molte informazioni riducendo il numero di parole. Di conseguenza sono presenti meno esplicitazioni di effetti casuali e meno riferimenti a persone e azioni, impedendo un maggiore coinvolgimento del visitatore. Il paragrafo più inaccessibile può essere sicuramente considerato il terzo, riferito alla descrizione del tempio, anche in funzione alla mancanza di immagini correlate, mentre il più comunicativo è il secondo in cui sono fornite informazioni aneddotiche con esplicitazione dei protagonisti e delle loro azioni. Un altro strumento di coinvolgimento può essere considerato l’uso di alcuni termini come ad esempio l’espressione “stupisce”, nel primo paragrafo, che invita il visitatore a considerare la struttura presente nel museo come una parte di un monumento dalle eccezionali dimensioni. Purtroppo i riferimenti che seguono per confermare questa prima impressione non sono sufficienti a creare nel visitatore una reale percezione della grandezza del monumento.

L’intento comunicativo è quello di agevolare un’interpretazione di ciò che il visitatore

effettivamente vede dalla balausta, riportando informazioni storiche di contesto che sottolineino l’importanza della scoperta e della musealizzazione dei resti archeologici.

Nel testo non c’è alcun riferimento ad altri elementi dell’unità tematica e ad esso non è associato nessun elemento grafico.

Alcuni ostacoli per la comprensione del monumento, anche a livello percettivo, potrebbero essere riconosciuti nelle descrizioni di elementi architettonici non direttamente riscontrabili nella strutture musealizzate (ad esempio nel terzo paragrafo) attraverso termini specialistici di settore (ad esempio le parole: setti, podio, cappellaccio, coroplasta, veiente) e nel continuo riferimento a luoghi della topografia del luogo, anche interni al museo, che si presuppone possano essere conosciuti e richiamati da parte del visitatore (mi riferisco ad esempio al riferimento al Palazzo Caffarelli). Poco chiara è la distinzione tra il dato archeologico effettivamente rilevato, come la presenza di fondazioni sotto il Palazzo Caffarelli, e le descrizione che derivano dalla combinazione di diverse fonti storiche, come nella ricostruzione dell’alzato dell’edificio che il testo stesso indica come sistematicamente distrutto nei secoli.

Il testo preso in esame può essere considerato in parte descritto e in parte esplicativo, in quanto si presentano delle informazioni sull’oggetto musealizzato fornendo anche degli approfondimenti di natura storica.

Il testo può essere suddiviso in quattro paragrafi così articolati:

Paragrafo Sequenza/unità Argomenti 1 1 (unità 1-7) Storia dell’edificio

2 (unità 8-12) Descrizione e dimensioni dei resti archeologici

2

3 (unità 13-14) Costruzione del tempio

4 (unità 15-17) Riferimento alle maestranze etrusche

5 (unità 18-19) Approfondimento sulle maestranze etrusche e realizzazione quadriga

6 (unità 20-23) Prodigio della quadriga

3 7 (unità 24-27) Descrizione dell’architettura del tempio 4 8 (unità 28-29) Importanza del tempio nella storia

9 (unità 30-31) Valore simbolico del tempio nell’organizzazione politica

All’interno di un ogni paragrafo è possibile notare una forte coerenza nella struttura argomentativa. Si concentrano le informazioni relative alla struttura architettonica e alla

fasi di costruzione al centro del testo mentre ad apertura e a conclusione dello stesso sono riportate notizie che inseriscono il monumento in un contesto storico e simbolico.

Nel testo è possibile riconoscere un utilizzo prevalente di una strategia di tipo informativo. Sono, infatti, presentati vari aspetti della storia del complesso templare al fine di favorire una comprensione quanto più completa del suo valore storico e documentale. Alcuni elementi di storia romana legata al tempio sono funzionali alla sua contestualizzazione storica e simbolica di un edificio che ha mantenuto la sua rilevanza religiosa e politica per molti secoli. Riscontriamo una strategia di tipo persuasivo nell’accento dato alle informazioni relative alle straordinarie dimensioni dell’edificio nell’intento di comunicare l’eccezionalità del ritrovamento in funzione all’impegno per la sua realizzazione in passato e nel riferirsi al contesto storico per sottolineare l’importanza simbolica e religiosa dell’edificio tra i più longevi dell’antichità.