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Le intuizioni come forme categoriali: il Kant di Sellars

3. La condanna di Sellars al Mito del Dato

3.1 Le intuizioni come forme categoriali: il Kant di Sellars

Sellars si confronta in più momenti con il pensiero kantiano, nel seguente capitolo prenderemo in considerazione due articoli specificatamente dedicati al filosofo della Critica della ragion pura. Il primo è l'articolo Some Remarks on Kant's Theory of Experience114, presentato nel 1927 al meeting della Eastern Division della American Philosophical Association; il secondo è l'articolo The Role of Imagination in Kant's Theory of Experience115, presentato nel 1978 alla Dotterer Lecture alla Pennsylvania State University.

114 W. Sellars, Some Remarks on Kant's Theory of Experience, presentato nel 1927 al meeting della Eastern Division della American Philosophical Association, poi pubblicato in “Journal of Philosophy” (1967), e quindi ristampato come cap III di Essays in Philosophy and its History, D. Reidel, Dordrecht, Holland, 1974. Infine è stato ristampato come cap. 16 di In the Space of Reasons: Selected

Essays of Wilfrid Sellars, Harvard University Press, 2007.

115 W. Sellars, The Role of Imagination in Kant's Theory of Experience, presentato nel 1978 alla Dotterer Lecture alla Pennsylvania State University e pubblicato in Categories: A Colloquium (1979, a cura di Henry W. Johnstone). In seguito è stato ristampato anche come cap.17 di In The Space of

87 Iniziamo dal primo articolo citato. Sellars nelle battute iniziali si chieda cosa sia una «rappresentazione»: è un atto (representing) oppure un oggetto (something represented)? Per rispondere Sellars si chiede quale è la relazione tra il concetto di natura e il concetto di rappresentazione, dato che non tutto ciò che che è in natura è oggetto di rappresentazione e non tutto ciò che è rappresentato come presente in natura è effettivamente presente in natura. È in questo contesto che Sellars si rivolge a Kant: la svolta compiuta dal filosofo della Critica deriva dalla messa in discussione della distinzione tra categorie epistemologiche e categorie ontologiche. Questa distinzione non può essere compiuta, è poco più di un’illusione. Tutte le cosiddette categorie ontologiche sono, di fatto, epistemologiche. Esse sono «unificate» dal concetto di conoscenza empirica116, nonsono altro che dei meri momenti costituenti quest'unico ambito complesso, nella cui articolazione consiste il compito supremo della parte costruttiva della Critica. La natura è un sistema di rappresentazioni:il concetto di esperienza empirica che rende conto della possibilità di identificare categorie ontologiche unitarie. Il punto focale della questione, per Sellars, riguarda l'analisi del resoconto kantiano della conoscenza empirica.

La natura è quindi costituita dal sistema di quegli stati di cose rappresentabili (cioè non solo quelli attualmente rappresentati) che sono veri (cioè che sussistono). Ora, essere rappresentato come dotato di una collocazione nello spazio e nel tempo vuol dire essere rappresentato come un oggetto, come qualcosa in riferimento a cui si dà il vero o il falso. Come possiamo avere conoscenza di questo sistema di rappresentabili veri?

In Kant, sottolinea Sellars, la verità è tale se abbinata alla giustificazione. Tale giustificazione della rappresentazione di uno stato di cose nell'esperienza empirica segue due vie: o dimostriamo che l'intuizione dello stato di cose rappresentato è corretta; oppure che lo stato di cose è correttamente inferibile a partire da intuizioni empiriche corrette. In entrambi i casi, è centrale l'intuizione empirica, ed è per questo che Sellars decide di esaminare più da vicino l'intuizione sensibile.

Le «intuizioni empiriche» hanno natura non concettuale e sono interpretate come gli elementi epistemologicamente più importanti della famiglia delle sensazioni. Per affermare questo, secondo Sellars, dobbiamo però presupporre che nella Critica sia

116 Su questo tema rimando a D. McBeth, «Empirical Knowledge: Kantian Themes and Sellarsian Variations», Philosophical Studies: An International Journal for Philosophy in the Analytic Tradition, Vol. 101, No. 2/3, The Philosophy of Wilfrid Sellars , 2000, pp. 113-142, dove, tra le alter cose, è sottolineato che: «On Sellars’s view, both sensibility and understanding are faculties or representations, though only the latter is a cognitive faculty» p.126.

88 chiara non solo la distinzione tra atti di rappresentazione concettuali generale e l'intuizione in quanto classe speciale di atti di rappresentazione concettuale non generale, ma anche la distinzione tra le intuizioni e le sensazioni. La Critica, infatti117, manca di chiarezza, e per questo è necessario rivedere e modificare alcune assunzioni kantiane. Prima fra tutto, deve essere riformulata la distinzione tra recettività e spontaneità, essendo troppo confusa e non coerente quella presentata nella Critica118.

Sellars rintraccia a questo proposito una sostanziale ambiguità nel pensiero kantiano: essere un atto di rappresentazione intuitiva significa rappresentare qualcosa come collocato nello spazio o nel tempo, come presente “qui e ora con me”, in contrapposizione a “là ed allora”. Le intuizioni rappresentano stati di cose all'interno di coordinate spazio temporali basate sul soggetto. Ma, data la stessa occorrenza, significa anche rappresentarlo come prossimo ad essere “là ed allora”, e non più “ora con me”. Quindi, da una parte le intuizioni dovrebbero essere stati non concettuali, ma dall'altra sono delle rappresentazioni di individui particolari. E una rappresentazione individuale è concettuale nella misura in cui rappresenta un individuo in un certo modo, cioè nella misura in cui non può che essere della forma «questo-x».

Sellars a questo punto del saggio esemplifica il pensiero kantiano assumendo che le intuizioni consegnino direttamente giudizi percettivi. É l'immaginazione produttiva cheproduce questo tipo di sintesi secondo le stesse funzioni che, nella spontaneità dell'intelletto, producono corrispondenti giudizi percettivi della forma «questo è x». In quanto elemento facente parte di un sistema linguistico normato da regole, l'enunciazione non è una mera risposta condizionata dall'ambiente. Il suo verificarsi è una funzione non solo dell'ambiente ma anche dell'insieme dei concetti del soggetto percipiente. Nella ricettività facciamo lo stesso tipo “di cose”che facciamo nella spontaneità dell'immaginazione, ma lo facciamo in quanto aperti alle linee guida

117 Sellars scrive nell’introduzione a Science and Metaphysics. Variations on Kantian Themes, Ridgeview Publishing Company, Atascadero [19671], 1992: «I argue that many of the confusions of his treatment of Space and Time can be traced to a failure to do justice to the complexities of the distinctions required, but that when they are more adequately drawn they maintain their Kantian flavor, and that when his view are correspondingly reformulated they are substantially correct», p. VIII.

118 W. Sellars, Science and Metaphysics. Variations on Kantian Themes, cit., «All this suggests that Kant’s use of the term “intuition”, in connection with human knowledge, blurs the distinction between a special sub-class of conceptual representations of individuals which, though in some sense a function of receptivity, belong to a framework which is in no sense prior to but essentially includes general concepts, and a radically different kind of representation of an individual which belongs to sheer receptivity and is in non sense conceptual», p.7.

89 forniteci dagli oggetti che andiamo arappresentare. La filosofia kantiana, secondo Sellars, è caratterizzata da una dicotomia forte tra sensibilità e intelletto, intuizioni e concetti. È da questa dicotomia che deriva il sistema del criticismo119. Tuttavia, per

considerare la posizione kantiana valida è necessario vedere le intuizioni stesse come una sorta di categoria. È necessario quindi ripensare radicalmente la dicotomia kantiana. Come abbiamo visto nella parte del nostro lavoro dedicata a Kant, è proprio l’idea che sia presente un dualismo da mettere in discussione. Fin dall’Estetica trascendentale, infatti, è presente una forte commistione tra i due ambiti, legati tra loro così in modo stretto da non poter essere scissi. Ma non nel senso indicato da Sellars, ovvero nel ripensare l’intuizione come concetto, ma nel mostrare come i differenti modi della recettività e della spontaneità non siano tra loro opposti, distaccati, bensì parti di un’unità.

Kant sostiene – a parere di Sellars – , che l'attività concettuale vincolata da regole che hanno luogo nel libero gioco dell'immaginazione, è esattamente la stessa che costituisce l'esperienza percettiva, allorché questa è guidata dalla realtà indipendente. Sulla base di questa interpretazione, «l'immaginazione riproduttiva» fornisce i soggetti grammaticali dei giudizi percettivi, ad esempio «Questo cubo è un pezzo di ghiaccio». Gli atti di rappresentazione che sono determinati da «affezione» o «ricettività» sarebbero già, in quanto intuizioni, concettuali in senso lato.

Fare questo passo equivale, per Sellars, a fornire una reinterpretazione radicale del concetto di «ricettività» e della distinzione fra «ricettività» e «spontaneità». Le intuizioni hanno per Sellars forma categoriale, gli atti «intuitivi» di rappresentazione consistono in rappresentazioni concettuali di individui. Gli atti di rappresentazione intuitiva sono concettuali, spazio e tempo sono «forme dell'intuizione», non in virtù dell'essere attributi di o relazioni tra cose o eventi in natura, ma in virtù del fatto che il valore logico distintivo del rappresentare «questo» è specificato in termini di concetti concernenti la posizione relativa nello spazio e nel tempo. Essere capaci di atti di rappresentazione intuitiva equivale, dunque, a possedere l'intero apparato concettuale coinvolto nel nostro rappresentarci, è l'atto di acquisire conoscenza empirica di un mondo non creato da noi. Sellars intende il pensiero kantiano come caratterizzato da un sostanzialeolismo: una rappresentazione presente è vera se ciò

119 Cfr. W. Sellars, Science and Metaphysics, cit.,«A strong indication of this is found in the close relationship which exists in Kant’s mind between the two dichotomies: sensibility, understanding; intuition, concept. The first item on each pair is introduced under the heading of “receptivity”, the second under that of “spontaneity”», p.2.

90 che rappresenta appartiene all'insieme di cose rappresentate. Un oggetto è un concetto epistemico, noi esperiamo oggetti in termini di concetti empirici, perchéparticolari intuizioni implica possedere la struttura concettuale dello spazio e del tempo.

Nel secondo saggio, The Role of Imagination in Kant's Theory of Experience, Sellars si focalizza sulla nozione kantiana di immaginazione produttiva, attraverso l'analisi del contenuto concettuale dell'esperienza percettiva. Il tema è complementare all'analisi della nozione di intuizione sviluppata nel primo articolo analizzato.

Secondo una lettura comune, standard, della percezione, l'esperienza visiva si presenta come coscienza diretta di una struttura fisica complessa. Nella percezione dobbiamo però distinguere tra gli oggetti percepiti e il modo in cui essi sono percepiti, il modo implica un vedere-come: un mattone non è solo un mattone, esso è visto come un mattone rosso, questo è ciò che vediamo di ciò che vediamo.

Per Sellars il vedere coinvolge quindi un atto di credenza. Nella percezione di un oggetto sensibile si combinano quindi una sensazione, cioè un atto di sentire un oggetto, e una credenza, cioè un atto di credere che l'oggetto abbia certe proprietà,il cui contenuto è espresso da un giudizio percettivo della forma «Questo x è φ». Secondo Sellars il contenuto di una intuizione non ha la forma proposizionale di un giudizio, bensì quella di un dimostrativo complesso120 «Questo-φ». Dobbiamo quindi riuscire a spiegare quel carattere φ contenuto nella credenza percettiva. Per fare ciò, Sellars deve render conto del perché in un contenuto d'esperienza percettiva entrano a far parte sia i caratteri attualmente percepiti sia quelli generalmente percepibili negli oggetti sensibili.

Riproponendo l'esempio di Sellars, se vediamo una mela rossa, in questa stessa percezione è presente anche la polpa, in virtù del suo essere immaginata. Essa deve dipendere, per poter esistere, da chi la percepisce; deve essere, in un senso che resta da approfondire, “in” chi la percepisce. Sellars distingue a questo proposito tra immaginare e avere immagini sensoriali – imagining and imaging – così come distinguiamo tra il percepire e il sentire, concludendo che, di fatto, la distinzione è sostanzialmente la stessa in entrambi i casi.

A grandi linee, l'immaginazione è un connubio essenziale di possesso di immagini e concettualizzazioni, mentre la percezione è un connubio essenziale di sensazione e

120 W. Sellars, in Science and Metaphysics. Variations on Kantian Themes, cit., scrive: «to “intuit” is to represent a this», p.4,

91 possesso di immagini e concettualizzazioni. In una percezione ci sono proprietà come l'essere sferico o l'esser rosso, e ci sono proprietà come l'essere una mela o l'essere solubile. Il primo tipo di proprietà, sensibili propri e comuni, è frutto della sensibilità, il secondo tipo di proprietà, proprietà causali o disposizionali, è frutto di attività concettuale. La percezione combina la costruzione di struttura che contengono sensa, come la polpa della mela, con l'unificazione di queste strutture in contenuti concettuali, come una mela rossa in superficie e bianca all'interno. Sellars afferma quindi che la coscienza percettiva porta con sé la costruzione di modelli senso-immagine degli oggetti esterni.

Per quanto gli oggetti di cui siamo direttamente consci nella percezione siano modelli-immagine, noi non siamo consci di essi in quanto modelli-immagine. È attraverso la riflessione fenomenologica che giungiamo a questa interpretazione teorica della coscienza percettiva. Il complesso di capacità incluse in questo processo è ciò che Kant chiama immaginazione «produttiva», in opposizione a quella «riproduttiva».

Fondamentale è, a questo punto per Sellars, la nozione kantiana di schema di un concetto empirico. Uno schema è, nella lettura sellarsiana, una ricetta per costruire modelli-immagine di un soggetto che percepisce un oggetto dalla sua prospettiva; un concetto dell'oggetto spazio-temporale percepito richiede uno schema dell'oggetto, cioè il concetto dell' «oggetto-in-varie-successive-relazioni-al-soggetto».

L'immaginazione produttiva è la capacità di formare rappresentazioni e di concepire gli oggetti. L'immaginazione produttiva genera sia la concettualizzazione dimostrativa complessa «Questa piramide rossa di fronte a me dalla parte di uno spigolo» sia il simultaneo modello-immagine, che è un'immagine in prospettiva di sé di fronte ad una piramide rossa dalla parte di uno spigolo. L'immaginazione produttiva è la facoltà che si occupa quindi di generare tutti questi aspetti del contenuto percettivo.

Il principio dell'immaginazione riproduttiva è, invece, la «associazione di idee»: più esattamente, l'associazione di oggetti. La connessione tra i dati associati è contingente e dipende dalle casualità dell'esperienza. In quanto associazione di oggetti, essa presuppone la costituzione di oggetti da parte dell'immaginazione produttiva. Ed il principio di una tale costituzione non è la casualità, bensì la conformità alla ricetta – schemi derivati da concetti.

92 Noi dell'oggetto non percepiamo le caratteristiche «categoriali», le categorie sono in prima istanza del tutto identiche alle forme del giudizio. Le cosiddette categorie pure sono queste “forme cogitative” rivolte specificatamente al pensiero di oggetti in generali. Le categorie, essendo a priori, non coinvolgono modelli senso-immagine; solo grazie alle categorie possiamo inserire gli oggetti percepibili in una struttura di relazioni tra concetti. Una categoria schematizzata sarà allora una ricetta astratta per costruire relazioni tra caratteristiche percepibili del mondo.

In conclusione all'articolo, Sellars approfondisce di nuovo la relazione tra intuizione e immaginazione produttiva. Il ruolo dell'intuizione è fondante, essa svolge la funzione di portare un particolare oggetto di fronte alla mente perché questa possa esaminarlo. La rappresentazione intuitiva contiene in nuce il concetto di un oggetto fisico hic et nunc, che interagisce con altri oggetti in un sistema che include me. Nell'intuizione Sellars rintraccia una radice categoriale. L'intuizione è una proto- teoria relativa ad un mondo che contiene soggetti che percepiscono oggetti di quello stesso mondo. Siamo in grado di arrivare a concetti categoriali astraendo dall'esperienza solo perché l'esperienza contiene intuizioni che hanno forma categoriale. Il contenuto di un'intuizione non possiede la forma logica del giudizio percettivo «Questo x è φ», ma quella non logica di «Questo-φ». Il punto basilare della riflessione di Sellars è che le modalità con le quali si determina il carattere φ del contenuto di un'intuizione corrispondono alle modalità con le quali si determina il concetto di φ del contenuto di un giudizio. Per Sellars la confusione kantiana tra intuizione empirica e sensazione si dissolve sostenendo che le intuizioni hanno una forma categoriale. Il fallimento maggiore di Kant starebbe perciò nel non aver distinto la «forma» della ricezione dalla «forma» dell’intuizione, che coincide con una rappresentazione concettuale121.

Sintetizzando quanto fin qui scritto – ed è questo l’aspetto della riflessione che ci interessava mettere in risalto – l'intuizione kantiana, per Sellars, è un pensiero indicale complesso che possiede un'implicita forma grammaticale, e quindi categoriale. Le intuizioni sono una classe speciale della rappresentazione dell’intelletto, e in quanto tali appartengono alla spontaneità122. La recettività stessa è

121 W. Sellars, Science and Metaphysics. Variations on Kantian Themes, cit., «Kant’s failure to distinguish clearly between the “forms” of receptivity and the “forms” of that which is represented by the intuitive conceptual representations which are “guided” by receptivity», p.29, e ancora: «Kant reduces the concepts of receptivity and sensibility to empty abstractions», p.30.

122 W. Sellars, Science and Metaphysics. Variations on Kantian Themes, cit.: «I have been arguing that of the items Kant calls “intuitions”, those which are representations of a manifold as a manifold

93 parte dell’intelletto, ed ha a che fare con un molteplice di rappresentazioni. Della sensibilità in quanto affezione, della passività dell’animo, della sensazione come cifra di una realtà non oggettiva resta poco o nulla nella lettura di Sellars. E questo avviene per un motivo in particolare, per la riduzione dell’intera facoltà sensibile all’intuizione, che è definita come intuizione empirica e non sensibile. Come abbiamo provato a sottolineare nella prima parte del lavoro su Kant, questi due termini non sono sinomini. Se empirico designa il contenuto della conoscenza, sensibile designa un modo di relazione con il mondo.