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1. Introduzione a Hermann Cohen

1.3 Pensiero puro e intuizione

A metà degli anni ’80 Cohen ristampa la Teoria kantiana dell’esperienza. Nell’introduzione all’opera, Kant è visto come il coronatore della filosofia moderna, essendo il pensatore che porta a chiarificazione e giustificazione il sistema newtoniano della scienza della natura. La Critica della ragion pura indaga le condizioni e i principi che sono a fondamento della scienza di Newton. L’idealismo scientifico è per Cohen inscindibilmente legato alla matematica, essendo solo la matematica quella scienza che può fare da mediatrice tra idee e cose. L’indagine sulle condizioni di possibilità dell’esperienza si conclude con la giustificazione del Factum della scienza matematica, ossia dell’unità dell’esperienza.

L’esperienza, come nel 1871, non è l’esperienza comune, ma è conoscenza della natura tramite il metodo trascendentale. Compito di tale metodo è rendere i principi a priori della conoscenza scientifica elementi fondanti la conoscenza stessa, essendone condizione di possibilità. In questa seconda edizione, rivista e ampliata, non è concesso spazio a nessuna impostazione psicologica188, non essendo oggetto di indagine il problema della genesi dei concetti. Quest’ultimi devono, infatti, essere assunti così come risultano dalla «esposizione metafisica», la quale individua i concetti originari e fondanti della conoscenza. Alla base di questa forma metafisica dell’apriori sta però la forma trascendentale, l’unica ad avere una funzione

188 W. De Schmidt, Psychologie und Transzendentalphilosophie: Zur Psychologie-Rezeption bei

Hermann Cohen und Paul Natorp, Bouvier, Bonn, 1976; S. Poggi, «In principio era il pensiero.

L’antipsicologismo radicale di Hermann Cohen e alcune sue conseguenze», Unità della ragione e

125 fondatrice. Il metodo trascendentale189 mostra che gli elementi a priori trovati nella

coscienza sono necessari e fondanti a consolidare il factum della scienza. Essi diventano così da elementi della coscienza, elementi della conoscenza scientifica. L’apriori dissotterrato dall’esposizione metafisica non è spiegabile psicologicamente, ma è piuttosto la condizione necessaria per qualsiasi successiva analisi psicologica, analisi che richiede quindi una fondazione non psicologica. Rispetto all’edizione del 1871, la coscienza viene completamente risolta nell’unità dei principi sintetici dell’intelletto.

Altra novità, rispetto alla prima edizione, è il continuo insistere sull’equivalenza tra idee e cose in sé. Nel tentativo di riunire condizioni costitutive e regolative in un tutto sistematico, cosa in sé-idea-finalità della natura diventano termini equivalenti. È la forma a rendere possibile l’unità del sistema, le forme sono concepite come metodi, le intuizioni stesse sono dei metodi per costituire e fondare la geometria e l’aritmentica. Qualsiasi distinzione, come materia e forma, soggetto e oggetto, deriva dall’unità metodologica. La filosofia trascendentale cerca di risalire a condizioni di possibilità, la cui individuazione sarà sempre e necessariamente parziale vista la natura dinamica, storica, dell’esperienza scientifica. La teoria dell’esperienza ruota sui principi sintetici, e si configura come una teoria della scienza.

Come nel 1871, i principi sono per Cohen il fondamento del sistema. Le categorie sono funzionali ai principi, sono espressione e articolazione della loro validità. I principi hanno questa funzione centrale perché qualsiasi oggetto ricade sotto di essi come caso particolare. In particolare, negli Assiomi intuizione il numero è collegato all’oggetto con la grandezza estensiva, lo spazio geometrico. Nell’Anticipazioni percezione, la determinazione quantitativa trova la sua fondazione qualitativa nella grandezza intensiva, nel differenziale: come produzione della realtà, per la geometria e la meccanica. L’Analogie dell’esperienza, postulati del pensiero empirico fondano l’intero edificio della fisica newtoniana.

Dato che gli assiomi geometrici hanno a che fare con le grandezza, il concetto di grandezza assume in Cohen un ruolo autenticamente trascendentale, che non può derivare dall’intuizione sensibile, ma che deve essere il risultato dei principi dell’intelletto. Solo grazie ai principi dell’intelletto, il pensiero è in grado di costruire la grandezza. Non è quindi la forma a determinare il contenuto geometrico. La

189 Cfr. R. Wiehl, «Die “Urteile der Methodik” und die Methode der Philosophie bei Hermann Cohen», Unità della ragione e modi dell’esperienza. Hermann Cohen e il neokantismo, a cura di G.P. Cammarota, 2009,pp.61-77.

126 grandezza non è vista da Cohen nemmeno come un recipiente da riempire con l’esperienza sensibile. La forma190, in quest’ottica, è possibilità del generarsi – non

del darsi – della molteplicità degli elementi. È rapporto potenziale: possibilità che il molteplice del fenomeno sia ordinato nell’intuizione. Lo spazio, essendo forma, non è né spazio fisico né spazio geometrico, ma è la loro possibilità di configurazione. Spazio e tempo, nell’ultimo capitolo dell’edizione del 1885, sono forme relazionali, condizioni, che rendono possibile il contenuto della conoscenza scientifica. Il tempo, essendo anch’esso forma, è la condizione di possibilità di una pluralità di elementi nella coscienza. Il tempo è forma a causa della sua natura di condizione originaria, e quindi è l’elemento non-psicologico in grado di costruire la coscienza psicologica stessa. Il tempo non è il numero, essendo solo il numero il responsabile delle successioni, non il tempo.

Il pensiero coheniano troverà uno dei suoi massimi sviluppi nel testo del 1902, Logica della conoscenza pura. Logik der reinen Erkenntnis, che descriviamo brevemente. Per Cohen c’è un solo elemento puro: il pensiero. L’intuizioni di spazio e tempo devono essere poste anch’esse sul piano categoriale per evitare che avvenga uno sdoppiamento nel dominio del pensiero puro. Il pensiero non è sintesi di intuizioni, ma produzione in costante divenire. Il pensiero si intreccia così alla storia e alla logica, e la dimensione categoriale alla processualità dell’impresa scientifica. Cambia radicalmente, rispetto alla posizione kantiana, il concetto di giudizio. Il giudizio non è più un giudizio predicativo, ovvero un unificazione che presuppone qualcosa da unificare, bensì è produzione originaria, attività che non presuppone nulla fuori di sé. Solo così la purezza del pensiero può essere preservata.

Cambia anche il concetto di verità. Il contenuto di verità è validità (Geltung), un essere ideale. La logica trascendentale non riguarda più l’esposizione delle condizioni che rendono possibile il conoscere in generale, ma è un processo di riflessione della ragione. L’intuizione pura è così definitivamente superata da Cohen, essendo un “errore” kantiano non correggibile. Il pensiero, infatti, non può tollerare qualcosa precedente a se stesso. Per questo il pensiero diventa pensiero dell’origine, e la logica, logica dell’origine. I due poli costanti del pensiero coheniano riguardano l’autonomia del pensiero e l’essere riferito del pensiero al sapere scientifico. La

127 difficoltà principale di Cohen sta proprio nel conciliare immanenza e intrinseca alterità191.