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È possibile conoscere la volontà secondo Schopenhauer? Motiva la tua risposta. (6-8 righe)verifica e di ricerca
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Unità di
apprendimento
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La critica della ragione03
Fra il dolore e la noia
Secondo Schopenhauer, la vita dell’uomo è dominata dalla volontà di vivere, quindi da una tensione che non ha mai termine, da un’oscillazione continua tra desiderio (che è mancanza e sofferenza) e momentaneo appagamento, tra dolore e noia.
Che cos’ è il desiderio e che cosa la sua soddisfazione? Perché la vita oscilla tra dolore e noia?
La volontà, in ogni grado della sua manifestazione, dal più basso al più alto, manca intera- mente di un fi ne ultimo; aspira sempre, perché la sua essenza si risolve in un’aspirazione che non può cessare per via di nessun conseguimento, e che quindi è incapace di una sod- disfazione fi nale; la volontà, per sua natura, si slancia nell’infi nito, e soltanto degli ostacoli possono metterle un freno. [...]
Tutto ciò [...] [è] verifi cato [nei] fenomeni della natura. [...] Già da tempo riconoscemmo che questo sforzo, costituente il nocciolo e l’in sé di ogni cosa, è tutt’uno con ciò che in noi, dove si manifesta con la massima chiarezza nella piena luce della coscienza, si dice volontà. Il suo impedimento per via di un ostacolo che ne impedisca il fi ne momentaneo, si dice soff erenza; mentre il conseguimento del suo fi ne si dice soddisfazione, benessere, felicità. [...] Perché ogni tendere nasce da una privazione, da una scontentezza del proprio stato, è dunque, fi nché non soddisfatto, un soff rire; ma nessuna soddisfazione è durevole; anzi, non è che il punto di partenza di un nuovo tendere. Il tendere si vede sempre impe- dito, sempre in lotta, è dunque sempre un soff rire; non c’è nessun fi ne ultimo al tendere: dunque, nessuna misura e nessun fi ne al soff rire. [...] Man mano che la conoscenza diviene più distinta, e che la coscienza si eleva, cresce anche il tormento, che raggiunge nell’uomo il grado più alto, e tanto più alto, quanto più l’uomo è intelligente; l’uomo di genio è quello che soff re di più. [...]
Ogni volere si fonda su di un bisogno, su di una mancanza, su di un dolore: quindi è in origi- ne e per essenza votato al dolore. Ma supponiamo per un momento che alla volontà venisse a mancare un oggetto, che una troppo facile soddisfazione venisse a spegnere ogni motivo di desiderio: subito la volontà cadrebbe nel vuoto spaventoso della noia: la sua esistenza, la sua essenza, le diverrebbero un peso insopportabile. Dunque la sua vita oscilla, come un pendolo, fra il dolore e la noia, suoi due costitutivi essenziali. Donde lo stranissimo fatto, che gli uomini, dopo ricacciati nell’inferno dolori e supplizi, non trovarono che restasse, per il cielo, niente all’infuori della noia. [...]
Sulla terra, l’uomo si trova dunque abbandonato a se stesso, incerto di ogni cosa, fuorché della sua indigenza e della sua angustia; le ansie per la conservazione della vita, in mezzo ad esigenze così diffi cili a soddisfare, e sempre rinascenti, bastano d’ordinario ad occupare tutta la vita. [...] Per i più, la vita non è che una lotta continua per l’esistenza, con la certezza di una disfatta fi nale. E ciò che dà loro tanta forza di persistere in questo disastroso confl itto, non è tanto l’a- mor della vita, quanto la paura della morte, che tuttavia sta là, nel fondo, pronta sempre ad af- facciarsi, [...] ultimo termine del penoso viaggio, meta spaventosa più degli scogli evitati. [...] Ciò che tien desti e in moto i viventi, è il desiderio di vivere.
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Capitolo 1 - Schopenhauer
Orbene: assicurata che abbiano la vita, non sanno più che farsene: sopravviene allora un altro stimolo: il desiderio di liberarsi dal peso dell’esistenza, di renderlo insensibile, di «ammazzare il tempo»; in altre parole, di sfuggire alla noia. Così, la più gran parte di quelli che sono al riparo da ogni bisogno e da ogni preoccupazione, una volta riusciti a liberarsi di ogni altro peso, fi niscono per diventar di peso a se stessi, e per ritenere come tanto di gua- dagnato ogni ora che riescono a passare, ogni particella che riescono a sottrarre a quella vita, per il cui massimo prolungamento avevano prima impegnate tutte le loro forze. [...] Tutta la vita umana scorre tra il desiderio e la soddisfazione. Il desiderio è per sua natura dolore: la soddisfazione si traduce presto in sazietà. Il fi ne, in sostanza, è illusorio: col pos- sesso, svanisce ogni attrattiva; il desiderio rinasce in forma nuova, e con esso, il bisogno; altrimenti, ecco la tristezza, il vuoto, la noia, nemici ancor più terribili del bisogno. Quando il desiderio e la soddisfazione si seguono a intervalli non troppo lunghi né troppo brevi, la soff erenza che deriva da entrambi è ridotta al suo minimum, e si ha la vita più felice. I momenti più belli e le gioie più pure della vita, che, strappandoci all’esistenza reale, ci sol- levano a spettatori disinteressati del mondo (accenniamo alla conoscenza pura ed esente da ogni volere, al godimento del bello, alla gioia pura dell’arte), richiedono disposizioni naturali estremamente rare; ben pochi sono i privilegiati che possono goderne.
A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, op. cit. Rispondi, con parole tue, alle domande iniziali.
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1-5 La volontà è la cosa in sé, il noumeno kantiano, inteso come un impulso incosciente, cieco e irresistibi- le, insito in ogni essere. Un impulso che non tende ad alcun fine. In pagine giustamente celebri, Schopenhau- er ne descrive il manifestarsi nei processi della natura inanimata e animata, fino all’uomo, dove appare nelle pulsioni istintive e, a livello di coscienza, come volontà.
6-18 La volontà si manifesta anzitutto nel deside-
rio, che Schopenhauer interpreta in modo negativo, in quanto sorge da un senso di insoddisfazione per qualcosa di cui siamo privi e verso cui tendiamo, sof- frendo finché non lo conseguiamo. Ma, anche quando ciò avviene, solo per poco riusciamo a essere soddi-
sfatti, poiché c’è sempre qualche altra cosa a man- carci e ad alimentare, dunque, nuova tensione e nuo- va sofferenza, dolore. E questo per l’intera esistenza.
19-29 La noia è sempre in agguato: non appena è
raggiunta qualche momentanea condizione di sicu- rezza nel vivere, l’esistenza stessa diviene un peso e gli uomini fanno di tutto per sfuggire alla noia.
30-51 La condizione di ogni essere è caratterizzata
dalla precarietà, dalla lotta per l’esistenza. Nell’uo- mo, essere dotato di coscienza, a tale condizione si aggiunge la certezza del morire, dell’inevitabile nau- fragio finale, cui si tenta in tutti i modi di resistere, ma sapendo che prima o poi la morte comunque verrà.
GUIDA ALL’ANALISI
I contenuti e le argomentazioni del brano
1.
Da che cosa è caratterizzata la volontà? (5 righe)2.
La vita è una lotta continua, un’oscillazione tra dolore e noia: che cosa dunque dà la forza all’uomo per sopravvivere? (3 righe)Le riflessioni, le interpretazioni e i confronti
3.
Ciò che fa persistere gli uomini nella lotta per l’esistenza «non è tanto l’amor della vita, quanto la paura della morte» (rr. 31-32). «Ciò che tien desti e in moto i viventi, è il desiderio di vivere» (r. 34). C’è contrasto tra queste due affermazioni di Schopenhauer? Motiva la tua risposta. (6-8 righe)verifica e di ricerca
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