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3. Processo traduttivo

3.3 Le strategie traduttive

Le strategie che il traduttore decide di applicare sono procedure che mirano alla soluzione ottimale di un problema di traduzione. Può trattarsi, secondo Amparo Hurtado Albir (2001, pp. 276-79) di: strategie atte alla comprensione del testo; strategie globali o locali per affrontare un testo nel suo insieme o per risolvere un singolo problema; strategie specifiche per la traduzione orale, scritta o basata su supporti tecnologici (simultanea, telefonica, assistita da memorie di traduzione, ecc.); strategie per risolvere le problematiche traduttive o per migliorare l’efficacia del processo traduttivo (come nella traduzione di trattativa); strategie che mirano all’apprendimento della traduzione stessa (nell’ambito della formazione dei traduttori professionisti).

Per quanto concerne il modello di procedura per l’adozione delle strategie traduttive, è possibile distinguere tre livelli d’intervento: la scelta dell’approccio, vale a dire l’atteggiamento generale con cui affrontare il prototesto; la scelta del metodo ai fini di realizzare al meglio l’approccio scelto; la scelta delle tecniche che rispecchiano al meglio il metodo scelto secondo i singoli casi da affrontare.

3.3.1 L’approccio traduttivo

Prima di tutto, è opportuno precisare che la scelta dell’approccio traduttivo dipende dall’analisi del prototesto, in particolar modo dallo scopo di questo e dai destinatari del metatesto. In questo modo, è possibile stabilire dei continua e individuare i loro poli opposti: priorità alla forma/priorità al contenuto;

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connotazione/neutralizzazione; straniamento/addomesticamento; priorità al prototesto/priorità al destinatario; visibilità/invisibilità del traduttore.

Il dibattito sulla possibilità o meno di separare forma e contenuto non si è mai placato, specialmente per quanto riguarda il testo letterario. Nel testo in analisi, infatti, la scelta, quasi involontaria e automatica, è stata quella di cercare di mantenere entrambi.

Il mantenimento delle caratteristiche di stile o di lingua che connotano il testo di partenza (connotazione) rappresenta un’altra scelta che consiste nell’adeguamento coerente di tutti gli interventi che andranno a caratterizzare il testo d’arrivo; se invece, la resa coerente risulta troppo complessa (a livello di varietà dei codici, dei registri o degli idioletti) o se tali elementi non si ritengono fondamentali, e quindi non rappresentano una dominante da riprodurre nella traduzione, l’approccio indicato è quello della neutralizzazione: il traduttore sceglie, così, di impiegare la lingua standard, rinunciando a riprodurre le varietà substandard o la mescolanza linguistica del prototesto.

Una scelta da affrontare con consapevolezza è quella che, per secoli, è stata a lungo dibattuta e cioè quella di avvicinare il lettore al testo di partenza o viceversa; questi due procedimenti richiedono l’approccio del cosiddetto straniamento, il quale consiste nel mantenere i riferimenti temporali (storicizzazione) e spaziali (esotizzazione), o l’addomesticamento, attraverso la sostituzione dei corrispondenti culturali della cultura d’arrivo, sia a livello di tempo (attualizzazione) che di spazio (localizzazione).

Per quanto riguarda la questione delle priorità, la scelta si collega in parte allo scopo dell’autore nel prototesto; di conseguenza, il traduttore può dare priorità al prototesto con l’approccio del decentramento, oppure può dare priorità al destinatario con l’approccio dell’annessione, come se il testo di partenza fosse scritto nella lingua di arrivo, senza tener conto di alcuna differenza linguistica o culturale (DIADORI 2012, pp. 50-53).

Sempre in ambito di ‘priorità’, Christiane Nord (2005, pp. 80-81) distingue due approcci opposti, a seconda della finalità: la traduzione a scopo documentaristico lascia la priorità al prototesto e cerca di renderlo accessibile al lettore tramite note, glossari, parti di testo in lingua originale, ecc. (è il caso della

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traduzione del testo sacro, talvolta del testo letterario o turistico); la traduzione a scopo strumentale, invece, è orientata al destinatario affinché possa leggere un testo come se fosse stato scritto nella sua lingua d’arrivo, al fine di poter trasmettere efficacemente un messaggio. Tale scelta comporta, inevitabilmente, la visibilità o meno della mano del traduttore.

Spesso, inoltre, accade al traduttore di trovarsi davanti a una scelta binaria, dove nessuna delle due soluzioni possibili risulta ottimale: “se si vuole cambiare qualcosa, si perde qualcosa d’altro” (ECO 2003, p. 78), scendendo in qualche

modo a patti con il testo. Pertanto, “tradurre significa sempre ‘limare via’ alcune delle conseguenze che il termine originale implicava” (ivi, p. 93): è un gioco in perdita, dove nemmeno l’intero valore strumentale del testo si può conservare, a causa dell’interpretazione del traduttore e dello scendere a patti, inevitabilmente, con le condizioni della sua produzione, distribuzione e ricezione.

Parlando di negoziazione, Eco (ivi, p. 18) spiega:

Un processo in base al quale, per ottenere qualcosa, si rinuncia a qualcosa d’altro – e alla fine le parti in gioco dovrebbero uscirne con un senso di ragionevole e reciproca soddisfazione alla luce dell’aureo principio per cui non si può avere tutto.

3.3.2 Il metodo traduttivo

Ogni approccio traduttivo si realizza in uno o più metodi traduttivi: se il traduttore vuole adeguare il prototesto al destinatario, sarà preferibile il metodo della sostituzione di elementi estranei con altri locali (la cosiddetta “traduzione obliqua” di Vinay e Darbelnet, 1958). Se, invece, l’intento è quello di avvicinare il lettore al testo, sarà preferibile il metodo della “traduzione diretta”, attraverso i prestiti o la traduzione parola per parola.

Quando risulta possibile, il traduttore può intervenire ampliando o restringendo la quantità di informazioni da trasferire nella traduzione. Attraverso il metodo dell’espansione, il metatesto si amplia di forma o contenuto, attraverso spiegazioni, note o glosse; con il metodo della compressione, invece, il metatesto si restringe a livello di forma o contenuto, assomigliando più a una sintesi (come i sottotitoli per il cinema) (DIADORI 2012, p. 57).

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3.3.3 Le tecniche traduttive

Ogni metodo traduttivo si realizza tramite tecniche traduttive, scelte dal traduttore affinché possa risolvere le problematiche emerse dall’interpretazione del prototesto. Prendendo in considerazione i metodi della traduzione diretta e obliqua di Vinay e Darbelnet, è possibile affermare che il metodo della traduzione diretta si realizza mediante:

- il prestito, vale a dire quando un termine viene trasferito dal prototesto al metatesto, come nel caso di forestierismi comunemente usati o di realia intraducibili;

- il calco, ossia un tipo particolare di prestito, in cui un’espressione o una struttura del prototesto viene riprodotta nel metatesto mediante una trasposizione letterale da una lingua all’altra di ogni componente;

- la traduzione letterale, parola per parola, più spesso possibile fra lingue di origine affine.

Il metodo della traduzione obliqua, invece, si realizza mediante:

- la trasposizione, che prevede cambiamenti morfosintattici richiesti dalla lingua d’arrivo, obbligatori o facoltativi;

- la modulazione, che consiste in variazioni dovute a un cambiamento semantico o di un punto di vista: l’affermazione può diventare una doppia negazione, la causa può diventare l’effetto, l’astratto può essere sostituito dal concreto, oppure può avere luogo un’inversione di termini (l’espressione inglese safe and sound in italiano è resa con sano e salvo);

- l’equivalenza, cioè l’uso di mezzi stilistici e strutturali diversi, come nel caso di proverbi o frasi idiomatiche che hanno un equivalente nella lingua del metatesto; - l’adattamento, dal momento che i cambiamenti sono dovuti al fatto che certi riferimenti culturali non esistono nella cultura d’arrivo;

- la compensazione, attraverso la quale il residuo traduttivo di caratteristiche importanti del prototesto viene recuperato nel metatesto, tramite, però, mezzi diversi (MORINI 2007, pp. 63-64).

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Altre tecniche presenti a integrazione delle categorie sopra individuate sono le seguenti:

- la nota, possibile solo in testi di letteratura e saggistica, che può essere collocata a piè di pagina o in fondo al testo;

- il glossario, per evitare il ricorso continuo alle note, in cui vengono raccolti i vocaboli problematici, completi di definizioni e spiegazioni più dettagliate;

- la spiegazione, o una breve glossa, che può essere inserita nel testo stesso per chiarire un’eventuale problematica;

- l’omissione, ovvero l’eliminazione di una parte di testo presente nel prototesto; - la riformulazione, attraverso la rielaborazione del discorso in maniera sintatticamente diversa rispetto al prototesto;

- l’esplicitazione, di cui si serve il traduttore per introdurre informazioni aggiuntive nel metatesto, rendendo espliciti degli impliciti che nel prototesto potevano dipendere dal contesto e dalle conoscenze del lettore modello, secondo quanto presunto dall’autore (DIADORI 2012, p. 61).

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