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3. Processo traduttivo

3.5 Caratteristiche dell’italiano popolare ed esempi del lavoro svolto

3.5.1 Livello morfologico

Dal punto di vista morfologico, un caso particolare è quello dell’aggettivo o pronome possessivo della terza persona singolare e plurale che, nell’italiano popolare appoggiato al dialetto (in cui raramente vi è una forma distinta per il plurale di terza persona) viene espresso semplicemente con suo o con il suo di lui e il suo di loro, sotto forma di una sorta di parafrasi esplicativa dell’ambiguità di

suo dell’italiano popolare (CORTELAZZO 1972, pp. 85-86). Un esempio estrapolato dal lavoro in analisi può essere il seguente, dove suoi sta indubbiamente per loro: [...] y si se acordará pue de sus taitas

después que salga del ejército otros ya no vuelven a su querencia y se quedan en Lima [...]

[...] chissà se si ricorderà dei suoi genitori quand’esce dall’esercito altri non tornano dai suoi cari e restano a Lima [...]

Un altro caso molto diffuso nell’italiano popolare è quello del nuovo verbo

ciavere o averci:

Estropeaos de ganas por volver las vistas callejón abajo [...]

Non c’avevamo più voglia di guardare giù verso il vicolo […]

Vean pues eso recién empiezo a echar mis pasos puel camino y ya tengo cóleras [...]

Ecco insomma ora mi son messa a camminare e c’ho già la rabbia addosso […]

Stando alla riflessione di Berruto (1983, p. 48),

[…] ci vedrei piuttosto (essendo in effetti dallo scrivente stesso spesso fuso col verbo), in questo pronome proclitico, un elemento desemantizzato, con generico valore enfatico rafforzativo, probabilmente per estensione da forme come ci sono, ci vedo, ecc., ove il valore locativo di ci è sempre più labile e tende a diventare prevalente un valore, intensificato emotivamente, del genere ‘quanto a ciò o simile.

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È possibile notare, spesso, una tendenza alla generalizzazione per analogia di morfemi, infissi, desinenze nel paradigma delle coniugazioni verbali come in

vadi, venghino, giunghino, ecc.:

[…] por eso les he mandau a que se vayan a traerme agua del puquio de San Gabriel […]

[…] per questo gli ho detto che mi

vadino a prender l’acqua dalla fonte di

San Gabriel […]

Lo scambio o uso inverso degli ausiliari è una caratteristica tipica del linguaggio popolare, che inserisce l’ausiliare avere dove lo standard vorrebbe

essere, e viceversa:

[...] a mi mariu se le dio por zarandear sus fuerzas breve por la urgencia de las necesidades y porque la lluvia se ha destilao con anticipo haciendo correr las aguas por entre las abras de la quebrada de Tapiaco.

[…] a mio marito gli è venuto in mente di sprecare subito le forze per l’urgenza della situazione e perché la pioggia ha

assorbito prima e ha fatto scorrere

l’acqua tra le cale di Tapiaco. […] ónde está mi machete aquí lo dejé

y aquí me lo ponen ah sí me olvidé en ese árbol de lanche […]

[…] dov’è la mia mannaia l’ho lasciata qui e qui me la devono rimettere ah sì

me l’ho scordata davanti a st’albero

[…] […] se habrá cambiau de nombre viejito […]

[…] s’avrà cambiato il nome il vecchio […]

Altro caso è quello della negazione semplice, dove l’omissione del primo membro di negazione, obbligatorio nelle costruzioni negative di questo genere, si unisce a costrutti in cui il secondo membro non ha valore negativo:

[…] Sargento es un ocioso en San Pablo no ladra ni en las madrugadas […]

[…] Sargento è un pigrone a San Pablo abbaia manco la mattina presto […]

[…] hoy se hace el que no toma ni una gota de licor […]

[…] oggi fa [finta di essere] quello che beve manco un goccio di liquore […]

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Frequente è anche la ricorrenza ad alterazioni suffissali in sostantivi e in aggettivi che, apparentemente privi di valore stilistico, risultano stare al posto del normale elemento lessicale semplice:

[…] qué bonito chicuelito sus cachetitos iden su abuelo […]

[…] che bel piccolino che guanciottine come suo nonno […]

[…] no se ha de mover pero de todos modos le daste una miradita […]

[…] dovrebbe esser tutto a posto però gli ha dato un’occhiatina […]

Forse risultato di una carica emotiva, enfatica, e da intendere dunque come tecnica rafforzativa, questo uso implica, infatti, non solo una complicazione sintagmatica, ma anche un’espressione di significati non denotativamente essenziali (BERRUTO 1983, pp. 49-56).

Un caso peculiare è quello del troncamento delle forme verbali dovuto a una sorta di economia linguistica:

[…] vienen los guardias, los tiran bombas […]

[…] vengon le guardie, gli tiran le bombe […]

[…] y se quedan en Lima o en cualquier costa haciendo cualquier trabajito así se mueran de hambre […]

[…] e restano a Lima o in qualche parte della costa a far qualunque lavoro e a morir di fame […]

L’ultimo caso preso in analisi appartenente al livello morfologico è l’uso della forma pronominale atona gli in funzione di complemento di termine, in riferimento non solo al maschile singolare, ma anche al maschile plurale e al femminile singolare (ENCICLOPEDIA TRECCANI), come nei seguenti casi, dove gli

sta per le nel primo esempioeper loro nel secondo: Ni cojuda que va a ser ña Meshe a la

hija le dirá pue que le lleve la corriente al viejito hasta que lo dote su terreno [...]

Quanto sarà imbecille la signora Meshe alla figlia gli dirà di andargli dietro al vecchio fino a che lui non gli dà il suo terreno [...]

[...] y con sus vistas con nube los atiende vendiéndolos su chica

[...] anche se c’ha la vista annebbiata li serve vendendogli la sua chicha gli

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prepara i suoi stufati miseri di sgombro secco [...]

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