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3. Processo traduttivo

3.5 Caratteristiche dell’italiano popolare ed esempi del lavoro svolto

3.5.2 Livello sintattico

Dal punto di vista sintattico, il primo gruppo di tratti caratterizzanti l’italiano popolare si può riunire sotto l’etichetta di ‘concordanze logiche’, come nel caso dell’accordo aggettivo-nome con pluralizzazione dell’aggettivo indefinito o del nome, e le vere e proprie concordanze ad sensum. In tabella è possibile osservare i rispettivi esempi:

[…] como a que ningún pájaro se guarezca […]

[…] che pare che nessuni uccelli voglion far riparare […]

[…] y sólo de vez en cuando el burro le da un tirón cuando la merina quiere ramolear alguna yerbita o arbolito […]

[…] e solo ogni tanto il ciuco gli tira un colpo quando la pecora vuole pascolà un po’ d’erbetta o qualche ramoscelli […]

[…] puahí a las gentes lo nombran de caballeros […]

[…] da quelle parti la gente si

chiamano cavaliere […]

Nadies podrá contra los dueños de las tierras […]

Nessuno c’hanno potere contro ai

propietari di terre […]

Un secondo tratto sintattico che caratterizza l’italiano popolare è la ridondanza pronominale, attraverso la duplicazione del pronome obliquo (divenuta frequente e possibile anche nel linguaggio standard), la catafora pronominale e quella aggettivale:

Duplicazione del pronome obliquo […] y a ti no te vua dejar que te salgas

[…]

[…] e a te non ti lascio andar via […] […] a ti te hubieran matau […] […] ti avessero ammazzato a te […]

Catafora pronominale […] A mi muchacho maltón le dije

adelántate […]

46 […] los trabajadores del cemento, tienen su sindicato, hacen su huelga y le arrancan aumentos a los dueños de la fábrica […]

[…] i lavoratori del cemento, c’hanno il suo sindacato, fanno il suo sciopero e gli strappano gli aumenti ai

propietari della fabbrica […]

Catafora aggettivale […] por eso porque no confío en el

gallo de mi Escolástico […]

[…] ecco perché non mi fido del suo gallo del mio Escolastico […]

È necessario notare, tuttavia, che per questi casi è particolarmente forte la presenza del sostrato dialettale, giacché molti dialetti, specialmente quelli settentrionali, possiedono la struttura con duplicazione del pronome come struttura normale (BERRUTO 1983, pp. 45-46).

Un elemento di uso molto comune è il che polivalente; nel lavoro in analisi è possibile notare la presenza del che causale che, in realtà, non introduce la causa di un evento, ma il motivo di un atto linguistico (COLOMBO 2011, p.83):

[...] a mí no me vengan con estar remplázandome que no soy presidente de la república paque me cambien cada cierto tiempo [...]

[...] a me non mi venissero a rimpiazzare che mica son presidente della repubblica che mi cambiano dopo un po’ di tempo [...]

In questo caso, l’accento grafico che la norma richiederebbe in quanto aferesi di perché, non è riportato, dato il basso livello culturale dei parlanti. È presente, inoltre, il che come rafforzativo di una congiunzione subordinante:

siccome che, mentre che, quando che, benché che, ecc.

[...] andavete a desamarrar el pollino de allá del aliso mientras yo tuesto la cancha [...]

[...] presto forza vai a slegare l’asino dopo l’ontano mentre che io tosto il mais [...]

Ciò che viene considerato come l’errore più comune una volta acquisita la facoltà di parlare, sono le analogie nella formazione dei gradi aggettivali e avverbiali: il più migliore, più meglio, più peggio, il più superiore, assai

47 […] en todo caso pásele emplastos de papa blanca pero más mejor es la agua con paico florido […]

[…] comunque ci passi degl’impiastri di patata bianca ma è più meglio l’acqua con l’ambrosia fiorita […] […] y apenas un ojito de alivio hasta

que los familiares lo llevaron a Chepén y lo regresaron más mal y hasta media agusanada […]

[…] e si sentì appena un pochino meglio che i familiari la portarono a Chepen e ritornò più male e perfino mezza bacata […]

Molto diffuso è anche il caso dell’incoerenza nell’uso del congiuntivo, vale a dire l’impiego dell’indicativo laddove sarebbe richiesto il congiuntivo, soprattutto in dipendenza da verba dicendi o putandi:

Desde esa vez el chilalo es otro con esos ojos de girasol que tiene parece que me jurapa […]

Da quella volta Chilalo è un altro con quegli occhi a girasole che c’ha sembra che mi maledice […]

Mi criatura la Lloronita se va bien amarrada encima del burro pardo ahí que se vaya acostumbrando y que ojalá los ugues o cualquier laya de vivientes de las plumas de la polla rayada y el chilalo no se le suban hasta la cabeza […]

La mia figlia Lloronita è ben legata sull’asino marrone speriamo che si sta

abituando e che i pidocchi o qualsiasi

specie d’animali dalle piume della gallina a strisce e di Chilalo non gli

salgono fino in testa […]

Il congiuntivo rappresenta un tratto marcato regionalmente per l’Italia centro-meridionale, dove l’uso dell’indicativo in sostituzione del congiuntivo (appoggiato ai sostrati dialettali) è la norma anche nell’uso dei parlanti colti; la conseguenza è ciò che viene definito “morte prossima del congiuntivo”, arrecando problemi descrittivi dovuti all’indubbia importanza semantica della distinzione e opposizione fra indicativo e congiuntivo in dipendenza da verba dicendi (DE

MAURO 1976, p. 394).

Altrettanto noto e interessante è il caso della costruzione e il relativo uso dei modi verbali del periodo ipotetico dell’irrealtà o del terzo tipo. Appare

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frequente, nell’italiano popolare, la costruzione con il doppio condizionale, sia nella protasi che nell’apodosi:

Si esas nubes se juntaran en una sola, [...] caería el aguacero en un santiamén [...]

Se quelle nuvole si unirebbero in una sola […] verrebbe giù un acquazzone in un secondo [...]

[...] qué se harían los pobres vivientes [...] si no habrían esas dos señoras [...]

[…] cosa farebbero sti poveracci […] se non avrebbero ste due signore [...]

Molto frequenti anche nella lingua standard, specialmente parlata, risultano essere gli spostamenti nell’ordine dei costituenti frasali, i quali fanno sì che l’oggetto o il complemento indiretto siano dislocati a sinistra o a destra del verbo e ripresi da un pronome clitico di messa in rilievo del complemento (BERRUTO 1983, pp. 59-62):

[…] a mi mariu se le dio por zarandear sus fuerzas breve […]

[…] a mio marito gli è venuto in mente di sprecare le forze subito[…]

[…] él se encarga de destrabar nuestra esperanza […]

[…] a lui gli sta a cuore avverare la nostra speranza […]

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